giovedì 10 gennaio 2013

Corsia preferenziale

Ilva: Consulta accelera, 13/2 decide su ricorso Procura

La Corte Costituzionale accelera sul caso Ilva. E' fissata per il 13 febbraio la camera di consiglio per valutare l'ammissibilità del conflitto d'attribuzione tra poteri dello Stato che la Procura di Taranto ha sollevato nei confronti del governo e che ruota attorno alla legge salva-Ilva. Datato 21 dicembre, il ricorso dei pm che porta in calce come prima firma quella del procuratore di Taranto Francesco Sebastio, era stato materialmente depositato nella cancelleria della Corte il 31 dicembre con richiesta di trattazione urgente. E in effetti la calendarizzazione della camera di consiglio con cui i giudici decideranno se il conflitto ha tutti i presupposti per essere ammesso, è avvenuta in tempi celeri. Il che fa pensare che, in caso di ammissibilità, anche successivamente la Consulta potrebbe scegliere di accorciare i termini per la notifica del ricorso al governo da parte della Procura, per i successivi depositi degli atti e per la costituzione in giudizio della controparte, ossia, appunto, l'Esecutivo. Giudice relatore è Gaetano Silvestri: sarà lui ad illustrare i termini della vicenda in Corte Costituzionale. Il 13 febbraio la Consulta non entrerà nel merito del caso, questo avverrà successivamente, in un'apposita udienza, qualora il 13 l'azione promossa dalla Procura abbia il via libera.

"Non credo ci siano particolari dubbi sull'ammissibilità - osserva Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale -. In questo primo passaggio i giudici devono valutare se i soggetti in gioco sono poteri dello Stato titolari di attribuzioni costituzionali, ed è pacifico che procura e governo lo siano; e se il conflitto ha 'tono' costituzionale. Sull'ammissibilità, quindi, ho pochi dubbi, tanto più che, tecnicamente, anche in fase di merito la Corte potrebbe dichiarare il ricorso inammissibile, anche se avviene raramente. Proprio riguardo al merito, la tesi dei pm mi pare un po' artificiosa. Al centro della loro azione c'è infatti un atto normativo nuovo che disciplina ampiamente la materia e ne trae conseguenze. E' una nuova normativa complessiva, rispetto alla quale non ritengo vi sia una sottrazione, una menomazione di poteri all'autorità giudiziaria". Su questo, infatti, poggia il ricorso inviato da Taranto: nell'atto si sostiene che il governo, con il salva-Ilva, consentendo al gruppo siderurgico di proseguire produzione e commercializzazione dei prodotti nonostante il sequestro giudiziario, abbia leso i principi costituzionali sull'obbligatorietà dell'azione penale e sull'autonomia del pm, determinando così un "grave vulnus".

La battaglia di fronte alla Consulta si annuncia complessa. A questo primo conflitto d'attribuzione se ne affiancherà un secondo sulla legge 231 di conversione del decreto, che presenta alcune modifiche rispetto al testo originario: la Procura lo sta elaborando, non è escluso che la Consulta possa poi trattarlo congiuntamente al primo. C'è poi un ulteriore fronte: secondo i pm, la norma è incostituzionale e per questo hanno sollevato questione di legittimità costituzionale sia al gip sia al Tribunale del Riesame. Questo filone potrebbe vedere in campo anche l'Ilva, che non può entrare nel conflitto tra poteri, ma su questo versante potrebbe decidere di costituirsi. Proprio oggi, tra l'altro, i legali dell'azienda hanno depositato al Tribunale dell'appello di Taranto una memoria a difesa della legge 231, affermando che non viola la Costituzione e che non espropria la funzione della magistratura, chiedendo che il Tribunale dichiari irrilevante e/o manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale. (ANSA)

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