martedì 27 ottobre 2009

ENI indagata per i morti di Molfetta

Il giudice ordina: «Indagate sull’Eni»

«Ordina, infine, alla cancelleria la trasmissione degli atti alla procura della repubblica di Taranto e alla procura della Repubblica di Grosseto per le valutazioni del caso in ordine a quanto emerso chiaramente nel dibattimento in relazione al trasporto e allo smaltimento di sostanze qualificabili come rifiuti, alle emissioni non controllate di acido solfidrico in atmosfera ed infine alle violazioni delle prescrizioni in materia di sicurezza del lavoro, fatti accaduti rispettivamente presso la raffineria dell’Eni spa di Taranto e presso l’impianto di produzione di acido solforico della nuova Solmine di Scarlino».


Spunta anche il nome della raffineria Eni di Taranto nel dispositivo che ieri ha chiuso il processo sulla morte di cinque operai avvenuta il 3 marzo dello scorso anno nella Truck center di Molfetta.
Da Taranto, infatti, era partita la cisterna carica di zolfo liquido nella quale morirono asfissiate le cinque vittime.
Anche quella circostanza è stata scandagliata nel corso del dibattimento ed, evidentemente, ha portato alla luce una serie di elementi che sono balzati agli occhi del giudice Lorenzo Gadaleta, che ieri ha condannato i vertici delle società che gestirono quella operazione di trasporto poi sfociata nella tragedia costata la vita ai cinque lavoratori che dovevano ripulire la cisterna.
Per questo il magistrato a chiusura del suo dispositivo ha dedicato qualche riga alla raffineria di Taranto.
Nel documento si parla di violazioni emerse «chiaramente» durante il procedimento che ha posto l’attenzione sulla tragedia di Molfetta. Nei verbali ci sarebbero elementi tali da consentire di puntare il dito anche contro il grosso stabilimento di Taranto al centro di polemiche dopo la ventilata ipotesi di raddoppio. Quei verbali ora sono in viaggio dal Tribunale di Trani con destinazione il palazzo di giustizia ionico. Toccherà ai magistrati della sezione reati ambientali verificare la sussistenza di ipotesi di reato da contestare anche in riva allo Ionio. (Tarantosera)

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