(AGI) - Taranto, 11 ott. - Oggi doveva essere la 'data X',
quella in cui sarebbe scattato il giro di vite della Procura e
dei custodi sull'Ilva di Taranto con l'avvio delle operazioni
di spegnimento degli impianti per porre fine all'inquinamento.
In realta' la disponibilita' dell'Ilva a fermare dal primo
dicembre prossimo l'altoforno 1 e le batterie di cokeria
collegate, l'annuncio che questo stop non provochera' personale
in esubero perche' i 942 addetti saranno tutti ricollocati
nella fabbrica e molti anche nel risanamento dello stesso
impianto, ma soprattutto il fatto che Bruno Ferrante,
presidente dell'Ilva, abbia messo a disposizione dei custodi il
personale tecnico che servira' per tutte le fermate, hanno un
po' depotenziato la scadenza odierna.
La preoccupazione per cio' che riservera' il futuro
lavorativo resta si' tutta per gli 11.500 dipendenti diretti
del siderurgico di Taranto, ai quali vanno aggiunti alcune
migliaia dell'indotto, ma oggi non ci sara' nessun 'gruppo
speciale' che entrera' nell'Ilva, ne' partiranno denunce alla
Procura per omissioni, perche' l'azienda ha dato dei segnali e
dichiara di voler recepire l'ultima direttiva dei custodi
giudiziali, quella notificata sabato scorso, e che dava appunto
cinque giorni, con scadenza oggi, per avviare le operazioni di
spegnimento. L'unico punto che andra' chiarito riguarda
l'altoforno 5 dove custodi e azienda sono attestati su tempi
diversi, con i primi che ne chiedono lo spegnimento immediato
dopo l'altoforno 1 e la seconda che per ora ha solo affidato
alla societa' Paul Wurth lo studio preliminare dei disegni
tecnici dell'impianto e piazzato la fermata e il rifacimento
dello stesso altoforno 5 tra meta' e fine 2015. Ieri,
incontrando Ferrante, i sindacati hanno posto il problema di
come due anni e mezzo di attesa per l'altoforno 5 siano troppi
e che questo rischia probabilmente di provocare un intervento
specifico della Procura, anche se l'Ilva ha poi detto che solo
che dopo Paul Wurth avra' completato la fase preliminare si
potra' parlare meglio di tempi e che comunque per
approvvigionarsi di tutti i materiali impiantistici e
tecnologici che servono all'Afo 5, il piu' grande d'Europa,
servono due anni. Divisi sui tempi, sindacati e Ilva sono
tuttavia uniti su un punto fondamentale, ovvero che l'altoforno
5 non puo' fermarsi a partire da ora, contestualmente all1,
perche' se cosi' fosse la fabbrica sarebbe costretta a chiudere
e gli esuberi, non piu' ricollocabili, sarebbero diverse
migliaia.
Ma al di la' di quello che accadra' per l'altoforno 5,
resta comunque un dato di fatto: questi giorni sono trascorsi
in un clima relativamente piu' tranquillo e lo testimonia il
fatto che dall'ultimatum della Procura di sabato scorso ad oggi
all'Ilva non ci sia stata un'ora di sciopero, ne' lavoratori
che si sono arrampicati sugli impianti a diverse decine di
metri di altezza, al contrario di quanto avvenuto giorni
addietro. E sembra in discesa anche il cammino della nuova
Autorizzazione integrata ambientale all'Ilva. Oggi terminera'
il lavoro istruttorio dei tecnici, dopodiche' il provvedimento
andra' in conferenza dei servizi per l'ultimo esame e quindi
alla firma del ministro Corrado Clini. Tra i punti fermi
dell'Aia, la limitazione produttiva a 8 milioni di tonnellate
di acciaio sin quando il risanamento del siderurgico non sara'
stato completato e l'intervento su tutte le emissioni nocive
nell'aria. Stop, poi, all'uso del pet-coke, potenziamento dei
controlli e dei monitoraggi, interventi per la depolverazone
negli altiforni e soprattutto copertura del parco minerali,
diventato, per le polveri siderurgiche che inondano il vicino
rione Tamburi nei giorni di vento, un po' la questione simbolo.
L'Ilva aveva annunciato di aver affidato per la copertura uno
studio di fattibilita' e che la risposta sarebbe arrivata in 15
mesi, l'Aia invece chiede invece per il parco primario, che e'
il piu' esteso, il progetto esecutivo in tre mesi dal 30
ottobre prossimo e la copertura in tre anni. (AGI)
1.
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