Ilva inizia gli spegnimenti ma ciurla nel manico: Corporeus corpora la pensa così
Il neo direttore Buffo in conferenza stampa |
Proviamo a vedere che accade se quel che l'ingegner Buffo (neodirettore dell'ILVA di Taranto) comunica oggi, riguardo alle operazioni di spegnimento e bonifica - ex misure cautelari, lo mettiamo a confronto col testo del provvedimento di rigetto dell'istanza già presentata dall'azienda e respinta drasticamente dalla dottoressa Todisco. Documento da noi non a caso pubblicato integralmente nella tarda serata di ieri. In più, alcune considerazione tecniche necessarie sulle tempistiche di spegnimento.
Iniziamo la disamina, volutamente scevra da
considerazioni di mercato e geopolitiche (che pure hanno parte non piccola nella
faccenda, sebbene mai se ne parli), partendo da quel che abbiamo appreso dalle
labbra del dottor Buffo, utilizzando le parole de "La
Repubblica":
"L'altoforno 1 sarà spento entro la fine di novembre. E' stato affidato l'incarico alla società Paul Wurth, che si occuperà anche del progetto per ricostruirlo". Annuncia il direttore dello stabilimento Ilva di Taranto, Adolfo Buffo durante la conferenza stampa convocata per tranquillizzare gli animi e spiegare le strategie dell'azienda."Tutte le attività prescritte sono state realizzate e comunicate ai custodi giudiziari", continua Buffo che annuncia anche l'intenzione di procedere allo spegnimento dell'altoforno 5, il più grande d'Europa. "La società Paul Wurth ha ricevuto incarico il 4 ottobre scorso dall'Ilva di progettare lo spegnimento dell'altoforno 5", spiega il direttore dello stabilimento. La Paul Wurth ha cominciato a raccogliere i disegni della struttura dell'altoforno, che venne costruito dai giapponesi della Nippon Steel. Il tutto "è stato comunicato ai custodi giudiziari", riferisce ancora Buffo. Tempi lunghi, però, per lo stop, previsto per il primo luglio 2015: la sua ricostruzione si concluderà il 31 dicembre 2015.
Per avere nozione più estesa delle
dichiarazioni di Buffo, passate dall'ottimo blog Comitato
per Taranto, che giunge a conclusioni simili alle nostre.
Proseguiamo intanto col mostrarvi l'articolo del Corriere del Giorno in cui appena due giorni fa si scriveva per sommicapi quali fossero i più recenti ordini dei custodi e della procura, a quanto pare rivolti a reprimere comportamenti dilatori:
Proseguiamo intanto col mostrarvi l'articolo del Corriere del Giorno in cui appena due giorni fa si scriveva per sommicapi quali fossero i più recenti ordini dei custodi e della procura, a quanto pare rivolti a reprimere comportamenti dilatori:
Riassumendo, "lo spegnimento degli altiforni 1 e 5, la dismissione dell'altiforno 3 (da sottoporre a bonifica), lo stop di 7 batterie e interventi di bonifica delle acciaierie".
A questo punto occorre far presente due
cose fondamentali:
- La prima è che l'altiforno 5, il meno obsoleto (ma comunque quasi trentennale) ed il più grande, è il cuore della produzione, che potrebbe svolgersi quasi interamente lì. Ovviamente è anche il più inquinante, per ragioni di quantità: non a caso ne è stato ordinato il rapido spegnimento
- La seconda è che non esistono ragioni di ordine tecnico che giustifichino una tale differenza di tempistiche tra lo spegnimento del cosiddetto AFO1 e quello dell'AFO5. Parliamo infatti di quasi 3 anni. Immaginiamo intanto che la ricollocazione dei 942 operai internamente all'azienda, promessa da Aldo Buffo, si realizzi con lo spostamento da un altiforno all'altro, allo scopo di mantenere inalterata la produzione e inevitabilmente l'inquinamento. Bonis Pauca.
L'altoforno è una struttura in muratura rivestita al proprio interno di refrattari dove si raggiunge una temperatura di 2 mila gradi e avviene la fusione.
Mentre la cokeria, l'impianto più inquinante, ha un ciclo di vita che può arrivare a 40 anni, l'altoforno ha una vita media di 12-15 anni.
In questo arco di tempo marcia 24 ore su 24 a regime termico costante. [...]
Il blocco dell'attività produttiva è un aspetto molto critico e delicato, perchè può produrre danni enormi a tutta la filiera siderurgica se non operato correttamente.
L'impianto più complicato da fermare è la cokeria, formata nel caso di Taranto, da una serie di circa 200 forni in sequenza. [...]
Per fermare la cokeria pugliese servono almeno 2 mesi.
Molto meno, una ventina di giorni, dovrebbero essere sufficienti a bloccare e svuotare ciascuno degli altoforni.
Anche qui, il minimo errore può provocare il crollo dell'impianto, ovvero il cedimento interno di tutto il materiale refrattario.
L'altoforno è una sorta di reattore, alto fra i 35 e i 40 metri, con una base, detta crogiolo, di 14 metri. [...]
«Anche se non si verificassero guasti - dice Carlo Mapelli, docente di metallurgia al Politecnico di Milano, al sito siderweb.com - il tempo per rimandare a regime l'area a caldo dell'Ilva sarebbe tra i sei e gli otto mesi».
Questo breve testo ci permette alcune
considerazioni importanti. Ogni tot anni (15 parrebbe) gli altiforni sono in
qualche modo "rigenerati". Per condurre in porto questa operazione, certamente
delicata, tali impianti devono essere "spenti". E quindi riaccesi. Ciò indica
che la cosa non solo è possibile, ma che avviene necessariamente ed è già
avvenuta varie volte dagli anni '60 in poi. Andando a buon fine, sia nel
fermare che nel ripartire. Come tecnici di provata esperienza ci hanno altrove
confermato.
Prendiamo per buone queste tempistiche: più
o meno 20 giorni per spegnere gli altiforni (senza chissà quali differenze tra
l'uno e l'altro), sei/otto mesi per "riaccenderli"; due mesi per arrestare
invece le cockerie.
Alla luce della tecnica attuale parrebbe
pertanto che 3 anni per cessare le attività altamente inquinanti dell'AFO5 siano
davvero una mostruosità.
La motivazione "tecnica" di tale enorme
differenza nelle tempistiche di spegnimento degli altiforni 1 e 5 riteniamo sia
pertanto inaccettabile.
Passiamo adesso alla grande ossessione italica,
il diritto, tanto bello a leggersi quanto tristemente ovunque inapplicato. In
questo caso, alla cosiddetta norma del caso singolo, quella che promana dal
giudice naturale. In questa fase del procedimento dal GIP e dal Tribunale del
riesame.
Quale fonte migliore se non, appunto, l'ultimo
provvedimento del GIP che rigettava le richieste aziendali di proseguire la
produzione?
Il PM chiama i custodi alla pronta
eliminazione (non riduzione) delle emissioni nocive ancora in atto (cioè
tutte quelle ancora in atto), immediatamente. Fin qui, appunto, la
Procura, che abbiamo già visto esprimersi in modo ancora più cogente e
dettagliato, successivamente all'atto in questione, nell'articolo del Corriere
del Giorno. Ma, al solito, Patrizia Todisco nulla lascia al caso e passa a
riferirsi all'altra fonte, a lei sovraordinata, ovvero il Tribunale
del riesame. Che cita per lunghissimi estratti:
"L'obiettivo è uno ed uno solo, ovverosia il
raggiungimento, il più celermente possibile, del risanamento ambientale e
l'interruzione delle attività inquinanti." Molto chiaro, posto che appunto
gli altiforni 1 e 5 inquinano e se ne ordina lo spegnimento. Ancora:
Nel conflitto, laddove esistente come a Taranto, tra "iniziativa economica e diritto alla salute (dei cittadini e dei lavoratori) è scontato che debba prevalere il secondo... per la stessa previsione - contenuta nell'articolo 41 cpv. della Costituzione - che l'iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recar danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana". Forse non è scontato ricordare che la dignità (umana) e la sicurezza sono generate dalla salute personale ed ambientale. In assenza di tali requisiti non c'è nemmeno libertà, se non quella di sopportare ansia, dolore e finanche morte.
E continuiamo col riesame, ancora citato, sul perchè dell'azienda non ci possa fidare:
Qui non c'è nemmeno da evidenziare, solo da leggere. Senza procura, custodi, GIP, riesame, ILVA ha dimostrato negli anni la sua capacità di sgusciare, elidere, rallentare quasi ogni operazione che comportasse costi. E' idea di Corporeus Corpora che anche oggi, mediante il dottor Buffo, abbia fatto lo stesso.
Ma non precorriamo i tempi, qui parla il direttamente GIP, traducendo a parole i richiami del riesame a realtà e Costituzione, appena letti :
"... non è possibile aspettare i 3 o 4 anni previsti da ILVA per realizzare le misure indicate (peraltro non assolutamente sufficienti) ed in attesa di subire le sue dannose emissione, occorre invece adottare un piano drastico che da subito impediscxa l'attività inquinante...".
Se pensate ai tempi, indicati da ILVA oggi,
per lo spegnimento di AFO5 (previsto nel 2015, quindi tra 3 anni pieni),
torniamo infine alle solite profferte e promesse aziendali, a cui
risponde negativamente il GIP già con questo provvedimento datato 29.9.2012. Ci
paiono semplicemente ripresentate sotto mentite spoglie.
Prima di trarre le conclusioni accludiamo
un'ultima parte testuale, in cui il GIP accuratamente riporta un passo chiave
vergato dal riesame. Esso per certi aspetti pare davvero tagliare la testa al
toro, riparando all'ambiguità,
da noi all'epoca prontamente stigmatizzata, dell'originario dispositivo:
Nel passo, citato dalla dottoressa Todisco,
il riesame ammette "la gravità e l'attualità dell'emergenza sanitaria ed
ambientale" ai fini di un "tempestivo intervento... funzionale alla
neutralizzazione delle fonti inquinanti e, conseguentemente, alla eliminazione
delle emissioni illecite." e prosegue che "va condiviso pienamente quanto
osservato dal GIP... allorquando viene specificato come la situazione di grave
ed attualissima emergenza ambientale e sanitaria imponga l'immediata adozione
del sequestro preventivo - senza facoltà d'uso" e che "solo la compiuta
realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le
situazioni di pericolo.... potrebbe legittimare l'autorizzazione .... ad
una ripresa della operatività dei predetti impianti".
Che ne deduciamo?
In primo luogo il riesame, organo sovraordinato alla procedura, accetta dati e deduzioni del GIP. In secondo luogo parla di una "ripresa" eventuale, quando e se tutte le emissioni oltre le soglie saranno neutralizzate. Mai di una continuazione. Una ripresa.
In primo luogo il riesame, organo sovraordinato alla procedura, accetta dati e deduzioni del GIP. In secondo luogo parla di una "ripresa" eventuale, quando e se tutte le emissioni oltre le soglie saranno neutralizzate. Mai di una continuazione. Una ripresa.
E quando si riprende? Dopo che ci si è
fermati, necessariamente, nella produzione di inquinamento letale.
E quando ci si ferma? "Immediatamente", poichè la minaccia è "gravissima ed attuale" e l'inquinamento deve cessare integralmente "il più celermente possibile". A parere concorde di Procura, GIP, Riesame, periti, ARPA.
E quando ci si ferma? "Immediatamente", poichè la minaccia è "gravissima ed attuale" e l'inquinamento deve cessare integralmente "il più celermente possibile". A parere concorde di Procura, GIP, Riesame, periti, ARPA.
Corporeus
corpora ritiene pertanto che le dichiarazioni rese in conferenza stampa
dal direttore Buffo, all'apparenza rivolte a soddisfare le richieste del
tribunale (e così presentate dai media), appartengano invece alla usuale
strategia ILVA di guadagnar tempo, rimanendo inerte sugli snodi importanti e
costosi del gigantesco problema, da loro causato. Oltrechè da controlli
palesemente morbidi e disattenti. E forse penalmente rilevanti.
Nessuna motivazione a
nostra conoscenza, vuolsi di carattere tecnico o giuridico o processuale
(con voi ormai condivisa), portano a ritenere che lo spegnimento di un impianto
obsoleto, già da tempo messo a regime bassissimo, più la chiusura di due
batterie integrino minimamente quel che il diritto chiede e la tecnica consente.
Per tacere di morale e buon senso.
Un'altra brutta pagina che prima
Italsider, oggi ILVA, ci pare regalino a questa angosciata comunità. Una brutta
pagina come sempre amplificata dai media.
Alla luce di quanto da noi raccontato, guardate un pò che servizio manda in onda Repubblica, ad esempio:
Alla luce di quanto da noi raccontato, guardate un pò che servizio manda in onda Repubblica, ad esempio:
Intervista di Repubblica Web a Palombella, UILM - clicca qui |
Molto più interessante sarebbe parlare in
concreto di bonifiche, magari aprendo un dibattito
pubblico.
Magari al margine di un grande convegno, di cui da tanto auspichiamo l'avvento.
Magari al margine di un grande convegno, di cui da tanto auspichiamo l'avvento.
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