“Taranto è una città che fa parte dell’Unione Europea e tutti gli stabilimenti siderurgici d’Europa, compresi quelli italiani, si sono adeguati al rispetto delle emissioni di diossina. Senza andare tanto lontano, nel Friuli Venezia Giulia da anni la Regione è intervenuta disponendo come emissione massima 0,4 nanogrammi; e lo stabilimento di Servola di Trieste è andato ben al di sotto, emettendo 0,1 nanogrammi – ha reso noto Aldo Pugliese, segretario regionale della Uil – Quindi, non si scappa. La verità è che l’Ilva di Taranto avrebbe dovuto già da qualche anno a questa parte mettersi in regola sulle emissioni, così come avvenuto nel resto dell’Unione”.
D’altronde secondo la legge regionale, voluta dal presidente Vendola, l’acciaieria dovrà tagliare le emissioni di diossina a 0,4 nanogrammi entro dicembre 2010, (e al 31 marzo 2009 dovrà emetterne il 50% rispetto ad oggi). Anche se ora l’Ilva non è equipaggiata dell’impianto di produzione dell’additivo urea, può dimezzare le emissioni acquistandola. Operazione che in via sperimentale l’impianto siderurgico ha già percorso, con risultati in linea con le percentuali stabilite dalla legge regionale.
“Quindi non si capisce quale sia il problema. Riteniamo che tutto questo lo dovrebbe comprendere anche il ministro Prestigiacomo – conclude il segretario Uil – Pertanto, con uno sforzo di buona volontà, che però allo stato non troviamo, la soluzione si potrebbe trovare. A meno che non si preferisca privilegiare uno sterile scontro che non porta da nessuna parte e che comunque non tutela i cittadini e i lavoratori”. (Rinnovabili)
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