Ilva, i Riva incoronati "imprenditori dell'anno". Bufera sul web
(TMNews) - Avrebbero dovuto ritirare il premio "imprenditore dell'anno"
ieri sera. A loro posto c'era un delegato del gruppo Ilva, perchè i
patron dello stabilimento di Taranto, Emilio Riva e il figlio Nicola,
sono agli arresti domiciliari con l'accusa di disastro ambientale. A
raccontare questa storia assurda, che ha quasi dell'incredibile, il
Corriere di Brescia: il titolo è stato assegnato durante la cerimonia
tenuta a Darfo Boario Terme, nel cuore della Valcamonica, dove il gruppo
ha tre impianti, dall'Assocamuna Vallecamonica.
Nel giro di poco
tempo la notizia è già rimbalzata su Twitter, suscitando non poche
polemiche. In un momento in cui l'impianto siderurgico è a rischio
chiusura e il governo scende in campo con un decreto ad hoc proprio per
scongiurare il peggio, i Riva diventano imprenditori dell'anno. E tra
gli utenti riprende quota l'ipotesi di una possibile nazionalizzazione
dello stabilimento. Come Gad Lerner, che dal suo profilo scrive: "Ai
Riva bisognerebbe espropriarla, l'Ilva. Ma solo dopo aver recuperato gli
utili fino all'ultimo centesimo".
venerdì 30 novembre 2012
Bell'analisi
Ilva, chi ha sbagliato paghi
di Ignazio Marino
I dati medici sono certi: di questa acciaieria si
muore. Quindi ora deve intervenire il governo. Per obbligare i
proprietari, cioè la famiglia Riva, a sostenere i costi necessari alla
bonifica. Altrimenti è complice
A volte non serve attendere gli studi epidemiologici per intuire
che qualche cosa non va. Che in una città come Taranto sono troppe
le persone che si ammalano di tumore, che non è normale che tante
donne finiscano in ospedale per problemi respiratori o che i
bambini abbiano i polmoni che sembrano quelli di un fumatore
incallito. Infatti non è dopo aver letto i rapporti scientifici che
l'ordine dei medici della provincia pugliese ha spiegato ai
genitori del quartiere Tamburi, il rione popolare all'ombra delle
ciminiere dell'Ilva, di non lasciare i loro figli giocare con la
terra o correre nei prati, sollecitandoli a fare la doccia quando
tornano a casa e a lavare ogni giorno tutti i vestiti.
No, a volte non serve. Ma comunque gli studi esistono e i dati sono certi, testardi, non opinabili. Lo studio Sentieri, condotto dall'Istituto superiore di sanità, ha chiarito una volta per tutte lo stato di compromissione della salute della popolazione di Taranto.
No, a volte non serve. Ma comunque gli studi esistono e i dati sono certi, testardi, non opinabili. Lo studio Sentieri, condotto dall'Istituto superiore di sanità, ha chiarito una volta per tutte lo stato di compromissione della salute della popolazione di Taranto.
Argomenti
Clini,
epidemiologia,
ILVA,
L'espresso,
riva,
Sentieri,
sequestro
Lo Stato schiaccia la Costituzione: il giorno dell'onnipotenza di Clini-Riva!
Chicchiere in libertà alla corte del dio profitto.
Ecco le roi Clini e tutta la schiera dei servi del capitale.
Non mancano i sindacati, il PD e le sue ancelle pseudoambientaliste.
La corte è al completo e le loro braccia sono giunte per schiacciare la mosca fastidiosa, quella piccola città che gridava libertà e salute.
Poche voci fuori. La Fiom finge resistenza tanto per distinguersi, ma spara a salve mentre solo un risinistrato Vendola si pone a capo dei resistenti alla dittatura di Clini, verità o parole da paroliere. Senso del territorio o effetto delle intercettazioni?
Una strada per evitare - ha detto Monti - "un impatto negativo sull'economia stimato in otto miliardi di euro annui". Il decreto del governo punta su una Autorizzazione integrata ambientale con forza di legge, e permette la ripresa dell'attività produttiva e commerciale dell'Ilva, sospendendo di fatto i provvedimenti di sequestro incompatibili con l'Aia. Il dispositivo prevede un garante per vigilare sull'attuazione del decreto legge e la responsabilità e gestione dello stabilimento in capo all'Ilva. Sono questi i punti principali della bozza che potrebbe salvare i 12mila dipendenti di Taranto e i lavoratori dell'indotto. Ma anche Genova,
che "può continuare a vivere ancora per una settimana - ha avvertito
il presidente Bruno Ferrante - o Novi Ligure, autonomo ancora per due
settimane, o Racconigi, per tre.
L'obiettivo è quello di permettere alla fabbrica di rialzarsi, ma il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, intervenendo ieri sera a Servizio Pubblico, ha fatto anche intendere che il governo sarebbe pronto a prendere in mano la situazione nel caso in cui la famiglia Riva non voglia o non possa far fronte alle prescrizioni. "Sappiamo - ha spiegato - che per essere risanato quel sito deve continuare ad essere gestito industrialmente. I Riva hanno detto che sono ponti a farlo. Il piano degli interventi prevede parchi minerari, altoforni, batterie delle cokerie. Se non fai questo, è la nostra posizione, non puoi continuare a gestire gli impianti. Se non sono in grado dobbiamo farci carico noi con un intervento che consenta di garantire la continuità produttiva ed il risanamento".
"E' stato detto che questo è in conflitto con la magistratura - ha voluto sottolineare il ministro, che ha ribadito la propria estraneità al rilascio della vecchia Aia - ma questo è falso, perché stiamo applicando puntualmente la legge". La legge, ha assicurato Clini, viene applicata "assumendo come contenuti del processo che abbiamo avviato gli stessi obiettivi, e gran parte delle stesse misure, indicate dal gip a luglio". (Repubblica)
Ecco le roi Clini e tutta la schiera dei servi del capitale.
Non mancano i sindacati, il PD e le sue ancelle pseudoambientaliste.
La corte è al completo e le loro braccia sono giunte per schiacciare la mosca fastidiosa, quella piccola città che gridava libertà e salute.
Poche voci fuori. La Fiom finge resistenza tanto per distinguersi, ma spara a salve mentre solo un risinistrato Vendola si pone a capo dei resistenti alla dittatura di Clini, verità o parole da paroliere. Senso del territorio o effetto delle intercettazioni?
Il decreto salva Ilva in Cdm, Clini: "Pronti ad andare avanti senza i Riva"
Il provvedimento del governo dà forza all'Autorizzazione integrata ambientale del 26 ottobre. Monti: dalla chiusura di Taranto danni per 8 miliardi. Il ministro dell'Ambiente su un piano B per il salvataggio
E' iniziata la riunione del Consiglio dei ministri, con più di un'ora e mezzo di ritardo rispetto all'orario indicato nella convocazione, da cui dovrebbe uscire il via libera al decreto legge sull'Ilva per consentire la ripresa della produzione nello stabilimento di Taranto e "conciliare la tutela dell'occupazione e dell'ambiente e il rispetto della magistratura", come auspica il premier Mario Monti ieri al tavolo con le parti sociali, l'azienda e gli enti locali. La giornata decisiva per il futuro del colosso, iniziata con la tragica notizia del ritrovamento del corpo di Francesco Zaccaria, l'operaio di 29 anni disperso durante la tromba d'aria che due giorni fa si è abbattuta sull'impianto. Sulla sua morte, la procura ha aperto un'inchiesta.Una strada per evitare - ha detto Monti - "un impatto negativo sull'economia stimato in otto miliardi di euro annui". Il decreto del governo punta su una Autorizzazione integrata ambientale con forza di legge, e permette la ripresa dell'attività produttiva e commerciale dell'Ilva, sospendendo di fatto i provvedimenti di sequestro incompatibili con l'Aia. Il dispositivo prevede un garante per vigilare sull'attuazione del decreto legge e la responsabilità e gestione dello stabilimento in capo all'Ilva. Sono questi i punti principali della bozza che potrebbe salvare i 12mila dipendenti di Taranto e i lavoratori dell'indotto. Ma anche Genova,
L'obiettivo è quello di permettere alla fabbrica di rialzarsi, ma il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, intervenendo ieri sera a Servizio Pubblico, ha fatto anche intendere che il governo sarebbe pronto a prendere in mano la situazione nel caso in cui la famiglia Riva non voglia o non possa far fronte alle prescrizioni. "Sappiamo - ha spiegato - che per essere risanato quel sito deve continuare ad essere gestito industrialmente. I Riva hanno detto che sono ponti a farlo. Il piano degli interventi prevede parchi minerari, altoforni, batterie delle cokerie. Se non fai questo, è la nostra posizione, non puoi continuare a gestire gli impianti. Se non sono in grado dobbiamo farci carico noi con un intervento che consenta di garantire la continuità produttiva ed il risanamento".
"E' stato detto che questo è in conflitto con la magistratura - ha voluto sottolineare il ministro, che ha ribadito la propria estraneità al rilascio della vecchia Aia - ma questo è falso, perché stiamo applicando puntualmente la legge". La legge, ha assicurato Clini, viene applicata "assumendo come contenuti del processo che abbiamo avviato gli stessi obiettivi, e gran parte delle stesse misure, indicate dal gip a luglio". (Repubblica)
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C'erano dubbi... soprattutto su Tarantosera?
La macchina del fango made in Ilva. Gli articoli? "Scritti direttamente dall'azienda"
I
fili dell’Ilva partivano dal siderurgico per infilarsi nelle redazioni
dela stampa locale. Una rete di carta (e antenne) che aveva lo scopo di
condizionare l’opinione pubblica. E’ lo scenario che emerge
dall’ordinanza del gip di Taranto. Che scrive: “Per raggiungere i suoi
obiettivi, l'addetto alle relazioni esterne del gruppo Girolamo Archinà
veniva supportato da Pietrangelo Putzolu, direttore della sede tarantina
del Nuovo Quotidiano di Puglia e Michele Mascellaro, direttore di Taranto Sera.
Putzolu è arrivato a ospitare una rubrica firmata da tale Angelo
Battista, fantomatico "esperto ambientale". Dietro quella firma si
nascondeva lo stesso Archinà. Con la benedizione della famiglia Riva
Putzolu (poi rimosso dal suo incarico) è arrivato a ospitare una rubrica firmata da tale Angelo Battista, fantomatico “esperto ambientale”, inventato di sana pianta da Archinà, che in realtà scriveva gli articoli di proprio pugno.
Nel luglio 2010, un’analisi dell’Arpa certifica la presenza di berillio sui terreni del rione Tamburi. Il sindaco di Taranto, Ippazio Stèfano emana un’ordinanza che vieta ai bambini del quartiere di frequentare le aree contaminate. Ma il direttore dell’Agenzia, Giorgio Assennato, descrive il provvedimento eccessivo perché non ci sono studi che accertano una relazione tra danni alla salute e presenza di berillio. Per l’Ilva è un occasione imperdibile per screditare Stefàno e Assennato, principali ostacoli all’ingranaggio del siderurgico.
Archinà, scrive il gip, “appresa la notizia” di una contraddizione tra l’Arpa e il suo direttore generale “s’ingegna per sfruttarla al meglio e insinuare dubbi sulle precedenti analisi ambientali”. Allo stesso tempo è un’occasione per “attaccare il sindaco di Taranto”. L’arma per colpire quei bersagli è la stampa.
CONTINUA...
Ritrovato il corpo di Francesco Zaccaria:ennesima vita spezzata all'Ilva
Era al lavoro, su una gru, a 20 metri d'altezza. Lavorava per l'Ilva di Taranto, Francesco Zaccaria, di soli 29 anni, quando è stato travolto dal tornado che ha provocato devastazioni e feriti tra Taranto e Statte.
Il suo corpo è stato spazzato via. Disperso nelle acque agitate del mare di Taranto. E' stato ritrovato questa mattina, all'interno della cabina guida della gru, sepolta da una coltre di fango, a 30 metri di profondità.
Dopo la morte del suo collega operaio, Claudio Marsella, anche lui 29 anni, Francesco è' l'ennesima vita spezzata all'Ilva, per cui la dirigenza dovrà ancora nuovamente dare delle risposte e spiegazioni. Risposte e spiegazioni per questa ingiusta morte le dovrà dare alla famiglia di Francesco e alla sua città. Per ora resta solo un profondo dolore per questa perdita, ed un vuoto incredibile da colmare.
Il suo corpo è stato spazzato via. Disperso nelle acque agitate del mare di Taranto. E' stato ritrovato questa mattina, all'interno della cabina guida della gru, sepolta da una coltre di fango, a 30 metri di profondità.
Dopo la morte del suo collega operaio, Claudio Marsella, anche lui 29 anni, Francesco è' l'ennesima vita spezzata all'Ilva, per cui la dirigenza dovrà ancora nuovamente dare delle risposte e spiegazioni. Risposte e spiegazioni per questa ingiusta morte le dovrà dare alla famiglia di Francesco e alla sua città. Per ora resta solo un profondo dolore per questa perdita, ed un vuoto incredibile da colmare.
Amianto's nightmare
Ilva di Taranto, da un incubo all'altro: l'emergenza ora è l'amianto
Da un incubo all'altro. O da un labirinto all'altro. Dopo la diossina e l'inquinamento di Pcb, a 48 ore dall'uragano che ha seminato morte e distruzione un altro spettro si aggira per Taranto: l'asbesto, il killer amianto, liberato in quantità industriali nell'aria di Taranto e di Statte.
Il sindaco del Comune che sorge a ridosso dell'Ilva, Angelo Miccoli, ha interdetto il passaggio delle auto e dei pedoni di alcune strade del quartiere Monte Termini (cinquecento villette residenziali molte delle quali con il tetto di amianto scoperchiato dalla tromba d'aria) lastricate dei detriti di asbesto. I vigili del fuoco si stanno prodigando per sigillarlo in grandi sacchi bianchi con su stampigliata la minacciosa lettera A. I pompieri, proprio per accelerare al massimo i tempi di raccolta, sorvolano sulle regole severissime previste per chiunque entri a contatto con questo minerale. Allarme anche a Taranto. Proprio in questi minuti, alcuni operai del Comune lavorano al recupero dell'asbesto seminato nel raggio di chilometri dal tetto in eternit volato via dall'oleificio Costa, all'imbocco della statale 106, tra il porto e l'Ilva
L'oleificio era chiuso da dieci anni. Due anni fa i locali che ospitavano la ditta Costa furono sigillati da un intervento massiccio delle forze dell'ordine. Da allora si sparse la voce che l'interno dell'oleificio conservasse sacchi di asbesto. Conferma Trifone Dioguardi, proprietario di un'azienda commerciale di pavimenti e arredo bagno che sorge a qualche metro di distanza : "L'oleificio meriterebbe un sopralluogo approfondito. Le notizie che circolano al riguardo sono tutt'altro che rassicuranti. Io, per sicurezza, ho mandato i miei dipendenti a casa. Certo che non si può abbandonare per dieci lunghissimi anni un luogo così pericoloso".
La pioggia di amianto non ha risparmiato neppure l'Ilva, che all'indomani del tornado ha reclutato una ditta specializzata nella raccolta dell'asbesto sparso per lo stabilimento. Gli ambientalisti di Peacelink hanno chiesto al Comune di Taranto di verificare se la torre crollata all'interno dell'acciaieria contenesse o meno il micidiale minerale. (Sole24h)
giovedì 29 novembre 2012
Articolo 41 della Costituzione!
Ilva: Anm, magistratura intervenuta davanti a grave rischio per salute
(ASCA) - Roma, 29 nov - L'Associazione nazionale magistrati, con riferimento alle questioni poste dagli ultimi provvedimenti della magistratura riguardanti lo stabilimento Ilva di Taranto, ''pur consapevole del dramma occupazionale e sociale determinato dalle situazioni su cui tali interventi hanno inciso, ricorda che il diritto alla salute, come quello al lavoro, e' un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione, che all'art. 41 impone che l'iniziativa economica privata non possa svolgersi in modo da recare danno alla liberta', alla dignita' e alla sicurezza della persona''.L'Anm ribadisce, in una nota, che la magistratura nel caso Ilva ha ''rigorosamente esercitato le proprie prerogative''.
''La ricostruzione delle note vicende dello stabilimento siderurgico di Taranto, cosi' come delineate anche da sentenze passate in giudicato, - sottolinea l'Anm - consente a chiunque di riconoscere che la magistratura e' intervenuta, con gli strumenti giudiziari ordinari che le leggi le mettono a disposizione, solo e unicamente in adempimento di un obbligo giuridico, in presenza di gravi ipotesi di reato, e con la finalita' di prevenire il protrarsi di un attuale grave e concreto pericolo per la salute dei lavoratori e dei cittadini''.
L'Anm auspica che ''sia compiuto ogni sforzo, da parte delle Istituzioni e delle forze sociali, per trovare, in piena cooperazione e fuori da logiche di scontro, soluzioni che contemperino la tutela della salute con quella dell'occupazione, nel pieno rispetto delle attribuzioni che la Costituzione assegna alle Autorita' politiche democratiche e alla giurisdizione''.
Sofri, memorie d'infanzia e realtà d'anziano
Taranto, il pianto degli uomini forti dell'Ilva
Una tromba d'aria devasta lo stabilimento: un disperso, 38 feriti. Gli operai guardano la mensa che sembra bombardata: "Ancora cinque minuti e lì dentro saremmo stati in 60 o 70" di ADRIANO SOFRI
"'U Signore ha deciso che per noi è finita!". Avete un bell'obiettare che non è il Signore, sono i signori. Lo spirito della città greca avrebbe raccontato la giornata come noi non sappiamo. C'erano uomini forti ieri, fermi per ore a fissare un mare tempestoso nel quale battelli sballottati cercavano in tondo il loro compagno, afferrato e inabissato con la cabina della sua gru. Piangevano nascosti l'uno nella spalla dell'altro. "Ieri abbiamo scioperato per avere il diritto di venire al nostro posto di lavoro oggi. Siamo arrivati all'appuntamento con la morte". E' vicinissima, Samarcanda.
Francesco Zaccaria, l'operaio disperso, ha 29 anni - come l'ultimo morto dell'acciaieria, "è l'età nostra, qui" - è di Talsano, ha genitori e fidanzata. La cabina di una gru sta a 40, 50 metri da terra, il mare è profondo 24 metri. "Non salgo più su una gru", dice un suo compagno. "La cabina è rivolta verso terra, dietro il sedile c'è una parete, il mare non si vede. Se avesse guardato il mare e visto arrivare il tornado, avrebbe forse avuto il tempo di fuggire. Così...". Così le cabine di guida di quei mastodonti sono state estirpate e fatte volare come giocattoli: una è finita sul ponte della nave che stava caricando, l'altra nella melma del fondo.
I suoi compagni fissano il mare, i sommozzatori che ogni tanto riemergono: "Rischiano più di noi, se ti impigli là sotto con un mare così...". Pensano alla morte propria, mancata di poco, indicano la mensa, che sembra bombardata: "Cinque minuti dopo saremmo stati lì dentro, noi mangiamo alle undici, in 60, 70". Dentro i cancelli della fabbrica, a monte, incontro un giovane vigilante, Antonio S.: ha indosso solo una tuta striminzita non sua. Era di guardia al porto, è stato trascinato in aria per molti metri, sotto gli sguardi sbigottiti di tanti, increduli di raccattarlo vivo. "Ho visto cose che voi umani...", dice, e si capisce che vorrebbe scherzare, ma gli viene come se parlasse sul serio.
I guardiani non mi lasciano entrare nemmeno oggi, anzi oggi tanto meno. "Capannoni scoperchiati, un camino della cokeria è crollato, ci sono stati incendi, lamiere divelte e portate a chilometri di distanza, o pericolanti, e chissà che danni ai tubi, ai cavi". La differenza sono le cose che dicono oggi questi addetti in divisa: le grandi fabbriche stanno spesso a metà fra caserma e galera, l'Ilva pende verso la galera. Se i padroni e la loro gerarchia colonialista, come la chiama Alessandro, di "fiduciari, venuti da fuori" - e ora ritornati al loro fuori - ascoltassero oggi queste loro sentinelle! "Ti vorrei far entrare - mi dice uno - e poi ti vorrei accompagnare negli ospedali, a vedere i bambini...", il resto non lo riferisco.
Oggi sarebbe difficile scommettere dieci lire sulla sopravvivenza dell'Ilva, e una sola lira sulla sua sopravvivenza coi Riva. Non gli rinfacciano il tornado, il tornado è troppo per incolparne qualcuno. Vuol dire che anche gli dei hanno voltato la faccia dagli operai e dalla città che fu la prediletta. E però, dopo che ciascuno ha ripetuto che "una cosa così non era mai successa", qualcuno ricorda che due anni fa era successo, che il percorso diverso aveva salvato fabbriche e città dalla violentissima tromba marina: e mi mostrano le immagini sui telefonini. "La seconda volta in due anni, vuol dire che non è una fatalità unica, che si deve pensare a difendersene. Hai sentito parlare del famoso piano di evacuazione? Be', noi che siamo nel cuore della mischia, non abbiamo mai fatto nemmeno la mossa di una esercitazione di evacuazione. Figurati i cittadini, i bambini delle scuole".
Ieri una scuola di Statte, vicina alla zona industriale, è stata investita, bambini sono stati feriti. Nella tarda mattinata c'era stato un enorme blocco del traffico in tutte le direzioni, sopportato assai civilmente. Lungo la strada si incontravano camion rovesciati, auto scaraventate sopra altre auto. Operai dell'Ilva, dopo l'evacuazione degli impianti - un'area vasta, ricordate, molto più della città - cercavano di tornarsene a casa, e intanto si gridavano notizie, è lì che ho imparato la formula di "incidente rilevante".
Vuol dire un accidente le cui conseguenze vanno oltre i confini dello stabilimento e investono l'abitato, una specie di Big One tarantino, nel nostro caso; la normativa deve risalire a Seveso. L'ha gridato un tale, "Lasciamo le macchine e andiamocene a piedi, qui si rischia l'Incidente Rilevante". Teniamo a mente le due nozioni: l'Incidente Rilevante, che può esserci, che è stato sfiorato ieri, e il Piano di Evacuazione, che non c'è. E aspettiamo le smentite, che non è stato sfiorato ieri, non seminiamo il panico, e che c'è, il Piano, in qualche cassetto della segreteria universale.
Al rientro in centro, di sera, di nuovo la strada bloccata: stavano rimuovendo l'amianto di un fabbricato smesso e sequestrato. Taranto è sotto sequestro, a volte con facoltà d'uso: come i caricatori dell'Ilva, anche loro da dodici anni. Finalmente abbiamo attraversato la città vecchia, il gioiello segreto della città. La notte prima il giovane Angelo Cannata, che è un sindaco "di fatto" di Taranto vecchia, mi aveva guidato nella via Cava, che se non fosse per la monnezza aprirebbe le sue porte dentro sotterranei mirabili, e al palazzo cinquecentesco di San Giuseppe alla Marina, suggestivo come la bellezza quando è malridotta. E' pericolante, mi ha avvertito. E' crollato ieri sera: il tornado ha fatto una quantità di svolte per insinuarsi in quel labirinto di vicoli.
C'era una conferenza indetta dai verdi ieri, da Angelo Bonelli e Alessandro Marescotti, non ho potuto andarci, ero al porto. Però la giornata ha rimescolato con una mano colossale le carte della partita fra ambientalisti e industrialisti, ammesso che le categorie siano queste. La notte prima avevo assistito a un'assemblea dei "Liberi e pensanti" alla porta D dell'Ilva, operai soprattutto, ma anche medici e pasticcere e archeologi, in cui le ragioni della salute e del lavoro venivano trattate con una passione intelligente. Mi ha colpito il modo in cui il loro impegno comune mostra di aver fomentato un'amicizia, che la grande fabbrica ostacola e mortifica.
La lotta suscita la solidarietà: qui sembra qualcosa di più intenso, orgoglioso e affettuoso. Già fra loro era prevalsa l'idea di non andare a Roma, di evitare un impegno rituale, di vittimismo o di disordine pubblico: ieri la trasferta romana è stata disdetta. Resta quel ricongiungimento forzato tra la questione sociale e la questione climatica, per dirla così, fra l'ambiente ravvicinato compromesso dalla mano padronale, e l'ambiente vasto compromesso dalla mano umana.
Veniva davvero da piangere ieri a guardare la devastazione, e confrontarla agli scenari da ordine pubblico cui autorità competenti riducono i conflitti sociali. Cassonetti rovesciati, roba da ragazzi, a guardare quello spettacolo vacillante e colossale, come nei film sovietici sull'acciaio. Non trovereste un operaio che dica di augurarsi la chiusura dell'Ilva, e però citerò la risposta che mi ha dato l'altra notte Cataldo B.: "Io tiro fuori da qui i mezzi per mantenere la mia famiglia, e mi batto come tutti, ma ti mentirei se non dicessi anche che nel mio intimo desidero con tutta la forza che questa fabbrica scompaia, e con lei questo modo di lavorare e di vivere insieme".
Siccome ieri il vento ha fatto rotolare fino ai miei piedi un casco rosso dell'Ilva personalizzato, come avviene, da una scritta dell'operaio che l'ha perso nella bufera, la ricopio: "Il mondo va a rotoli xché gira al contrario. Qual è il verso giusto?" Glielo restituirò, se mi leggesse; se no, lo tengo come promemoria.
(29 novembre 2012)
Altre voci sul crollo
Il coro dei comunicati ha riempito l'etere web e qualche pagina di giornale il giorno dopo il crollo.
Una cosa però il Comitato per Taranto vuole sottolineare: questo crollo parziale non deve essere l'occasione per aprire alla banda dei palazzinari che preme e spesso impera sulle decisioni dell'amministrazione un altro lotto di conquista con affaccio sul mare! Il fronte cinquecentesto e la forma stessa del lotto sono ASSOLUTAMENTE da consolidare e preservare sia per il loro valore insostituibile nel paesaggio urbano e nello skyline della marina, sia per fugare ogni velleità di sostituzione affidata ai soliti "amici" ingegneri o parenti dell'ultim'ora (chi ha orecchie per intendere intenda) che costituisca precedente per ulteriori scempi nelle aree pericolanti.
Esiste ancora una Soprintendenza per i beni Architettonici Paesaggistici ecc... o è andata a contare le tartarughe virtuali da ricoverare?
L’Associazione Centro Studi Documentazione e Ricerca Le SCIAJE esprime sdegno e rabbia per l’ennesimo crollo in Città Vecchia. Un intero stabile di Via Garibaldi, adiacente alla chiesa di San Giuseppe, è andato perduto per sempre. Faceva parte del Pittaggio Ponte, che assieme al Torrepenna, caduto vittima nel ’34 del piccone fascista, costituiva lo storico affaccio su Mar Piccolo e la secolare casa dei pescatori tarantini.
Non basta il maltempo, però, a giustificare questa ulteriore devastazione: le colpe reali vanno attribuite all’abbandono ed all’incuria in cui l’intera città, il suo patrimonio storico e naturale sono stati lasciati colpevolmente sprofondare. Noi continueremo ad operare con coscienza, consapevolezza per mantere salde le nostre radici, la Città Vecchia e i Due Mari, scelleratamente sostituite da una becera cultura del profitto industriale a vantaggio di pochi ed a danno di tutti.
Chiediamo ancora alla cittadinanza di unirsi per salvare Taranto, il suo Ambiente, la sua Storia.
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Una cosa però il Comitato per Taranto vuole sottolineare: questo crollo parziale non deve essere l'occasione per aprire alla banda dei palazzinari che preme e spesso impera sulle decisioni dell'amministrazione un altro lotto di conquista con affaccio sul mare! Il fronte cinquecentesto e la forma stessa del lotto sono ASSOLUTAMENTE da consolidare e preservare sia per il loro valore insostituibile nel paesaggio urbano e nello skyline della marina, sia per fugare ogni velleità di sostituzione affidata ai soliti "amici" ingegneri o parenti dell'ultim'ora (chi ha orecchie per intendere intenda) che costituisca precedente per ulteriori scempi nelle aree pericolanti.
Esiste ancora una Soprintendenza per i beni Architettonici Paesaggistici ecc... o è andata a contare le tartarughe virtuali da ricoverare?
L’Associazione Centro Studi Documentazione e Ricerca Le SCIAJE esprime sdegno e rabbia per l’ennesimo crollo in Città Vecchia. Un intero stabile di Via Garibaldi, adiacente alla chiesa di San Giuseppe, è andato perduto per sempre. Faceva parte del Pittaggio Ponte, che assieme al Torrepenna, caduto vittima nel ’34 del piccone fascista, costituiva lo storico affaccio su Mar Piccolo e la secolare casa dei pescatori tarantini.
Non basta il maltempo, però, a giustificare questa ulteriore devastazione: le colpe reali vanno attribuite all’abbandono ed all’incuria in cui l’intera città, il suo patrimonio storico e naturale sono stati lasciati colpevolmente sprofondare. Noi continueremo ad operare con coscienza, consapevolezza per mantere salde le nostre radici, la Città Vecchia e i Due Mari, scelleratamente sostituite da una becera cultura del profitto industriale a vantaggio di pochi ed a danno di tutti.
Chiediamo ancora alla cittadinanza di unirsi per salvare Taranto, il suo Ambiente, la sua Storia.
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Crollo Palazzina Via Garibaldi con Piazzetta Vico Via Nuova.
Giovedì 29 novembre piazzetta Vico Via Nuova si presenta
ai cittadini e agli abitanti, distrutta e sventrata, pietre e calcinacci
disseminati lungo il selciato, transenne che impediscono l’accesso al piccolo
passaggio che era ancora, prima del crollo, fruibile al transito delle persone
e divieti che indicano il rischio di un possibile nuovo crollo lungo la
scalinata della Via Nuova da cui si arriva in via Duomo.
Venerdì 2 novembre abbiamo avviato la raccolta firme,
in calce alla petizione popolare, al fine di sollecitare il Comune di Taranto
ad affrontare e risolvere lo stato di degrado fisico riguardante piazzetta Vico
Via Nuova e ad intervenire per riqualificarla. Chiedevamo, con il sostegno di 300 persone, di
ristrutturare il Palazzo che si presentava gonfio all’esterno e sventrato al
suo interno, intervenendo sulla proprietà privata - responsabile principale del
degrado architettonico - al fine di riqualificare la struttura, qualora fosse
economicamente sostenibile, e, in caso contrario, di procedere
all’abbattimento, restituendo l’area pubblica ai cittadini. Il Sindaco era a
conoscenza del nostro obiettivo e, soprattutto, era consapevole del problema in
atto. Il tornado che si è abbattuto sulla comunità di Statte e sulla città di
Taranto, provocando feriti, un disperso e tanta devastazione, in questo
specifico ed unico caso, ha accelerato quanto sarebbe accaduto comunque con
l’arrivo delle piogge che cadranno copiose nel tempo prossimo: i segnali del
possibile crollo erano evidenti ad occhio nudo
Ora non è più il tempo delle parole. L’unico fatto che resta
da compiere è risolvere il problema. Crediamo necessario ripulire l’area e
provvedere all’abbattimento di quel che resta di un pezzo di storia che, come
altri, va via per l’incuria pubblica e l’inciviltà privata. Per il resto
occorre che facciate fagotto quanto prima possibile!
Il Comitato promotore
rigeneriamo Piazzetta Vico Via Nuova.
Basta col vendolismo paroliere e truffaldino!
A un anno e mezzo dal
referendum del giugno 2011, in Puglia, gli esiti referendari sono
rimasti inattuati:
- l’Acquedotto pugliese
è ancora una Società per Azione
- i cittadini continuano
a pagare la remunerazione del capitale sulle tariffe.
Inoltre,
scelte di politica aziendale fortemente centrate sulla riduzione dei
costi operativi, dismissione del patrimonio e indebitamento paventano
una possibile privatizzazione totale.
Il
Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”
adisce
le VIE LEGALI contro AQP SpA
per
la restituzione di quanto indebitamente percepito a causa del mancato
rispetto degli esiti referendari
e
lancia l’allarme PRIVATIZZAZIONE TOTALE
vedi il video http://www.youtube.com/watch? v=JNGL-uTstpc
con
il triplice evento
E
MO BASTA!
sabato 1
dicembre. davanti all’Acquedotto Pugliese (Via
Cognetti, 36 a Bari)
ore 10.00 – inizio presidio
ore 10.30
– ASTA PUBBLICA. Battitore d’eccezione
NICOLA
PIGNATARO & C
ore
11.00 – Conferenza
STAMPA
che avrà ad oggetto:
- Presentazione delle azioni legali avviate contro AQP SpA per l’eliminazione del profitto dalla tariffa.
- Informazioni per l’assistenza legale gratuita per tutti i cittadini che volessero fare ricorso per l’eliminazione del profitto dalle proprie tariffe.
- Dati e informazioni sulla violazione del diritto all’acqua in Puglia e sul pericolo di privatizzazione totale che si paventa.
Sarà consegnato alla stampa
materiale informativo e documentale.
Ore 11.30 – VOLANTINAGGIO A
TAPPETO nel centro di BARI, per invitare i cittadini a fare
ricorso contro AQP SpA per il rispetto dell’esito referendario e
l’eliminazione del profitto dalle tariffe.
i volantini sono scaricabili al seguente link: https://sites.google.com/site/ lacquanonsivende/volantini- sabato-1-dicembre-2012
Comitato pugliese “Acqua
Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Per informazioni:
stampareferendumacqua@gmail. com
– 345-8542457
mercoledì 28 novembre 2012
Clini, dov'è l'ambiente?
A proposito di ministro dell'industria...
Udite udite, sta facendo capolino la leggina scritta a più mani con la famiglia Riva per garantirgli altri due anni di profitto impunito. Il sistema è quello solito delle anticipazioni sui media per preparare il terreno e far stancare ogni oppositore.
Come preannunciato si tratta di un colpo di mano contro uno dei tre poteri dello stato democratico. E' del riconoscimento pubblico di un'attività illecita che così com'è provoca danni alla salute umana e rende gli abitanti e tutto il territorio tarantino agnelli sacrificali della schiavitù italiana all'oligarchia imprenditoriale e finanziaria.
Il numero più grande del circo si prepara!
Spettatori pagati: enti locali, sindacati e industriali.
Fuori dal circo tutta la suburra che paga per loro: cittadini, operai, italiani!
Ilva, bozza decreto: attività può proseguire
In base all'Autorizzazione integrata ambientale (Aia), l'Ilva può proseguire la sua attività per altri due anni nello stabilimento di Taranto. E' quanto prevede la bozza di decreto per l'Ilva, in due articoli, su cui sta lavorando il governo in vista del prossimo Cdm.
Nel primo articolo si stabilisce che ''per 24 mesi, a decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto", l'Aia, rilasciata in data 26 ottobre 2012 alla societa' Ilva con decreto del ministro dell'Ambiente, "da considerarsi parte integrante del presente decreto, esplica in ogni caso effetto''. Quindi, come diretta conseguenza, ''nei limiti consentiti dal provvedimento", a decorrere dall'entrata in vigore del decreto, "e' in ogni caso autorizzata la prosecuzione dell'attivita' nello stabilimento della societa' Ilva di Taranto, per tutta la durata stabilita al periodo precedente (ovvero due anni, ndr) salvo che sia riscontrata l'inosservanza anche ad una sola delle prescrizioni impartite nel provvedimento stesso''. Nel secondo articolo si prevede che durante i 24 mesi indicati "la responsabilita' della conduzione degli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto resta, anche ai fini dell'osservanza di ogni obbligo, di legge o disposto in via amministrativa, inerente il controllo delle emissioni, imputabile esclusivamente all'impresa titolare dell'autorizzazione all'esercizio degli stessi sotto il controllo dell'autorita' amministrativa competente". Ovvero all'Ilva stessa. Alla scadenza dei due anni, "previa verifica dell'integrale osservanza degli obblighi", l'Autorita' amministrativa competente procede "entro 15 giorni alla conferma o alla revoca del provvedimento di autorizzazione integrata ambientale", con "ogni conseguenza prevista dalla normativa di legge''. Sulla vicenda Ilva oggi è intervenuto alla Camera il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, che ha lanciato l'allarme: chiudere lo stabilimento significa ''fare un grande favore ai concorrenti internazionali'' che non applicano gli stessi stringenti standard ambientali. Clini ha affermato che "ci sono molti interessi a che la vicenda dell'Ilva non si risolva. Ci sono interessi politici espliciti di chi nei mesi scorsi anche in campagna elettorale a Taranto ha chiesto ripetutamente la chiusura dell'impianto e ci sono interessi oggettivi, per cui se chiude l'Ilva i concorrenti europei e asiatici fanno festa". In particolare, Clini ha indicato l'esempio dei gruppi cinesi, sudamericani ma anche europei. ''A Taranto - puntualizza intervenendo alla Camera - applichiamo limiti ambientali che entreranno in vigore al 2016''. Anche sul fronte ambientale, sottolinea Clini, con la chiusura dello stabilimento dell'Ilva "le condizioni di Taranto peggiorano"; "l'unica possibilita' per risanare e' l'applicazione Aia". "Il rischio - avverte Clini - è che si verifichi quello che è successo in altri siti abbandonati e non gestiti, con la moltiplicazione di effetti dannosi". ''L'intervento sull'area a freddo blocca lo stabilimento e la possibilita' che vengano avviate le iniziative previste per il risanamento dell'area a caldo'' aggiunge il ministro. ''Questa situazione ha effetti importanti dal punto di vista ambientale''. Infatti, spiega, ''ritarda tutti interventi gia' previsti per eliminare ora, a novembre e a dicembre, le sorgenti di rischio piu' immediate''. Non solo. Il ministro fa proprio anche l'allarme già lanciato dalla Cancellieri sui rischi per l'ordine pubblico. "Lasciare senza reddito 20mila famiglie vuol dire assumersi responsabilita' non stimabili sul piano sociale" sottolinea Clini. Il ministro ricorda inoltre che il piano per l'adeguamento alle prescrizioni Aia "comporta investimenti per circa tre miliardi" e c'e' stato "l'impegno dell'azienda a investire le risorse necessarie". In mattinata, il ministro ha escluso ogni ipotesi di commissariamento. "Non c'è bisogno. Quello che vogliamo è l'applicazione piena della legge. Non dobbiamo inventarci cose strane. Il decreto del governo dovrà ribadire i contenuti dell'Aia". E' confermato, inoltre, lo sciopero di otto ore di giovedì di tutto il gruppo Ilva, mentre viene annullata la manifestazione in programma a Roma. A deciderlo le segreterie nazionale di Fiom, Fim e Uilm dopo che, spiegano in una nota unitaria, ''nella mattinata di oggi si è abbattuta sullo Stabilimento di Taranto una grossa tromba d'aria di forte intensità che ha avuto come conseguenza decine di feriti e un disperso, oltre a ingenti danni nello Stabilimento e sul Territorio Tarantino''. Per questa ragione Fim Fiom Uilm decidono per la giornata del 29 novembre di confermare lo sciopero di otto ore di tutto il Gruppo e di annullare la manifestazione prevista a Roma, mantenendo un presidio sotto la Presidenza del Consiglio in concomitanza con l'incontro previsto. A fronte della grave sciagura che oggi ha colpito gli operai e lo stabilimento Ilva di Taranto, l'Unione Sindacale di Base rinvia a data da destinarsi la manifestazione dei lavoratori Ilva precedentemente indetta per domani a Roma. A comunicarlo è la sigla sindacale in una nota. L'Usb proclama 48 ore di sciopero per tutti i dipendenti dello stabilimento Ilva di Taranto ''non interessati dal provvedimento aziendale di 'messa in libertà' a partire dalle 7 di mercoledì fino alle 7 di venerdì''. Ad annunciarlo è la stessa Usb Lavoro Privato Puglia in un comunicato. Lo sciopero, si legge nella nota, ''è indetto contro l'Ilva, che non sta rispettando le decisioni della magistratura e non intende finanziare il risanamento della fabbrica e del territorio". /Adnkronos
Udite udite, sta facendo capolino la leggina scritta a più mani con la famiglia Riva per garantirgli altri due anni di profitto impunito. Il sistema è quello solito delle anticipazioni sui media per preparare il terreno e far stancare ogni oppositore.
Come preannunciato si tratta di un colpo di mano contro uno dei tre poteri dello stato democratico. E' del riconoscimento pubblico di un'attività illecita che così com'è provoca danni alla salute umana e rende gli abitanti e tutto il territorio tarantino agnelli sacrificali della schiavitù italiana all'oligarchia imprenditoriale e finanziaria.
Il numero più grande del circo si prepara!
Spettatori pagati: enti locali, sindacati e industriali.
Fuori dal circo tutta la suburra che paga per loro: cittadini, operai, italiani!
Ilva, bozza decreto: attività può proseguire
In base all'Autorizzazione integrata ambientale (Aia), l'Ilva può proseguire la sua attività per altri due anni nello stabilimento di Taranto. E' quanto prevede la bozza di decreto per l'Ilva, in due articoli, su cui sta lavorando il governo in vista del prossimo Cdm.
Nel primo articolo si stabilisce che ''per 24 mesi, a decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto", l'Aia, rilasciata in data 26 ottobre 2012 alla societa' Ilva con decreto del ministro dell'Ambiente, "da considerarsi parte integrante del presente decreto, esplica in ogni caso effetto''. Quindi, come diretta conseguenza, ''nei limiti consentiti dal provvedimento", a decorrere dall'entrata in vigore del decreto, "e' in ogni caso autorizzata la prosecuzione dell'attivita' nello stabilimento della societa' Ilva di Taranto, per tutta la durata stabilita al periodo precedente (ovvero due anni, ndr) salvo che sia riscontrata l'inosservanza anche ad una sola delle prescrizioni impartite nel provvedimento stesso''. Nel secondo articolo si prevede che durante i 24 mesi indicati "la responsabilita' della conduzione degli impianti dello stabilimento Ilva di Taranto resta, anche ai fini dell'osservanza di ogni obbligo, di legge o disposto in via amministrativa, inerente il controllo delle emissioni, imputabile esclusivamente all'impresa titolare dell'autorizzazione all'esercizio degli stessi sotto il controllo dell'autorita' amministrativa competente". Ovvero all'Ilva stessa. Alla scadenza dei due anni, "previa verifica dell'integrale osservanza degli obblighi", l'Autorita' amministrativa competente procede "entro 15 giorni alla conferma o alla revoca del provvedimento di autorizzazione integrata ambientale", con "ogni conseguenza prevista dalla normativa di legge''. Sulla vicenda Ilva oggi è intervenuto alla Camera il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, che ha lanciato l'allarme: chiudere lo stabilimento significa ''fare un grande favore ai concorrenti internazionali'' che non applicano gli stessi stringenti standard ambientali. Clini ha affermato che "ci sono molti interessi a che la vicenda dell'Ilva non si risolva. Ci sono interessi politici espliciti di chi nei mesi scorsi anche in campagna elettorale a Taranto ha chiesto ripetutamente la chiusura dell'impianto e ci sono interessi oggettivi, per cui se chiude l'Ilva i concorrenti europei e asiatici fanno festa". In particolare, Clini ha indicato l'esempio dei gruppi cinesi, sudamericani ma anche europei. ''A Taranto - puntualizza intervenendo alla Camera - applichiamo limiti ambientali che entreranno in vigore al 2016''. Anche sul fronte ambientale, sottolinea Clini, con la chiusura dello stabilimento dell'Ilva "le condizioni di Taranto peggiorano"; "l'unica possibilita' per risanare e' l'applicazione Aia". "Il rischio - avverte Clini - è che si verifichi quello che è successo in altri siti abbandonati e non gestiti, con la moltiplicazione di effetti dannosi". ''L'intervento sull'area a freddo blocca lo stabilimento e la possibilita' che vengano avviate le iniziative previste per il risanamento dell'area a caldo'' aggiunge il ministro. ''Questa situazione ha effetti importanti dal punto di vista ambientale''. Infatti, spiega, ''ritarda tutti interventi gia' previsti per eliminare ora, a novembre e a dicembre, le sorgenti di rischio piu' immediate''. Non solo. Il ministro fa proprio anche l'allarme già lanciato dalla Cancellieri sui rischi per l'ordine pubblico. "Lasciare senza reddito 20mila famiglie vuol dire assumersi responsabilita' non stimabili sul piano sociale" sottolinea Clini. Il ministro ricorda inoltre che il piano per l'adeguamento alle prescrizioni Aia "comporta investimenti per circa tre miliardi" e c'e' stato "l'impegno dell'azienda a investire le risorse necessarie". In mattinata, il ministro ha escluso ogni ipotesi di commissariamento. "Non c'è bisogno. Quello che vogliamo è l'applicazione piena della legge. Non dobbiamo inventarci cose strane. Il decreto del governo dovrà ribadire i contenuti dell'Aia". E' confermato, inoltre, lo sciopero di otto ore di giovedì di tutto il gruppo Ilva, mentre viene annullata la manifestazione in programma a Roma. A deciderlo le segreterie nazionale di Fiom, Fim e Uilm dopo che, spiegano in una nota unitaria, ''nella mattinata di oggi si è abbattuta sullo Stabilimento di Taranto una grossa tromba d'aria di forte intensità che ha avuto come conseguenza decine di feriti e un disperso, oltre a ingenti danni nello Stabilimento e sul Territorio Tarantino''. Per questa ragione Fim Fiom Uilm decidono per la giornata del 29 novembre di confermare lo sciopero di otto ore di tutto il Gruppo e di annullare la manifestazione prevista a Roma, mantenendo un presidio sotto la Presidenza del Consiglio in concomitanza con l'incontro previsto. A fronte della grave sciagura che oggi ha colpito gli operai e lo stabilimento Ilva di Taranto, l'Unione Sindacale di Base rinvia a data da destinarsi la manifestazione dei lavoratori Ilva precedentemente indetta per domani a Roma. A comunicarlo è la sigla sindacale in una nota. L'Usb proclama 48 ore di sciopero per tutti i dipendenti dello stabilimento Ilva di Taranto ''non interessati dal provvedimento aziendale di 'messa in libertà' a partire dalle 7 di mercoledì fino alle 7 di venerdì''. Ad annunciarlo è la stessa Usb Lavoro Privato Puglia in un comunicato. Lo sciopero, si legge nella nota, ''è indetto contro l'Ilva, che non sta rispettando le decisioni della magistratura e non intende finanziare il risanamento della fabbrica e del territorio". /Adnkronos
Industria? Quale industria!
Peccato che delle questioni ambientali, sociali e industriali poi intervenga solo per garantire le ultime...
''Non e' possibile - ha aggiunto - immaginare di considerare separatamente la questione ambientale, sociale ed economica che in questo momento stanno coinvolgendo la citta' di Taranto''
Ilva: Clini, io ministro Industria? C'e' qualche spiritoso
(ASCA) - Roma, 28 nov - ''Non dobbiamo dimenticarci gli aspetti produttivi della questione: che cosa vuol dire per l'industria italiana la chiusura dello stabilimento siderurgico di Taranto? C'e' qualche spiritoso che dice che il ministro dell'Ambiente fa il ministro dell'Industria: io sono ministro di un governo che si assume la resposanbilita' di avere una visione integrata dei problemi''. Cosi' il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, durante un'informativa urgente in Aula della Camera, parlando delle conseguenze della chiusura degli impianti dell'Ilva di Taranto.
''Non e' possibile - ha aggiunto - immaginare di considerare separatamente la questione ambientale, sociale ed economica che in questo momento stanno coinvolgendo la citta' di Taranto''
Un altro crollo annunciato in Città Vecchia
COMUNICATO STAMPA DEL
COMITATO PER TARANTO
Un altro crollo
annunciato in Città Vecchia
Taranto - ore 15.30
Mentre scriviamo la tromba d'aria, come un segno divino, ha
già seminato distruzione nel porto e all'Ilva e la città è scossa da raffiche
di vento spaventose.
Mentre scriviamo un ennesimo pezzo di storia della città sta
per andarsene per sempre sotto quelle stesse raffiche di vento.
In Città Vecchia, accanto alla chiesa di San Giuseppe, al centro della marina, sta crollando il primo blocco di case del pittaggio Ponte, quello che da inizio al fronte di case a schiera sul mare che cinge via Garibaldi. Impostato sull'impianto bizantino e poi ridefinito nel Cinquecento, questo, nel corso dei mille anni della sua storia, era in parte sopravvissuto alle demolizioni fasciste e a quelle del risanamento. I sui peggiori nemici sono stati l'incuria e l'abbandono, figli della cronica mancanza di storia e di cultura di questa città e della sua amministrazione.
In Città Vecchia, accanto alla chiesa di San Giuseppe, al centro della marina, sta crollando il primo blocco di case del pittaggio Ponte, quello che da inizio al fronte di case a schiera sul mare che cinge via Garibaldi. Impostato sull'impianto bizantino e poi ridefinito nel Cinquecento, questo, nel corso dei mille anni della sua storia, era in parte sopravvissuto alle demolizioni fasciste e a quelle del risanamento. I sui peggiori nemici sono stati l'incuria e l'abbandono, figli della cronica mancanza di storia e di cultura di questa città e della sua amministrazione.
Già da decenni, quel lotto faceva da quinta allo squallore terremotato
della via di Mezzo resa inaccessibile dalla rovina di tutti gli edifici in
affaccio. Un vero emblema dell'ignoranza e dell'inadeguatezza di chi ha
governato la città negli ultimi cinquant'anni. Da decenni minacciava di cadere e per decenni lo hanno fatto degradare trave dopo trave, pietra dopo pietra. Da qualche mese era stato recintato in malo modo, soffocando le attività commerciali della
zona e perfino le processioni.
La proprietà era mista, privata e comunale. Ma la volontà di intervenire non ha mai sfiorato nessuna delle due parti. I soldi pubblici in Città Vecchia spuntano quando si devono realizzare inutili scempi
come l'insensato ospedale delle tartarughe: oltre due milioni e mezzo di euro
per un futuro edificio vuoto!
Ora siamo sotto quell'antico palazzo, che ha ancora i segni
delle età d'oro di questa città, nello stemma sul fronte, nella sua forma e
misura che sono quanto resta in tutta Italia di un'esperienza urbanistica unica
e apprezzata. Contiamo i minuti prima del crollo.
Resterà un altro buco per decenni e migliaia di foto che scatteranno
quei pochi turisti malcapitati. A chi le saprà leggere, racconteranno in tutto
il mondo la vera piaga di questa città: la sua sudditanza verso l'esterno, il
suo svendersi per pochi denari, l'ottusità colpevole e vigliacca.
Per il 118: salgono a tre le vittime. Lo dice il Sindaco Stefano
Roma - (Adnkronos/Ign) -
Roma, 28 nov. (Adnkronos/Ign) - Una tromba d'aria si è abbattuta su Taranto e Statte provocando danni e feriti allo stabilimento dell'Ilva. "Il 118 ha riferito di tre vittime - spiega all'Adnkronos il sindaco Ippazio Stefano - ma al momento non abbiamo nessuna certezza". ''E' l'ennesima tegola che si abbatte su tutti i tarantini - dice Stefano - però questa volta stiamo superando brillantemente questo disastro della natura''.
All'Ilva è caduta in acqua una delle gru situate sopra uno dei pontili che affacciano sul mare e che si trovano all'interno dell'enorme stabilimento dell'azienda siderurgica. Un dipendente, che era alla guida della gru, risulta disperso, precisa in una nota Ilva spiegando che sono "al lavoro i sommozzatori di Bari". La tromba d'aria che ha causato danni a un camino dello stabilimento siderurgico ''ha determinato lo sprigionarsi di fiamme altissime alte 50 o 60 metri'', riferisce all'Adnkronos Mimmo Panarelli, responsabile territoriale della Fim Cisl. Per questo è stato deciso il blocco di due estrattori che alimentano la rete del gas. L'Ilva fa sapere che ci sono 20 feriti lievi nell'infermeria dello stabilimento, mentre altri due sono stati portati in ospedale dal molo. Secondo un primo bilancio riferito all'Adnkronos dall'assessore alla Protezione civile della Regione Puglia Fabiano Amati, oltre a sei bambini di una scuola elementare lievemente feriti a Statte, si contano due politraumatizzati, uno proveniente dall'Ilva e un altro rimasto ferito in un incidente stradale e altri sette feriti lievi e tre con ferite più importanti ma non in pericolo di vita ricoverati al 'Santissima Annunziata'. "L'azienda ha subito gravi danni strutturali ancora da quantificare - riferisce Ilva - Sono crollati un capannone all'imbarco prodotti e la torre faro, è crollato il Camino delle batterie uno e tre". Sono state messe ''in atto tutte le procedure di emergenza generale, gli impianti sono presidiati, in azienda sono presenti i comandanti dei vigili del fuoco provinciale e regionale. Non c'è stato alcun incendio. Le fiamme visibili dall'esterno sono relative agli sfoghi di sicurezza provocati dalle candele di sicurezza degli impianti. Tutta l'area ghisa è sotto controllo", chiarisce Ilva. E ''tutte le emissioni dell'azienda sono sotto controllo".
Sono 20 i feriti lievi, mentre altri due sono stati portati in ospedale. Gru finisce in acqua, disperso dipendente. Da un camino fiamme alte 50-60 metri. L'azienda: ''Gravi danni strutturali, emissioni sotto controllo'' (FOTO). Su Youtube il video di un utente (GUARDA). Sei bambini di una scuola elementare lievemente feriti a Statte.
Un operaio a La Repubblica: Se esplode tutto esplode Taranto
Come una maledizione su Taranto
Che sia un segno divino alla vigilia del Colpo di Stato del Circo Clini?
E a pagare sono soprattutto gli operai: é di pochi secondi fa la notizia uscita su rainews24: all'Ilva un morto, 2 operai dispersi e 20 feriti.
Taranto, tromba d’aria sull’Ilva.
Crolli e gru in mare, oltre 20 feriti
Vicino alla ciminiera spezzata dal maltempo si vedono levarsi le fiamme, forse prodotte da un fulmine. Una gru è finita in mare, sommozzatori al lavoro per cercare il lavoratore che stava manovrando in cabina. Molti operai hanno lasciato lo stabilimento. Sei bambini feriti in una scuola vicina agli impianti
Una violenta ondata di maltempo si è abbattuta su Taranto e una tromba d’aria ha causato il crollo del camino delle batterie 1 e 2 dello stabilimento Ilva, nel reparto cokerie, ma anche il crollo in mare di una gru. I feriti sono una ventina, mentre i sommozzatori sono al lavoro per cercare il manovratore del mezzo meccanico che si trovava sulla banchina dell’acciaieria. Sul posto ci sono diverse ambulanze, mezzi dei vigili del fuoco, carabinieri e polizia. Vicino al camino spezzato si vedono levarsi fiamme, forse prodotte dal fulmine che ha colpito la ciminiera. Molte lamiere sollevate da impianti Ilva bloccano le strade adiacenti. Dalla strada provinciale per Statte si notano all’interno dello stabilimento focolai di incendio provocati dalla caduta di pezzi delle ciminiere e da alcuni scoppi. I gasometri all’interno della fabbrica sono stati messi in sicurezza. All’esterno del siderurgico si notano gruppi di lavoratori che stanno abbandonando lo stabilimento.
Nella cittadina di Statte, a ridosso delll’Ilva, il maltempo ha investito una scuola: sei bambini sono rimasti feriti in modo lieve e sono ora nell’ospedale Moscati di Taranto dove vengono medicati. In tutto negli ospedali, compresi i bambini, dovrebbero esserci, secondo Amati, 18 persone: la vita di nessuna di loro sarebbe in pericolo.
La tromba d’aria avrebbe provocato l’incendio dei gas di scarico di alcuni degli impianti, secondo quanto riferito dai vigili del fuoco. Da qui anche un possibile rischio di esplosioni. I pezzi di cemento caduti dalle ciminiere, infatti, si sarebbero riversati su due tralicci dell’alta tensione. E’ bloccata la linea ferroviaria Bari-Taranto e i passeggeri di un treno sono in attesa di trasbordo su autobus per raggiungere Taranto. I feriti provocati dalla tromba d’aria, in tutta la città, sarebbero una ventina, altre persone sono disperse. ”Stavo guidando un camion vicino alle batterie 7-12 – racconta un lavoratore rimasto illeso - All’improvviso ho visto un tornado, volare tutto e fumo. Non riuscivo a vedere più niente. Mi sono fermato e sono fuggito”.
Secondo l’azienda al momento sono 20 i feriti lievi in infermeria dello stabilimento, mentre due feriti sono stati portati in ospedale dal molo. L’azienda, si precisa ancora nella nota, ha messo in atto tutte le procedure di emergenza generale, gli impianti sono presidiati, in azienda sono presenti i comandanti dei vigili del fuoco provinciale e regionale. Non c’è stato alcun incendio. Le fiamme visibili dall’esterno – si precisa ancora nella nota – sono relative agli sfoghi di sicurezza provocati dalle candele di sicurezza degli impianti. Tutta l’area ghisa è sotto controllo, l’azienda ha subito gravi danni strutturali ancora da quantificare – si sottolinea ancora nella nota dell’Ilva – non c’è stata evacuazione, sono stati messi in circolo tutti i bus aziendali per raccogliere il personale non addetto alla gestione dell’emergenza generale e accompagnarlo alle portinerie e ai punti di incontro dell’azienda.
A quanto riferisce all’Adnkronos Mimmo Panarelli, responsabile territoriale dei metalmeccanici della Fim Cisl, sarebbe caduta in acqua una delle gru situate sopra uno dei pontili che affacciano sul mare e che si trovano all’interno dello stabilimento. Quattro persone sono rimaste ferite: sono due operai che erano sulla struttura finita in pezzi, ed altri due che invece si trovavano nell’area sottostante. La tromba d’aria “ha determinato lo sprigionarsi di fiamme altissime alte 50 o 60 metri” aggiunge Panarelli. Per questo è stato deciso il blocco di due estrattori che alimentano la rete del gas. “I lavoratori, preoccupati per le conseguenze, sono quindi usciti dalla fabbrica e ora i tecnici stanno effettuando dei controlli”, aggiunge. Secondo quanto riferisce Panarelli anche nel vicino comune di State la tromba d’aria ha causato danni ai tetti delle case che sono state scoperchiate.
A causa del forte vento, nell’area portuale adibita al carico e scarico del materiale del siderurgico, sono crollati anche alcuni caricatori. La violenza della tromba d’aria è evidente anche dalle auto ribaltate sulle statali 106 e 100, che portano a Reggio Calabria e Bari. Intanto, nell’area portuale, una persona sarebbe dispersa, probabilmente finita in mare a causa del fortissimo vento che ha investito la città./Il Fatto quotidiano
E a pagare sono soprattutto gli operai: é di pochi secondi fa la notizia uscita su rainews24: all'Ilva un morto, 2 operai dispersi e 20 feriti.
Taranto, tromba d’aria sull’Ilva.
Crolli e gru in mare, oltre 20 feriti
Vicino alla ciminiera spezzata dal maltempo si vedono levarsi le fiamme, forse prodotte da un fulmine. Una gru è finita in mare, sommozzatori al lavoro per cercare il lavoratore che stava manovrando in cabina. Molti operai hanno lasciato lo stabilimento. Sei bambini feriti in una scuola vicina agli impianti
Una violenta ondata di maltempo si è abbattuta su Taranto e una tromba d’aria ha causato il crollo del camino delle batterie 1 e 2 dello stabilimento Ilva, nel reparto cokerie, ma anche il crollo in mare di una gru. I feriti sono una ventina, mentre i sommozzatori sono al lavoro per cercare il manovratore del mezzo meccanico che si trovava sulla banchina dell’acciaieria. Sul posto ci sono diverse ambulanze, mezzi dei vigili del fuoco, carabinieri e polizia. Vicino al camino spezzato si vedono levarsi fiamme, forse prodotte dal fulmine che ha colpito la ciminiera. Molte lamiere sollevate da impianti Ilva bloccano le strade adiacenti. Dalla strada provinciale per Statte si notano all’interno dello stabilimento focolai di incendio provocati dalla caduta di pezzi delle ciminiere e da alcuni scoppi. I gasometri all’interno della fabbrica sono stati messi in sicurezza. All’esterno del siderurgico si notano gruppi di lavoratori che stanno abbandonando lo stabilimento.
Nella cittadina di Statte, a ridosso delll’Ilva, il maltempo ha investito una scuola: sei bambini sono rimasti feriti in modo lieve e sono ora nell’ospedale Moscati di Taranto dove vengono medicati. In tutto negli ospedali, compresi i bambini, dovrebbero esserci, secondo Amati, 18 persone: la vita di nessuna di loro sarebbe in pericolo.
La tromba d’aria avrebbe provocato l’incendio dei gas di scarico di alcuni degli impianti, secondo quanto riferito dai vigili del fuoco. Da qui anche un possibile rischio di esplosioni. I pezzi di cemento caduti dalle ciminiere, infatti, si sarebbero riversati su due tralicci dell’alta tensione. E’ bloccata la linea ferroviaria Bari-Taranto e i passeggeri di un treno sono in attesa di trasbordo su autobus per raggiungere Taranto. I feriti provocati dalla tromba d’aria, in tutta la città, sarebbero una ventina, altre persone sono disperse. ”Stavo guidando un camion vicino alle batterie 7-12 – racconta un lavoratore rimasto illeso - All’improvviso ho visto un tornado, volare tutto e fumo. Non riuscivo a vedere più niente. Mi sono fermato e sono fuggito”.
Secondo l’azienda al momento sono 20 i feriti lievi in infermeria dello stabilimento, mentre due feriti sono stati portati in ospedale dal molo. L’azienda, si precisa ancora nella nota, ha messo in atto tutte le procedure di emergenza generale, gli impianti sono presidiati, in azienda sono presenti i comandanti dei vigili del fuoco provinciale e regionale. Non c’è stato alcun incendio. Le fiamme visibili dall’esterno – si precisa ancora nella nota – sono relative agli sfoghi di sicurezza provocati dalle candele di sicurezza degli impianti. Tutta l’area ghisa è sotto controllo, l’azienda ha subito gravi danni strutturali ancora da quantificare – si sottolinea ancora nella nota dell’Ilva – non c’è stata evacuazione, sono stati messi in circolo tutti i bus aziendali per raccogliere il personale non addetto alla gestione dell’emergenza generale e accompagnarlo alle portinerie e ai punti di incontro dell’azienda.
A quanto riferisce all’Adnkronos Mimmo Panarelli, responsabile territoriale dei metalmeccanici della Fim Cisl, sarebbe caduta in acqua una delle gru situate sopra uno dei pontili che affacciano sul mare e che si trovano all’interno dello stabilimento. Quattro persone sono rimaste ferite: sono due operai che erano sulla struttura finita in pezzi, ed altri due che invece si trovavano nell’area sottostante. La tromba d’aria “ha determinato lo sprigionarsi di fiamme altissime alte 50 o 60 metri” aggiunge Panarelli. Per questo è stato deciso il blocco di due estrattori che alimentano la rete del gas. “I lavoratori, preoccupati per le conseguenze, sono quindi usciti dalla fabbrica e ora i tecnici stanno effettuando dei controlli”, aggiunge. Secondo quanto riferisce Panarelli anche nel vicino comune di State la tromba d’aria ha causato danni ai tetti delle case che sono state scoperchiate.
A causa del forte vento, nell’area portuale adibita al carico e scarico del materiale del siderurgico, sono crollati anche alcuni caricatori. La violenza della tromba d’aria è evidente anche dalle auto ribaltate sulle statali 106 e 100, che portano a Reggio Calabria e Bari. Intanto, nell’area portuale, una persona sarebbe dispersa, probabilmente finita in mare a causa del fortissimo vento che ha investito la città./Il Fatto quotidiano
Tromba d'aria all'Ilva: la popolazione non è tutelata da eventuali incidenti rilevanti
A vedere queste immagini viene spontaneo chiedersi: quanto minerale è stato disperso nell'ambiente circostante? la città di Taranto nell'ipotesi di un incidente rilevante è pronta ad un'imminente evacuazione? La risposta è NO.
Il ministro dell'Ambiente Clini e il ministro Cancellieri dovranno rispondere a queste e ad altre domande. Il Ministro Cancellieri.... in particolare, tanto preoccupata per la sicurezza in termini di "ordine pubblico"! Inizi a preoccuparsi della "sicurezza" degli abitanti di Taranto e provincia che ogni giorno devono temere per la loro incolumità. sono queste le aziende a rischio di incidente rilevante a Taranto ENI SPA - ILVA SPA Acciaierie e impianti metallurgici - BASILE PETROLI SPA - TARANTO ENERGIA SRL- Centrale termoelettrica- IN.CAL.GAL. SUD SRL Deposito di gas liquefatti-
Parole sante per la terra dei sordomuti
Dal Sito di Epidemiologia & Prevenzione, Rivista dell'Associazione italiana di epidemiologia:
La salute a Taranto. Ecco cosa si deve fare.
Taranto: dopo l'inquinamento la medicalizzazione?Cosa si deve fare ora per salvaguardare la salute dei tarantini? Indagini esaustive, prevenzione, promozione della salute e niente medicalizzazione inutile. Questo sostengono i direttori di Epidemiologia&Prevenzione nella nota editoriale che accompagna un importante articolo di Francesco Forastiere e Annibale Biggeri – periti del GIP Patrizia Todisco, del Tribunale di Taranto – in cui si descrivono gli interventi da avviare nella città dell'ILVA: sorveglianza ambientale ed epidemiologica di alta qualità e attenzione alla partecipazione dei cittadini. Come sostiene la sociologa Bruna De Marchi, a Taranto occorre costruire un progetto civico evitando 'soluzioni' calate dall'alto. Per questo il coinvolgimento della comunità locale è necessario se l'obiettivo è la realizzazione di un processo di prevenzione e di ricerca integrato e condiviso.Dopo il vaglio di una peer review molto rigorosa, sono finalmente disponibili online gli articoli scientifici sullo stato di salute delle popolazioni residenti attorno agli impianti dell'ILVA di Taranto. I risultati, già presentati dal ministro della salute Renato Balduzzi lo scorso 22 ottobre a Taranto, saranno pubblicati per esteso sul numero di Epidemiologia & Prevenzione in uscita a metà dicembre 2012. |
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Il PRIMO, firmato da Comba P. et al, Ambiente e salute a Taranto: studi epidemiologici e indicazioni di sanità pubblica contiene l'aggiornamento al 2009 dello studio Sentieri sul Sin di Taranto, un'analisi dei trend di mortalità dal 1980 al 2008, i dati dell'incidenza dei tumori negli anni 2006-07 e un approfondimento sulla mortalità infantile. | ||
Il SECONDO presenta i risultati di uno Studio esplorativo di biomonitoraggio condotto sugli allevatori delle masserie della provincia di Taranto, firmato da I. Iavarone et al.Continua a leggere su EePContinua a leggere sul Blog |
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A proposito dell'AIA di Clini
"Con decreto del 15 marzo 2012, e quindi a distanza di pochi mesi dal rilascio dell’autorizzazione, il Ministero dell’ambiente ha disposto l’avvio del procedimento amministrativo per il complessivo riesame dell’Aia, in ragione dei dati emersi dalla perizia effettuata in sede di
incidente probatorio nel corso del procedimento penale pendente presso la procura di Taranto ed avente ad oggetto una serie di reati riconducibili, secondo l’ipotesi accusatoria, all’attività dell’Ilva. È lecito quindi domandarsi cosa sia potuto accadere, in pochi mesi, nella situazione di fatto oggetto degli approfondimenti effettuati, in primo luogo, da parte dei componenti della Commissione Aia e, in secondo luogo, da parte dei periti del tribunale. La risposta è quasi scontata.
In realtà non è accaduto nulla di diverso ma sono stati diversamente valutati gli stessi fenomeni.
L’apertura della procedura per il riesame complessivo dell’Aia, e quindi la messa in discussione dell’attività svolta dai competenti soggetti del Ministero dell’ambiente, avrebbe dovuto comportare, secondo banali principi di consequenzialità logica, l’individuazione per il riesame dell’Aia di soggetti diversi rispetto a quelli che avevano già composto la Commissione. Non risulta che ciò sia avvenuto, se non in minima parte. Non è certo compito della Commissione valutare l’idoneità o l’inidoneità dei soggetti ai quali è affidato un incarico di tale delicatezza, che impone, come è evidente, la presenza di
professionalità altamente qualificate e di esperienza, ma qualche osservazione è doveroso esprimerla.
Ci si sarebbe aspettati che il Ministero, dopo avere messo in discussione l’Aia, mettesse in discussione i suoi organi. Non appare giustificata l’assenza del Ministero dell’ambiente all’udienza di incidente probatorio, nel corso della quale sono stati esaminati, nel contraddittorio delle parti processuali, i numerosi periti nominati dal Gip di Taranto. In quella sede, il Ministero dell’ambiente, oltre a dare un segnale importante della vicinanza delle istituzioni e del Governo all’attività della magistratura ed, ancor di più, alle popolazioni del luogo, avrebbe potuto acquisire direttamente informazioni di sicuro rilievo ai fini della istruttoria."
Tratto dalla relazione della COMMISSIONE PARLAMENTARE DI
INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI
- RELAZIONE TERRITORIALE SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI
RIFIUTI NELLA REGIONE PUGLIA, pag 345.
Rifiuti in Puglia
martedì 27 novembre 2012
Ilva Taranto: nuova assemblea pubblica
Si terrà questa sera alle 20.30 davanti alla Portineria D dell'Ilva di Taranto una assemblea pubblica. Ad organizzarla il comitato dei Liberi e Pensanti.
Il "democratico" Ferrante....
In questi giorni di primarie, si criticano aspramente il numero uno dei Democratici, il segretario nazionale del Pd, per aver ricevuto 98 mila euro per finanziare una passata campagna elettorale da Riva, ed il "nuovo" democratico, il presidente della Regione Vendola perchè "avrebbe" fatto pressioni su Assennato, direttore di Arpa Puglia. Ma c'è un altro democratico, che in tutta questa storia sta spesso ai margini ma che invece gioca un ruolo di primo piano: è il nuovo presidente dello stabilimento Ilva Bruno Ferrante, nonchè custode giudiziale delle aree dell'azienda sequestrate.
Ferrante nel suo passato, non proprio remoto, è stato al fianco degli attuali democratici: anche lui partecipò alle primarie del centrosinistra. Sfidò - dopo le dimissioni da prefetto di Milano - Dario Fò e vinse. Ma non fu invece eletto alle amministrative: i milanesi preferirono la Moratti.
Questa premessa ci porta a capire come siano così stretti i rapporti tra l'Ilva e il centrosinistra. Ma non basta questa premessa.
Bruno Ferrante dopo la sconfitta subita, è stato nominato dal Consiglio dei ministri, nel 2007, durante il II governo Prodi, alla carica di Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione. Ma nel luglio dello stesso anno si dimise per accettare quella di Presidente di Fibe e Fibe Campania, del gruppo Impregilo, e per gestire e risolvere l'"emergenza rifiuti in Campania". Problema che non risolse.
Ora si appresta a risolvere un nuovo problema: fermare il sequestro dell'impianto. Ci riuscirà? forse col sostegno del governo Monti che trova il totale appoggio dei democratici, magari con qualche grossa spintarella, forse forse ce la fa!
Ferrante nel suo passato, non proprio remoto, è stato al fianco degli attuali democratici: anche lui partecipò alle primarie del centrosinistra. Sfidò - dopo le dimissioni da prefetto di Milano - Dario Fò e vinse. Ma non fu invece eletto alle amministrative: i milanesi preferirono la Moratti.
Questa premessa ci porta a capire come siano così stretti i rapporti tra l'Ilva e il centrosinistra. Ma non basta questa premessa.
Bruno Ferrante dopo la sconfitta subita, è stato nominato dal Consiglio dei ministri, nel 2007, durante il II governo Prodi, alla carica di Alto Commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione. Ma nel luglio dello stesso anno si dimise per accettare quella di Presidente di Fibe e Fibe Campania, del gruppo Impregilo, e per gestire e risolvere l'"emergenza rifiuti in Campania". Problema che non risolse.
Ora si appresta a risolvere un nuovo problema: fermare il sequestro dell'impianto. Ci riuscirà? forse col sostegno del governo Monti che trova il totale appoggio dei democratici, magari con qualche grossa spintarella, forse forse ce la fa!
Come aggirare la magistratura: tutte le strade percorribili del governo
da l'Huffingtonpost.it
Il conto alla rovescia è cominciato. Il governo ha due giorni di tempo per mettere sul tavolo dell'incontro di giovedì una soluzione credibile per scongiurare la chiusura dello stabilimento annunciata ieri dall'azienda.
L'ipotesi, prima soltanto ventilata e ora sempre più percorribile, è quella di trasformare l'area in "sito di interesse strategico nazionale", sul modello di quanto fatto dal governo Berlusconi nel 2008 per il termovalorizzatore di Acerra. "Quello è un precedente", ha commentato oggi il ministro non smentendo questa ipotesi. Un'area commissariata, sotto la supervisione del governo, per potere consentire all'azienda di proseguire la produzione nonostante i sequestri dei magistrati. "Permettere di produrre ma solo a patto che questa attività permetta all'azienda di mettere in pratica il risanamento imposto dal governo", fanno sapere fonti del ministero dell'Ambiente.
L'unico modo per superare il triangolo di veti che ha paralizzato lo sblocco della situazione in questi mesi. Da un lato i provvedimenti dei giudici, il sequestro dell'area a caldo il 26 luglio e quello ieri dei prodotti finiti e semilavorati. Dall'altro l'azienda che non solo ha contestato come prevedibile le disposizioni giudiziarie, ma ha continuato - di fatto - a produrre nonostante le violazioni. Motivo che ha spinto i magistrati a iscrivere nel registro degli indagati il presidente dell'Ilva Ferrante e il direttore dello stabilimento Adolfo Buffo.
Da ultimo, il governo, che ora ha in mano la "patata bollente" e ha meno di 48 ore per trovare una soluzione.. Una misura che affianchi e difenda l'Aia che ha varato lo scorso mese e che l'azienda ha spiegato di non poter applicare fino a quando i giudici non avessero revocato il sequestro.
Il ministro dell'Ambiente Corrardo Clini ha già tracciato la strada, che passa per un intervento diretto per decreto del governo per prendere fisicamente in mano il sito e diventarne temporaneamente commissario, e porta dritto a un conflitto pesantissimo con la magistratura.
Perché, così, lo scontro è praticamente inevitabile. E il ministro Clini già in mattinata non ci è girato intorno: "E' evidente - ha detto Clini - che l'obiettivo, anche della procura tarantina, è di bloccare l'attuazione dell'Aia e di arrivare alla chiusura dello stabilimento. Stanno cercando di creare le condizioni per cui l'autorizzazione non sia applicabile", ha aggiunto il ministro."Questo non è legale, si sta creando un ostacolo al rispetto della legge".
Ma la soluzione messa in campo da Clini non convince tutti: "L'ipotesi di trasformare l'area in sito strategico nazionale è difficilmente percorribile perché aprirebbe la strada a un'inevitabile conflitto di attribuzione. Conflitto che il presidente Napolitano, che oggi ha pralto di situazione 'molto complicata', cerca in tutti i modi di scongiurare", spiegano i Verdi.
Diverso il parere del deputato Pdl ed ex sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia: “La soluzione prospettata dal Ministro Clini che prevede che l’area dello stabilimento Ilva diventi un sito di interesse strategico nazionale potrebbe essere la soluzione perseguibile. È assurdo pensare di abbandonare a se stessa un’area produttiva in cui rimangono problemi di inquinamento”.
Non tutto, però, è definito. Il governo può battere ancora altre strade. Un nuovo decreto che imponga all'azienda il rispetto tassativo delle prescrizioni già imposte o -ultimo atto - sollevare un conflitto di fronte alla Corte costituzionale. Potere esecutivo contro potere giudiziario. Una strada più lenta, più pericolosa e dall'esito imprevedibile. E che rischia di tracciare un pericoloso precedente nei rapporti tra imprese, magistratura e governo.
Commissariare l'area per farne un sito di interesse strategico
sul modello di Acerra
Il conto alla rovescia è cominciato. Il governo ha due giorni di tempo per mettere sul tavolo dell'incontro di giovedì una soluzione credibile per scongiurare la chiusura dello stabilimento annunciata ieri dall'azienda.
L'ipotesi, prima soltanto ventilata e ora sempre più percorribile, è quella di trasformare l'area in "sito di interesse strategico nazionale", sul modello di quanto fatto dal governo Berlusconi nel 2008 per il termovalorizzatore di Acerra. "Quello è un precedente", ha commentato oggi il ministro non smentendo questa ipotesi. Un'area commissariata, sotto la supervisione del governo, per potere consentire all'azienda di proseguire la produzione nonostante i sequestri dei magistrati. "Permettere di produrre ma solo a patto che questa attività permetta all'azienda di mettere in pratica il risanamento imposto dal governo", fanno sapere fonti del ministero dell'Ambiente.
L'unico modo per superare il triangolo di veti che ha paralizzato lo sblocco della situazione in questi mesi. Da un lato i provvedimenti dei giudici, il sequestro dell'area a caldo il 26 luglio e quello ieri dei prodotti finiti e semilavorati. Dall'altro l'azienda che non solo ha contestato come prevedibile le disposizioni giudiziarie, ma ha continuato - di fatto - a produrre nonostante le violazioni. Motivo che ha spinto i magistrati a iscrivere nel registro degli indagati il presidente dell'Ilva Ferrante e il direttore dello stabilimento Adolfo Buffo.
Da ultimo, il governo, che ora ha in mano la "patata bollente" e ha meno di 48 ore per trovare una soluzione.. Una misura che affianchi e difenda l'Aia che ha varato lo scorso mese e che l'azienda ha spiegato di non poter applicare fino a quando i giudici non avessero revocato il sequestro.
Il ministro dell'Ambiente Corrardo Clini ha già tracciato la strada, che passa per un intervento diretto per decreto del governo per prendere fisicamente in mano il sito e diventarne temporaneamente commissario, e porta dritto a un conflitto pesantissimo con la magistratura.
Perché, così, lo scontro è praticamente inevitabile. E il ministro Clini già in mattinata non ci è girato intorno: "E' evidente - ha detto Clini - che l'obiettivo, anche della procura tarantina, è di bloccare l'attuazione dell'Aia e di arrivare alla chiusura dello stabilimento. Stanno cercando di creare le condizioni per cui l'autorizzazione non sia applicabile", ha aggiunto il ministro."Questo non è legale, si sta creando un ostacolo al rispetto della legge".
Ma la soluzione messa in campo da Clini non convince tutti: "L'ipotesi di trasformare l'area in sito strategico nazionale è difficilmente percorribile perché aprirebbe la strada a un'inevitabile conflitto di attribuzione. Conflitto che il presidente Napolitano, che oggi ha pralto di situazione 'molto complicata', cerca in tutti i modi di scongiurare", spiegano i Verdi.
Diverso il parere del deputato Pdl ed ex sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia: “La soluzione prospettata dal Ministro Clini che prevede che l’area dello stabilimento Ilva diventi un sito di interesse strategico nazionale potrebbe essere la soluzione perseguibile. È assurdo pensare di abbandonare a se stessa un’area produttiva in cui rimangono problemi di inquinamento”.
Non tutto, però, è definito. Il governo può battere ancora altre strade. Un nuovo decreto che imponga all'azienda il rispetto tassativo delle prescrizioni già imposte o -ultimo atto - sollevare un conflitto di fronte alla Corte costituzionale. Potere esecutivo contro potere giudiziario. Una strada più lenta, più pericolosa e dall'esito imprevedibile. E che rischia di tracciare un pericoloso precedente nei rapporti tra imprese, magistratura e governo.
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