giovedì 15 ottobre 2009

L'acqua in Italia è buona ma salata

Nella classifica di qualità svettano le città del Centro Sud. In generale, come rileva Altroconsumo, la nostra acqua del rubinetto è buona e priva di residui chimici. Il problema però sono i costi. A Firenze si spende in un anno quanto per l'elettricità. In questi giorni il nuovo appello di Zanotelli per l'acqua pubblica, osteggiata da Confindustria
L'acqua del rubinetto è buona. Ce lo conferma Altroconsumo, con i risultati di un test che verifica le caratteristiche dell'acqua. All'esame di durezza, residuo fisso, sodio, cloriti, nitrati la qualità sul territorio nazionale è risultata mediamente buona, con risultati eccellenti a Potenza e Campobasso, e in altre otto città del centro-sud. Bocciata solo l'acqua di Reggio Calabria, per infiltrazioni di sale oltre i limiti consentiti.
L'acqua del rubinetto dunque è sicura: l'associazione di consumatori ha infatti controllato anche l'eventuale presenza di altri inquinanti come metalli pesanti, pesticidi e solventi.
Il problema è quello delle tariffe, disomogenee da città a città a tal punto da far sì che a Firenze si spenda il 300% in più che a Milano.
Una famiglia media utilizzando 200 metri cubi all'anno, in un anno spende per l'acqua a potabile a Firenze e Arezzo quanto per l'elettricità, oltre 440 euro. Un salasso, visto che a Milano e Venezia, per esempio, la stessa famiglia spende rispettivamente 110 e 154 euro. Nel mezzo tra i due estremi della classifica, esempi virtuosi come Catania, Roma, Catanzaro, Aosta e Campobasso, dove la stessa famiglia spende sotto i 200 euro. Ferrara, Ravenna, Perugia, Genova, Lecce e Bari, invece, seguono le due città toscane nella parte alta della classifica delle più care, tutte ben oltre i 300 euro. In questo la bolletta del servizio idrico fa acqua da tutte le parti.
Nel frattempo, come ci forma Alex Zanotelli, il missionario comboniano impegnato contro la privatizzazione dell'acqua, ci informa che proprio in queste settimane sta arrivando a compimento la privatizzazione dell’acqua decisa dal Governo durante l’estate 2008.
Nell’estate 2008, le “disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività” (legge 133/2008) disponevano che fosse assegnata in appalto a privati la gestione dei “servizi pubblici locali di rilevanza economica”: rifiuti, trasporti, gas, spazzatura e acqua.
Il Consiglio dei Ministri, il 9 settembre scorso, ha approvato delle “modifiche” a questa legge, stabilendo che i servizi locali di rilevanza economica devono essere affidati attraverso gara a società miste, il cui socio privato deve essere scelto attraverso gara, deve possedere non meno del 40% ed essere socio “industriale”.
“In poche parole questo vuol dire la fine delle gestioni attraverso SPA in house e della partecipazione maggioritaria degli enti locali nelle SPA quotate in borsa”, riassume Zanotelli nel suo appello.
L’acqua – il bene supremo, indispensabile per vivere e sempre più scarsa – è stata trasformata in un business economico, in una fonte di profitto. E la privatizzazione “sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli”.
Tutto questo è avvenuto, prosegue l’appello di Zanotelli, “grazie anche alla pressione di Confindustria per la quale in tempo di crisi, i servizi pubblici locali devono diventare fonte di guadagno. E’ la vittoria del mercato, della merce, del profitto. Cosa resta ormai di comune nei nostri Comuni?
Zanotelli invita tutti a protestare contro la privatizzazione dell’acqua. Chiede ai parlamentari di discutere “la Legge di iniziativa popolare per una gestione pubblica e partecipata dell’acqua, che ha avuto oltre 400mila firme e ora ‘dorme’ nella Commissione Ambiente della Camera”.
Secondo il missionario Comboniano si deve esercitare pressione affinché i Consigli comunali dichiarino l’acqua un bene comune, e il servizio idrico “privo di rilevanza economica”, affidandolo ad un’azienda pubblica speciale a totale capitale pubblico.(Terra Nuova)

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