lunedì 30 novembre 2009
Andiamo avanti nella molteplicità
«A me è sembrata la più grande mobilitazione a Taranto degli ultimi anni ed è bene riflettere su questo. Le persone interessate alla salvaguardia dell’ambiente e della salute, a Taranto, sono la maggioranza». Alessandro Marescotti, leader di Peacelink, difende la marcia di «Altamarea» per l’ambiente. «Non è vero che mancavano i cittadini e c’erano anche gli operai. Ma scusi un operaio deve marciare con appeso al collo la scritta: sono un operaio?».
Marescotti allora è una manifestazione tutta luci e senza ombre? «Al contrario. C’è stata la protesta dei referendari. La cosa mi ha amareggiato. Conosco Fabio Matacchiera da anni e conosco il suo impegno per l’ambiente quando nessuno parlava di ambiente a Taranto. Le sue sei querele sono, per me, sei medaglie al valore. Ma i referendari avevano detto chiaramente che non avrebbero marciato. Non era previsto prendessero la parola. Sul referendum confermo il mio pensiero: dev ’essere strumento di dibattito e non di divisione».
corteo a Taranto
E la politica? Non trova ambigua una certa solidarietà? Lo scorso anno marciavano, quest’anno no. «I politici si sono mantenuti ai margini. Meglio così. Noi abbiamo capitalizzato la fiducia dei cittadini. Per “Altamarea” si sono mobilitati commercianti, ordini professionali. In città, ripeto, siamo la maggioranza. L’ambiente è diventato questione centrale. Il giudizio complessivo sulla classe politica è negativo, ma con qualcuno, nel centrodestra e nel centrosinistra, abbiamo cominciato a parlare. La ragione sembra farsi strada».
Marescotti il movimento ambientalista ha bisogno di una leadership forte. Non può essere la politica a menare le danze. Anche perché di fronte al governo, di fronte all’Europa, visto che si parla di Ilva e di acciaio, bisogna essere pre parati… «Vero ma “Altamarea” sta discutendo della necessità di avviare un confronto a Roma per spiegare fino in fondo le ragioni dell’ambiente a Taranto carte alla mano, come si dice in questi casi. Io sulla leadership sarei cauto. Io son contento di non essere leader e di stare in un movimento dalle molte voci. Un mondo libero non ha bisogno di eroi. E sull’ambiente deve affermarsi una prospettiva “norve gese”. Qualunque sia il colore politico del governo, l’ambiente resta la questione centrale». (Fulvio Colucci Gdm)
Un bilancio...
Ecco un commento finalmente più serio e riflessivo, dalla penna di una giovane giornalista tarantina.
Nella singolarità con cui ognuno di noi ha vissuto quell'esperienza della Grande marcia di sabato, questo potrebbe sembrare un'opinione tra mille, a volte non condivisibile. Ma i suoi interrogativi sono importanti perchè sembrano sinceri e "interessati". Si, interessati, nel senso di quell'interesse prezioso che ci porta a cercare di capire per conoscere e per dare un senso all'andare avanti.
Questo è il senso del bilancio...
Sono una giornalista ma prima di tutto sono una persona. E l’esperimento che voglio fare oggi è quello di trasferire su carta quello che ho sentito, ascoltato, visto durante la seconda Marcia per l’Ambiente del raggruppamento di associazioni “Altamarea” di Taranto snodatasi nel borgo della città della Magna Grecia e dell’Industria Pesante in questo umido sabato di novembre.
Nessun appunto, solo la presenza in mezzo alla folla quando addosso ti restano le sensazioni ed i messaggi in grado di far riflettere e decidere se cambiare idea o potenziare la propria convinzione.
Un racconto rivolto a chi vorrà leggere.
domenica 29 novembre 2009
Esserci stati fa la differenza!
Corriere Del Giorno 29-11-2009 Altamarea
Giornalisti disinteressati?
Il primo, su Tarantosera, è semplicemente pietoso: di una grandissima manifestazione organizzata da cittadini e associazioni, cui hanno aderito un'infinità di sigle e gruppi, viene fuori un trafiletto di trascrizioni di qualche slogan e "l'appello" degli amministratori presenti. Poi si lascia la parola a chi con tutto ciò non c'entrava proprio nulla: i politici! (forse si vuole dare un "colore" ad Altamarea per suscitare diffidenza e qualunquismo?)
Il secondo, sul Corriere del Mezzogiorno di oggi a pagina 2, è ancora più patetico. Bechis, nel giorno della massima sensibilizzazione e autodeterminazione della città, si mette a spettegolare in mezzo ai gruppi alla ricerca dello scoop preconfezionato: dalla divisione interna al corteo, all'invenzione dei professionisti dell'ambiente, alla conta degli operai (che non torna, perchè anche senza striscione, gli operai erano con le loro famiglie in strada!), ai contrasti per salire sul palco.
Certo, era da principianti dire ciò che è stata la marcia: una bellissima mattinata dove la voglia e la sensibilità di ciascuno si sono espresse liberamente, come mai in questa città, in un corteo multicolore, festoso, ordinato...
Cose da piccoli redattori imberbi.
Più difficile trovare la zizzania e dimostrare con prove raffazzonate che, anche nella festa, c'è una crisi imminente, quasi gloriandosi di avere conferma di ciò che ha sempre saputo: che quelle pecore incivili dei tarantini anche questa volta hanno sbagliato tutto e che la storia per loro è scritta da un'altra parte!
Bravo Bechis! Ma la fantasociologia serve solo a chi ha interesse a sminuire la portata storica di una reazione inattesa. Bastava parlare con le persone (ah, Bechis come siamo lontani dalle persone!... siamo così abituati alla retorica dei politici che non capiamo più la semplicità e l'ingenuità della gente comune) in marcia per accorgersi che la gente era lì per un fine unico e condiviso. Il frutto di anni di sensibilizzazione portata avanti spesso in contrasto con i media pilotati.
Nessun professionista dell'ambiente in strada, solo un piccolo professionista della fantasia davanti ad un terminale di personal computer!
La voce dell'Altamarea
nov 28th, 2009 • RADIO POPOLARE SALENTO
Le marce per l’ambiente e per il lavoro che hanno attraversato le vie e le piazze di Taranto e Bari e che Radio Popolare Salento ha seguito in diretta a partire dalle ore 10.00. Oltre 25mila persone a Taranto e 40mila a Bari. Dalle frequenze 107.3 su Taranto, e 93.5 su Lecce ed in streaming dal sito www.radiopopolaresalento.it . Qui è possibile ascoltare le voci dei partecipanti al corteo in cui abbiamo raccontato umori, pareri, esperienze. Le riflessioni sullo stato ambientale a Taranto – sul reale cambiamento della coscienza ambientale tarantina: si conoscono realmente i punti della piattaforma? le problematiche più urgenti da risolvere? chi parteciperà al corteo? saranno presenti alla manifestazione i lavoratori delle industrie tarantine in crisi? Queste ed altre sono le domande che sono state poste ai manifestanti.
Gazzetta Altamarea
Che dire dell'articolo-analisi di Fulvio Colucci da cui ci si aspettava i piedi per terra di un confronto onesto tra realtà e speranze, tra una città spenta e una scintilla di vita...?
Mah! tutti bravi a fare gli allenatori in Italia (senza squadra)!
sabato 28 novembre 2009
I privati per l'ambiente
RIFIUTO ISTITUZIONALE
Mentre l’Europa sensibilizza i cittadini, da noi la gente è costretta a ‘sensibilizzare’ le amministrazioni
La giornata della seconda “Marcia per l’Ambiente” a Taranto ricade nella “Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti”. Questo evento, nato per promuovere una maggiore consapevolezza del problema, è indirizzato ad amministrazioni pubbliche, aziende, organizzazioni e singoli cittadini. Una simile iniziativa è necessaria soprattutto perché tra i paesi dell’Unione Europea si registrano ancora importanti differenze nelle modalità di gestione dei rifiuti. Paesi come la Germania, infatti, hanno intrapreso da tempo strategie di abbattimento all’origine della produzione di rifiuti, ad esempio rendendo i processi produttivi più efficienti, evitando l’usa-e-getta e gli imballaggi eccessivi e riutilizzando i materiali riciclati. In Italia, invece, è ancora molto difficile far comprendere, soprattutto alle istituzioni, la necessità di una forte ed immediata svolta nelle politiche di gestione. Tanto è vero che l’Italia, pur avendo fatto registrare una crescita dal 13,8% di raccolta differenziata del 1999 al 28,5% del 2008, è ancora al di sotto dell’obiettivo comunitario del 35%, peraltro con differenze, a volte abissali, tra le regioni.
La situazione dei rifiuti a Taranto è tristemente negativa. Secondo dati Istat per il 2008, infatti, la raccolta differenziata è ferma al 6,6%, collocandosi agli ultimi posti in Italia. Meno di due mesi fa Amiu e Comune hanno dato il via alla sperimentazione della raccolta porta a porta nel quartiere Solito-Corvisea che, pur riguardando una minima fetta di cittadinanza ed in attesa di dati ufficiali, pare stia dimostrando come una corretta informazione ed un efficace sistema di raccolta siano la base per un’efficiente politica di abbattimento dei rifiuti. Per contro, ancora oggi vaste zone della città, tra cui Città Vecchia e Borgo, sono sprovviste anche dei “normali” cassonetti per la raccolta differenziata e questo costringe i cittadini a lunghi trasporti verso le lontane isole ecologiche o, più semplicemente, a gettare tutto tra i rifiuti indifferenziati.
Alla luce di questi dati, stona l’investimento di circa 600 mila euro da parte dell’Amiu per la futura riattivazione dell’inceneritore. Questa scelta è stata fortemente contestata dalle associazioni ambientaliste che, oltre agli impatti sanitari ad ambientali che l’incenerimento dei rifiuti comporta, denunciano come una simile strategia vada in direzione opposta rispetto alle politiche di riutilizzo indicate dall’Unione Europea. In effetti, la scelta pare non essere dettata da motivi ambientali o gestionali, bensì da motivi economici, poiché il principale bene patrimoniale dell’Amiu è proprio l’inceneritore e la sua mancata accensione potrebbe costringere la municipalizzata a portare i libri contabili in tribunale. Questo, però, è pagato a caro prezzo: in pratica, Taranto brucerà e sotterrerà materiali preziosi e possibili opportunità occupazionali anziché recuperarli.
Anche i comuni della provincia, salvo rare eccezioni, continuano ad attestarsi su valori bassissimi di raccolta differenziata, a volte prossimi allo 0%. Invece, sono altissimi i volumi di rifiuti speciali di origine industriale stoccabili nelle discariche private presenti in provincia. I volumi delle discariche Italcave di Statte, Ecolevante di Grottaglie (sotto processo per illegittimità nelle autorizzazioni) e Vergine di Fragagnano superano, infatti, gli undici milioni di metri cubi, quantità enorme se si pensa che nell’intera Lombardia sono stoccabili “solo” 750 mila metri cubi di rifiuti speciali. A questi rifiuti, principalmente provenienti da altre regioni, si aggiungono quelli che l’Ilva smaltisce nelle proprie discariche. Ciò che sconcerta maggiormente, però, è la facilità con cui la Provincia di Taranto ed alcuni comuni, come Grottaglie, abbiano autorizzato in pochi mesi la realizzazione di importanti ampliamenti delle discariche, ignorando palesemente le vibranti manifestazione di protesta dei residenti nei comuni limitrofi.
E’ forte la sensazione, quindi, che i problemi di gestione dei rifiuti nella provincia di Taranto siano principalmente conseguenza di inadempienze, più o meno colpose, delle amministrazioni, delle municipalizzate e degli ATO e non del comportamento dei cittadini. Tanto forte che uno dei punti per i quali oggi Taranto scenderà in piazza recita “No ad inceneritori ed ampliamento discariche speciali, si al recupero ed alla raccolta differenziata porta a porta e sostegno a comitati antidiscarica della provincia”. Sperando che gli amministratori, che sicuramente saranno in corteo a sfilare con la gente, non facciano ancora una volta finta di non capire.
© Giulio Farella
venerdì 27 novembre 2009
Un assessore genovese ci racconta l'Ilva
E i politicanti locali hanno la faccia tosta di dichiarare che marceranno con orgoglio domani!!!
Cittadini tarantini, facciamoci sentire nella grande manifestazione per il nostro futuro!
Ilva, una bomba a orologeria "Redditi tagliati, 580 a rischio"
Il conto alla rovescia è già iniziato. Alla fine dell´anno scadranno per 580 cassintegrati dell´Ilva i lavori di pubblica utilità e senza integrazione del reddito, garantito appunto fino al 31 dicembre, l´acciaio rischia di trasformarsi in una polveriera. Mario Margini, assessore all´Industria, lancia attraverso le colonne di Repubblica una proposta in grado di "sminare" le tensioni legate a carichi di lavoro esigui, destinati a non crescere anche nel corso del 2010: un ulteriore allungamento della cassa integrazione.
I segnali che arrivano dal mercato non sono certo incoraggianti. Le previsioni restano molto difficili, anche se il patron dell´acciaio italiano, Emilio Riva, conferma la sua volontà di investire ancora. «Io continuerò a farlo e nel 2010 aumenterò la produzione del siderurgico di Taranto» spiega senza mezzi termini.
E di scenario difficile parla anche Giuseppe Pasini, presidente di Federacciai. «La siderurgia italiana chiude l´anno con il 40% in meno di produzione - sottolinea Pasini - siamo in linea con il dato europeo che è - 38%, per non parlare degli Stati Uniti, dove il crollo produttivo è stato del 50%. Ma Cina e India crescono. Solo la Cina è passata dal 15% di alcuni anni fa nella produzione mondiale di acciaio ad oltre il 50% di oggi».
Pasini parla poi di futuro incerto. «Oggi - ha detto sempre il presidente di Federacciai - su 69mila dipendenti del settore siderurgico in Italia, 20mila sono divisi tra cassa integrazione e contratti di solidarietà, il che vuol dire che questo settore sta utilizzando massicciamente tutti gli ammortizzatori sociali possibili, ma il prossimo anno prevedo che molte aziende chiuderanno e debbano tagliare anche i posti di lavoro». Uno scenario a dir poco inquietante su cui l´assessore Margini riflette, con una punta di amarezza. (di Massimo Minella, Repubblica Genova, Leggi tutto)
Un altro regalo all'Ilva dalla Prestigiacomo
L’ILVA e il “Parere della Commissione IPPC”
A Taranto sta per arrivare una buona Autorizzazione Integrata Ambientale per l’Ilva?
Una prova di forza
"Il dibattito sui tumori in questa città è completamente inventato". E’ quanto ha dichiarato Emilio Riva al giornalista Luigi Abbate di Bs Television, al termine della conferenza stampa che l'azienda ha tenuto, nei giorni scorsi, sull'ambientalizzazione a Taranto. Immediatamente dopo, un solerte dirigente Ilva ha strappato dalle mani del reporter il microfono e lo ha portato via. Le telecamere, però, hanno ripreso la scena e il filmato, finito su You Tube, ha scatenato la reazione della società civile di Taranto.
“Benedizione” ministeriale in arrivo
Oggi siamo in grado di spiegare il perché di tale e tanta arroganza. Occorre leggere per intero il “Parere della Commissione IPPC” inviato in data 29 ottobre 2009 al Ministero dell’ambiente, relativo alla Autorizzazione Integrata Ambientale di Ilva Taranto. Con quel parere noi riteniamo che il patron di Ilva stia per ottenere una “proroga” delle sue emissioni inquinanti, grazie a un’autorizzazione integrata ambientale a lui favorevole e con la “benedizione” del Ministero dell’Ambiente.
La mobilitazione civile e “tecnica”
Ma è in atto la mobilitazione dei cittadini di Taranto e questo può fare la differenza.
E’ iniziata oltre due anni fa ed è portata avanti con tenacia e rigore tecnico. Ha l’obiettivo di ottenere che lo Stato imponga all’Ilva una netta e severa riduzione dell’inquinamento industriale prodotto dai suoi impianti. Le associazioni tarantine in questi anni hanno stilato ben 18 documenti che sono stati inoltrati al Ministero dell’ambiente che li ha pubblicati sul sito specifico per le AIA (Autorizzazioni Integrate Ambientali). Le più significative osservazioni e richieste della società civile e degli ambientalisti sono state condivise dai Sindaci di Taranto e Statte. Essi, con lettera prot. n. 709 del 29 gennaio 2009, hanno trasmesso le “Indicazioni dei Sindaci di Taranto e Statte e osservazioni del pubblico ionico interessato” al Ministero che le pubblica sul proprio sito.
Il “Parere” della Commissione IPPC
Per banali disguidi, solo ieri siamo entrati in possesso del fantomatico “Parere della Commissione IPPC”, trasmesso dal Ministero agli ambientalisti e alla società civile di Taranto. Ne abbiamo scorso velocemente le sue 919 pagine: di esse citiamo alcuni punti significativi, rimasti irrisolti, nonostante l’invio dei 18 documenti definiti “Osservazioni del pubblico”, incluso il documento dei Sindaci prot. n. 709 del 29 gennaio 2009.
Ilva di Taranto è dichiarato “impianto a rischio di incidente rilevante” (pagina 37).
La diossina
L’impianto di abbattimento diossina è “non ancora avviato, previsto 4° trim. 2014” (pag 67). Di contro, “il Gestore non individua, anche nel lungo periodo, alcuna altra tecnica (ndr: oltre l’additivazione con urea) utilizzabile per conseguire un ulteriore abbattimento” (pag. 247), soprattutto per la peculiarità dell’impianto di Taranto che non ha eguali in Europa. A questo proposito, la Commissione IPPC, bontà sua, “ritiene opportuno che sia proprio il Gestore a dover individuare nuove soluzioni impiantistiche o accorgimenti tecnici”. Ma non si fissano tempi. Eppure di diossina prodotta dall’impianto di agglomerato si parla dal 1995 e certamente rappresentanti dei siderurgici italiani hanno partecipato all’elaborazione del documento comunitario Bref “Production of iron and steel” (documento approvato, versione 2001). Le polveri dagli e/filtri sono catalogate CER 100208 (pag. 157) e ammontano a 0,0101 Kg/tonn di agglomerato prodotto per un quantitativo di 1558,910 Kg/anno nel 2005, mentre negli anni precedenti e seguenti la quantità indicata è più che doppia rispetto a quella del 2005 (tabella 32 a pag. 169). La cosa più “interessante” sta nel fatto che quelle polveri, ragionevolmente impregnate di diossina, vengono inviate in discarica interna e, stando alla tabella di pag. 883, sono definite addirittura “rifiuti non pericolosi”.
Depolverazione
Gli interventi di adeguamento del sistema di depolverazione secondaria di ACC/2 “sono da verificare” (pag 79). “Relativamente all’ACC/1, il Gestore dichiara di avere provveduto nell’anno 1986 alla sostituzione del pre-esistente sistema di depolverazione secondaria di vecchia tecnologia ed operante in pressione, con uno di nuova tecnologia operante in depressione, attualmente in esercizio” (pag. 319). Ogni commento è superfluo: solo affacciandosi nel capannone di ACC/1, qualunque sprovveduto capirebbe quali sono le reali condizioni della depolverazione secondaria.
Il nuovo impianto di zincatura a caldo (ZNC/2) è escluso dalla procedura di VIA con determinazione della Regione Puglia n. 172 del 14.3.2008, ma non è ancora realizzato (pag. 96).
Tra gli interventi programmati “per ridurre l’inquinamento” viene addirittura indicata la realizzazione di due macchine bivalenti effettuata nel 2005 (pag 120), che in realtà sono state introdotte non per ragioni ambientali ma per ragioni di produzione.
Emissioni in aria e criticità
Nonostante tutto, gli aspetti generali delle emissioni in aria, viene ammesso, sono fortemente negativi (pag. 182): “non sono stati forniti dal Gestore documenti relativi ai flussi di materie ed energia, per ogni fase del processo”; “non sono state fornite informazioni esaustive relative alla misure e pratiche operative intraprese nel periodo transitorio di adeguamento. Inoltre si rileva la mancanza dell’adozione di misure di verifica dell’efficacia degli interventi di adeguamento realizzati”; “nel Piano di Monitoraggio presentato, il Gestore non ha presentato una caratterizzazione completa delle emissioni inquinanti dai camini degli impianti né ha adeguatamente argomentato le scelte di monitoraggio, descrivendo in particolare le motivazioni che hanno condotto all’esclusione di alcuni inquinanti”; “il Gestore non ha presentato valutazioni di analisi costi-benefici relativamente all’applicazione delle MTP di settore applicabili”. Le MTP sono le migliori tecnologie possibili.
Il destino delle osservazioni del “pubblico”
Il top della spregiudicatezza del “Parere” è nel Cap. 6 – Osservazioni del pubblico, che inizia a pag. 703. Si parte infatti con l’elogio sperticato del pubblico: “Le osservazioni prodotte durante la fase istruttoria hanno rappresentato un utile paradigma di raffronto sulle diverse tematiche esaminate dal GI (ndr: Gruppo Istruttore). Infatti, gli spunti critici e le problematiche emerse dall’analisi delle osservazioni ricevute hanno costituito un valido apporto istruttorio del quale il G.I. ha tenuto in massimo conto nella redazione del parere finale. Il GI non può, e comunque non intende rispondere ad osservazioni su profili ed aspetti amministrativi, procedurali e di sicurezza sul lavoro, come tali estranei all’ambito proprio della propria competenza. Deve però essere negato che il procedimento non abbia avuto una sufficiente pubblicità, come dimostra proprio il fatto che sono pervenute diciotto osservazioni di elevato spessore tecnico e funzionale.”
Dopo di che, parte l’affondo in senso opposto: “Come la giurisprudenza ha avuto modo di puntualizzare, le osservazioni sugli interventi rilevanti per l’ambiente, configurandosi come un apporto collaborativo offerto all’Amministrazione da chiunque abbia interesse, non richiedono, in caso di rigetto, una dettagliata confutazione, essendo sufficiente che dagli atti del procedimento risulti che sono state valutate e che sia stata espressa una sintetica valutazione negativa, che non deve necessariamente investire ogni singola argomentazione del proponente (cfr. infra multa di recente Consiglio Stato, sez VI, 23 febbraio 2009).”
Le osservazioni del “pubblico” non sono confutate nel dettaglio
E’ ben strano questo Gruppo Istruttore, che fa parte della Commissione IPPC che ha solo la funzione di supporto tecnico all’Autorità concedente l’AIA. Questo GI prima dichiara che “non intende rispondere ad osservazioni su profili ed aspetti amministrativi, procedurali e di sicurezza sul lavoro”, come se non fossero temi intrinseci e specifici dell’AIA, e subito dopo si arroga il diritto di non dover confutare in dettaglio le osservazioni prodotte dal pubblico, nascondendosi dietro la foglia di fico di una sentenza del Consiglio di Stato che evidentemente ha ignorato i dettami della Convenzione di Aarhus, finalmente operante anche in Italia anche se continuamente disattesa proprio dagli organismi dello Stato. Osserviamo, inoltre, che un eventuale arbitrio del genere andrebbe esercitato dall’Autorità concedente e non certo da un GI, che oltretutto fa parte di una Commissione la cui esistenza è stata annullata dal TAR Lazio con sentenza del 30 ottobre 2009, N. 10598/2009 REG. SEN., N. 10048/2008 REG. RIC.
Cosa potrà accadere nei prossimi giorni
Tornando ai contenuti del “Parere della Commissione IPPC”, di primo acchito abbiamo individuato i punti di maggiore sofferenza rimasti inascoltati: sono punti e indicazioni prodotti non solo dal “pubblico” ma anche dai Sindaci di Taranto e Statte. I Sindaci sono figure istituzionali alle quali né il GI, né l’Autorità concedente può negare una ragionevole argomentazione che rigetti le loro indicazioni. Ci sconcerta la presenza “silente” dei tecnici che rappresentano nel GI Comuni, Provincia e Regione Puglia.
A breve analizzeremo meglio tutto e in particolare il “Piano di Monitoraggio e Controllo” indicato e le “specifiche parti del parere che trattano ciascun inquinamento, ed in particolare (al)le prescrizioni date che in numerosi aspetti significativi accolgono nella sostanza le richieste nelle osservazioni presentate” (pag. 703). Sapremo così se ai gravissimi problemi irrisolti già individuati se ne aggiungeranno altri.
Per ora abbiamo la quasi certezza che se l’Autorità concedente farà suo il “Parere della Commissione IPPC” e concederà l’AIA ad Ilva con quei discutibili contenuti, il dramma dell’inquinamento industriale di Taranto resterà tal quale. A meno che il 28 novembre 2009, in concomitanza con la “Grande Marcia contro l’inquinamento” di Taranto, i partecipanti alla riunione riservata, convocata “per pochi intimi” al Ministero dell’ambiente sull’AIA di Ilva, non si ravvedano. Infatti ci sono molte probabilità che siano chiamati da un’intera città a rispondere del proprio operato e non solo dalla propria coscienza.
Ing. Biagio De Marzo - Portavoce del nodo di Taranto di PeaceLink
giovedì 26 novembre 2009
Referendum Siracusano
Continua il tam tam mediatico sulla vicenda "rigassificatore" in provincia di Siracusa, con risvolti e polemiche sempre nuovi. Il Comitato "Stavolta decidi tu" è intervenuto ancora una volta sull'annosa questione per disapprovate la decisone dell'amministrazione comunale priolese di ripetere il referendum.
"Assistiamo inermi a deduzioni alquanto fantascientifiche - dice il Presidente del Comitato, arch. Massimo Gozzo - Nonostante il referendum del 15 e 16 luglio 2007 sia stato tenuto fuori dal Decreto di Compatibilità Ambientale compromettendo nei fatti il valore procedurale, il consiglio comunale cosa fa? Delibera per un nuovo referendum sapendo bene che in alcun modo questo secondo referendum potrà modificare l'autorizzazione già rilasciata dal Ministero dell'Ambiente, a meno che, si ricominci tutto daccapo annullando il Decreto che se non fossimo stati in Sicilia, regione a Statuto speciale, sarebbe bastato per dare lautorizzazione alla ditta proponente limpianto di rigassificazione di GNL".
"Un nuovo referendum l'ennesima presa in giro per un'intera popolazione che non potrà cambiare le sorti dell'esito dell'autorizzazione - ha aggiunto Gozzo - questo perchè le consultazioni popolari in campo ambientale per la Legge 108/2001 vanno fatte a monte dell'iter autorizzativo. Sarebbe bastato notificare il risultato del referendum del 2007 al Ministero dell'Ambiente che non avrebbe non potuto tenerne conto come già dichiarato dallo stesso Governatore siciliano On. Raffaele Lombardo".
Sposta invece l'attenzione sul grave rischio correlato alla presenza massiccia di siti militari nel porto di Augusta il consigliere comunale aretuseo Alessandro Acquaviva, un rischio sinora sottovalutato da tutti, a detta dello stesso.
"L’On. Bonomo fa bene a porre un pregiudiziale sul procedimento amministrativo relativo al rigassificatore - ha dichiarato il consigliere - Infatti, se da un lato è noto che il pontile da utilizzare per l’attracco delle navi gasiere è collocato a poche centinaia di metri dal pontile della Nato, pochi sanno che il porto di Augusta è un porto militare autorizzato al transito di sottomarini a propulsione nucleare. Questa informazione fino a poco tempo fa era coperta da segreto militare".
"Il Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento Cosimo Ventucci ha confermato che In Italia sono in tutti undici i porti militari soggetti alle cautele del Decreto Legislativo del 17 marzo 1995 n. 230 - riferisce ancora Acquaviva - la base navale statunitense de La Maddalena ed ai porti militari di La Spezia, Livorno, Gaeta, Napoli-Castellammare di Stabia, Cagliari, Augusta, Taranto, Brindisi e Trieste. Lo stesso Ventucci ha ammesso che fino al 1995 su tali porti vigeva la “classifica di sicurezza” ma ciò impediva la divulgazione dei piani di sicurezza e precludeva di fatto la possibilità di informare la popolazione sul rischio potenziale a cui era esposta, non permettendo, tra l'altro, l'acquisizione, da parte della popolazione stessa, delle norme di comportamento da rispettare nel caso dovesse verificarsi realmente una tale emergenza".
"A distanza di dieci anni i cittadini di Augusta non sono al corrente di tali piani e, forse, neanche la Prefettura di Siracusa. Ma allora come si fa a rendere compatibile la rada di Augusta con il rigassificatore? - conclude il consigliere - Infatti, considerato un traffico costante di navi gasiera, non può essere esclusa una collisione fra un'unità a propulsione nucleare e una gasiera e tale ipotesi non è esclusa, in linea di principio, neppure dallo Studio di Impatto Ambientale (SIA) elaborato dalla società Ionio Gas. Quindi è giusto chiedere lo stop della conferenza dei servizi , ed è da irresponsabili ragionare solo sulle compensazioni per il territorio". (Siracusanews)
Sconti di Natale all'Ilva...
TARANTO - L’Ilva ha fissato in 4.500 unità il tetto massimo di dipendenti che saranno collocati in cassa integrazione straordinaria a partire dal 7 dicembre prossimo per 52 settimane. L’accordo con le organizzazioni sindacali è stato firmato nello stabilimento di Taranto e prevede che i lavoratori scendano di quasi 1500 unità rispetto ai 5.971 preannunciati all’avvio della procedura lo scorso 10 novembre.
Secondo l'accordo, il numero di dipendenti contemporaneamente in cassa integrazione per i prossimi tre mesi sarà al massimo di 4.180 unità. Nell’ambito di questa intesa la direzione dell’Ilva ha confermato le agevolazioni già in atto: sostegno al reddito con garanzia di un salario minimo di mille euro netti al mese, ampio ricorso alla rotazione del personale sospeso, anticipo dell’indennità di cassa.
«L’accordo sottoscritto in sede aziendale con il gruppo Riva, nonostante le note difficoltà che hanno caratterizzato le relazioni industriali con il ‘management’ di questa azienda siderurgica, rappresenta un valido strumento di tutela al reddito ed occupazionale, da esportare, a mio parere, in altri territori in ambito nazionale interessati da crisi industriali presenti nel nostro paese», ha detto Rocco Palombella, segretario nazionale della Uilm.
Da una vertenza all'altra, restando sempre nel Tarantino. Una trentina di ex dipendenti della ditta Miroglio tessitura, di Ginosa, attualmente in cassa integrazione straordinaria, è salita sul tetto dello stabilimento fermo da diverse settimane. Gli operai hanno annunciato che protesteranno ad oltranza fino a che non avranno delle risposte sul loro futuro occupazionale. In tutto sono 234 i lavoratori in cassa integrazione che stanno seguendo un corso di riqualificazione. Al gruppo Intini, che aveva avanzato una proposta per il riassorbimento dei lavoratori in esubero, non è stato concesso il finanziamento per la riconversione degli stabilimenti di Ginosa e Castellaneta.
U. Fer. (Corriere della Sera)
mercoledì 25 novembre 2009
Altamarea ovunque!
Quanto male fa l'aria di Taranto?
Presentati oggi, 25 novembre a Roma i risultati del progetto EpiAir, che ha l’obiettivo di definire i requisiti e le procedure di un sistema di sorveglianza epidemiologica dei danni da inquinamento atmosferico urbano in Italia.
Le evidenze epidemiologiche relative all’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico urbano, a partire dai gravi episodi degli ‘30-’50, hanno ispirato importanti decisioni legislative, sia a livello nazionale che sopranazionale. I risultati degli studi epidemiologici condotti negli ultimi 15 anni hanno avuto notevole importanza nella revisione delle linee guida sulla qualità dell’aria negli Stati Uniti e in Europa. A partire dal 1999 l’Unione Europea ha stabilito limiti per le particelle sospese, il biossido di azoto e l’ozono e la legislazione italiana ha recepito parte delle direttive Europee nel contesto nazionale.
In Italia sono stati condotti numerosi studi epidemiologici sugli effetti dell’inquinamento atmosferico e il problema è di interesse per i differenti livelli istituzionali coinvolti. Nel 2007 il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), organismo di coordinamento tra il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e le regioni, ha promosso il progetto EpiAir “Inquinamento Atmosferico e Salute: Sorveglianza Epidemiologica ed Interventi di Prevenzione”, con l’obiettivo generale di definire i requisiti e le procedure di un sistema di sorveglianza epidemiologica dei danni da inquinamento atmosferico urbano in Italia.
I risultati del progetto EpiAir sono presentati oggi, 25 novembre a Roma, in occasione del Seminario “Inquinamento Atmosferico e Salute: Sorveglianza Epidemiologica ed Interventi di Prevenzione” e sono disponibili in due volumi pubblicati come supplementi di E&P: Inquinamento atmosferico e salute, sorveglianza epidemiologica e interventi di prevenzione presenta i dati analitici (alle pagine 138-139 la scheda su Taranto 2001-2005 curata da M. Serinelli, M.A. Vigotti, R. Primerano, A. Bruni, S. Minerba), Inquinamento atmosferico e salute umana, ovvero come orientarsi nella lettura e nell’interpretazione di studi ambientali, tossicologici ed epidemiologici, illustra le linee guida rivolte agli operatori della prevenzione e dell’ambiente.
Le premesse e le basi del progetto EpiAir, necessarie a capire i risultati dell’indagine, sono state quelle di analizzate le informazioni disponibili sugli effetti sanitari avversi dell’inquinamento atmosferico in Europa ed in Italia e sono stati individuati i punti critici e le potenzialità per l’avvio del progetto di sorveglianza epidemiologica.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera l’incremento della morbosità cardio-respiratoria e l’incremento di mortalità generale come effetti sanitari accertati dell’inquinamento atmosferico, ancora documentabili persino nei paesi sviluppati dotati di sistemi di controllo della qualità dell’aria.
La comunità clinica ha fornito importanti contributi alla diffusione e condivisione di queste evidenze scientifiche. Si ritiene che le polveri sospese in atmosfera, per le loro caratteristiche fisiche e tossicologiche, siano l’inquinante più importante dal punto di vista dell’impatto sanitario e biologico. Le polveri di diametro inferiore a 10 micron (mm), definite PM10, sono quelle di prevalente interesse sanitario, in quanto capaci di superare la laringe e depositarsi nelle vie aeree. Il PM10, d’altra parte, include diverse componenti. Le polveri più grandi (coarse) hanno un diametro aereodinamico >2.5mm e sono spesso di origine naturale (suolo). Le polveri fini (diametro <2.5mm)> Taranto, Palermo, Cagliari).
In sintesi, il Progetto ha realizzato:
- Linee guida per la interpretazione dei dati di esposizione ad inquinanti ambientali, dei dati tossicologici e dei dati epidemiologici.
- La raccolta sistematica dei dati sui parametri ambientali a rilevanza sanitaria nelle grandi città italiane.
- L’analisi dei fenomeni sanitari rilevanti (mortalità e ricoveri ospedalieri) per il monitoraggio dell’impatto dell’inquinamento atmosferico nelle grandi città italiane.
- I rapporti tecnici sulle misure di associazione tra inquinanti ambientali ed effetti sanitari target (mortalità e ricoveri ospedalieri per cause cardiovascolari e respiratorie), corredati da una stima della popolazione a rischio e delle sue caratteristiche.
- La revisione sistematica degli studi di efficacia delle misure per le riduzione dell’inquinamento atmosferico.
- Il repertorio delle azioni locali intraprese dalle amministrazioni dei dieci Comuni di EpiAir per ridurre l’inquinamento atmosferico da traffico veicolare ed i suoi effetti sulla salute.
In conclusione sono state create le basi per avviare in Italia un programma di sorveglianza dell’impatto sanitario, dell’inquinamento atmosferico urbano e per fornire indicatori ambientali e sanitari affidabili e standardizzati utili sia a guidare lo sviluppo di politiche di prevenzione, sia a valutare l’efficacia degli interventi preventivi sul breve e lungo periodo.
Sintesi a cura di Veronica Freni su un articolo di Francesco Forastiere e Annunziata Faustini per il Gruppo collaborativo EpiAir
In Puglia niente nucleare per legge!
Lo dichiara il capogruppo Pd in Consiglio regionale Antonio Maniglio, primo firmatario della legge sul nucleare approvata all’unanimità dal Consiglio.
“La buona politica scrive una pagina importante per i cittadini pugliesi: un bel “no” chiaro e forte a qualsiasi impianto nucleare in Puglia. Quella che sino ad oggi era una semplice aspirazione e un sentimento diffuso di milioni di persone trova espressione in una legge della Regione che sicuramente farà da apri-pista per altre leggi regionali. In qualità di presentatore della proposta di legge mi sento di ringraziare l’ufficio legislativo e anche i colleghi dell’opposizione che, salvo qualche nota stonata, come quella del capogruppo di An Ruocco, non solo hanno votato a favore della legge, ma hanno dato un contributo importante per evitare qualsiasi rischio di incostituzionalità della norma”.
Continua Maniglio: “La produzione e il trasporto di energia, infatti, sono materia concorrente e la Puglia non intende abdicare ai suoi poteri. Per questo, in assenza di una intesa tra Stato e Regione, il nostro territorio è precluso a qualsiasi insediamento nucleare. Questa legge nasce da una scelta di fondo del Pd: il nucleare di terza generazione - che il governo Berlusconi sta rilanciando - non è proponibile, sia per i rischi connessi alla sua utilizzazione che per l’irrisolto problema dello smaltimento delle scorie. E’ di questi giorni la notizia che la Francia ha costruito un sito per lo smaltimento delle scorie a 500 metri di profondità, spendendo oltre 60 miliardi di euro, l’equivalente del debito pubblico dell’Italia.
Ma pesano anche le specificità della Puglia: la nostra regione esporta l’88% dell’energia che produce. Non si capisce, pertanto, per quale motivo il nostro territorio debba essere ancora devastato da impianti di tipo nucleare che distruggerebbero un’intera regione.
In Puglia bisogna proseguire sulla strada tracciata in questi anni: ridurre le fonti inquinanti come si è fatto a Taranto e come si sta tentando di fare a Cerano, puntare sulle energie rinnovabili (magari con una più adeguata regolamentazione) e sul risparmio energetico. Queste sono le direttrici di uno sviluppo compatibile, centrato sul turismo di qualità e sugli straordinari beni paesaggistici e culturali che stanno esercitando una forte attrazione turistica, oltre che sul manifatturiero ecosostenibile.
Conclude il capogruppo del Pd: “Una bella giornata per la Puglia e un investimento sul futuro dei pugliesi. Una soddisfazione anche personale per chi crede in una politica concreta, fatta di cose possibili e con la mente e il cuore sempre rivolti agli interessi generali.”
martedì 24 novembre 2009
Altamarea e il Comitato per Taranto in tv
Alla trasmissione presenzieranno Luigi Oliva del Comitato per Taranto (per Altamarea) e Claudio Monteduro (per il comitato referendario Taranto Futura).
Dalle 22,00 alle 23,00 il dibattitolascerà il posto agli interventi telefonici.
Vi invitiamo a chiamare al numero 099.4525468 ed intervenire!
Ah questi tavoli...!
Posizioni differenti su centrale Enipower e sviluppo futuro dell’economia in relazione alla presenza dell’Ilva
L’invito del segretario Fumarola alla prudenza e a un confronto senza diktat su tutti i temi ambientali Dal mondo del lavoro solo l’adesione «morale» alla marcia
Oggi incontro dei tre segretari La difficile mediazione di D’Isabella (Cgil)
FULVIO COLUCCI (GdM)
• «Adesione morale». Per ora è solo questo il risultato del difficile confronto tra gli ambientalisti di «Altamarea» e le segreterie di Cgil, Cisl e Uil.
«Adesione morale» alla marcia di sabato contro l’inquinamento non significa, per ora, la formale partecipazione dei sindacati. Ieri pomeriggio l’incontro tra le associazioni e i segretari D’Isabella (Cgil), Fuma rola (Cisl) e Sorrentino (Uil) non ha prodotto gli effetti sperati da qualcuno. Oggi i tre dirigenti sindacali si incontreranno per cercare una posizione comune, una sintesi, rispetto al documento sul quale «Altamarea» chiede l’adesione incondizionata.
Due i nodi spinosi discussi senza trovare l’intesa. La centrale Enipower («Altamarea» contraria, sindacati possibilisti) e lo «sviluppo alternativo» (per gli ambientalisti comprensivo, nel tempo, della chiusura dell’area a caldo Ilva; per i sindacati declinabile solo al futuro in termini di crescita aggiuntiva e diversificata, ma senza ipotizzare la dismissione dello stabilimento siderurgico).
Oggi sapremo se sarà possibile una «sintesi» delle posizioni sindacali e un riavvicinamento con Altamarea. Ci vorrà molta di quella «scienza» e «coscienza» di cui parla il segretario della Cisl Fumarola. Molta di quella «prudenza» da applicare senza troppi indugi, bandendo gli estremismi. L’ipotesi più accreditata racconta di una piattaforma comune ambientalisti-sindacati che nascerà, sì. Ma solo dopo la marcia.
La posizione più difficile rimane quella del segretario Cgil D’Isabella. L’organizza - zione, per tagliare i ponti col referendum anti-Ilva, ha scommesso tutto su «Altamarea» pensando di trascinare con sè Cisl e Uil. Tocca a lui, ora, provare a uscire dall’impasse.
Confagricoltura con Altamarea!
«La nostra adesione – spiega Luca Lazzàro, presidente dei Giovani di Confagricoltura – deriva dalla necessità, che sentiamo forte, di scendere in campo al fianco di chi protesta per un ambiente più vivibile. E questo non solo per Taranto, ma anche per la provincia. Perché oggi non si può fare agricoltura in un territorio che non è salubre. L’inquinamento è indubbiamente un danno per la salute e per l’ambiente, ma lo è anche per l’economia, visto che noi produciamo cibo e non manufatti».
Battaglia per l’ambiente e, insieme, affermazione di un ruolo di cui il mondo dell’agricoltura chiede il riconoscimento. «La centralità dell’agricoltura – sottolinea Lazzàro – va riaffermata, soprattutto oggi che c’è crisi e che i temi ambientali sono entrati nell’agenda delle classi dirigenti e dell’opinione pubblica. E’ necessario chiedere a chi governa coerenza nelle politiche, visto che se con il Piano di sviluppo regionale ci si chiede di fare turismo rurale, sfruttando le masserie e le nostre tipicità, questo non lo si può fare avendo a due passi una città pesantemente industriale».
Per Lazzàro l’ambiente rientra anche «in una questione di programmazione». «A noi giovani – ragiona - imprenditori e non, con famiglia a carico o senza, servono certezze che oggi non ci sono. Per questo chiedo che la Provincia si faccia carico di programmare il futuro di questo territorio, perché una zona agricola non può stare vicino ad una industriale e, soprattutto, non può fare la fine dell’azienda zootecnica Fornaro, le cui pecore sono state abbattute per colpa della diossina. In altre parole, non ci può essere chi guadagna e chi ne paga le conseguenze. Lo stesso marchio appena varato dalla Provincia, Terra Jonica, è una buona idea, ma può diventare un boomerang nei confronti del consumatore a causa dell’effetto negativo derivante dall’inquinamento che pesa su Taranto».
Di qui la richiesta di regole ambientali «certe e rispettate da tutti gli operatori economici», come di «politiche perequative». «Noi agricoltori – spiega - siamo i guardiani del territorio, seguiamo disciplinari di produzione, non usiamo fitofarmaci dannosi per la salute, smaltiamo correttamente i rifiuti: sono tutte regole che rispettiamo, così come chiediamo che ci siano regole rispettate da chi opera nei diversi settori produttivi». Senza, tuttavia, imbarcarsi in “guerre di religione”. «Noi siamo per la difesa dell’ambiente – puntualizza Lazzàro – non per la chiusura dell’Ilva. Al tempo stesso vogliamo che la grande industria rispetti le regole, gli Enti preposti programmino lo sviluppo del territorio, magari con forme di ristoro per l’agricoltura che tutela il territorio ma è penalizzata da chi, al contrario, lo sfrutta e lo consuma».
Manduriaoggi
"Mò avaste" in strada tra i cittadini
Ecco il testo del volantino:
OLTRE LA MANIFESTAZIONE
Il 28 novembre la città, come l'anno scorso, manifesterà contro un inquinamento che è tra i più gravi d'Europa. Sarà un altro segnale, ma non potrà decidere tutto.
Ancora meno deciderà il referendum sulla chiusura totale o parziale dell'Ilva, agitato con gran chiasso dalla stampa. Perché è unicamente consultivo: esprime cioè un parere che può facilmente restare lettera morta, come per il Petrolchimico di Marghera. A Riva non fa assolutamente paura, ma coglierà l'occasione per tentare di minacciare e ricattare, creando divisione tra fabbrica e città.
Solo noi cittadini, se siamo uniti, possiamo tentare di cambiare qualcosa. Non possiamo fidarci dei politici. Abbiamo problemi serissimi: disoccupazione, nocività e mortalità interne ed esterne all'area industriale, attività produttive tradizionali minacciate dall'inquinamento, sanità inadeguata.
Riguardo agli amministratori: possiamo fidarci di chi parla di raccolta differenziata dei rifiuti e poi riattiva un inceneritore? Di chi, riguardo alla tutela del mare, non dice nulla sui dragaggi?
Per questo, partecipiamo alla manifestazione del 28 novembre e organizziamoci insieme a chi vuole costituire un controllo popolare su tutte le questioni determinanti per la città. Non basta una sola grande manifestazione per risolvere tutto. Occorre che la città conosca le condizioni della fabbrica, che cittadini e operai impongano insieme, almeno, il rispetto delle leggi europee in materia di sicurezza e inquinamento, come primo tassello per una più ampia
rivendicazione di diritti troppo allungo disattesi. Perché rispettando la vita degli operai e la salute dei cittadini non si è costretti a chiudere una fabbrica, si fanno meno profitti. Ma occorre anche ampliare l'occupazione, intervenendo da subito su questioni ambientali; e occorre progettare e imporre, noi cittadini, un futuro della città fatto di lavori che ne risanino l'ambiente.
PAZIENZA E FIDUCIA SONO FINITE. MO' AVASTE!
Comitati di quartiere Taranto
Libera il Bene!
LIBERA IL BENE
La Regione Puglia per il riuso dei beni confiscati alle mafie Libera il Bene è un’iniziativa promossa dalla Regione Puglia – Assessorato alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva nell’ambito del Programma Bollenti Spiriti. Con Libera il Bene, la Regione Puglia intende superare gli ostacoli all’effettivo riuso dei beni confiscati attraverso il finanziamento degli enti locali destinatari dei beni, il coinvolgimento attivo dei territori, la raccolta di idee per la loro riconversione a fini economici e sociali. DOCUMENTI: Scheda informativa Libera il Bene (104.16 kB) Bando Libera il Bene (198.74 kB) Formulario Libera il Bene (183 kB) Disciplinare libera il bene (302.59 kB) I beni confiscati in Puglia (71.04 kB) Info e contatti: Scrivi a Libera il Bene Visita la stanza Libera il Bene nel Forum BS |
lunedì 23 novembre 2009
Inquinamento: anche la provincia comincia a farsi sentire!
Mercoledì prossimo una conferenza stampa sull’iniziativa del dott. Antonio Giangrande
Il presidente, dr Antonio Giangrande, segnalando il fatto che nel mondo da anni vi sono sentenze di risarcimento danni da inquinamento, o addirittura indennizzi stratosferici a favore di fumatori consenzienti, ovvero, divieti di fumare all’aperto, non capisce come si possa continuare a rimanere succubi di una politica ed amministrazione pubblica inconcludente e subire da anni un incremento di sofferenza e disagio riconducibile all’inquinamento su Taranto e provincia.
In tal senso comunica che non aderirà a nessuna iniziativa inconcludente, né parteciperà ad iniziative atte a ledere il diritto al lavoro delle aziende coinvolte e dei loro dipendenti.
Altresì rinnova la costernazione sul fatto che il tema inquinamento sia evidenziato dai media tarantini come solo fatto cittadino e non dell’intera provincia.
Purtroppo, l’incremento delle malattie riguarda proprio i cittadini della provincia, per la maggior parte lavoratori delle aziende coinvolte, e i comuni viciniori. Le nubi tossiche con il vento raggiungono distanze inimmaginabili.
Con questa iniziativa si tende a coinvolgere i cittadini di tutta la città e la provincia di Taranto, singoli o associati, attraverso dei comitati comunali, anche appoggiati dai propri rappresentanti amministrativi, invitando loro a mettere la faccia e la firma su un’azione di pubblico interesse.
L’azione giudiziaria civile e l’obbligo per le amministrazioni locali ad emettere ordinanze attinenti oneri per le grandi aziende a titolo di indennità di ristoro civico e di servitù industriale, dovuto al loro esercizio, quantunque l’inquinamento sia o fosse al di sotto del limite legale, porterà un senso di legalità in un territorio martoriato. Resta fermo l’obbligo per le aziende di adeguarsi ai limiti di emissioni inquinanti, pena il risarcimento del maggior danno.
INSOMMA: LE AZIENDE NON CHIUDONO, MA PAGANO.
In conclusione si invita il Sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, a trovare in noi la sponda che lui cerca e i pareri giuridici che lui vuole, affinché insieme si coinvolgano le amministrazioni comunali della provincia, al di là delle sponde politiche e al di fuori delle collusioni istituzionali mascherate.
Manduriaoggi
Alla buon ora arriva la stampa nazionale...
La battuta in un'intervista a una televisione locale. Gli ambientalisti: "Ora deve chiedere scusa". Il patron dell'Ilva se la prende con i giornalisti. Gli ambientalisti: deve chiedere scusa
Inutili le belle parole durante i tavoli con le istituzioni. Inutili le aperture di credito nei confronti delle associazioni ambientaliste e della politica. Emilio Riva ha sintetizzato in poche parole il suo pensiero sulla situazione di Taranto: "Il dibattito sui tumori in questa città - dice il patron dell'Ilva - è completamente inventato". La frase è dettata da Riva al giornalista Luigi Abbate di Bs Television, al termine della conferenza stampa che l'azienda ha tenuto sull'ambientalizzazione nei giorni scorsi. Appena conclusa la dichiarazione, si è avventato sul giornalista il responsabile per i rapporti istituzionali dell'Ilva, Girolamo Archinà, che ha strappato dalle mani del reporter il microfono e lo ha portato via. Le telecamere hanno però ripreso tutto. Ieri il filmato è finito su You Tube scatenando l'ira degli ambientalisti.
Da Alessandro Marescotti di Peacelink è arrivato il primo, durissimo, commento: "Di fronte a questi episodi - dice - la nostra associazione ritira ogni credito alle aperture di facciata della dirigenza Ilva al dialogo con le associazioni ambientaliste e con la società civile". Durissima anche Legambiente che con il presidente regionale, Francesco Tarantini e il direttore nazionale, Sebastiano Venneri, invita Riva a "chiedere immediatamente scusa alla gente di Taranto. Una tale arroganza non è più sopportabile". Sdegno tra la gente anche sui social network e nei forum.
Intanto prosegue l'organizzazione per la grande manifestazione del 29 novembre.
Giuliano Foschini (La Repubblica)
Incontro-dibattito sull’Acqua Pubblica
Incontro-dibattito sull’Acqua Pubblica con p. Alex ZANOTELLI.
Raccolta firme per la campagna “SALVA L’ACQUA”
Questo momento, in cui l’attenzione sull'acqua si è finalmente alzata, in cui gli scontri politici stanno avvenendo intorno a quella che è la risorsa che da anni difendiamo (in Parlamento si sceglie per l'acqua PRIVATA, in Puglia si apre la strada alla RIPUBBLICIZZAZIONE)
Dobbiamo chiamare a raccolta tutte le forze messe in campo fin qui, la corrente impetuosa di coloro che affermano che L'ACQUA E' UN DIRITTO, UN BENE COMUNE e NON DEVE in alcun modo essere trasformato IN MERCE.
Crediamo che l’acqua sia un diritto PER tutti e Di tutti, per questo invitiamo TUTTI ad intervenire al dibattito, sia coloro i quali credono nella ripubblicizzazione, sia coloro i quali credono nella privatizzazione. Con quest’ultimi vogliamo ragionare sulla base dei dati di fatto, dei numeri e non sulle posizioni ideologiche.
Il 27 Novembre è il momento di ESSERCI. E' il momento di fare il punto sul nostro percorso, di rilanciare il nostro impegno, di confrontarci, di alimentare e far crescere il dibattito che finalmente siamo riusciti a portare al centro dell’attenzione pubblica.
ESSERCI E' IMPORTANTE.
E' IMPORTANTE PERCHE' Siamo nella Facoltà di Ingegneria, dove si formano i tecnici che guideranno il servizio idrico nel futuro, e che motiveranno le scelte e le pratiche di gestione.
E' IMPORTANTE PERCHE' p. Alex Zanotelli, da anni impegnato con noi nella battaglia per l'Acqua Pubblica, interviene nel vivo del dibattito Pugliese, dando forza alla grande motivazione umana che spinge il movimento.
E' IMPORTANTE PERCHE' è un momento frutto del lavoro di TUTTO IL COMITATO, di chi in questi anni ha raccolto firme, incontrato la gente nelle piazze, parlato e a volte gridato per l'Acqua Bene Comune.
E' IMPORTANTE PERCHE' il risultato ottenuto non ci illude: l’AQP non è ancora pubblico e noi non demorderemo fino a quando non lo ridiventerà!
ACQUA ti voglio BENE COMUNE!
Diffondete quanto più l'iniziativa.. e PARTECIPATE!