lunedì 2 novembre 2009

Tutti pronti a stendere il tappeto rosso all'Ilva!

Politici e sindacalisti uniti per dire che oltre l'Ilva, a Taranto, c'è solo l'Ilva!

Cassa integrazione straordinaria all'Ilva L’ansia di Taranto: «Salvate il sito»
Istituzioni e sindacati in allarme per il futuro dello stabilimento: «Giù le mani dai livelli occupazionali»


TARANTO — Dall’8 dicem­bre, dopo i primi dodici mesi di cassa integrazione ordinaria, scatterà il periodo di cassa stra­ordinaria per tutti i lavoratori dell’Ilva di Taranto. L’azienda ha però garantito che nessuno perderà il posto di lavoro. L’an­nuncio della nuova misura, do­vuta al perdurare della crisi del­l’acciaio sui mercati internazio­nali, ha provocato la reazione delle istituzioni e del sindaca­to.
«Mentre tutti si affannano a convincerci che la crisi è passa­ta e che siamo entrati in una fa­se di ripresa — commenta Pep­pe Lazzaro, segretario generale della Fim-Cisl —, la fabbrica si­derurgica più grande d’Italia ri­sponde con un ulteriore calo di produzione dovuto a una nuo­va stagnazione della domanda di prodotti siderurgici. Dopo un piccolissimo risveglio del mercato siamo ritornati in una fase di forte stagnazione dovu­to alla sola ricostituzione delle scorte da parte dei consumato­ri d’acciaio».
Il sindacato chiederà che an­che nel periodo di cassa straor­dinaria sia garantita la rotazio­ne tra i dipendenti e il manteni­mento della quota salario, co­me durante l’anno di cassa ordi­naria. «La Fim — aggiunge Laz­zaro — continua a essere con­vinta che Taranto e provincia non possano fare a meno del tessuto industriale e di conse­guenza della grande industria. Dal punto di vista della tutela ambientale ritiene sbagliata qualsiasi scorciatoia, come il re­ferendum popolare, e continue­rà a spingere nei confronti di Il­va affinché l’azienda prosegua sulla strada degli investimenti, ricercando sempre le migliori tecnologie disponibili al fine di determinare finalmente la eco­sostenibilità delle produzioni industriali » .
Gianni Florido
, presidente della Provincia di Taranto, sot­tolinea che «la crisi economica sta mettendo a dura prova tut­to il sistema produttivo di Ter­ra Ionica e proprio in queste ore l’Ilva è chiamata ad attuare scelte molto importanti. Il pri­mo dato che credo vada sottoli­neato è che per il gruppo Riva la centralità dello stabilimento tarantino non è in discussione e pare che le decisioni che l’azienda sta adottando servi­ranno proprio a salvaguardare il futuro della fabbrica taranti­na. E’ di fondamentale impor­tanza, inoltre, rendere la fabbri­ca ecocompatibile perché non possiamo e non vogliamo arre­trare di un centimetro su que­sto versante fermo restando la salvaguardia dei livelli occupa­zionali».
Secondo Piero Bitetti, assessore alle Politiche del lavo­ro del Comune di Taranto, «l’Il­va rappresenta un punto di rife­rimento insostituibile per il no­stro apparato industriale e sap­piamo degli sforzi che si stan­no compiendo per tentare di li­mitare i danni in questo mo­mento di grave difficoltà. Il no­stro auspicio è che si esca dalla crisi il più presto possibile e so­prattutto senza alcun ridimen­sionamento dell’organico».
Cesare Bechis (Corriere del Mezzogiorno)

1 commento:

donato ha detto...

Il problema di Taranto è che con una classe dirigente così terra-terra, incapace di programmare, immaginare e fare qualcosa di buona, non si va da nessuna parte. Immaginavo questa corsa a chi corteggia di più l'industria...fattore che ILVA non si lascerà sfuggire di sfrtuttare fino in fondo. Non dovremmo combattere le industrie inquinanti, ma tutti i politicanti e sindacalisti che ci assediano!