Porto off limits le parti civili vogliono i danni
Chiesto risarcimento di 33 milioni
• Per il pubblico ministero Pina Montanaro non ci sono dubbi, al porto di Taranto era stato creato un illecito regime di monopolio nell’attività di carico e scarico delle merci nel porto di Taranto e dunque i 14 imputati, tra i quali spiccano Emilio, Claudio e Fabio Riva, devono finire sotto processo.
Con la requisitoria della pubblica accusa è entrata nel vivo l’udienza preliminare dinanzi al dottor Pompeo Carriere che aveva già accolto la richiesta di costituzione di parte civile presentata da cinque compagnie marittime locali.
Tutti gli imputati rispondono di concorrenza illecita, mentre Michele Fazio, di Savona, institore e componente del consiglio di amministrazione della Anchor Shipping (agenzia marittima con sede nella città ligure), sono imputati anche di estorsione, e Giampiero Gallina, di Torino, dirigente dell’Ilva con procura a gestire i pontili dati in concessione alla stessa Ilva, di tentata estorsione. Michele Fazio e Giampiero Gallina furono interdetti per due mesi dall’attività lavorativa nel 2006.
Gli altri imputati sono Emilio, Fabio Arturo e Claudio Riva, nelle rispettive qualità di presidente, vicepresidente e consigliere delegato del consiglio di amministrazione dell’Ilva, Ettore Campostano, Augusto Genta, Paolo Campostano, Tony Liuzzi, Stephan Axel De M a d r e, Corrado Corradi, Giuliano Mallito, componenti del consiglio di amministrazione dell’Anchor Shipping, Vito Bisanti, e Franco Sensoli, amministratore della Navalsud.
Secondo il pubblico ministero, gli imputati avrebbero sostenuto falsamente che l’Ilva fosse titolare di un terminal di scarico privato presso il porto di Taranto, dove potevano operare solo Anchor Shipping e la Navalsud. Le stesse agenzie avrebbero praticato prezzi inferiori a quelli stabiliti dalle tariffe previste dalla legge per prestazioni raccomandatarie marittime. Peraltro, il mancato rispetto delle tariffe prevede una responsabilità disciplinare sanzionata con la sospensione a tempo determinato e, nel caso di recidiva, la radiazione dall’elenco degli agenti raccomandatari marittimi. Inoltre, gli armatori sarebbero stati intimiditi con minacce di interrompere qualsiasi tipo di rapporto con l’Ilva e ritardi nelle operazioni di carico e scarico, qualora non avessero utilizzato come agenzie una delle due indicate dall’Ilva. Da qui l’ipotesi di reato di tentata estorsione che sarebbe suffragata - secondo l’accusa - da una serie di fax ed e-mail (acquisiti dai finanzieri) ricevuti dagli armatori che dovevano compiere operazioni nel porto tarantino. Le Fiamme Gialle hanno accertato che, negli anni 2000-2004, la Anchor e la Navalsud, a fronte di 3255 navi approdate presso il terminal Ilva, hanno curato 2941 navi, corrispondenti ad una percentuale complessiva del 90,35% : il 77,57 l’Anchor ed il 12,78 la Navalsud.
Gli avvocati Carlo Petrone e Stefano Caffio, per conto dell’agenzia marittima «Valentino Gennarini», hanno chiesto un risarcimento danni di 30 milioni di euro. Analoghe istanze sono state presentate anche dagli altri raccomandatari danneggiati, per un totale di ulteriori 3 milioni di euro.
L’udienza preliminare proseguirà il prossimo 25 novembre con le arringhe degli avvocati Egidio Albanese e Gianluca Mong elli. La decisione del gup è attesa per febbraio.
MIMMO MAZZA (La Gazzetta di Taranto, p.III)
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