mercoledì 31 ottobre 2012

MAMMA, CI DANNO LE BOTTE!!!

Ilva: Bonanni scrive a Cancellieri su occupazione sede Fim Taranto

(ASCA) - Roma, 31 ott - Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha inviato oggi al Ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, una lettera sull' increscioso episodio accaduto ieri a Taranto che ha visto una sessantina di attivisti del comitato ''Cittadini e lavoratori liberi e pensanti'', occupare la sede sindacale della Fim Cisl.
I manifestanti - si legge in una nota della Cisl - hanno impedito per alcune ore agli attivisti sindacali di entrare ed uscire, gridando contro di loro, frasi ingiuriose ed irricevibili. Nella lettera Bonanni segnala ''questi eventi per sottolineare il fatto che a Taranto, al di la' della crisi ambientale e lavorativa che la stessa citta' sta vivendo, alcuni gruppi o frange di persone ne approfittano per manifestare con atteggiamenti di contestazione preconcetta''.
''Un atteggiamento talmente duro- si legge nella lettera- da prefigurare una pericolosa radicalizzazione specie nei confronti del sindacato confederale e delle istituzioni che vengono individuati come nemici da abbattere piuttosto che soggetti con i quali si puo' discutere e talvolta dissentire''.
''Alla Sua persona non sfuggira' la gravita' di questa situazione- continua Bonanni- e sono a chiederle una maggiore vigilanza per contrastare queste estreme forme di contestazione. In questo particolare momento e per scongiurare una negativa soluzione sul piano lavorativo della vicenda ILVA, e' da evitare ogni forma che possa provocare qualsiasi scontro sociale che penalizzerebbe il livello di democrazia e di sicurezza in quel territorio''. ''Sono certo che tramite la Sua disponibilita', anche l'operato delle locali Forze dell'Ordine- conclude-aumenteranno il grado di vigilanza cosi' come sara' anche nostro compito attuare tutte le iniziative utili a difendere la democrazia e il libero pensiero''.

Dissenso e ragione. La città reagisce

Ilva: Taranto, terminata l'occupazione della sede sindacati

E' terminata intorno alle 2 di ieri notte l'occupazione del palazzo nel centro di Taranto che ospita gli uffici dei sindacati metalmeccanici Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uilm. L'iniziativa di occupare lo stabile era stata presa nella serata di ieri dal comitato 'Cittadini e lavoratori liberi e pensanti' in segno di protesta sia contro l'incidente mortale di ieri all'Ilva, vittima l'operaio 29enne Claudio Marsella di Oria, addetto al movimento ferroviario, sia contro un accordo stipulato fra sindacati e metalmeccanici nel 2010 e relativo proprio all'area del movimento ferroviario. Secondo 'Cittadini e lavoratori liberi e pensanti', al quale aderiscono lavoratori Ilva fuoriusciti dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, quest'accordo, grazie alla corresponsione di una tantum di 450 euro, ha permesso di ridurre la presenza di personale nell'area del movimento ferroviario aumentando cosi' la soglia di rischio per il personale addetto. "Claudio - rileva il comitato - era da solo durante lo svolgimento della sua mansione per via di un accordo sindacale: uno dei tanti accordi scellerati con cui si scambia con due spiccioli la diminuzione dei diritti degli operai, la loro sicurezza e la tutela della salute e della vita. Questo accordo ha stabilito che i locomotori potessero essere condotti da un'unica persona grazie agli automatismi di cui si sarebbero munite le macchine. Fermo restando che chi conosce il lavoro di cui si parla sa perfettamente che tali mansioni non devono essere svolte in autonomia per questioni di sicurezza, si sottolinea che gli automatismi di cui si fa riferimento nell'accordo non sono mai stati completati.
  A fronte di tale corresponsabilita' tra azienda e sindacati per la morte di Claudio, i sindacati - sottolineano ancora "Cittadini e lavoratori liberi e pensanti" - hanno indetto uno sciopero misero e insignificante per lavarsi la coscienza. In questa occasione, infatti, coloro i quali hanno bloccato un'intera citta' per la salvaguardia dell'azienda, si sono invece limitati a proclamare una giornata di sciopero terminato questa mattina. Riva, invece, in segno di cordoglio verso la famiglia, ha raccontato che avrebbe fermato la produzione durante il primo turno. Ma ecco un'altra menzogna: i rotoli continuavano a seguire le loro rotte commerciali e quasi tutto lo stabilimento era a lavoro, fatta eccezione per una parte dell'acciaieria bloccata a causa di una denuncia e non per volere dei Riva". 'Cittadini e lavoratori liberi e pensanti' rende anche noto che i rappresentanti del comitato e i lavoratori - in tutto una quarantina di persone - ieri sera si sono recati anche davanti alla sede di Fim, Fiom e Uilm per essere ascoltati ma "i sindacalisti presenti nel palazzo, stimolati e chiamati a gran voce ad esprimere le loro posizioni in piazza, non si sono degnati di rispondere e hanno invece provveduto ad abbassare le serrande, come se gli operai fossero solo un fastidio e non l'oggetto delle loro ipotetiche tutele nonche' l'unica ragione della loro stessa istituzione".
  Stamattina, infine, una delegazione del sindacato Ubs, insieme ad alcuni compagni di lavoro di Claudio Marsella, ha manifestato sotto la Prefettura di Taranto. (AGI)

Ilva: Usb, sciopero continua fino al 3 novembre

Il Coordinamento regionale dell'Usb (Unione Sindacale di Base) Lavoro Privato Puglia, unitamente all'Usb dell'Ilva di Taranto, che ieri avevano indetto lo sciopero immediato di tutti i dipendenti dello stabilimento, proclamano la continuazione dello sciopero fino alle ore 7.00 di sabato 3 novembre. Lo comunica, in una nota, l'Usb.
''Dopo l'ennesima morte di un giovane operaio - prosegue Usb -, vittima dello sfruttamento e del profitto ad ogni costo, l'Usb ritiene che tutti i responsabili di quanto e' accaduto e sta accadendo, dentro e fuori la fabbrica, debbano pagare: Riva deve andare via, dopo aver rimborsato tutti i danni procurati ai lavoratori ed alla citta'; i sindacati complici, che hanno firmato accordi vergognosi come quello del 10 novembre 2010, con cui hanno svenduto la sicurezza e la tutela dei lavoratori; le attuali Rsu, che non hanno svolto nessun ruolo di difesa vera e rappresentanza reale dei lavoratori''.
L'Usb chiede pertanto ''l'azzeramento degli accordi aziendali firmati da Fim-Fiom-Uilm; le dimissioni delle Rsu in carica e l'elezione di nuovi Rappresentanti dei lavoratori; la nazionalizzazione dell'Ilva, visto che, nonostante i pronunciamenti della Magistratura, la proprieta' ha continuato a produrre e seminare morte quanto e piu' di prima; la piena garanzia del reddito per tutti i lavoratori sino alla bonifica dello stabilimento e del territorio''.
La Confederazione Usb, infine, ''condivide e sostiene completamente la decisione dello sciopero, ritiene doverosa una forte risposta dei lavoratori e considera assolutamente inaccettabili le intimidazioni provenienti da parti aziendali, sottolineando che lo sciopero e' assolutamente legittimo e qualsiasi atto tendente a colpire questo diritto sara' considerato un comportamento antisindacale e come tale denunciato alla magistratura''. (ASCA)

Cosa sappiamo dei bimbi di Taranto?

Caso Ilva. Pediatri oncologici: “Siamo preoccupati. Servono indagini più approfondite” 
L’Aieop chiede l’istituzione di un Registro oncologico pediatrico nazionale e più risorse per approfondire il quadro ed elaborare soluzioni, anche in riferimento all’allarme nella zona di Taranto. In Italia l’incidenza dei tumori infantili negli anni ‘80-‘90 avrebbe registrato un incremento medio annuo del 2%. 

 “Una fotografia esatta dell’incidenza dei tumori infantili in Italia sarà possibile solo con l’istituzione di un Registro Oncologico Pediatrico Nazionale. I numeri delle neoplasie in questa fascia d’età nella città di Taranto non sono completi. Vi sono dati, in attesa di conferma, peraltro riconosciuti dal mondo scientifico, che evidenziano una elevata incidenza di casi di leucemie e altri tumori caratteristici dell’età pediatrica, soprattutto nel primo anno di vita. È comprensibile la preoccupazione dei cittadini dopo la presentazione del progetto ‘Sentieri’ sui siti inquinati, che necessita però di un’ulteriore validazione scientifica”.
Ad affermarlo Fulvio Porta, presidente dell’Aieop (Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica), che ritiene indispensabile realizzare indagini con modalità appropriate sull’incidenza dei tumori in età pediatrica e adolescenziale, soprattutto nei 44 siti già oggetto del progetto “Sentieri” (tra cui Taranto).

“È necessario – spiega Porta - stanziare risorse e creare una rete che riunisca tutte le Istituzioni che hanno competenza su questa problematica: Istituto Superiore di Sanità, Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori) e Aie (Associazione Italiana Epidemiologi), in collaborazione con Fiagop (Federazione Italiana Associazioni Genitori di Oncologia Pediatrica) e Isde (Società Italiana dei Medici per l’Ambiente)”. In Italia circa 1500 bambini ogni anno sono colpiti da una neoplasia.

Porta ha quindi annunciato che per le aree attualmente monitorate, che corrispondono a circa il 47% della popolazione infantile italiana, Aieop e Airtum stanno completando un rapporto che sarà reso pubblico entro la fine dell’anno. “L’incidenza dei tumori infantili negli anni ‘80 e ‘90 è significativamente aumentata con un incremento medio annuo del 2%. Secondo il nuovo rapporto in pubblicazione, a partire dal 1997 l’incremento annuo osservato nei 10 anni precedenti si è stabilizzato, pur rimanendo elevata l’incidenza (circa 170 nuovi casi/anno/milione di bambini a fronte dei 140 nei principali Paesi Europei). In base ai dati dei Registri Tumori, l’Italia si colloca fra le popolazioni con un aumento dei tassi di incidenza più elevato per le neoplasie in generale e, in particolare, per linfoma di Hodgkin, neuroblastoma e tumori renali. Ricordiamo però che oggi fortunatamente il 70% dei piccoli guarisce”.

“A breve – ha affermato Roberto Rondelli, coordinatore del Gruppo di Lavoro Epidemiologia e Biostatistica dell’Aieop - verranno inoltre presentati i risultati dello studio SETIL sull’eziologia delle leucemie e altri tumori infantili, condotto dal 1998 e coordinato da Corrado Magnani, che ha esaminato l’eventuale relazione tra elevata incidenza dei tumori infantili e fattori ambientali (onde elettromagnetiche, abitudini domestiche, pesticidi)”.

“È importante – ha concluso Giuseppe Masera, uno dei fondatori dell’Aieop - rispondere subito alla forte preoccupazione, soprattutto dei genitori, per la elevata incidenza dei tumori pediatrici, in particolare nel primo anno di vita. È urgente attivare la rete indicata dal Presidente Fulvio Porta”. (Quotidianosanità)

martedì 30 ottobre 2012

Il vuoto del potere riempito di proteste

Continua a Taranto la protesta per la morte di un giovane operaio, che secondo alcuni sindacalsiti sarebbe morto per colpa dell’Ilva e della sua voglia di “risparmiare” sul lavoro.
TARANTO - Così scrivevamo oggi pomeriggio al riguardo:
In questo video Cataldo Ranieri e Francesco Rizzo, sindacalisti e operai Ilva, commentano la morte di Claudio Marsella, un operaio di 29 anni, che questa mattina è rimasto schiacciato durante le operazioni di aggancio della motrice ai vagoni di uno dei trasporti all’interno dell’Ilva, riportando lesioni al torace e la frattura del femore. Secondo gli operai le procedure sono state cambiate per consentire l’impiego di un solo operaio al posto di due in quella manovra, che però così è diventata pericolosa proprio per l’unico addetto. Una propensione al risparmio sulla pelle dei lavoratori per la quale l’azienda è sotto accusa da anni.
Qui il video:
 

MANIFESTAZIONE - In seguito a questa morte e alla denuncia, i cittadini e i lavoratori Ilva si sono dati appuntamento nel pomeriggio in prefettura e successivamente, come riporta la pagina Cittadini Liberi e pensanti, hanno deciso di occupare la sede dei sindacati, rei di aver permesso un accordo, di cui si parla nel video, alla base dei problemi di sicurezza che oggi l’azienda vive, insieme a tutti gli altri. Ecco la foto
(Giornalettismo)

Giovane operaio morto a Taranto

Un giovane operaio muore in circostanze dubbie sulle quali pesa ancora una volta il sospetto del patto scellerato tra industriali e stato con la complicità dei sindacati. Ancora una volta la sicurezza è stata svenduta per trenta denari. Ancora una volta non sono i trapassati e le loro famiglie disgraziate ad apparire nelle notizie, a fare da monito per non ripetere più queste tragedie.
Sotto i riflettori, uno stuolo di politici miserabili, di faccendieri e parolieri sgomitano per bagliori di notorietà. Urlano con violenza tutto il loro potere per schiacciare i sussurri della piccola gente che muore nell'ombra. Urlano, poetizzano e sbraitano tra loro, sperando di coprire con il frastuono il fetore delle loro coscienze. Non ci riusciranno. Mai!
 

Ilva, muore un operaio di 29 anni sciopero immediato e sit-in in Prefettura

Un operaio addetto al movimento ferroviario è morto intorno alle 8,45 in un incidente nell'area portuale dell'Ilva di Taranto. La tragedia è avvenuta al quinto sporgente del porto. La vittima è Claudio Marsella, di 29 anni, originario di Mesagne ma residente a Oria e dipendente diretto dell'Ilva. Il ragazzo probabilmente caduto dalla piattaforma della motrice urtando il torace contro i respingenti di un vagone durante le operazioni di aggancio di un carro ferroviario, riportando lesioni al torace. In un primo momento si era pensato che fosse rimasto schiacciato.
A soccorrere l'uomo sono stai alcuni compagni di lavoro, ma le sue condizioni erano già gravi, e Marsella è deceduto all'arrivo in ospedale. Uno sciopero immediato nello stabilimento è stato proclamato dai sindacati dopo che si è diffusa la notizia della morte: blocco delle attività dalle 11 di oggi fino alle 7 di domani 31 ottobre. E due ore di sciopero domani sono state proclamate in tutti gli stabilimenti del Gruppo in Italia. I lavoratori hanno anche improvvisato un sit-in sotto la sede della prefettura di Taranto: si tratta dei dipendenti che aderiscono al Comitato di "Cittadini e lavoratori liberi e pensanti", di cui fanno parte numerosi dipendenti dell'Ilva. I lavoratori chiedono di incontrare il prefetto, Claudio Sammartino, per discutere delle problematiche della sicurezza all'interno dello stabilimento siderurgico dopo l'incidente.
La direzione aziendale dell'Ilva ha espresso "piena vicinanza ai parenti della vittima" e ha deciso di sospendere le attività dello stabilimento, relative al primo turno, in segno di cordoglio. "Grande è il cordoglio per la perdita di una giovane vita - si legge in una nota della Fiom che ha annunciato che si costituirà parte civile nel caso venissero accertate responsabilità - e, sebbene episodi così gravi non avvenissero da 4 anni, è il caso di non dimenticare che, prima di Claudio Marsella, altri 42 lavoratori sono morti in Ilva dal 1992 ad oggi".
Nel 2008 lo stabilimento fu scosso da un'altra morte: quella di Jan Zygmunt Paurovicz, operaio polacco di 54 anni. Per la sua morte sono state rinviate a giudizio otto persone. L'uomo, che era assunto da un'azienda esterna, precipitò da un ponteggio costruito nell'altoforno 4. Mancavano solo pochi minuti alla fine del suo turno, quando un movimento falso lo fece precipitare sul fondo dell' altoforno. Anche in quell'occasione furono i compagni di lavoro a prestare i primi soccorsi, pochi secondi dopo l'incidente. Ma le ferite alla testa non gli diedero scampo.

Immediata una valanga di reazioni.
"Ogni vittima del lavoro è un lutto inaccettabile - ha detto il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini - in questo caso lo è di più perché aggiunge una tragedia umana ad una situazione di tensione che coinvolge tutte le maestranze e la comunità tarantina, che avrebbe invece bisogno di sicurezza sul lavoro e la certezza di vivere in un ambiente sano". "Una vita spezzata a 29 anni, l'ennesimo tributo di sangue versato in una Italia in cui il lavoro e i lavoratori sono marginalizzati". "La tragedia capitata a Claudio Marsella, morto di lavoro all'Ilva mi addolora e pone una volta di più in evidenza l'urgenza di coniugare il diritto alla salute e il diritto al lavoro, che sono parte di un unico inviolabile diritto, quello alla vita": è il commento del presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola all'incidente mortale sul lavoro avvenuto questa mattina nello stabilimento siderurgico di Taranto. "Mi auguro - aggiunge il governatore - che la proprietà dell'azienda non abbia bisogno di ulteriori eventi traumatici, che sia l'intervento della magistratura, o una legge regionale, o un altro incidente, per comprendere che è arrivato il momento di rispettare le prescrizioni e consentire così ai suoi lavoratori e alla città di Taranto di vivere in condizioni degne di un paese moderno".
Anche il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano esprime cordoglio per la morte del giovane lavoratore dell'Ilva: "Ancora una volta la città piange la perdita di un lavoratore. Una maggiore sicurezza sul lavoro, che renda più facile la tutela della vita e della salute dei lavoratori, è senza dubbio - osserva - la sfida che la modernità deve vincere, nella speranza di non dover più pagare tributi di vite umane, perché lavoro, sicurezza e salute possano coesistere".
"Bisogna fare con urgenza la massima chiarezza sulle dinamiche dell'incidente e sulle relative responsabilità" che in questi casi "non sono mai vaghe o non accertabili", afferma dalla Cgil, il segretario confederale Elena Lattuada. "Vogliamo esprimere il nostro cordoglio e la nostra vicinanza alla famiglia e ai colleghi di lavoro del giovanissimo operaio morto oggi, insieme a tutto il nostro appoggio alle iniziative che si svolgeranno oggi e nei prossimi giorni nello stabilimento".
"La Fiom Cgil, ove dovessero emergere responsabilità di ordine penale, si costituirà parte civile. La gravità dell'accaduto richiama tutti all'impegno di tenere sempre alta la guardia sulle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e all'Ilva in particolare". Lo sottolineano in una nota la segreteria nazionale e quella provinciale della Fiom Cgil. Per l'organizzazione sindacale, "l'unico vero e tangibile impegno che l'Ilva può mettere in atto, in questa fase di grande incertezza e di attesa per il futuro, è quello di accelerare la fase di risanamento degli impianti, per risarcire i lavoratori e la popolazione tarantina per il disastro ambientale e sanitario causato".
Si aggiunge il pensiero del primo cittadino di Bari, Michele Emiliano: "Bisogna esigere dall'azienda che vi siano condizioni di sicurezza tali da impedire il verificarsi di fatti così drammatici".
"La notizia della morte di questo nostro giovane fratello, Claudio, torna a sconvolgerci e ad aggravare oltremodo l'orizzonte drammatico del fronte lavoro nella nostra Taranto. Mai vorremmo scrivere simili messaggi di cordoglio e celebrare questi funerali". Lo scrive in una nota l'arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro. Ancora una volta, osserva, "corre l'obbligo di ribadire con forza la sacralità della vita, la sua difesa ad ogni costo e che la sicurezza sul posto di lavoro rimane una priorità irrinunciabile". "Rimane il nodo alla gola - conclude l'arcivescovo - per una vita che è falciata e sentiamo una profonda e ingiusta ferita per ciò che è accaduto".(LaRepubblica)

...e pian piano la verità viene fuori...

Ilva: Usb proclama sciopero immediato dopo morte operaio

(ASCA) - A fronte della morte del giovane operaio avvenuta questa mattina nel reparto Movimento Ferroviari dello stabilimento Ilva di Taranto, il Coordinamento regionale dell'Usb Lavoro Privato Puglia, unitamente all'Usb dell'Ilva, ha proclamato lo ''sciopero immediato di tutti i dipendenti dello stabilimento Ilva di Taranto, a partire dalle ore 11.00 di oggi, 30 ottobre, fino alle ore 7.00 di domani, 31 ottobre''.
Lo sciopero, spiega una nota dell'Usb, e' stato indetto per rivendicare la sicurezza nel reparto MOF e per la tutela dell'incolumita' e della sicurezza di tutti i Lavoratori dell'Ilva.
''Alle postazioni del Mof i manovratori operano da soli, e se un lavoratore ha problemi nessuno e' in grado di rilevarli ed intervenire tempestivamente - denuncia Francesco Rizzo, dell'Usb Ilva - Queste modalita' lavorative sono state sancite da un vergognoso accordo, siglato due anni fa da Fim Fiom e Uilm, in cambio di poche centinaia di euro''.
''Dunque, sia nel caso in cui l'operaio morto abbia avuto un malore, sia nel caso di un incidente, come sembra emergere dai primi accertamenti, si tratta sempre di una giovane vita sacrificata in nome del profitto'', conclude Rizzo.

lunedì 29 ottobre 2012

Criminali riconosciuti!

Ilva, restano ai domiciliari Emilio e Nicola Riva e Luigi Capogrosso

Restano agli arresti domiciliari il patron dell'Ilva, Emilio Riva, 86 anni, suo figlio Nicola, 56 anni, ex presidente del cda e l'ex direttore dello stabilimento tarantino, Luigi Capogrosso, 57 anni. Lo ha stabilito il tribunale del Riesame di Taranto, (giudici De Tomasi, Ruberto e Incalza).
Per i giudici restano invariati i pericoli di inquinamento probatorio e reiterazione del reato da parte dei tre indagati, con riferimento alla "commissione sistematica ed ininterrotta dei fatti criminosi per i quali si procede e della capacità di Ilva spa di far avvicinare da propri dipendenti funzionari pubblici". Per il Riesame l`ex direttore Capogrosso, nonostante abbia lasciato l`incarico in Ilva, potrebbe ancora inquinare le prove del futuro processo avvicinando potenziali testimoni.
Anche i due Riva, si legge nelle cinque pagine del provvedimento, hanno fatto pressioni "anche tramite gravi illeciti" per incidere sui procedimenti amministrativi e giudiziari in corso "essendo manifesta la volontà dei predetti di adoperare ogni mezzo per smarcarsi dalle gravi accuse mosse nei loro confronti".
I Riva, scrivono i giudici, potrebbero "organizzare ulteriori attività illecite" anche presso altri contesti industriali.
A sostegno di questa tesi, nel provvedimento sono menzionati i diversi precedenti penali di Emilio e Nicola Riva, "quale ulteriore concreto elemento sintomatico della comprovata capacità a delinquere, avendo costoro dimostrato totale indifferenza verso l'incolumità pubblica e individuale". (rainews)

Avanti a nuovi raccomandati incompetenti per il Circo Clini!

Ministero dell'Ambiente e Provincia di Taranto: si alleano tra loro i due massimi enti che si sono distinti negli ultimi decenni come "garanti" del rigore e la tutela della salute dei tarantini!!!


  Ilva, un ufficio del ministero si occuperà a Taranto di verificare procedure Aia

Un ufficio distaccato dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale per verificare se, come e quando l’Ilva si adeguerà alle prescrizioni previste dalla nuova Autorizzazione integrata ambientale. È la mossa alla quale sta lavorando il ministro per l’Ambiente Corrado Clini allo scopo di rispondere a quanti, nei mesi scorsi ma anche più di recente, hanno denunciato che la vecchia Aia oltre ad essere tutt’altro che restrittiva, conteneva prescrizioni alle quali l’Ilva si è sottratta senza che nessuno glielo contestasse formalmente. Il ministero ha contattato la Provincia, ottenendo la disponibilità di alcuni uffici nella sede principale di via Anfiteatro e così nelle prossime ore protrebbe giungere l’annuncio dell’aper tura di una sede, per almeno un paio di anni, dell’Ispra in riva allo Jonio.
A tenere i collegamenti con Clini è l’assessore provinciale Giampiero Mancarelli, delegato all’ambiente da nemmeno due mesi e nominato anche nel gruppo istruttore che ha firmato l’Aia per l’Ilva. «Stiamo facendo tutto il possibile per offrire un quadro di certezze a tutti i protagonisti della vicenda - dice Mancarelli - che ha ricadute di tantissimi tipi non solo a Taranto me in tutta Italia. Voglio ricordare che l’Aia prevede immediatamente la produzione dello stabilimento limitata a 8 milioni di tonnellate di acciaio l’anno, la fermata e rifacimento dell’altoforno 1, l’adeguamento degli altoforni 2 e 4, la fermata e il rifacimento delle batterie 3-4-5-6 della cokeria, l’adeguamento delle batterie 9 e 10.
Ora tocca all’Ilva fare la sua parte. È inutile indugiare in tatticismi, mi aspetto che il gruppo Riva convochi quanto prima un consiglio di amministrazione e metta a disposizione le somme necessarie per adempiere alle prescrizioni previste dall’Aia. Stanziati i fondi, vanno firmati i contratti con le ditte che dovranno occuparsi dei lavori. Dopo, con tutta questa documentazione in mano, si potrà andare in Procura per chiedere il dissequestro degli impianti. Farlo prima, senza un impegno concreto e certificabile, non ha senso. L’Aia consente all’Ilva di fare un salto nel futuro garantendo salute, ambiente e lavoro per la terra ionica. Ora all’I l va spetta il compito di investire e credere nella sua eco-compatibilità».
Mancarelli oggi pomeriggio incontrerà in Provincia le associazioni ambientaliste. «Dobbiamo fare tutti assieme il punto della situazione e cercare una sintesi in grado di superare vecchie e nuove divisioni. Abbiamo bisogno di unità, speranze e futuro, non di polemiche». (GdM).

"Adotta Taranto": la nuova gag di fine ottobre!

Ilva, Balduzzi: "Italia adotti Taranto, quadro sanitario e ambientale è critico"

''Effettivamente siamo in presenza di criticita' permanenti. Questi dati piu' recenti di biomonitoraggio testimoniano la persitenza della propagazione di diossine e di metalli pesanti pericolosi nel latte delle capre. Vorrei che il Paese sentisse come suo il problema di Taranto. Adottiamo la citta' perche' il quadro sanitario e ambientale e' critico''. Il ministro della Salute Renato Balduzzi, lo spiega in un'intervista a 'La Stampa'. Ma sottolinea Balduzzi, ''se l'Ilva dovesse chiudere, la criticita' occupazionale avrebbe anche delle conseguenze negative dal punto di vista della salute''.(Adnkronos)


Ilva Taranto, studio ministero: diossina fuorilegge in 30% prelievi latte 

Uno studio condotto nelle scorse settimane dal ministero della Salute su allevamenti in un raggio di 10 km dall'Ilva di Taranto, al centro di un'inchiesta per disastro ambientale, ha accertato nel 20% dei casi il superamento dei limiti di diossina e altri cangerogeni, ma secondo il modello statistico utilizzato dai ricercatori gli sforamenti arriverebbero oltre il 30%.
Lo dicono i dati diffusi oggi dal ministero.
Secondo il ministero, cinque prelievi su 25 campioni di latte raccolti tra il 26 settembre e l'8 ottobre in sette allevamenti di pecore e capre nell'area vicina allo stabilimento siderurgico "hanno avuto esito sfavorevole per superamento dei limiti per la somma di diossine e PCB diossina fissati dal Regolamento (CE) n. 1881/2006".
Ma, dice ancora il ministero in una nota, considerando insieme gli sforamenti del limite di legge e una serie di risultati nella cosiddetta "forbice alta" e applicando un modello statistico "si evidenzia che, nell'area di studio, ci si attende che il 30% del latte di pecora sia contaminato in misura superiore la limite di legge".
"Inoltre, dal confronto effettuato tra gli esiti che vanno dal 2008 al 2012, emerge che non vi sono variazioni significative da un punto di vista statistico in merito alla concentrazione di Diossine e PCB diossina simili".
Nel corso degli anni, nonostante le rassicurazioni dell'azienda sul fatto che i livelli di inquinamento fossero calati a seguito della bonifica degli impianti, almeno le quantità di diossina sono rimaste le stesse, spiega il ministero. (Reuters)


Vicino all'Ilva si muore di più

Nei quartieri di Taranto più vicini agli impianti dell'Ilva si muore di più. La conferma, dopo i dati dello studio 'Sentieri' dell'Istituto superiore di sanità, arriva da una nuova rilevazione in corso di pubblicazione. L'eccesso di patologie di vario tipo in queste aree, infatti, registra una forbice dal 20% al 400%. E ulteriori dati confermano anche la contaminazione della catena alimentare da sostanze inquinanti prodotte dall'impianto industriale: il livello di diossine rilevato nelle cozze allevate nelle aree più vicine all'Ilva è sopra i limiti di legge, ed il 30% del latte di capra prodotto nella zona è contaminato.
 - TAMBURI E PAOLO VI I QUARTIERI DOVE SI MUORE DI PIU': nei quartieri Tamburi, Borgo e Paolo VI di Taranto si registra "una mortalità totale più elevata", con "eccessi compresi tra 20% e il 400%" per varie patologie e con una "tendenza a uno stato di salute peggiore nei soggetti di livello socioeconomico basso". Il dato emerge da un nuovo studio in via di pubblicazione sulla rivista 'Epidemiologia e Prevenzione'. Lo studio è stato condotto nel quadro di un incidente probatorio ordinato dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Taranto. In particolare, i quartieri di Tamburi, Borgo e Paolo VI "hanno mostrato una mortalità totale più elevata rispetto al riferimento". Il differenziale maggiore nei maschi é stato osservato a Paolo VI con "eccessi importanti per tumori maligni (+42%), tra cui pancreas e polmone, malattie cardiovascolari, respiratorie e del sistema digestivo". Nel quartiere Tamburi si è riscontrato un eccesso di tumori maligni nei maschi (specie la prostata) e di malattie cardiovascolari, specie l'infarto del miocardio. I dati indicano dunque chiaramente, si sottolinea nella rilevazione, "Tamburi e Paolo VI come i quartieri in cui lo stato di salute della popolazione é più compromesso".
- DIOSSINE OLTRE LIMITI IN COZZE AREA VICINO IMPIANTO: un monitoraggio è stato predisposto sui mitili allevati in Mar Grande e nei due seni del Mar Piccolo. Il campionamento è iniziato nel mese di settembre 2010 e si è protratto sino ad ottobre 2012. Gli esiti del campionamento, si legge nel rapporto di biomonitoraggio effettuato nell'area, "hanno permesso di evidenziare livelli di contaminazione superiori ai limiti di legge unicamente nel primo seno del Mar Piccolo, area più prospiciente all'Ilva". Anche considerando i livelli di contaminazione riscontrati, "indipendentemente dai limiti di legge - precisa il Rapporto - i mitili campionati nel primo seno del mar Piccolo hanno rilevato una maggiore concentrazione dei due contaminanti Pcdd/f e Dl-Pcb". Dai rilevamenti del biomonitoraggio avviato dalle strutture del ministero della Salute emerge pure che il 30% del latte di pecora prodotto negli allevamenti entro i 10 km dall'Ilva è contaminato dalle diossine. (Campanianotizie)
Gli esiti del campionamento, si legge nel rapporto, ''hanno permesso di evidenziare livelli di contaminazione superiori ai limiti di legge unicamente nel primo seno del Mar Piccolo, area piu' prospiciente all'Ilva''. Anche considerando i livelli di contaminazione riscontrati, ''indipendentemente dai limiti legge - precisa il Rapporto - i mitili campionati nel primo seno del mar Piccolo hanno rilevato una maggiore concentrazione dei due contaminanti Pcdd/f e Dl-Pcb''. Inoltre, si precisa nell'indagine, ''e' utile sottolineare che l'andamento della contaminazione nei mitili e' stagionale, con picchi nel periodo estivo in ragione dell'aumentata capacita' filtrante dei mitili in associazione all'aumento delle temperature dell'acqua, cosi' come collegato all'aumento della sostanza grassa nel mollusco causato dall'attivita' riproduttiva nel periodo estivo''. (ANSA) 


Ilva/ Clini: Bonifica urgente, catena alimentare a rischio

"È urgente la bonifica dei suoli contaminati di Taranto anche per evitare effetti sulla catena alimentare che potrebbero esserci già stati". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente Corrado Clini sul caso Ilva a Tgcom24.
"Ho osservato che in un territorio esposto per decenni ad attività industriali inquinanti - ha continuato Clini - si è accumulata nei suoli e nelle acque una potenziale criticità con effetti possibili prevedibili sulla catena alimentare: le diossine che si sono accumulate nel corso dei decenni sono molto importanti. La diossina è persistente, si chiamano composti organici persistenti e sono pericolosi e messi al bando".
"Ilva è un insediamento industriale realizzato più di 50 anni fa, era un'industria di Stato. Se vogliamo cercare le prime responsabilità possiamo dire che Taranto è vittima di quel modello di industrializzazione che ha avuto effetti positivi dal punto di vista economico ma ha lasciato in eredità un inquinamento importante. Oggi sono intervenute le direttive europee e tutte le imprese si sono dovute adeguare. Ilva è messa nella condizione e ha l'obbligo di realizzare ulteriori investimenti per minimizzare l'inquinamento ambientale ma questo - ha concluso Clini - non cancella più di 50 anni di attività industriale e non elimina la necessità urgente di risanare il territorio". (TMNews)

La testimonianza degli operai a Roma

venerdì 26 ottobre 2012

30 sagome per il ministro sagoma

Il comitato Verità per Taranto annuncia che:


il giorno 27 Ottobre per il No Monti Day le sagome delle vittime di Taranto, nel numero di 30, i decessi di un anno, saranno esposte in Piazza della Repubblica a Roma prima della partenza della manifestazione, e poi saranno portate in corteo per chiedere le dimissioni del Governo Monti e del suo Ministro dell'Ambiente, Ministro Ilva dott.Corrado Clini, per il suo accanimento contro la popolazione tarantina e per continuare a supportare la prosecuzione di gravi reati ambientali e, secondo noi, contro l'umanità.

Bari per i tarantini

ESAMI CLINICI GRATUITI PRESSO IL POLICLINICO DI BARI PER VOLONTARI TARANTINI ABITANTI NEI QUARTIERI A RISCHIO INQUINAMENTO E PER GLI OPERAI CHE LAVORANO NELL’INDUSTRIA.

            Questa mattina i rappresentanti  delle associazioni ambientaliste, Fabio Matacchiera per “Fondo Antidiossina Taranto Onlus”, Alessandro Marescotti per “Peacelink” e Rosella Balestra per “Donne per Taranto” hanno incontrato il Prof. Rosario Polizzi, Direttore della Cattedra di Fisiopatologia Chirurgica presso l’Università di Bari, per mettere a punto una strategia operativa finalizzata al coinvolgimento di un certo numero di cittadini di Taranto che desiderano, volontariamente e gratuitamente, sottoporsi ad esami clinici, al fine di rilevare eventuali patologie emergenti.
            Le suddette indagini diagnostiche saranno effettuate da alcuni medici del Policlinico di Bari, guidati dallo stesso Prof. Rosario Polizzi,  dando ai volontari tarantini una corsia preferenziale per accelerare le procedure necessarie.
            Gli esami di base saranno eseguiti attraverso analisi del sangue, delle urine e attraverso radiografie toraciche ed ecocardiogrammi.  La ricerca coinvolgerà inizialmente i bambini dei quartieri limitrofi alle industrie e gli operai che nelle industrie lavorano.
            Con questa iniziativa, desideriamo sottolineare  che non si vuole assolutamente scavalcare, né sostituire, il lavoro dei medici tarantini, ma soltanto agevolare, riducendo anche i tempi di attesa, tutti coloro che desiderano verificare il proprio stato di salute.
            L’unica spesa a carico dei volontari rimarrebbe quella per il raggiungimento del Policlinico di Bari.
            Coloro che sono interessati, potranno contattare (ore pomeridiane e serali) la segretaria del Fondo Antidiossina Taranto Onlus (Prof.ssa Silvia Abeille, cell 339.6823195,  fisso 0997310103)

Il marcio di famiglia

Ilva, consulenze d'oro ai Riva
"Centinaia di milioni per compensi ai figli"


Dal 2008 al 2011 una holding controllata da Emilio Riva insieme a figli e nipoti avrebbe ricevuto almeno 190 milioni di euro a titolo di compensi per servizi di varia natura prestati al grande gruppo siderurgico. Lo rivela il settimanale L'Espresso. In pratica, secondo L'Espresso, "i Riva si sono trasformati in consulenti di se stessi, profumatamente pagati, con i soldi dell'acciaieria di Taranto". "Un'operazione in conflitto d'interessi su cui nessuno - riferisce la nota - tra i sindaci o gli amministratori di Ilva ha avuto nulla da obiettare". "La holding Riva Fire - rivela l'inchiesta - ha siglato anni addietro ricchi contratti di consulenza con Ilva, che paga di conseguenza. In questo modo la famiglia ha ricevuto decine di milioni ogni anno".
"Da anni Emilio Riva e i figli - è detto - ripetono di avere sempre reinvestito nell'azienda tutti profitti dell'Ilva. Niente dividendi, quindi". Ma, secondo l'inchiesta,"non ce n'era bisogno perché grazie ai contratti di consulenza la famiglia di industriali lombardi ha comunque prelevato decine di milioni dalle casse dell'Ilva". "Nel giugno scorso, all' assemblea dei soci del gruppo siderurgico - è detto ancora - la famiglia Amenduni, azionista con il 10 per cento, ha chiesto chiarimenti sulla natura delle consulenze e sulla congruità dei compensi". "La risposta dei Riva - riferisce la nota - è stata che la loro holding fornisce una serie di servizi all'Ilva, un colosso con oltre 15 mila dipendenti e centinaia di dirigenti, in cambio dei quali riceve pagamenti definiti 'conformi a un campione significativo di gruppi italiani'".
Dopo la diffusione dell'anticipazione, i legali di Riva hanno diffuso una nota in cui si spiega come i compensi percepiti dalla società Riva Fire "sono ovviamente correlati alle prestazioni effettivamente rese nei confronti della controllata Ilva spa. La misura di tali compensi è stata altresì verificata da primaria società di consulenza esterna indipendente, che ne ha statuito la congruità rispetto ad altre fattispecie analoghe".
Nel comunicato dell'ufficio stampa Riva Fire precisa che "negli esercizi dal 2008 al 2011 ha percepito compensi per prestazioni per un totale di circa 253 milioni di lire (90.401.000 nel 2008; 23.032.000 nel 2009; 61.944.000 nel 2010 e 78.474.000 nel 2011). Tali compensi - è detto ancora - sono determinati in misura pari all'1,3 % del fatturato consolidato di Ilva SpA solo in caso di mol positivo, al contrario la percentuale si abbatte del 50% scendendo allo 0,65% in caso di MOL negativo". Inoltre, è spiegato - l'importo del corrispettivo sopra citato, è stato espressamente previsto nell'ambito dei patti parasociali stipulati tra i soci Ilva (tra cui anche la famiglia Amenduni) al momento dell' acquisizione avvenuta nel 1995". "La  famiglia Riva non avendo percepito, negli anni in questione, alcun dividendo da Riva Fire - conclude la nota - si riserva di adire le vie legali a difesa della propria onorabilità". (Repubblica

giovedì 25 ottobre 2012

Esodatelo!!!

Ilva, dietrofront su Ferrante . Per ora non è più tra i custodi

La decisione in attesa che si pronunci la Cassazione dei giudici del tribunale di Taranto che annulla le disposizioni del Riesame e ristabilisce quanto deciso dal gip Todisco ad agosto, quando ci fu la revoca "per evidente conflitto di interessi"

di MARIO DILIBERTO
Nuovo cambio della guardia nel pool di custodi giudiziari a cui sono affidati i reparti dell’Ilva sotto sequestro. Il Tribunale ha annullato la decisione con la quale il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante era stato nominato per curare gli aspetti amministrativi della gestione dell’area a caldo, finita sotto chiave per le emissioni inquinanti che rovescia sul centro abitato. Con quella decisione il Tribunale del Riesame, in veste di giudice dell'esecuzione, aveva annullato quella del gip Patrizia Todisco che a sua volta aveva revocato Ferrante, rilevando una incompatibilità tra il ruolo di presidente dell’Ilva e quello di custode.
Il provvedimento odierno, giunto in accoglimento dell’appello proposto dalla Procura, ripristina lo scenario disegnato dalla dottoressa Todisco con Ferrante escluso dal collegio dei custodi. Un assetto che potrebbe, però, cambiare nuovamente. Perché contro l’ordinanza del giudice Todisco i legali di Ilva hanno già stato presentato ricorso per Cassazione.
Con quelle ordinanze il gip precisò incarichi e responsabilità dei custodi giudiziari e revocò la nomina a custode di Ferrante per "evidente conflitto di interessi". Oggi i giudici hanno confermato la correttezza di quelle disposizioni perché il tribunale del Riesame, tecnicamente, non poteva fare da giudice d'esecuzione di
un suo stesso provvedimento e non poteva scavalcare il gip che è l'autorità giudiziaria competente sul sequestro in quanto è il giudice che lo ha emesso.
La estromissione di Ferrante fu dettata dal fatto che come presidente di Ilva comunicò alla stampa di aver dato mandato all'ufficio legale di impugnare i provvedimenti del gip, facendo venir meno il rapporto di fiducia fra l'autorità giudiziaria e lo stesso Ferrante.
Nelle undici pagine del provvedimento depositato oggi al tribunale di Taranto, si legge che se non venisse sospeso quel provvedimento del Riesame si creerebbe uno stato di impasse dal momento che verrebbero meno le competenze specificate dal gip, "di vitale importanza per la salute dei lavoratori e della popolazione". Per quanto riguarda la doppia nomina di Ferrante, i giudici, scrivono: "Non v'è dubbio che poteva dare luogo a problemi di mera opportunità nel rispondere a pretese in contrasto fra loro o difficilmente conciliabili".
Per i giudici che hanno sospeso l'incarico giudiziale di Ferrante, il presidente di Ilva "ha dimostrato, pur presentando ricorsi legittimi, discutibile e scarsa disponibilità a collaborare con l'autorità giudiziaria, palesata soprattutto in maniera chiara con la volontà o quantomeno l'interesse, a proseguire l'attività produttiva, che darebbe luogo a protrazione o aggravamento di conseguenze dannose di reato, giunte, invero, già a livelli allarmanti". Il doppio ruolo ricoperto fino a oggi da Ferrante, scrivono ancora i giudici "pregiudica la serena e compiuta esecuzione del sequestro ed introduce il rischio serio e concreto della possibile prosecuzione dell'attività produttiva". Il sequestro del 26 luglio, infatti, non concede la facoltà d'uso. (Repubblica)

Lo prendono sul serio?

Ma non lo sapete che Clini dice solo gag?

Confagricoltura Taranto attacca Clini: "I più avvelenati siamo noi agricoltori"


Il tempismo di Clini è perfetto, non c’è che dire: martedì il Ministro ha avanzato l’ipotesi che dietro l’aumento della mortalità prematura a Taranto ci siano contaminazioni della catena agroalimentare causate dalle sostanze inquinanti accumulatesi negli anni:
Ho qualche sospetto che molto abbia a che fare con l’inquinamento della catena alimentare determinato dall’accumulo in decenni di sostanze tossiche pericolose che possono essere ancora attive se non si bonifica.
La morte, insomma, potrebbe arrivare anche dal cibo per Clini, da quei prodotti del mare e della terra (coltivati, tra l’altro, in molti casi con metodi biologici), mica soltanto ed in gran parte dall’aria intossicata dai fumi dell’ILVA inalata direttamente a pieni polmoni da donne, anziani e bambini con il suo bel carico di particelle di morte.
Peccato che i pediatri sostengano una verità agghiacciante: a Taranto i bambini a volte nascono già con il cancro, non riescono nemmeno ad addentarla una mela. Segnati da un danno genotossico. Sarà la mal’aria che respirano le madri in quel di Taranto, la boccata di aria tossica che inalano ancora privi di difese, sarà il danno al patrimonio genetico dei tarantini causato da decenni di inquinamento. E le patologie respiratorie e polmonari vanno per la maggiore.
Ad ogni modo un sospetto del genere richiede approfondimenti. Non si può dire che la catena alimentare potrebbe essere gravemente compromessa senza fonti e dati. E non lo si può fare perché agricoltori, mitilicoltori ed allevatori tarantini sono già stati pesantemente colpiti dall’inquinamento dell’ILVA. I controlli sulla filiera agroalimentare ci sono sempre stati, a differenza di quanto avveniva all’ILVA evidentemente, ed in alcuni casi hanno penalizzato il settore, come nel caso dei capi di bestiame abbattuti per i valori troppo alti di diossina. Ora, chiede giustamente a Clini Dario Stefano, Assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia:
L’ipotesi espressa dal Ministro Clini di una possibile contaminazione della catena alimentare a Taranto mi lascia senza parole. Un allarme così grave richiede un’azione immediata da parte del Ministero. Pertanto, se le dichiarazioni del Ministro fondano su dati in suo possesso chiedo, anche a nome di tutti i produttori pugliesi e tarantini, che quei dati ci vengano forniti immediatamente. Se invece è stato un pensiero ad alta voce sull’ILVA, senza fondamento scientifico allora esigiamo, con urgenza, una smentita ufficiale. A noi risulta che la catena alimentare a Taranto non è mai stata a rischio, essendo sempre sottoposta a controlli delle autorità preposte sugli standard di sicurezza alimentare e di qualità che, peraltro, contraddistinguono i nostri prodotti in tutto il mondo.

Infuriata anche la Confagricoltura Taranto e ne ha ben donde: Clini ipotizza senza fondamento e non sa che le sue parole potrebbero causare gravi danni all’economia pugliese (ma preoccupiamoci sempre e soltanto dei danni all’industria, mai di quelli all’agricoltura, vero?):
I più avvelenati siamo noi agricoltori, altro che la catena alimentare, ha tuonato Gerardo Giovinazzi, presidente di Confagricoltura Taranto. Non posso mandar giù l’ennesimo vergognoso attacco all’agricoltura ionica soprattutto alla vigilia della produzione di clementine, ortaggi e olio d’oliva, prodotti che portano il nome della Puglia in giro per il mondo.
La dieta mediterranea, vale la pena ricordarlo, è motore di economia e salute. Lo testimonia il fatto che le esportazioni delle eccellenza agroalimentari italiane sono cresciute del 18% a dispetto della crisi, mentre settori prima fiorenti come l’industria delle auto e dei rimorchi hanno fatto segnare un calo del 14% negli ultimi cinque anni. Ma continuiamo pure a gettare fango sull’agricoltura e a vedere il cielo sempre più blu sulle industrie. (Ecoblog)

Soldi virtuali

Caso Ilva, i 190 milioni dei Riva

I proprietari della fabbrica di Taranto sostengono di aver investito tutti gli utili in azienda, per renderla meno inquinante. Invece un bel gruzzolo è stato trasferito in una loro holding

L'Ilva paga, Riva incassa: ecco le consulenze d'oro dei padroni dell'acciaieria di Taranto. Dal 2008 al 2011 una holding controllata da Emilio Riva insieme a figli e nipoti ha ricevuto almeno 190 milioni di euro a titolo di compensi per servizi di varia natura prestati al grande gruppo siderurgico. Lo rivela il settimanale L'Espresso nel numero in edicola domani, venerdì 26 ottobre. In pratica, i Riva si sono trasformati in consulenti di se stessi, profumatamente pagati, con i soldi dell'acciaieria di Taranto. Un'operazione in conflitto d'interessi su cui nessuno tra i sindaci o gli amministratori di Ilva ha avuto nulla da obiettare. La holding Riva Fire – rivela l'inchiesta pubblicata da L'Espresso - ha siglato anni addietro ricchi contratti di consulenza con Ilva, che paga di conseguenza.
In questo modo la famiglia ha ricevuto decine di milioni ogni anno. "Abbiamo sempre reinvestito nell'azienda tutti profitti dell'Ilva", ripetono da anni Emilio Riva e i figli. Niente dividendi, quindi. Ma non ce n'era bisogno perché grazie ai contratti di consulenza la famiglia di industriali lombardi ha comunque prelevato decine di milioni dalle casse dell'Ilva. Nel giugno scorso, all'assemblea dei soci del gruppo siderurgico, la famiglia Amenduni, azionista con il 10 per cento, ha chiesto chiarimenti sulla natura delle consulenze e sulla congruità dei compensi. La risposta dei Riva è stata che la loro holding fornisce una serie di servizi all'Ilva, un colosso con oltre 15 mila dipendenti e centinaia di dirigenti, in cambio dei quali riceve pagamenti definiti "conformi a un campione significativo di gruppi italiani". Vittorio Malagutti (L'Espresso)


Dubbi sensati

Appello operaio Ilva. «Analisi per mio figlio»

«Io non sacrificherò mio figlio». Il giovane operaio dell’acciaieria 2 guarda in faccia il direttore dell’Arpa Giorgio Assennato. Alla scuola elementare «Deledda», quartiere Tamburi, si fa silenzio. Il lavoratore dell’Ilva ai Tamburi vive; al mattino, accompagna il figlio a scuola.
Rifiuta il destino di moderno Abramo, il richiamo a sacrificare il figlio Isacco sull’altare del profitto avvelenato. Sa che non c’è Dio a impedire il sacrificio se non quello dell’amore. La «Deledda» è a 300 metri dal parco minerali, a poco più di un chilometro dalle cokerie. Eppure il quartiere-fabbrica ha una disperata vitalità, la senti nelle voci dei genitori che si levano a chiedere: perché?
«Mi guardo allo specchio e dico: veramente ho potuto uccidere tante persone col mio lavoro?». Per questo vuole: «Analisi, subito, per mio figlio e per tutti i bambini della “Deledda”. Controlli che ci facciano capire come stanno in salute».
Sono 400 circa, i bambini delle elementari. «Ci attiveremo subito con il Dipartimento di prevenzione dell’Asl» assicura l’assessore all’Ambiente, Vincenzo Baio, ieri all’assemblea della «Deledda» in rappresentanza del sindaco Stefàno. «L’idea - spiega Giorgio Assennato - è quella di creare una struttura per la salute materna e infantile, coinvolgendo i pediatri di base. La struttura rientrerebbe nel centro “Ambiente e Salute” che l’Arpa aprirà all’ospedale Testa con gli otto milioni di euro messi a disposizione dalla Regione».
Si tornava alla scuola «Deledda» ieri. E c’erano genitori delle scuole vicine: «De Carolis» e «Vico». Si tornava dopo altre assemblee, dopo le richieste di intervento per eliminare i rischi derivanti dall’inquinamento: passati, presenti e futuri.
Nel tumultuoso incontro, non privo di contestazioni rivolte al direttore dell’Arpa per i dati sulla mortalità e le malattie resi noti dal ministro della Salute Balduzzi, la dirigente tarantina dell’Arpa, Maria Spartera, comunica un’iniziativa che l’Agenzia per l’ambiente avvierà la prossima settimana: oltre al monitoraggio esterno alla scuola «Deledda» partirà quello interno, installando nel cortile il laboratorio mobile dell’Arpa. L’Istituto superiore di Sanità, rispondendo all’Arpa, esclude un «apprezzabile rischio sanitario» derivante dalle polveri raccolte sul tetto della scuola dai deposimetri dell’Agenzia regionale.
L’assessore Baio, planimetria alla mano, esclude qualsiasi vicinanza delle tubature Ilva sotterranee per il passaggio delle acque di raffreddamento degli impianti e quindi qualsiasi rischio di crollo per la scuola. «Ho disposto la rimozione - aggiunge - di un serbatoio di eternit dal terrazzo e il progetto per la scala antincendio». La scuola «Deledda» simbolo di un cambiamento. La strada è lunga, lo sanno anzitutto i genitori, cittadini del quartiere-fabbrica. Ma indietro non si torna.
L’inquinamento, purtroppo, non ferma la mattanza. Altre duecento pecore e capre abbattute ieri. Ancora una volta erano risultate avvelenate da diossine e pcb, «segnate», come castigo biblico, nel loro latte e nelle loro carni.

mercoledì 24 ottobre 2012

Luci ed ombre di porpora

Non è che sia proprio chiaro il ruolo della Cei e di Santoro nella repressione di alcune correnti pauperistiche della chiesa in sudamerica... Ma quantomeno sottolineamo una personalità ed un senso di resposabilità diversi rispetto al simulacro che l'ha preceduto. Vedremo...

 Ilva: arcivescovo Taranto, "volevo salire sull'altoforno"  

"Volevo salire sull'altoforno per portare conforto agli operai, ma non mi hanno fatto salire per ragioni di sicurezza. Cosi' sono scesi loro a incontrarmi". Al briefing sui lavori del Sinodo, l'arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, racconta che cosa sia la Nuova Evangelizzazione per lui, tornato in Italia dopo 27 anni in Brasile, prima da prete e poi da vescovo. "Lo stile pastorale brasiliano - spiega il presule - e' quello di entrare immediatamente in contatto con la gente. La prossimita' della Chiesa alle persone e ai loro problemi". "A Taranto - racconta - ho incrociato un corteo e fermata la macchina ho continuato a piedi, i partecipanti mi hanno applaudito". "A Taranto - esemplifica ancora l'arcivescovo Santoro - sono andato dagli operai che rischiano la disoccupazione per la questione dell'Ilva, ma ho visitato anche le associazioni contro le leucemie e i tumori. L'attenzione del vescovo non e' un 'partito preso', la via deve essere quella di uno sviluppo sostenibile tutelando entrambi i valori: l'occupazione e la salute". "Accoglienza e condivisione sono necessari alla Nuova Evangelizzazione e il confronto tra le esperienze al Sinodo e' utilissimo, i vescovi latino americani portano la loro esperienza su questi aspetti e ascoltano con interesse - sottolinea il presule - la testimonianza dei padri che arrivano dalle realta' radicalmente secolarizzate dell'Occidente. Questo e' un segnale fortissimo, anche in Brasile, infatti, ho constato che gradualmente si affermano questi modi di vivere".
  E sono esperienze importanti, per Santoro, anche quelle presentate dai vescovi dell'Asia in tema di liberta' religiosa, e dell'Africa, dove i problemi sono ancor piu' drammatici.
  Dall'Assemblea dei vescovi latino-americani di Aparecida, spiega l'ex vescovo di Petropolis, e' arrivata l'indicazione di una "conversione pastorale" che ora, giura, "ritrovo nei documenti della Cei". (AGI)

lunedì 22 ottobre 2012

L'ultima gag del Circo Clini: i pagliacci sorpresi!

Ilva, tumori in aumento anche del 419%


La mortalità a Taranto è più alta rispetto al resto della regione del 14 per cento per gli uomini e dell'8 per cento per le donne (in media l'11 per cento in più), mentre rispetto al resto della provincia si ammalano di tumore il 30 per cento in più degli uomini e il 20 per cento in più delle donne. Sono i dati contenuti nel Progetto Sentieri dell'Istituto superiore della sanità sui siti inquinati relitivi agli anni 2003-2009. Nelle donne l'incidenza dei tumori è più alta con dati che oscillano tra il 24 e il 100 per cento, mentre per gli uomini rispetto alla media della Regione le possibilità di morire di tumore aumentano fino al 419 per cento. E nei bambini crescono le malattie nel primo anno di vita e la mortalità. "Dai risultati presentati emerge con chiarezza uno stato di compromissione della salute della popolazione residente a Taranto", scrive il ministero della Salute.
Una situazione 'scandalosa' denunciano gli ambientalisti; è "scorretto trasferire i dati che riguardano la storia sanitaria di decenni alla situazione attuale dell'Ilva", precisa il ministro dell'Ambiente Corrado Clini. Un concetto ribadito dall'azienda in una nota in cui
sottolinea: "I dati dello studio Sentieri esposti oggi dal Ministro Balduzzi richiedono un'attenta e approfondita analisi. Da una prima lettura emerge una fotografia che rappresenta un passato legato agli ultimi 30 anni e non certo il presente". Lo afferma l'Ilva in una nota, annunciando nei prossimi giorni un incontro con la stampa. Per Renato Balduzzi "si deve fare di più".

L'ALLARME SANITARIO - Si apre dunque con un serio allarme la settimana cruciale per il futuro dello stabilimento Ilva. Dovrebbe infatti essere questione di ore la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l'esercizio dell'attività industriale, che potrebbe avvenire martedì 23 ottobre facendo entrare in vigore il testo, approvato con molte osservazioni e critiche, dalla Conferenza di servizi il 18 ottobre scorso. Intanto il ministro della Salute Renato Balduzzi ha incontrato le associazioni ambientaliste per presentare lo studio compiuto dall'Istituto superiore della sanità con l'Oms, denominato progetto Sentieri, che si riferisce ai dati aggiornati al 2009 sull'analisi della mortalità, del biomonitoraggio e del rischio sanitario connesso alla qualità dell'aria. Il più 11 per cento si riferisce all'eccesso di mortalità rilevato a Taranto rispetto alle aspettative di morte di tutti i cittadini residenti in Puglia. Si tratta di un dato ricavato dalla media tra l'eccesso di mortalità del 14 per cento registrato tra gli uomini e quello dell'8 per cento rilevato nelle donne nel periodo tra il 2003 e il 2009.

GLI UOMINI - Per gli uomini l'eccesso di mortalità per tutte le cause nel periodo che va dal 2003 al 2009 rispetto alla media regionale è del 14 per cento. Per tutti i tumori è più 14, per cento malattie circolatorie 14 per cento, malattie respiratorie c'è un eccesso del 17 per cento, per i tumori polmonari si raggiunge il più 33 per cento e c'è un  più 419 per cento di mesoteliomi pleurici. Rispetto al resto della provincia, invece, per gli uomini che vivono tra Taranto e Statte si registra un più 30 per cento di tumori. Nel dettaglio c'è un più 50 per cento del tumore maligno del polmone, più 100 per cento per il mesotelioma e per i tumori maligni del rene e delle altre vie urinarie (esclusa la vescica), più 30 per cento per il tumore della vescica e per i tumori della testa e del collo, più 40 per cento per il tumore maligno del fegato, del 60 per cento per il linfoma non Hodgkin, del 20 per cento per il tumore maligno del colon retto e quello della prostata e al 90 per cento per il melanoma cutaneo.

LE DONNE -  Per le donne a Taranto invece è stato rilevato un eccesso di mortalità rispetto al resto della regione per tutte le cause nel periodo tra il 2003 e il 2009 dell'8 per cento. I decessi legati ai tumori sono più 13 per cento, per le malattie circolatorie più 4 per cento, per i tumori polmonari più 30 per cento e per il mesotelioma pleurico più 211 per cento. In particolare, rispetto però stavolta ai dati della provincia nel sito di Taranto e Statte si registra un incremento totela dei tumori del 20 per cento e nello specifico dei tumori al fegato (+75%), linfoma non Hodgkin (+43%), corpo utero superiore (+80%), polmoni (+48%), tumori allo stomaco (+100%), tumore alla mammella (+24%).

I BAMBINI - I bambini si registrano incrementi significativi di contrazione malattie per tutte le cause nel primo anno di vita. Inoltre nel vertice gli esperti hanno confermato un aumento della mortalità.

DIOSSINA - I livelli di diossina nel sangue degli allevatori di masserie nelle vicinanze dell'Ilva di Taranto sono "consistentemente più elevati di quelli osservati a distanze maggiori". Anche questo emerge dallo studio di biomonitoraggio tra gli allevatori che hanno lavorato presso masserie dislocate nel territorio della provincia di Taranto, nato nell'ambito del programma strategico nazionale Ambiente e salute sostenuto dal ministero della Salute. I campioni di sangue sono stati raccolti dalla Asl di Taranto nel periodo novembre-dicembre 2010. Le determinazioni analitiche, condotte presso l'Iss, hanno riguardato la concentrazione nel sangue di diversi metalli, diossine e policlorobifenili (Pcb). Secondo il ministero della Salute, il dato emerso entro il raggio di 15 km di distanza dagli impianti dell'Ilva, è "coerente con i risultati del monitoraggio alimentare condotto dalla Asl, che ha rilevato in questa area numerose situazioni di non conformità rispetto ai limiti di legge". E ancora: "I livelli di diossine e Pcb rilevati negli allevatori non comportano un pericolo per la salute delle singole persone che hanno partecipato allo studio, ma evidenziano l'estensione delle ricadute delle emissioni del polo industriale che subiscono una diluizione con l'aumentare della distanza. Per quanto riguarda i metalli, non ci sono elementi di preoccupazione, nè relazioni dirette con la distanza dal polo industriale". Per alcuni metalli (in particolare manganese, ma anche arsenico, cadmio e piombo) i livelli nel sangue degli allevatori corrispondono a quelli medio-alti della popolazione italiana.

IL MINISTRO BALDUZZI: UN PO' SORPRESO - "Sono rimasto un pochino sorpreso - ha commentato il ministro della Salute - la mia sensazione è che a questo punto si debba fare di più, ma penso anche che l'Aia possa essere un punto di svolta". "Quello che abbiamo chiesto - ha poi spiegato Balduzzi - è stato inserito nell'autorizzazione. Nel giro di un anno, sulla base dei monitoraggi, penso che si dovrà fare un riesame della situazione. Un anno mi sembra un periodo adeguato per le prime valutazioni". Il Ministero della Salute - ha affermato - "è andato al tavolo per l'Aia per l'Ilva con i dati aggiornati e ha chiesto e ottenuto che nel provvedimento venissero inserite anche le prescrizioni sanitarie insieme a quelle ambientali". Balduzzi ha poi definito l'Aia rilasciata all'Ilva "sufficiente perché siamo riusciti a combinare l'aspetto ambientale con quello della salute. Io non posso opporre la salute al lavoro. La salute è senz'altro fondamentale ma anche rimanere senza lavoro ha poi conseguenze sullo stato della salute". Il fatto che l'Aia all'Ilva tenga presente l'aspetto ambientale e quello sanitario può essere, per Balduzzi, "un punto di svolta considerate le diverse situazioni che abbiamo nel nostro Paese. Noi abbiamo chiesto al tavolo dell'Aia che ci fosse la connessione dei due aspetti ma la legge regionale della Puglia sul danno sanitario ci ha anche aiutato percché ha dato fondamento giuridico a quest'inpostazione". "I dati su Taranto sono allarmanti e ricalcano quelli già' circolati: bisogna partire da questo dato di fatto per intervenire", è stato invece il commento dell'assessore alla Sanità della Regione Puglia, Ettore Attolini, dopo l'incontro con il ministro.

VERTICE A BARI CON CLINI
- Clini e Balduzzi domani saranno a Bari dove parteciperanno a una tavola rotonda sul "Caso Ilva" dopo l'illustrazione della relazione al Parlamento sulla gestione dei rifiuti nella Regione Puglia, elaborata dalla commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella. Oggi e domani l'Ilva è anche al centro di due appuntamenti giudiziari. In Tribunale l'udienza sull'appello presentato dalla Procura di Taranto per far sospendere l'immediata esecutività dell'ordinanza del Tribunale del 28 agosto con la quale, tra l'altro, venne disposto il reintegro del presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, nella funzione di custode giudiziario degli impianti sequestrati. L'appello è stato proposto in attesa della decisione sul ricorso presentato in Cassazione dalla procura contro la stessa ordinanza. Domani il Tribunale del riesame esaminerà il ricorso dei legali dell'Ilva contro il secondo no del gip Patrizia Todisco alla rimessione in libertà di Emilio Riva, del figlio Nicola e dell'ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso, tutti agli arresti domiciliari dal 26 luglio nell'ambito dell'inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici dell'azienda.

I VERDI: "AVEVAMO RAGIONE" - "I dati confermano la drammaticità della situazione. E' molto grave che vengano presentati in ritardo, dopo che si è concluso l'iter per l'Aia all'Ilva". commenta il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli. Che ha ricordato di essere stato querelato dal ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, perché si riteneva avesse manipolato i dati e diffuso notizie false: "Ma il punto - ha detto il leader dei Verdi - è che i dati che noi abbiamo fornito hanno un'entità minore rispetto a quelli forniti dal ministro Balduzzi, che sono ancora più gravi. Ora chiediamo che l'Aia licenziata in Conferenza dei servizi si riapra e si consideri il danno sanitario perché qui la gente, i cittadini di Taranto, meritano e pretendono di avere una città pulita in cui non ci si debba ammalare". (Repubblica)


Ed ecco il massimo dell'ilarità da un vero "grande" della battuta: i dati del progetto Sentieri sono nuovi!!!

Ilva: Clini, nuovi dati impongono piano straordinario

"I dati sui tumori e la mortalità impongono un programma straordinario per la prevenzione dei rischi ambientali e la protezione salute della popolazione". Lo dice il ministro dell'Ambiente Corrado Clini, commentando i dati del rapporto Sentieri su Taranto. "In linea generale, i dati trasmessi confermano - osserva il ministro - che l'inquinamento ambientale associato alle attività industriali e cantieristiche dei decenni passati ha un ruolo significativo negli eccessi di mortalità rilevati per alcune tipologie di tumori". "Il protocollo di intesa che ho promosso e sottoscritto il 26 luglio scorso con la regione e le amministrazioni locali, ed il successivo decreto legge del 7 agosto, sono finalizzati - sottolinea Clini - a rimuovere le condizioni di rischio ambientale che hanno progressivamente stretto Taranto nella morsa dell'inquinamento". "Per quanto riguarda l'eliminazione delle sorgenti di rischio sanitario associate alle attuali attività industriali, desidero ricordare - prosegue il titolare dell'Ambiente - le due linee di azione che hanno guidato le iniziative del ministro dell'ambiente di questi mesi: -risanamento dei siti inquinati ubicati all'interno degli stabilimenti industriali, per le quali ho accelerato tutte le procedure necessarie alla approvazione e realizzazione dei piani di bonifica e/o messa in sicurezza; -riesame dell' Autorizzazioni Integrate Ambientali rilasciata all'Ilva il 4 agosto 2011 con la finalità di minimizzare le emissioni inquinanti e gli impatti ambientali dei processi produttivi attraverso l'impiego delle migliori tecnologie disponibili indicate dalla UE, l'adozione di misure urgenti da completare entro 3 mesi, il recepimento della legge della Regione Puglia sulla valutazione del danno sanitario". "A questo proposito voglio rilevare che i dati relativi al quartiere Tamburi hanno giustificato le misure severe e urgenti previste dall'AIA relative all'area a caldo ed al parco geominerario dello stabilimento ILVA. Il dato molto preoccupante relativo all'eccesso dei tumori infantili richiede indagini accurate sulle possibili cause ambientali e sui meccanismi patogeni. Come è noto, la popolazione infantile è altamente vulnerabile a fattori di rischio ambientale ed è necessario capire quali fonti di rischio, passate o ancora presenti, possono influenzare questo dato. In ogni caso i dati sui tumori infantili confermano e rafforzano l'urgenza di un programma straordinario per il monitoraggio e la protezione della salute della popolazione di Taranto. A questo proposito - conclude Clini - confermo il mio impegno a sostenere le iniziative della Regione e delle Autorità Locali, anche con la partecipazione di ISPRA e, d'intesa con il Ministro della Salute, dell'Istituto Superiore di Sanità e della Organizzazione Mondiale della Sanità". (Ansa) Ministero Della Salute Rapporto Taranto 2012

domenica 21 ottobre 2012

Papà uccidi quel brutto mostro


"...ho insegnato a mio figlio in questi anni ad avere fiducia sempre negli altri, negli adulti, nella Vita. lui come tu sai da oltre un anno si pr
epara il suo trolley da solo ogni 20-30 giorni per andare a fare la cura a Parma ed è stato sempre lui a trasmetterci l'ottimismo per l'esito delle analisi. L'ultima volta non è tornato con me, è ricoverato perchè i valori non si sono normalizzati. mercoledì prima di ritornare a taranto per il lavoro, sono andato a salutarlo dormiva ancora e sul comodino c'era un disegno con l'ilva (raffigurata con i fumi a forma di mani e facce da mostro) e sotto scritto "papà uccidi il mostro"! (faccio la foto e te la invio).
E ora, mentre lui è lontano da me, lo tengo tra le mani e sento di averlo tradito, il mostro è là e più forte che mai. cosa gli dirò domani quando lo riabbraccerò? che il mostro è ancora lì e che io (il suo eroe) non sono riuscito a sconfiggerlo?...
"
 

Il bambino ha contratto una patologia legata all'inquinamento di origine industriale ed è costretto a curarsi anche lontano dalla propria città. Suo padre ha inviato il disegno al Comitato «Donne per Taranto», insieme a una lettera in cui racconta il calvario del figlio.

Comunicato stampa:
"Il Comitato Donne per Taranto non accetta l’invito del Ministro della Salute Balduzzi in riferimento alla convocazione per l’incontro fissato in Prefettura, con alcune associazioni del territorio, per lunedì p.v.
Riteniamo che il Ministro è decisamente in ritardo e i “ritardi” a Taranto si pagano in termini di malattia e di morte.
Il Comitato Donne per Taranto non intende incontrare un Ministro della Salute che ha sottaciuto i Dati dello Studio Sentieri e nulla ha fatto per far prendere in esame, nel procedimento AIA, la situazione di Emergenza Sanitaria in atto.
Invitiamo piuttosto il Ministro Balduzzi a recarsi all’Ospedale oncologico , di ematologia e nel reparto pediatrico per incontrare i genitori dei tanti bambini traditi dal Suo silenzio e da quello del Governo e degli organi locali.
Ricordiamo che questo Comitato da settembre ha inviato al Ministro diverse comunicazioni (tramite raccomandate, email e PEC) per dare voce alle oltre 5000 persone che hanno sottoscritto, in soli 3 giorni, la Petizione nella quale si chiedeva l’ufficialità dei dati Sentieri.
Ogni tentativo di comunicazione è rimasta inascoltata.
L’incontro di lunedì è pertanto fuori tempo massimo!
Riteniamo che, attualmente, solo una cosa dovrebbe fare il Ministro della Salute perché la Sua venuta non risulti un ulteriore schiaffo a questa Città: rendere immediatamente Ufficiali i dati dello Studio Sentieri, affrontare con coraggio e serietà la situazione di Emergenza Sanitaria e chiedere "scusa" ad una Città intera per il silenzio di queste settimane e per alcune affermazioni che pesano come macigni.
Per noi resta vero che il tempo delle “parole” è terminato! Intraprenderemo, pertanto, così come preannunciato, azioni legali non solo nei confronti di chi ha inquinato ma anche nei confronti di tutti coloro che erano e sono a conoscenza della Situazione di Emergenza Ambientale e Sanitaria nel SIN di Taranto e nulla hanno fatto per fermare tale crimine.
Lunedì 22 alle 9 il Comitato Donne per Taranto convoca una conferenza Stampa in Corso due Mari (Monumento Marinai) per spiegare alla Stampa Locale e Nazionale i motivi del rifiuto a tale incontro con il Ministro e per dare voce a chi, vittima di scelte “economicamente” giuste per l’intero Paese, resta totalmente inascoltato: i malati.

Il clown più sfigato del Circo

Il ministro ottiene il permesso da Clini di spolverare dal cassetto lo studio Sentieri 2.
Si piglierà una bella raffica di cartonate!

Ilva:Balduzzi presenta rapporto Sentieri


Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, sara' lunedi' a Taranto per presentare il rapporto 'Ambiente e salute a Taranto: evidenze disponibili e indicazioni di sanita' pubblica', contenente l'aggiornamento agli anni 2003-2009 dello studio Sentieri sull'area di Taranto, i dati dell'analisi della mortalita', del biomonitoraggio e del rischio sanitario connesso alla qualita' dell'aria. Lo rende noto il ministero della Salute; alle 11.30 conferenza stampa, presenti i responsabili dello studio. (Ansa)

Ilva: domani 174 sagome cartone per arrivo ministro Balduzzi

Sara' rinnovata domani, in occasione dell'arrivo a Taranto del ministro della Salute, Renato Balduzzi, l'iniziativa gia' organizzata il 12 ottobre scorso da un gruppo di cittadini e ambientalisti con un 'sit-in' alla rotonda del Lungomare e l'allestimento di 174 sagome di cartone per raffigurare l'eccesso di mortalita' a Taranto rispetto alla media nazionale. Diverse associazioni ecologiste avevano chiesto l'inserimento dei dati nel procedimento che ha portato alla revisione dell'Autorizzazione integrata ambientale per l'Ilva. Il movimento 'Verita' per Taranto' intende cosi' denunciare la ''gravita' della situazione ambientale e sanitaria'' in concomitanza con la visita a Taranto del ministro, che presentera' i risultati aggiornati del progetto 'Sentieri' (periodo 2003-2009) sull'impatto sulla salute dei siti contaminati, riguardanti anche le patologie legate all'inquinamento di origine industriale. (ANSA)

Stanno tutti "avvisati"..

Ai fornitori Ilva 59 avvisi di garanzia

La Procura fa luce sulla truffa che ha portato l'Ilva a pagare molto di più del loro reale valore una serie di beni strumentali consegnati da aziende fornitrici e spedisce 59 avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Nel mirino finiscono i titolari di alcune imprese ma soprattutto diversi dipendenti dell'Ilva di Taranto, Genova e Milano, dove ha sede il quartier generale della società. Sono loro, infatti, con funzioni nella struttura aziendale degli approvvigionamenti, della liquidazione fatture e dell'organizzazione dei reparti, che avrebbero incentivato il meccanismo che ha portato l'Ilva a pagare su una serie di contratti oltre 3 milioni di euro in più rispetto al valore effettivo dei beni strumentali forniti.
Le accuse mosse dalla Procura sono associazione a delinquere finalizzata alla truffa e concorso in truffa. Sono 123 gli episodi finiti sotto la lente dei magistrati, i quali hanno aperto questo fascicolo nel 2009 su esposto alla Procura dell'avvocato Egidio Albanese, uno dei legali dell'Ilva. L'esposto segnalò ai giudici 24 dipendenti dell'Ilva come persone informate dai fatti e da qui ha preso le mosse l'inchiesta che adesso è approdata ad una prima tappa.
L'Ilva, dal canto suo, ha promosso anche un'indagine interna attraverso la Kpmg e bloccato i pagamenti alle imprese risultate coinvolte. I casi acclarati vanno dall'apparecchiatura pagata anche dieci volte di più il suo vero costo di mercato a materiale classificato in modo diverso, e cioè falso, in modo da essere pagato di più. Ma ci sono anche casi in cui sarebbe stato fornito all'Ilva materiale contraffatto.
La svolta nell'inchiesta sulle forniture piomba in un momento delicato per l'Ilva di Taranto. La nuova Autorizzazione integrata ambientale sarà firmata tra qualche giorno dal ministro Corrado Clini ma l'azienda rimane con tutte le sue riserve, esplicitate dal presidente Bruno Ferrante nella riunione di giovedì scorso a Roma. L'Ilva pone tre problemi: i costi dell'Aia (stime parlano di 3 miliardi), i tempi fissati dalle prescrizioni (dai progetti alle fermate impianti per i rifacimenti) ritenuti non fattibili sotto il profilo tecnico, l'agibilità effettiva dello stabilimento, la cui area a caldo continua ad essere sotto sequestro.
Intanto i sindacati metalmeccanici Fim, Fiom e Uilm mercoledì incontreranno l'azienda e anche se all'ordine del giorno non ci sono le vicende dell'attualità, le rinnoveranno comunque l'invito a mettersi in regola. «Se l'Ilva non rispetta l'Aia, che è l'autorizzazione a produrre prevista dalla legge, dovrà chiudere, non ci sono alternative» commenta Cosimo Panarelli, segretario Fim Taranto.
Nel frattempo la Procura sta valutando i contenuti dell'Aia ma certo non blocca la sua azione affidata ai custodi: spegnere gli impianti per porre fine all'inquinamento. E di Aia parla anche il direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, rispondendo all'Ilva che ritiene l'autorizzazione uno svantaggio competitivo perché dal 2012 dovrà attuare regole che in Europa i produttori d'acciaio applicheranno nel 2016 o forse solo nel 2020, se passerà la richiesta di proroga avanzata dai siderurgici tedeschi. «In verità - dice Assennato - l'Ilva ha già avuto anni di vantaggio competitivo rispetto ai suoi competitori europei se consideriamo il ritardo con cui è avvenuto il rilascio della prima Aia. Se l'azienda ora anticipa di quattro anni le migliori tecniche, ovvero le Bat conclusion europee, non sarà un grave danno - sottolinea il direttore generale di Arpa Puglia - perché le aziende che hanno anticipato l'Aia hanno poi avuto condizioni di mercato migliori in quanto le ristrutturazioni e le ambientalizzazioni non rappresentano un limite allo sviluppo dell'impresa, ma al contrario ne esaltano la competitività a livello mondiale».(Ilsole24h)

venerdì 19 ottobre 2012

L'Aia su misura per i polli di Taranto

LETTERA APERTA

                                               Al        Presidente della Repubblica
                                                           Presidente del Senato
                                                           Presidente della Camera dei deputati
                                                           Presidente del Consiglio dei Ministri
                                                           Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura
                                               e, pc    Stampa e TV


Il rilascio dell’AIA “riesaminata” è un delitto contro taranto e statte

La situazione attuale di Taranto, a tutti nota anche in virtù del grande clamore mediatico nazionale, è quella che dal 26 luglio 2012 vede 6 settori impiantistici della cosiddetta area a caldo sotto “sequestro preventivo senza facoltà di uso” e Emilio Riva, Nicola Riva e Luigi Capogrosso agli arresti domiciliari incolpati di disastro ambientale.
Il 18 ottobre 2012 la delegazione di Altamarea ha partecipato alla Conferenza dei Servizi convocata dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare per le determinazioni sul Parere Istruttorio Conclusivo sul riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale di Ilva Taranto rilasciata il 4 agosto 2011, già da noi giudicata erronea, ingannevole, inidonea e del tutto inadeguata per ridurre l’inquinamento di origine industriale con i suoi effetti disastrosi sull’ambiente e sulla salute dei cittadini e degli stessi lavoratori.
Il ministro Corrado Clini, che non ha partecipato alla Conferenza dei Servizi, nella tarda serata dello stesso 18 ottobre ha indetto la conferenza stampa con l’annuncio del rilascio dell’AIA “riesaminata” che diverrà operante appena pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Tale annuncio è avvenuto a pochissimi minuti dalla fine della Conferenza dei Servizi, senza che ci fosse stato materialmente il tempo per far conoscere compiutamente al ministro quello che era accaduto nelle sei ore di durata della CdS.. Ciò dimostra che tutto era stato deciso prima e che la CdS era una meschina foglia di fico per cercare di nascondere inguardabili brutalità.
Siamo, quindi, in presenza di atti e comportamenti dittatoriali, fatti dietro il paravento di ossequio formale alle regole, degni di personaggi autoritari che si travestono da democratici.
Contro il PIC si erano pronunciati in maniera argomentata tutte le associazioni e ad esso si erano opposti anche i custodi giudiziari nominati dal Tribunale. Tutto inutile.
Chi ha approvato quel PIC e quindi il rilascio dell’AIA “riesaminata” è complice di coloro i quali si sono macchiati e si macchieranno dei delitti individuati e perseguiti dalla Magistratura.
Di quello che ha detto il ministro Clini conosciamo solo i virgolettati dei giornali. Di essi il più inquietante è: “Vuol farmi dire se il provvedimento va in conflitto con l’azione della magistratura? Le rispondo che l’azienda deve comportarsi in base alla legge, e l’AIA per legge autorizza l’impresa a produrre.” Cos’altro vuol dire se non che l’Ilva deve continuare a produrre anche con gli impianti sequestrati senza facoltà di uso? Il ministro sbaglia completamente: la legge stabilisce che le aziende siano autorizzate a produrre, ma non dice che l’autorizzazione può essere concessa senza il rispetto delle norme. Noi da cinque anni sosteniamo e documentiamo che l’AIA del 4 agosto 2011 e quella “riesaminata” sono piene di inosservanze di norme vigenti.
Siamo stanchi di documentare le illegalità, le falsità e i soprusi commessi o tollerati dalle Istituzioni nella vicenda Ilva in cui sono in corso anche indagini su possibili atti corruttivi che coinvolgono parecchie persone. Siamo stanchi di dover portare queste vicende nelle aule dei Tribunali normali o amministrativi in cui, spesso, sulla verità e sul buon senso prevalgono i cavilli e gli artifici giuridici che, comunque, dilatano a dismisura i tempi.
Se il Governo e tutte le Istituzioni coinvolte, con il rilascio dell’AIA “riesaminata” hanno deciso di accelerare lo scontro con la Magistratura e, implicitamente, di innescare una rivolta civica dalle conseguenze inimmaginabili, sappiano che noi saremo dalla parte della Magistratura e che attiveremo ogni forma di disobbedienza civile, ben sapendo che anche i regolamenti militari prevedono la non obbedienza a ordini illegittimi.
Il Governo e tutti quelli che hanno approvato o approveranno quell’AIA “riesaminata” abbiano il coraggio e l’onestà di dire ai cittadini di Taranto e di Statte che essi sono e continueranno ad essere l’agnello sacrificale immolato all’idolo della mala politica industriale dell’Italia.
Biagio De Marzo presidente di “ALTAMAREA” 

Quelli che non si divertono al Circo Clini

Ilva: «Politici distanti da chi si ammala e muore»


Si sono mostrati in tutta la loro distanza da chi si ammala e muore. I politici che hanno votato compatti questa Aia non ne sono usciti vincitori ma pesantemente sconfitti. Questo per due motivi. Primo perché tutte le associazioni a Roma, e anche medici e pediatri, hanno espresso forti critiche e preoccupazioni non accolte.  Secondo perché questa Aia verrà quasi sicuramente disapplicata dalla magistratura in quanto non affronta e non risolve le criticità evidenziate dalle perizie commissionate dalla Procura e dalle successive ordinanze che vietano l’utilizzo immediato degli impianti a fini produttivi. La Procura il 5 ottobre ha già dato formali disposizioni ai custodi giudiziari di far cessare le emissioni inquinanti e quindi la produzione.
L’Aia non può interrompere l’azione della magistratura a tutela della vita e della salute. I politici che in Conferenza dei Servizi hanno votato l’Aia hanno quindi votato un atto amministrativo inutile e inefficace. Esso si infrange contro le misure di cautela che la Procura non può non eseguire in presenza di un pericolo per la salute e la vita.
Non solo. E’ notizia di queste ore che i custodi giudiziari nominati dalla Procura hanno bocciato l’Aia e il suo cronoprogramma: “Le scadenze temporali – scrivono al Ministero dell’Ambiente – non sono compatibili con i livelli di rischio attestati dalle perizie”. Questa valutazione e’ totalmente condivisa da PeaceLink che a Roma aveva espresso il suo NO all’Aia articolandolo in 10 punti.
  1. I dati della perizia chimica e quelli dell’Aia non sono comparabili. Alla faccia di chi diceva che l’ordinanza del Gip sarebbe stata recepita nell’Aia: non si trova alcun raffronto fra le tabelle della Procura e quelle dell’Aia.
  2. Non e’ stato dato alle associazioni il tempo di prepararsi e partecipare efficacemente, come prevede la direttiva 2008/1/CE.
  3. L’Aia non prevede “unita’ tecniche nuove” che sostituiscano le unita’ tecniche esistenti. L’AIA prevede l’aggiornamento dell’esistente.
  4. Articolo 8 dlgs 59/2005 (migliori BAT in assoluto) non applicato effettivamente: “se ne terra’ conto”, si legge. Ma non e’ cosi’. Un solo esempio di mancata applicazione dell’articolo 8 e’ data dal camino E312 le cui polveri potrebbero essere abbattute del 96% (con le migliori tecnologie che farebbero scendere le polveri da 85,5 a 3,4 kg/h); ma le previsioni dell’Aia  sono per una riduzione al massimo del 56%.
  5. Sono previsti “parametri conoscitivi” per molte fonti di emissioni cancerogene, neurotossiche e dannose per la salute. Paramentro conoscitivo significa assenza di un limite: si misura solo per conoscere. Cio’ e’ paradossalmente previsto per vari camini, anche fonti di emissioni cancerogene. In particolare per Ipa, Pcb, benzene, pm10, metalli (piombo, arsenico, mercurio, cromo, cadmio, ecc.).
  6. Non vengono quantificate le riduzioni delle emissioni diffuse e fuggitive, come ad esempio le polveri in fase di cokefazione, che potrebbero essere ridotte di quasi 70 volte (da 69 g/t a 1 g/t) secondo i periti della Procura. “Sparisce” lo “spegnimento a secco” del coke incandescente, con una tecnologia che avrebbe evitato lo sprigionarsi delle classiche nuvole della cokeria.
  7. Parchi minerali: copertura in 3 anni. La citta’ di Sabaudia e’ stata costruita in 235 giorni!
  8. Riduzione da 15 a 8 milioni di tonnellate/anno: e’ un bluff. Mai prodotte a Taranto 15 milioni di tonnellate/anno. In ogni caso – anche quando nel 2009 la produzione e’ scesa a 4,7 milioni di tonnellate/anno – il benzo(a)pirene cancerogeno ha superato del 31% il valore di 1 ng/m3.
  9. Il Procuratore Franco Sebastio ha fatto notare che anche solo 1 milione di tonnellate/anno si potrebbe produrre essendo vietata la produzione, stante quanto ha ribadito il Tribunale del Riesame (sequestro senza facolta’ d’uso).
  10. I wind days sono un esperimento che non da’ sicurezza di riduzione del benzo(a)pirene sotto 1 ng/m3. Infatti tale cancerogeno e’ in concentrazione elevata non solo quando l’abitato e’ sottovento ma anche con calma di vento (lo attestano le analisi wind-select dell’Arpa). Pertanto non e’ eticamente accettabile esporre la popolazione ad un esperimento di riduzione del danno (con esiti non sicuri) senza eliminazione della fonte del danno. Gli studi scientifici dimostrano che una cokeria anche dotata di Bat (migliori tecnologie disponibile) supera 1 ng/m3 di benzo(a)pirene nel raggio di 1700 metri. Inaccettabile. Cosi’ non si stoppa il rischio cancerogeno.
  11. L’Aia non valuta gli eccessi di mortalita’ per Taranto dello studio Sentieri (174 decessi/anno in più) in quanto lo studio Sentieri e’ ancora nei cassetti dei Ministri Balduzzi e Clini. I dati di eccesso di mortalita’ sono acquisiti dalla Procura (marzo 2012) ma non dall’Aia. Tutti hanno votato a favore di un’Aia che non include neppure una tabella di stima del danno sanitario. Tutto e’ rinviato al futuro. E intanto la gente si ammala e muore.
I politici che hanno votato quest’Aia hanno nuovamente deluso le aspettative. Per fortuna che c’e’ la magistratura. La sosterremo fino in fondo.
Comunicato stampa di Alessandro Marescotti (Peacelink)