mercoledì 30 gennaio 2013

Un po' di ENI

Tempa rossa in commissione europea

Doppio risultato, dopo la discussione a Bruxelles delle due petizioni del Comitato Legamjonici contro l'Inquinamento, presentate a fine 2011 ed inizio 2012: la prima sul progetto di Raffineria Eni, Tempa Rossa, con annesse relazioni sulla sicurezza alimentare dei mitili e la presunta violazione dei regolamenti comunitari del 2006 e del 2011 sulla classificazione e controllo dei molluschi bivalvi e sui limiti restrittivi di diossine e pcb in Mar Piccolo; l'altra sui progetti di hidrocracking, metanodotti, centrale a turbogas e sulla richiesta di una via, valutazione di impatto ambientale, unica. Ieri mattina, in conferenza stampa, al Centro Magna Grecia, Daniela Spera, a nome del comitato, ha spiegato le fasi dell'iter, arrivato ad un punto significativo il 22 gennaio, con la sua esposizione delle problematiche, in suolo belga, nel corso della seduta della Commissione europea delle petizioni (presso la Commissione Europea del Parlamento Europeo): l'organismo ha una funzione investigativa, può garantire l'accesso a mezzi di ricorso extra giudiziari, organizzare missioni d'informazione e riferire al riguardo in seduta plenaria, fino ad arrivare alle procedure di infrazione sull'applicazione delle direttive europee. Il primo risultato si aggancia alla prima petizione: il rischio dell'aumento dell'inquinamento in Mar Grande, a causa del Tempa Rossa dell'Eni, ha fatto scoprire il caso del primo seno del Mar Piccolo, da dove le cozze dovrebbero traslocare. Allora, la Direzione Generale Sanco (Salute e Consumatori) della Commissione europea avrebbe deciso di chiedere alle autorità italiane ulteriori documentazioni sulla classificazione delle acque di Mar Piccolo ai fini mitilicoli. Tutto questo unitamente alla denuncia della possibile violazione del diritto comunitario sulla valutazione di impatto ambientale e sulla direttiva Seveso: «Gli stabilimenti avrebbero dovuto variare l'assetto urbanistico, se si poteva aumentare il rischio di incidente rilevante. Lo Stato membro dell'Unione Europea deve tenere conto della vicinanza dei luoghi frequentati dal pubblico. Pensiamo ai rischi della costruzione di due serbatoi di 180.000 metri cubici accanto alle cisterne esistenti. Il sindaco non ha informato la popolazione, nessuno è stato addestrato ad affrontare il rischio». «Il rischio di inquinamento del Mar Grande con il transito di petroliere, il carico del greggio, il lavaggio dei serbatoi, può aumentare - ha continuato Daniela Spera – e, poiché il novellame del primo seno di Mar Piccolo dovrebbe essere trasferito in Mar Grande, il progetto non dovrebbe essere realizzato se si vuole tutelare la mitilicoltura». La stessa, ha esposto in Commissione un'altra possibile violazione: il “Tempa Rossa” sarebbe stato autorizzato quando l'Eni non aveva ottemperato alle prescrizioni di Via/Aia del 2009 e 2010. Il secondo risultato, riguarda la seconda petizione: c'è conferma della richiesta di risposte alle autorità italiane sulle modalità di valutazione di impatto ambientale. Le inchieste rimangono aperte. Le Autorità italiane risponderanno a Bruxelles e Legamjonici potrà inviare integrazioni e fare ricorsi. «Cittadini apartitici - ha concluso - sono andati a proprie spese a Bruxelles, dopo essere stati ignorati dai politici locali, di Regione e Consiglio Comunale. In futuro, presenteremo una petizione sulla sicurezza dei prodotti alimentari ed un ricorso alla Corte Giustizia dei Diritti Umani a Strasburgo, riferendoci, come precedente, ad una sentenza sulla cattiva gestione dei rifiuti in Italia»."
(Il Quotidiano - Francesca RANA)

Dal sito di Legamjonici la rassegna stampa dell'azione dei cittadini contro lo scempio territoriale del progetto Tempa Rossa.
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