martedì 27 ottobre 2009

l'ENI aumenta e tutto tace. Tranne un giornalista sagace...


Qualche giorno fa attaccammo Fulvio Colucci per la sua visione manichea riguardo al fronte ambientalista, a suo parere rotto tra referendari e istituzionalisti.
Oggi dobbiamo riconoscere la sagacia dell'Autore nell'avvivare il dibattito su un tema così scottante troppo presto messo a tacere anche all'interno dello stesso fronte di cittadini attivi.
Questa (tanto anelata) professionalità nei giornali locali, anzichè farci indignare per la critica che ci rivolge, dal nostro punto di vista è il segno di una stampa che si sta un po' liberando dai vincoli dei poteri forti e degli editori per elevarsi al ruolo di quarto potere.
Evidentemente i tempi sono maturi perchè tutti gli attori intervengano nel dibattito e nelle richieste di un territorio sano e pulito (in tutti i sensi).
E noi non faremo mancare il nostro apporto!


Alla raffineria via libera ambientale sui nuovi impianti. Il ministro Prestigiacomo impone la costruzione del metanodotto. Servirà alla nuova centrale da garantire i controlli sulle emissioni. Smentiti politici e ambientalisti
FULVIO COLUCCI

• Tutta la verità, nient’altro che la verità. Quella che emerge, finalmente, dal verbale della riunione del 22 ottobre a Roma redatto dalla Direzione salvaguardia ambientale del ministero dell’Am - biente. E che dissipa l’inspiegabile equivoco (o cortina fumogena se preferite) sollevato nei giorni scorsi.
La “Gazzetta” è venuta in possesso del documento che aiuta a far luce sull’intera vicenda del rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali per la raffineria Eni e le centrali Enipower e Edison.
La prima verità smentisce Enti locali, ambientalisti e media che, forse troppo in fretta, hanno «corretto» le notizie. L’Eni non ha ottenuto nessuna Autorizzazione integrata ambientale per i vecchi impianti i quali hanno da tempo certificazioni di qualità, per esempio la ISO 14000, che da sole spiegano la regolarità d’esercizio.
Sulla base degli allegati prodotti da Eni ed Enipower, durante la riunione romana con Enti locali e ministero, la richiesta di Autorizzazione integrata ambientale è stata avanzata per quattro nuove strutture: Idrocracking (serve a «ricavare» più benzina e gasolio dai residui di lavorazione), impianto Scott (per la desolforazione del greggio), impianto a idrogeno (utilizzato per la produzione della benzina) e terza torcia. Quest’ultima, affiancando le altre due, consentirà un processo di raffinazione più sicuro evitando così i black out che hanno provocato, nei mesi scorsi, la fuoriuscita di fumo nero dalle altre due torce in funzione.
Come si legge nel verbale, la conferenza (cioè il ministero dell’Ambiente e i ministeri dell’Interno, dello Sviluppo economico, del Lavoro, della Salute, gli Enti locali, l’Ispra, i rappresentanti della commissione istruttoria per l’Aia e l’Ar - pa Puglia) si è «espressa favorevolmente al rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali per l’esercizio della raffineria Eni e delle centrali Enipower e Edison».
I nuovi impianti, una volta in funzione, dovrebbero consentire un aumento della capacità produttiva. Non sarà il «raddoppio», ormai tramontato e erroneamente evocato dalla “Gazzetta”, ma passare da 6,5 a 8 milioni di barili all’anno potrebbe significare comunque un bel salto di qualità. Verifiche permettendo. Il direttore dell’Arpa Assennato è riuscito a farle mettere a verbale. Tocca al movimento ambientalista incalzare. Interessante sapere, su tutto questo, il giudizio dei governanti locali, degli ambientalisti presenti e assenti a Roma, degli opinion leader...
Sempre dal verbale romano emerge un’altra verità, la più importante, circa le prescrizioni alle quali Eni e Enipower devono attenersi per il rilascio definitivo dell’autorizzazione integrata ambientale. I nuovi impianti «non potranno entrare in esercizio» fino «all’attuazione della prescrizione inerente la realizzazione del gasdotto di collegamento alla rete gas nazionale». Questo significa che, al di là di monitoraggi, controlli sulla qualità dell’aria e verifiche sanitarie pretese a gran voce e verbalizzate, Eni e Enipower devono realizzare al più presto il metanodotto. E il metanodotto è essenziale perché entri in funzione la nuova centrale turbogas da 240 megawatt in sostituzione di quella vecchia che inquina. Un tassello determinante che vale quanto un’Autorizzazione integrata ambientale anche per il nuovo impianto. Proprio quello che sosteneva la “Gazzetta” forse in maniera un po’ grossolana e con qualche semplificazione di troppo. Ma sempre per amore della verità.

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