martedì 22 gennaio 2013

Un po' di circo sul bollettino di Riva e co.

Ecco uno sprazzo di spettacolo, un trailer circense con i soliti capiclown impegnati a fare gli equilibristi della parola e il giochetto dei passetti avanti e dietro.
Che fortuna, che bello il Circo Clini ogni giorno!


L'Ilva apre sul dissequestro vincolato, ovvero sulla possibilità che il milione e 700mila tonnellate di merci ferme a Taranto da fine novembre (un miliardo di euro di valore) sia finalizzato al risanamento del siderurgico e al pagamento degli stipendi di febbraio.
In una nota diffusa dopo l'incontro di ieri mattina a Roma con i sindacati metalmeccanici, l'azienda dichiara «che nell'auspicata ipotesi di un dissequestro dei prodotti lavorati e semilavorati, i proventi della commercializzazione verranno destinati, come è ovvio che sia, agli adempimenti previsti dall'Aia, al pagamento delle retribuzioni dei lavoratori e a quant'altro necessario per la sopravvivenza dell'azienda». Il Garante dell'Aia, l'ex procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, nominato dal Governo l'11 gennaio in attuazione della legge 231 dello scorso dicembre, «potrà controllare l'attuazione di tali impegni» puntualizza l'Ilva.
Che ottiene l'apprezzamento del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: «L'ipotesi comunicata dall'Ilva di destinare, sotto il controllo del Garante, i proventi della commercializzazione di prodotti sotto sequestro agli adempimenti Aia, al pagamento dei fornitori e delle retribuzioni dei lavoratori è un segnale chiaro – afferma Squinzi – della volontà dell'azienda di trovare una soluzione capace di coniugare le esigenze dell'operatività dell'impresa con la tutela dell'ambiente, della salute dei cittadini e dell'occupazione. La vicenda dell'Ilva - rileva Squinzi - è per noi fondamentale: è in gioco la credibilità del Paesee e la sua vocazione manifatturiera».
Il governatore della Regione Puglia invita però l'azienda a un passo formale. «Occorre mettere nero su bianco e abbandonare questo falso gioco degli equivoci - sottolinea Vendola -. Continuare a leggere note e dichiarazioni di Ilva non produce ormai più nessun passo in avanti. Il tempo della disponibilità solo a parole è scaduto». Ora resta da vedere se l'azienda farà davvero l'atto esplicito che Vendola chiede. Difficile, infatti, che il gip Patrizia Todisco (il cui verdetto, atteso per ieri, arriverà presumibilmente oggi) possa decidere per un dissequestro vincolato e non invece confermare quanto già stabilito giorni addietro dal Tribunale dell'appello, che ha sospeso il giudizio e rimesso l'articolo 3 della legge alla Consulta per presunta incostituzionalità.
Sul dissequestro si gioca una partita vitale. Ieri Ferrante ha detto ai sindacati che produrre 17mila tonnellate di acciaio al giorno con tre altiforni e non fatturare nulla perché l'area a freddo è ferma, condanna Taranto a perdere. E quindi, se coils e lamiere non verranno «liberati», non solo gli stipendi sono a rischio, ma con Taranto anche Genova e Novi Ligure andranno incontro alla chiusura. Inoltre, Ferrante ha prospettato che l'Ilva metta anche a disposizione quote societarie per agevolare la ricerca di mezzi finanziari necessari al piano dell'Aia che costa 3 miliardi e mezzo. Le quote sarebbero una garanzia offerta dall'Ilva e l'orientamento sarebbe quello di coinvolgere la Cassa Depositi e Prestiti. Sull'ulteriore cassa integrazione, invece, Ferrante ha detto che verrebbe attivata (e la cosa è stata anche prospettata al Governo nel vertice di venerdì) nel momento in cui, partendo i lavori dell'Aia, sarà necessario fermare gli impianti dell'area a caldo.
Intanto oggi pomeriggio la questione Ilva arriverà in Consiglio dei ministri. Dopo il vertice d'urgenza di venerdì scorso con le parti sociali a Palazzo Chigi, il Governo sta studiando l'ipotesi di un decreto per sbloccare la situazione. Anche se nell'esecutivo si vuole evitare fino all'ultimo un ulteriore inaSsprimento del braccio di ferro con la magistratura, aspettando fino all'ultimo il verdetto del Gip di Taranto sul dissequestro delle merci atteso in queste ore, prima di invervenire con un provvedimento. Come è tornato a ribadire ieri il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che all'incontro di domani a Taranto con le parti sociali e l'azienda ha invitato anche la procura, convinto che gli «obiettivi siano gli stessi». «Mi auguro – ha sottolineato Clini – che si riesca a raggiungere un punto di equilibrio e di collaborazione perché l'unico unico obiettivo del dissequestro Ilva è finanziare il risanamento ambientale e gli stipendi». Proprio quella di vincolare a retribuzioni e interventi di bonifica la destinazione delle risorse che deriverebbero dalla vendita dell'acciaio sequestrato (per un miliardo) sembra sia una delle strade che il Governo sta valutando di recepire nel suo provvedimento – forse un decreto interpretativo – come è stato appunto indicato da Ferrante ai sindacati. Sole24h

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