Confagricoltura Taranto attacca Clini: "I più avvelenati siamo noi agricoltori"
Il tempismo di Clini è perfetto, non c’è che dire: martedì il Ministro ha avanzato l’ipotesi che dietro l’aumento della mortalità prematura a Taranto ci siano contaminazioni della catena agroalimentare causate dalle sostanze inquinanti accumulatesi negli anni:
Ho qualche sospetto che molto abbia a che fare con l’inquinamento della catena alimentare determinato dall’accumulo in decenni di sostanze tossiche pericolose che possono essere ancora attive se non si bonifica.La morte, insomma, potrebbe arrivare anche dal cibo per Clini, da quei prodotti del mare e della terra (coltivati, tra l’altro, in molti casi con metodi biologici), mica soltanto ed in gran parte dall’aria intossicata dai fumi dell’ILVA inalata direttamente a pieni polmoni da donne, anziani e bambini con il suo bel carico di particelle di morte.
Peccato che i pediatri sostengano una verità agghiacciante: a Taranto i bambini a volte nascono già con il cancro, non riescono nemmeno ad addentarla una mela. Segnati da un danno genotossico. Sarà la mal’aria che respirano le madri in quel di Taranto, la boccata di aria tossica che inalano ancora privi di difese, sarà il danno al patrimonio genetico dei tarantini causato da decenni di inquinamento. E le patologie respiratorie e polmonari vanno per la maggiore.
Ad ogni modo un sospetto del genere richiede approfondimenti. Non si può dire che la catena alimentare potrebbe essere gravemente compromessa senza fonti e dati. E non lo si può fare perché agricoltori, mitilicoltori ed allevatori tarantini sono già stati pesantemente colpiti dall’inquinamento dell’ILVA. I controlli sulla filiera agroalimentare ci sono sempre stati, a differenza di quanto avveniva all’ILVA evidentemente, ed in alcuni casi hanno penalizzato il settore, come nel caso dei capi di bestiame abbattuti per i valori troppo alti di diossina. Ora, chiede giustamente a Clini Dario Stefano, Assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia:
L’ipotesi espressa dal Ministro Clini di una possibile contaminazione della catena alimentare a Taranto mi lascia senza parole. Un allarme così grave richiede un’azione immediata da parte del Ministero. Pertanto, se le dichiarazioni del Ministro fondano su dati in suo possesso chiedo, anche a nome di tutti i produttori pugliesi e tarantini, che quei dati ci vengano forniti immediatamente. Se invece è stato un pensiero ad alta voce sull’ILVA, senza fondamento scientifico allora esigiamo, con urgenza, una smentita ufficiale. A noi risulta che la catena alimentare a Taranto non è mai stata a rischio, essendo sempre sottoposta a controlli delle autorità preposte sugli standard di sicurezza alimentare e di qualità che, peraltro, contraddistinguono i nostri prodotti in tutto il mondo.
Infuriata anche la Confagricoltura Taranto e ne ha ben donde: Clini ipotizza senza fondamento e non sa che le sue parole potrebbero causare gravi danni all’economia pugliese (ma preoccupiamoci sempre e soltanto dei danni all’industria, mai di quelli all’agricoltura, vero?):
I più avvelenati siamo noi agricoltori, altro che la catena alimentare, ha tuonato Gerardo Giovinazzi, presidente di Confagricoltura Taranto. Non posso mandar giù l’ennesimo vergognoso attacco all’agricoltura ionica soprattutto alla vigilia della produzione di clementine, ortaggi e olio d’oliva, prodotti che portano il nome della Puglia in giro per il mondo.La dieta mediterranea, vale la pena ricordarlo, è motore di economia e salute. Lo testimonia il fatto che le esportazioni delle eccellenza agroalimentari italiane sono cresciute del 18% a dispetto della crisi, mentre settori prima fiorenti come l’industria delle auto e dei rimorchi hanno fatto segnare un calo del 14% negli ultimi cinque anni. Ma continuiamo pure a gettare fango sull’agricoltura e a vedere il cielo sempre più blu sulle industrie. (Ecoblog)
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