sabato 6 ottobre 2012

Indiscrezioni?

L’Aia dimezza la produzione Ilva
Il siderurgico fa i conti con i tagli

Nuovo cronoprogramma per l'autorizzazione ambientale
Il primo altoforno chiuderà l’1 dicembre prossimo

 Otto milioni di tonnellate. E’ questo il limite di produzione annua di acciaio stabilito dalla nuova autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l’Ilva in via di elaborazione da parte del gruppo istruttorio insediato dal ministero. Una netta riduzione rispetto alla capacità nominale degli impianti siderurgici di Taranto e quasi la metà nei confronti della quota fissata dalla vecchia Aia. Martedì 9 ottobre la commissione si riunirà a Roma e, per tre giorni, limerà la versione finale dell’autorizzazione che sarà esaminata in sede di conferenza dei servizi. Qui, in ogni caso, sarà sempre possibile apportare eventuali modifiche. Nel gruppo istruttore, formato dai nove esperti (Fardelli, Castiglione, Roettgen, Rapicetta, Tafaro, Garofoli, Santoro, Ekuakille, De Molfetta), è in atto un serio confronto sulle misure da includere nell’autorizzazione perché sia rispettosa delle indicazioni del gip, dell’adeguamento alle conclusioni delle bat europee e delle leggi regionali. In funzione di queste esigenze i limiti sono fissati ai valori più bassi e i tempi di realizzazione degli adeguamenti strutturali accelerati, anche se l’impossibilità di ispezionare tutti gli impianti dell’area a caldo sequestrati e il continuo afflusso di documentazione da parte dell’Ilva anche oltre la scadenza del 30 settembre ha indotto la commissione, d’intesa con il ministero, a presentare un «primo parere tecnico intermedio, rinviando a una successiva fase l’elaborazione dei rimanenti». Di conseguenza la nuova Aia riguarderà solo l’area a caldo e i parchi. In seguito saranno elaborati i pareri tecnici per discariche, rifiuti e acque. Per i parchi primari si profila l’obbligo di copertura entro il primo trimestre del 2016 e, nel frattempo, la riduzione dell’altezza del 50% e non solo del 19%; per le aree di stoccaggio coke, omo e nord la copertura dovrà essere realizzata subito al rilascio dell’Aia. Il provvedimento nega l’esercizio di Afo3, peraltro fermo da tempo, e nega «espressamente sia l’utilizzo che la detenzione di pet-coke e catrame di cokeria» da subito. Prevede, inoltre, che entro due anni l’azienda passi allo spegnimento del coke con il sistema "dry quencing" negando l’utilizzazione dell’acqua come avviene oggi. Per l’acciaieria sono indicati interventi per ridurre le emissioni diffuse e convogliate e altre misure durante i processi di cokefazione e nell’agglomerato. L’azienda, intanto, rispondendo alla richiesta di documentazione integrativa fatta dalla commissione avant’ieri ha aggiornato ancora una volta il cronoprogramma degli interventi. Quest’ultima versione, sotto l’incalzare dei custodi e della Procura assolutamente insoddisfatti delle risposte fornite dall’azienda alle disposizioni «da eseguire nell’immediato» date dai tre ingegneri Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento, differisce molto da quella presentata il 18 settembre ai magistrati, alla stampa e ai sindacati. (CdM)

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