Un giovane operaio muore in circostanze dubbie sulle quali pesa ancora una volta il sospetto del patto scellerato tra industriali e stato con la complicità dei sindacati.
Ancora una volta la sicurezza è stata svenduta per trenta denari.
Ancora una volta non sono i trapassati e le loro famiglie disgraziate ad apparire nelle notizie, a fare da monito per non ripetere più queste tragedie.
Sotto i riflettori, uno stuolo di politici miserabili, di faccendieri e parolieri sgomitano per bagliori di notorietà. Urlano con violenza tutto il loro potere per schiacciare i sussurri della piccola gente che muore nell'ombra. Urlano, poetizzano e sbraitano tra loro, sperando di coprire con il frastuono il fetore delle loro coscienze.
Non ci riusciranno. Mai!
Ilva, muore un operaio di 29 anni sciopero immediato e sit-in in Prefettura
Un operaio addetto al movimento ferroviario è morto
intorno alle 8,45 in un incidente nell'area portuale dell'Ilva di
Taranto. La tragedia è avvenuta al quinto sporgente del porto. La
vittima è Claudio Marsella, di 29 anni,
originario di Mesagne ma residente a Oria
e dipendente diretto dell'Ilva. Il ragazzo probabilmente caduto dalla
piattaforma della motrice urtando il torace contro i respingenti di un
vagone durante le operazioni di aggancio di un carro ferroviario,
riportando lesioni al torace. In un primo momento si era pensato che
fosse rimasto schiacciato.
A soccorrere l'uomo sono stai alcuni compagni di lavoro, ma le sue
condizioni erano già gravi, e Marsella è deceduto all'arrivo in
ospedale. Uno sciopero immediato nello stabilimento è stato proclamato
dai sindacati dopo che si è diffusa la notizia della morte: blocco delle
attività dalle 11 di oggi fino alle 7 di domani 31 ottobre. E due ore
di sciopero domani sono state proclamate in tutti gli stabilimenti del
Gruppo in Italia. I lavoratori hanno anche improvvisato un sit-in sotto la sede della prefettura di Taranto: si tratta dei
dipendenti che aderiscono al Comitato di "Cittadini e lavoratori liberi e
pensanti", di cui fanno parte numerosi dipendenti dell'Ilva. I
lavoratori chiedono di incontrare il prefetto, Claudio Sammartino, per
discutere delle problematiche della sicurezza all'interno dello
stabilimento siderurgico dopo l'incidente.
La direzione aziendale
dell'Ilva ha espresso "piena vicinanza ai parenti della vittima" e ha
deciso di sospendere le attività dello stabilimento, relative al primo
turno, in segno di cordoglio. "Grande è il cordoglio per la perdita di
una giovane vita - si legge in una nota della Fiom che ha annunciato che
si costituirà parte civile nel caso venissero accertate responsabilità -
e, sebbene episodi così gravi non avvenissero da 4 anni, è il caso di
non dimenticare che, prima di Claudio Marsella, altri 42 lavoratori sono
morti in Ilva dal 1992 ad oggi".
Nel 2008 lo stabilimento fu
scosso da un'altra morte: quella di Jan Zygmunt Paurovicz, operaio
polacco di 54 anni. Per la sua morte sono state rinviate a giudizio otto
persone. L'uomo, che era assunto da un'azienda esterna, precipitò da un
ponteggio costruito nell'altoforno 4. Mancavano solo pochi minuti alla
fine del suo turno, quando un movimento falso lo fece precipitare
sul fondo dell' altoforno. Anche in quell'occasione furono i compagni
di lavoro a prestare i primi soccorsi, pochi secondi dopo l'incidente.
Ma le ferite alla testa non gli diedero scampo.
Immediata una valanga di reazioni.
"Ogni vittima del lavoro è un lutto inaccettabile - ha detto il
ministro dell'Ambiente, Corrado Clini - in questo caso lo è di più
perché aggiunge una tragedia umana ad una situazione di tensione che
coinvolge tutte le maestranze e la comunità tarantina, che avrebbe
invece bisogno di sicurezza sul lavoro e la certezza di vivere in un
ambiente sano". "Una vita spezzata a 29 anni, l'ennesimo tributo di
sangue versato in una Italia in cui il lavoro e i lavoratori sono
marginalizzati". "La tragedia capitata a Claudio Marsella, morto di lavoro all'Ilva mi
addolora e pone una volta di più in evidenza l'urgenza di coniugare il
diritto alla salute e il diritto al lavoro, che sono parte di un unico
inviolabile diritto, quello alla vita": è il commento del presidente
della Regione Puglia, Nichi Vendola all'incidente mortale sul lavoro
avvenuto questa mattina nello stabilimento siderurgico di Taranto. "Mi
auguro - aggiunge il governatore - che la proprietà dell'azienda non
abbia bisogno di ulteriori eventi traumatici, che sia l'intervento della
magistratura, o una legge regionale, o un altro incidente, per
comprendere che è arrivato il momento di rispettare le prescrizioni e
consentire così ai suoi lavoratori e alla città di Taranto di vivere in
condizioni degne di un paese moderno".
Anche il sindaco di
Taranto, Ippazio Stefano esprime cordoglio per la morte del giovane
lavoratore dell'Ilva: "Ancora una volta la città piange la perdita di un
lavoratore. Una maggiore sicurezza sul lavoro, che renda più facile la
tutela della vita e della salute dei lavoratori, è senza dubbio -
osserva - la sfida che la modernità deve vincere, nella speranza di non
dover più pagare tributi di vite umane, perché lavoro, sicurezza e
salute possano coesistere".
"Bisogna fare con urgenza la massima
chiarezza sulle dinamiche dell'incidente e sulle relative
responsabilità" che in questi casi "non sono mai vaghe o non
accertabili", afferma dalla Cgil, il segretario confederale Elena Lattuada.
"Vogliamo esprimere il nostro cordoglio e la nostra vicinanza alla
famiglia e ai colleghi di lavoro del giovanissimo operaio morto oggi,
insieme a tutto il nostro appoggio alle iniziative che si svolgeranno
oggi e nei prossimi giorni nello stabilimento".
"La Fiom Cgil,
ove dovessero emergere responsabilità di ordine penale, si costituirà
parte civile. La gravità dell'accaduto richiama tutti all'impegno di
tenere sempre alta la guardia sulle condizioni di sicurezza nei luoghi
di lavoro e all'Ilva in particolare". Lo sottolineano in una nota la
segreteria nazionale e quella provinciale della Fiom Cgil. Per
l'organizzazione sindacale, "l'unico vero e tangibile impegno che l'Ilva
può mettere in atto, in questa fase di grande incertezza e di attesa
per il futuro, è quello di accelerare la fase di risanamento degli
impianti, per risarcire i lavoratori e la popolazione tarantina per il
disastro ambientale e sanitario causato".
Si aggiunge il
pensiero del primo cittadino di Bari, Michele Emiliano: "Bisogna esigere
dall'azienda che vi siano condizioni di sicurezza tali da impedire il
verificarsi di fatti così drammatici".
"La notizia della morte di
questo nostro giovane fratello, Claudio, torna a sconvolgerci e ad
aggravare oltremodo l'orizzonte drammatico del fronte lavoro nella
nostra Taranto. Mai vorremmo scrivere simili messaggi di cordoglio e
celebrare questi funerali". Lo scrive in una nota l'arcivescovo di
Taranto, monsignor Filippo Santoro. Ancora una volta, osserva, "corre
l'obbligo di ribadire con forza la sacralità della vita, la sua difesa
ad ogni costo e che la sicurezza sul posto di lavoro rimane una priorità
irrinunciabile". "Rimane il nodo alla gola - conclude l'arcivescovo -
per una vita che è falciata e sentiamo una profonda e ingiusta ferita
per ciò che è accaduto".
(LaRepubblica)
...e pian piano la verità viene fuori...
Ilva: Usb proclama sciopero immediato dopo morte operaio
(ASCA) - A fronte della morte del giovane
operaio avvenuta questa mattina nel reparto Movimento
Ferroviari dello stabilimento Ilva di Taranto, il
Coordinamento regionale dell'Usb Lavoro Privato Puglia,
unitamente all'Usb dell'Ilva, ha proclamato lo ''sciopero
immediato di tutti i dipendenti dello stabilimento Ilva di
Taranto, a partire dalle ore 11.00 di oggi, 30 ottobre, fino
alle ore 7.00 di domani, 31 ottobre''.
Lo sciopero, spiega una nota dell'Usb, e' stato indetto
per rivendicare la sicurezza nel reparto MOF e per la tutela
dell'incolumita' e della sicurezza di tutti i Lavoratori
dell'Ilva.
''Alle postazioni del Mof i manovratori operano da soli, e
se un lavoratore ha problemi nessuno e' in grado di rilevarli
ed intervenire tempestivamente - denuncia Francesco Rizzo,
dell'Usb Ilva - Queste modalita' lavorative sono state
sancite da un vergognoso accordo, siglato due anni fa da Fim
Fiom e Uilm, in cambio di poche centinaia di euro''.
''Dunque, sia nel caso in cui l'operaio morto abbia avuto
un malore, sia nel caso di un incidente, come sembra emergere
dai primi accertamenti, si tratta sempre di una giovane vita
sacrificata in nome del profitto'', conclude Rizzo.