lunedì 26 ottobre 2009

Se la cantano e se la suonano...

A volte i giornalisti pur di fare notizia si inventano spaccature e dissidi che non esistono. Il Comitato per Taranto, sempre aperto al dialogo con tutta la cittadinanza, pur nella differenza di metodo adottato dalle varie associazioni attive sul territorio, non ha mai rilevato una frattura del cosiddetto "fronte ambientalista" (che nome di rivoluzionaria memoria!) con cui si indica il numero sempre crescente di persone informate e partecipi al futuro della città.
Qui la necessità è una soltanto: quella di avere una città vivibile e civile che non sia terra di conquista e sfruttamento di nessuno!
Ma si sa, quando si va troppo d'accordo i lettori si annoiano... e allora si inventano le fratture!
Ma volete veramente farci credere che si possa contrapporre il referendum (cioè l'opinione della cittadinanza espressa attraverso il voto) alla manifestazione e alle osservazioni (cioè l'opinione della stessa cittadinanza espressa attraverso l'azione e la codificazione)? Mah!


«Niente divisioni sull’ambiente». Referendum Ilva e marcia, i movimenti tentano la riappacificazione su Facebook

• «Sì alla marcia del 28 novembre e sì al referendum. Noi non ci spacchiamo». E’ l’associazione culturale Blu Taranto, attraverso il social network Facebook, a mantenere vivo il dibattito dentro il fronte ambientalista dopo le polemiche dei giorni scorsi.
La partecipazione dei bambini alla marcia, organizzata dal cartello delle associazioni ambientaliste «Altamarea», ha suscitato la reazione di quattro gruppi che hanno deciso di non partecipare alla manifestazione mostrando dissenso aperto per il rischio di strumentalizzazione: «L’ambiente va difeso dagli adulti» hanno scritto Taranto Futura, gli Amici di Beppe Grillo, i Malati cronici, Tamburi 9 luglio 1960. E sulla spaccatura prodottasi sono fioccati i commenti in rete. C’è chi è rimasto «sbigottito» per gli articoli e i commenti della «Gazzetta» e chi ha voluto ancora soffermarsi sui distinguo scrivendo: «Non era necessario aderire ufficialmente ad Altamarea per sensibilizzare la gente su questioni ambientali».
L’articolo e il commento della «Gazzetta» non erano certo frutto di valutazioni disancorate dalle realtà. Fotografavano un disagio evidenziato dalla cronaca senza finalità «scissioniste»; sottolineando, anzi, i pericoli di una divisione tra le associazioni.
Dai botta e risposta tra aderenti e simpatizzanti della crociata ambientalista è emersa la volontà di «cantare in coro». Sul profilo Facebook dell’asso - ciazione Blu Taranto il dibattito è stato serrato con scambi di battute vivaci: saper bene per cosa manifestare il 28 novembre «perché il rilascio dell’Aia è a favore di Ilva e Eni. Se marciamo per quello marciamo per tenere aperta l’area a caldo e per autorizzare l’Eni». «Ventimila persone (l’allusione è alla marciadi“Altamarea”delloscorsoanno - ndr) in piazza vengono comunque sensibilizzate ai temi ambientali. Ventimila persone che comunque possono andare a votare per il referendum». Molti i passaggi nei quali si stigmatizza l’atte ggiamento ambiguo di chi critica il cartello «Altamarea» e non marcia al suo fianco «pur partecipando alle riunioni». Alla fine il commento dell’associazione culturale Blu Taranto prova a rammendare gli strappi alla bandiera dell’am - bientalismo: «Si può partecipare alla marcia e votare al referendum». E’ così.
Il cantiere dell’opinione pubblica prova a costruire, anche nella polemica, una coscienza condivisa lievito di una città migliore. E anche se qualcuno chiosa: «La coscienza va ancora costruita», la certezza di essere sulla buona strada resta. (Fulvio Colucci, La gazzetta di taranto, p. VII)

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