venerdì 13 febbraio 2009

Quanto valgono per la Prestigiacomo la salute e il futuro dei tarantini?

Il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo ha esordito al dicastero minacciando di impugnare la legge regionale sulle diossine davanti alla Corte Costituzionale: la stessa legge a favore della quale il 29 novembre scorso sono scesi per strada a manifestare tanti tarantini, perché stanchi di sopportare da troppi anni il peso di un inquinamento industriale scellerato.

Ora emerge dalla presa di posizione del Ministro dell'Ambiente, di schierarsi esplicitamente contro questa stessa legge regionale, un dato significativo chiaro che deve portare a riflettere: come il Ministro Prestigiacomo agisca non in difesa dell'ambiente tarantino, ma ancora un volta in difesa del profitto industriale della famiglia Riva il cui operato (costato condanne per morti sul lavoro fino a quelle per inquinamento) lo si conosce molto bene.
Morale della favola: sono sempre i cittadini a fare i conti con una politica ingiusta e antidemocratica che estromette dalle riunioni, tavoli politici e decisionali, le associazioni e comitati che dovrebbero essere invece coinvolti in qualità di "pubblico interessato" come previsto dalla Convenzione di Aarhus, in Europa.
Ma quest'ultimo atto del Ministro Prestigiacomo dimostra ivece come gli italiani in fondo siano sempre meno europei.
La riunione a cui sono stati convocati dalle organizzazioni sindacali, all'Arpa Puglia, alla Commissione IPPC, al Comune e Provincia di Taranto, fino al Comune di Statte, è iniziata in un clima teso.

A mancare all'appello, non solo gli ambientalisti in quanto appunto non sono stati convocati, ma anche l'ISPRA, l'importante Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale collegato direttamente allo stesso Ministero dell'Ambiente.
A denunciare questa grave assenza è il Dott. Giorgio Assennato, direttore dell'Arpa Puglia in un'intervista a Radio Popolare Salento.
"Imbarazzante, essere seduto a un tavolo, senza – come sempre avviene –l'organo tecnico del Ministero": il punto di riferimento, l'interlocutore scientifico dell'Arpa. "E' molto grave" ha dichiarato sempre Dott. Assennato – "che il Ministro non abbia convocato il proprio organo tecnico. Rinunciare all'ISPRA e considerare il proprio organo tecnico la Commissione IPPC, composta di persone di scarsissima esperienza professionale, e che tra l'altro non ha il requisito dell'organo tecnico, è inquietante".


Ma devono far riflettere alcune affermazioni dei tecnici dell'Ilva i quali durante la riunione hanno dichiarato che la legge regionale antidiossine prevede i valori più bassi previsti al mondo! Tutti discorsi pretestuosi perché non si vuole trovare un'intesa: ridurre le emissioni di diossine infatti è possibile. Ce lo dimostrano e ce lo hanno dimostrato diversi casi di industrie dell'acciaio presenti in Europa, che hanno prodotto e continuano a produrre acciaio: come la Voestalpine Stahl di Linz in Austria, e Corus Port Talbot Works in Inghilterra, che hanno adottato una tecnologia all'avanguardia, il processo Meros della Siemens per la riduzione massimizzata delle emissioni dell'agglomerato.
Le stesse aziende siderurgiche sopracitate sono state in grado di rispettare un importante protocollo europeo, il protocollo approvato ad Aarhus dal Consiglio dell'Unione europea che fissa come limiti massimi previsti 0,4 nanogrammi/ metro cubo.


Dopo la regione Friuli Venezia Giulia, ora anche in Puglia viene applicato il limite "europeo". Dopo l´impianto di agglomerazione di Servola, a pochi chilometri da Trieste, ora anche l'Ilva di Taranto deve rispettare questa normativa considerata dal Ministro "incostituzionale", sicuramente per la Puglia e non per il Friuli.
Cosa spinge il Ministro Prestigiacomo a difendere gli interessi della lobby dell'acciaio, e non quelli della salvaguardia ambientale e della salute dei cittadini e dei lavoratori, compito per cui è stata nominata di dirigere il "Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare"?

Lo vorremmo tanto sapere.
Ma i tempi sono ormai molto stretti: ora è necessario fare.

A fine febbraio scade il limite temporale della presentazione del campionamento in continuo sulla diossina: auspichiamo che si apra subito un tavolo teso a verificare il rispetto del primo step verso la riduzione globale delle emissioni di diossine e furani come previsto dalla normativa regionale.
E' necessario che l' ILVA operi da subito anche con accorgimenti di carattere transitorio per abbattere le emissioni di diossine e furani ma anche tutti gli altri innumerevoli inquinanti.

Vorremo che oltre alle fontanine del cimitero, oltre alle poltroncine del nuovo Auditorium Deledda da poco inaugurato, l'Ilva spendesse parte dei suoi utili (oltre 700 milioni di Euro gli ultimi utili annui) nel miglioramento tecnologico e manutentivo dello stabilimento siderurgico. Ciò avrebbe immediati effetti positivi non solo sulla quantità delle emissioni e sulle condizioni di lavoro, ma determinerebbe un incremento dei posti di lavoro particolarmente rilevante in questa congiuntura di crisi internazionale.

A questo devono mirare i sindacati, a cui rivolgiamo l'invito per un incontro in cui scambiarsi conoscenze nell'interesse dei lavoratori del siderurgico e di tutta la cittadinanza.


Firmano:


Per l'AIL

Paola D'Andria


Per Peacelink

Alessandro Marescotti


Per il Comitato per Taranto

Lea Cifarelli

Giulio Farella

Luigi Oliva

1 commento:

Anonimo ha detto...

A noi spetta il compito di tenere alta l'attenzione sulle problematiche ambientali della nostra città, a mio avviso dobbiamo mobilitarci e far accendere nuovamente i riflettori dei meda nazionali. I tempi della politica e dei loro sporchi interessi non possono essere gli stessi della gente che subisce da troppi anni. Temo che con l'incalzare della crisi il Sig.Riva se la darà a gambe e a Taranto oltre al dissesto finanziario del Comune, toccherà il disastro ambientale senza un euro per le bonifiche.