Sono in corso in queste ore le "grandi manovre" per la misurazione della radioattività nei fumi dell'Ilva.
E' stata posizionata una sonda dell'ISPRA per la misura della radioattività nei fumi, con la collaborazione del Dipartimento Provinciale dell'ARPA.
Saranno effettuate anche rilevazioni delle eventuali ricadute di radioattività nella città di Taranto.
Queste misure sono collegate alla nostra richiesta di verifica della radioattività nelle polveri emesse dall'Ilva.
PeaceLink, l'AIL e il Comitato per Taranto sollevarono infatti la questione il 31 ottobre 2008 evidenziando come nel Regno Unito ci sia grande attenzione per la radioattività emessa dalle acciaierie. Scrivemmo al Ministro dell'Ambiente e al Presidente della Regione Puglia per chiedere una verifica anche sull'Ilva dove è in funzione il più grande impianto di agglomerazione europeo.
Ad esempio la Corus, nel 1996, appena riscontrò il rischio di radioattività, avvisò il governo inglese. Seguirono dei controlli e attualmente vi sono prescrizioni che obbligano la Corus a ridurla ai minimi termini. Al contenimento della radioattività in limiti prefissati è stato vincolato nel Regno Unito il rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per le acciaierie.
Desta tuttavia forte perplessità il momento scelto per i controlli sulla eventuale presenza di radioattività industriale a Taranto. Infatti sono in marcia solo due altoforni, l'AFO2 e l'AFO5, mentre sono fermi gli altri tre, l'AFO1, l'AFO3 e l'AFO4. Anche l'impianto di agglomerazione è per metà fermo: una delle due linee di produzione, la linea D, è cioè "spenta".
Le potenziali fonti di polvere radioattiva, con polonio 210 e piombo 210, secondo la letteratura tecnica, sono sia gli altoforni sia l'impianto di agglomerazione. In quest'ultimo vengono riutilizzati i "materiali di ritorno", ossia tutti i residui ferrosi di lavorazione provenienti dagli impianti dello stabilimento (altoforni, acciaierie, laminatoi, tubifici, ecc.). L'impianto di agglomerazione è cioè il "digestore" dello stabilimento.
I residui di lavorazione in esso convogliati sono potenzialmente contaminati da diossine, polveri radioattive, metalli pesanti, e così via. In questo momento le polveri d'altoforno sono ridotte proprio perché due altoforni prima in funzione sono fermi. Altri impianti marciano a regime ridotto.
Ci chiediamo quale reale attendibilità possa avere un controllo in una situazione così "depotenziata". Questo vale in particolare per l'eventuale presenza di radioattività in città.
Forse mai Taranto è stata così "pulita", e ciò a causa della crisi mondiale del mercato dell'acciaio.
Viene quindi effettuato un monitoraggio - dopo un ritardo di tre mesi - su un contesto non routinario dell'Ilva. Quanta radioattività potranno trovare i tecnici nell'aria che respiriamo se l'Ilva è in buona parte "spenta"?
Questi controlli andavano effettuati prima, quando sollevammo il caso a livello nazionale.
Peacelink, AIL, Comitato per Taranto
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