mercoledì 28 ottobre 2009

Si nomineranno i garanti per il referendum?

AMBIENTALISTA HA RESO NOTO CHE PALAZZO DI CITTÀ PROCEDERÀ ALLE NOMINE NEL PROSSIMO CONSIGLIO COMUNALE
«Referendum Ilva vicino»
Russo (Taranto Futura): incontreremo gli operai per spiegare l’iniziativa


• «Ma certo che inconteremo gli operai. Ci dia il tempo di iniziare la campagna elettorale referendaria». Nicola Russo invita i giornalisti e conferma: il 29 novembre (dopodomani, ndr) la nomina dei garanti del referendum sulla chiusura dell’Ilva durante il Consiglio comunale. Ma la notizia è un’altra. O, meglio, sono altre. Raccolte nella reazione della comunità ambientalista dell’associazione Taranto Futura. «Finalmente l’accesso a questo strumento di democrazia».
Non è solo Russo a dirlo, ma un coro ampio e articolato di voci che si rincorre nella sala del collegio Ipasvi dove i sostenitori di quella «pazza idea» del referendum assistono alla conferenza stampa. «Abbiamo dovuto combattere una guerra contro il Comune per poter esercitare questo diritto» ricorda Russo. «Abbiamo dovuto combattere perché questo strumento di democrazia diretta fosse finalmente nelle mani dei cittadini. E’ anche una questione di libertà di pensiero».
La questione referendaria sormonta la vicenda quote negli Enti locali o l’ancor più spinoso tema del futuro ospedale del Mediterraneo (San Raffaele). Perché è questione diretta: è qui e ora. Tra la gente. «Il Comune finora ha avuto colpe che non eiterei a definire gravi nel ritardare la procedura di indizione del referendum - aggiunge Russo - ma finalmente siamo riusciti a superare gli ostacoli fin qui trovati sul nostro percorso».
E gli operai? Cosa dire agli operai del loro futuro, di posti di lavoro che, venendo meno l’Ilva, sprofonderebbero la città in una crisi economica senza precedenti? «A loro parleremo. E chiederemo come ci si sente a stare in prima linea tra il fuoco della produzione e la polvere dell’inquinamento».
«E ricorderemo che è dovere della politica ricollocare i lavoratori in attività eco-compatibili a cominciare dalle bonifiche delle aree». A Bagnoli, in provincia di Napoli, non ha funzionato. O almeno non ancora anche se son passati tanti anni ormai dalla chiusura dello stabilimento Ilva. Bene ricordarlo quando si parla di chiusure, di politica e classe dirigente, di referendum.
«Anche il sindacato - spiega Russo - deve porsi il problema. Chiamare gli operai e dire che il lavoro serve per vivere e non per morire. Finora lo ha fatto? La partita che si gioca è una partita sulla rappresentatività e sulla delega. Io dico che Taranto è stufa di delegare tutto. In passato ha delegato le scelte più importanti. Gli errori fin qui commessi dimostrano che non è più tempo di affidare ad altri il destino della città. Ecco il principio di democrazia diretta, senza deleghe, che il referendum contiene in sé».
E il fronte ambientalista? «Bene fa l’associazione Blu Taranto a mediare per eivtare strappi. Taranto Futura è sostenuta da 2mila 300 iscritti. Insistiamo: sì alla marcia del 28 novembre, ma senza i bambini e senza strumentalizzazioni nei loro confronti». Fulvio Colucci, La Gazzetta di Taranto, p.VIII

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