...con la complicità dei sindacati che fanno allarmismo e piangono soldi per Riva!
Da domani tra i 400 e i 500 operai del reparto Acciaieria 2 all’Ilva dovrebbero finire in ferie forzate. I vertici aziendali avrebbero notificato la decisione ai rappresentanti sindacali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil durante l’incontro svoltosi venerdì mattina all’interno dello stabilimento. La mossa del Gruppo Riva sarebbe stata presa in seguito all’in - cidente verificatosi due settimane fa all’impianto Colata continua 2. Lo sversamento di 200 quintali di acciaio liquido da una siviera, causato da una chiusura difettosa del contenitore, ha danneggiato i macchinari imponendo lo stop di un mese per i lavori di ristrutt urazione. L’azienda avrebbe così deciso di rivedere i piani.
Se, inizialmente, era prevista la marcia dell’Acciaieria numero 2 e della Colata continua numero 1 per la produzione di lamiere e tubi, ora l’Acciaieria 2 lavorerà solo per un turno (il primo) e la produzione sarà assicurata grazia alla marcia delle Colate continue 3 e 4. Questa situazione dovrebbe protrarsi fino al 22 febbraio, data di scadenza anche delle ferie forzate per i lavoratori. Esaurito questo periodo, se sarà necessario, l’azienda potrebbe chiedere ai sindacati una intesa, ponendo in cassa integrazione fino al 28 febbraio i circa 500 dipendenti in ferie da domani.
Questa rimodulazione dell’attività produttiva costerebbe un taglio di circa mille tonnellate al giorno di ghisa: si scenderebbe, infatti, dalle attuali 14mila 500 a circa 13mila 500.
«Siamo preoccupati - spiega Rocco Palombella segretario della Uilm Uil - perché la crisi generale sta facendo sentire ancor più i suoi effetti sul mercato. Non mi sentirei di escludere, nei prossimi giorni, ulteriori drastiche decisioni. Il numero dei cassintegrati all’Ilva rischia di aumentare: gli 800 dipendenti “risparmiati” dall’ammortizzatore sociale a dicembre potrebbero finire in cassa e supereremmo così il numero di 4mila. Inoltre, la cassa integrazione potrebbe protrarsi per altre 13 settimane. Arriveremmo così a giugno, ma i costi lavorativi e umani sarebbero veramente pesanti. Se la cassa si protrarrà - spiega Palombella - bisognerà comunque fissare dei limiti temporali. Credo che, in quel caso, sarà necessario chiedere un aiuto al governo. Pensare, ad esempio, di coprire l’80 per cento della cassa integrazione all’Ilva. Del resto lo Stato ha aiutato Alitalia e ora sta aiutando la Fiat. Non voglio tirare la volata al Gruppo Riva, ma non vedo perché i lavoratori del siderurgico non dovrebbero avere una chance che mitighi così gli effetti della crisi». [Fulvio Colucci per La Gazzetta del Mezzogiorno]
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