Tutti si domandano OGGI dove sia finito Fabrizio Corona, condannato per estorsione aggravata ai danni del calciatore David Trezeguet, in fuga chissà per quale paese... La latitanza del famoso fotografo, cacciatore di piccantissimi scoop, ha avuto tutta l'attenzione da parte di tg- prime pagine di quotidiani... eh sì perchè la latitanza di Corona fa notizia, non fa notizia invece la latitanza di Fabio Riva....
vicepresidente dell'Ilva, condannato per associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, emissione di sostanze nocive, avvelenamento da diossina di sostanze alimentari, e ancora omissione di cautele in materia di sicurrezza sul lavoro e corruzione. Fabio Riva manca all'appello, lo ricordiamo, dal 26 novembre.
Ma gran parte del mondo della comunicazione, e del giornalismo, preferisce evitare di fare troppe domande sulla sua "irreperibilità"... perchè è questa la parola troppo spesso usata da giornali, web, e stampa (con le dovute eccezioni!) per definire una fuga irresponsabile, una sottrazione volontaria alla cattura: condizione non omologa dal punto di vista della situazione procedimentale, a quella di irreperibilità (che necessita di essere controllata dal legislatore,potendo risolversi con l'individuazione di un domicilio dell'interessato - (Cass. Pen. Sez. IV, 22.08.1996, Turchetti, CP , 1998, 1155).
Se ancora OGGI si tende ad usare questo tipo di linguaggio, come a voler assolvere il latitante dai peccati-reati commessi, significa che a poco sono servite le scomode verità venute a galla con l’inchiesta per corruzione in atti giudiziari, da cui è emerso il metodo clientelare Riva che tesseva come un ragno tra più velenosi e pericolosi, una ragnatela fatta da intricatissimi rapporti con politici, sindacati, Chiesa, e pure di "certa e corrotta stampa". Ciò che conta è il bottino post elezioni da spartire: allora il nuovo compito per riuscire in questa impresa da impartire al mondo della comunicazione sarà quello ( e già sta avvenendo con successo) di addomesticare ancora una volta non solo l'opinione pubblica, ma soprattutto i "dipendenti" diretti e indiretti del Gruppo Riva.
A cominciare dai massimi rappresentanti del governo dimissionario, Monti, Passera e Clini, fino al Presidente della Regione Puglia, e al candidato premier Bersani, per non parlare poi del PDL, da destra a sinistra: tutti a spendere buone parole per un'Azienda che ad oggi ha fatto profitti sulle spalle dei lavoratori e degli abitanti di Taranto.
Ed ecco che queste "buone" e "positive" parole che offrono la redenzione ad un'Azienda che ha mietuto e continua a mietere le sue vittime per l'inquinamento, si traducono in titoloni da prima pagina. Senza nessun contradditorio, le dichiarazioni a favore dell'Ilva entrano nella testa degli italiani, grazie ad un ottimo lavaggio del cervello, e con un'azione di ripetizione martellante fanno opera di convincimento: L'azienda va salvata, la legge va applicata, la magistratura rispetti la legge! Insomma è questo il concetto errato che arriva fino a noi: ad essere fuorilegge non è l'azienda, ma la magistratura! Ad essere latitante non è Fabio Riva, lui è irreperibile, sebbene ci sia a suo carico un mandato di cattura europeo! ma Fabio Riva non è Corona: c'è latitanza e latitanza!
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L'azienda: "La magistratura rispetti la legge" Incontro a palazzo Chigi tra governo, parti sociali ed enti. "In attesa della Consulta la legge va applicata", recita una nota. "Solo sbloccando i prodotti potremo pagare", replica l'Ilva.
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Vendola: "Non si risolve la questione a colpi di provvedimenti. L'azienda deve poter vendere i prodotti finiti per corrispondere gli stipendi e attuare le prescrizioni dell'Aia". Bersani: "Applicare la legge"
l'avvenire: Ilva, Clini: la legge è chiara
Prodotti finiti ad azienda
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