Taranto, adottate le pecore alla diossina!
Gli allevatori dopo la prima strage: lasciatele vivere
«No alla mattanza delle pecore contaminate dalla diossina, si possono guarire o al limite adottare come i randagi». L’appello è stato lanciato ieri, mercoledì, dagli allevatori della provincia di Taranto che si oppongono con tutte le proprie forze contro la decisione delle autorità sanitarie di abbattere i 400 capi di bestiame dell’azienda zootecnica di un loro collega dove le analisi sui campioni di carne hanno evidenziato tracce significative di diossina.
Un’affollatissima assemblea di allevatori jonici ha animato la sala consiliare del comune di Faggiano per avanzare le proposte da inviare alla Regione Puglia e alla Asl. Organizzati dal Tavolo Verde diretto dall’ex onorevole Paolo Rubino, i rappresentanti della categoria (1.794 aziende in tutto il comprensorio) hanno illustrato in quattro punti l’alternativa alla macellazione voluta dal Dipartimento d’Igiene: individuare fattorie didattiche sperimentali in cui curare gli animali contaminati, creare di una riserva protetta dove liberare i capi, affidare il bestiame ai proprietari con l’obbligo della non commercializzazione del prodotto e il relativo indennizzo per il mancato guadagno e infine avviare una campagna per l’adozione delle pecore come si fa per i randagi.
«Tutto tranne ammazzarle - è stato detto - perché saremo tutti a difenderle». Questo ed altro ancora la categoria porterà domani sul tavolo alla Regione Puglia. Le aziende chiederanno al governo centrale il riconoscimento legislativo per i risarcimenti alle imprese colpite dal danno così com’è stato fatto per i loro colleghi campani colpiti dall’emergenza diossina nel latte e mozzarelle di bufala.
Nazareno Dinoi (Corriere del Mezzogiorno)
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