Brindisi: un nuovo caso di cancro al polmone al giorno
Si presenta come una pleurite, ma è cancro al polmone. Trecento casi in un anno, come dire un nuovo malato ogni giorno. È la drammatica media che emerge dai dati raccolti nel corso dell’anno da Giuseppe Valerio, direttore dell’Unità di Pneumologia dell’ospedale Melli di S. Pietro Vernotico. Ci sono le donne tra le più colpite. I dipendenti di colossi industriali e dell’Arsenale, di Brindisi e Taranto. Elemento di novità da caratterizzare è che ci si ammala in coppia. Marito e moglie, a distanza di breve tempo.
«Eseguiamo circa 2400 ricoveri l’anno - precisa -, 700 in day hospital, 300 per la sindrome della “sleep apnea” (ossia i disturbi causati dal russare cronico), il resto sono per bronchite cronica, fibrosi polmonare o tubercolosi, ma soprattutto per neoplasie. In un anno ne abbiamo rilevati oltre trecento».
Come si presenta il tumore?
«Sotto forma di pleuriti. La maggior parte di quelle che osserviamo sono neoplastiche. Abbiamo avuto 120 casi di versamenti pleurici di cui il 95% erano cancri. Quasi tutti carcionoma broncogeno. Talvolta anche da metastasi di precedenti carcinomi mammario o ovarico, anche a molti anni di distanza dall’intervento o dalla chemioterapia».
Come si diagnostica un tumore al polmone?
«Eseguendo la broncoscopia. Quest’anno ne abbiamo fatte 450, la metà erano tumori. Se consideriamo i 220 casi accertati con la broncoscopia e un centinaio accertati con toracentesi (ossia eliminando l’acqua dai polmoni) arriviamo a trecento casi di tumori l’a n n o. Il che significa in media uno al giorno».
Esiste una forma di prevenzione?
«Il brutto è che il 90% di casi giunge quando è già inoperabile. In stato avanzato. Riusciamo a sottoporne all’intervento solo una piccola parte. Purtroppo il tumore è asintomatico ed, inoltre, a differenza del cancro alla cervice uterina o del tumore mammario non esistono metodi di prevenzione».
È possibile in base alle statistiche ipotizzare qualche causa?
«Il carcinoma broncogeno vero e proprio è collegato al fumo e all’inquinamento. L’unico metodo di diagnosi precoce di cui disponiamo è la broncoscopia ad alto fluorescenza, esame particolare in cui si utilizza una luce che rende i bronchi fluorescenti. Laddove non lo siano e presentano macchie nere, allora il paziente può avere un tumore. È importante questa diagnosi perchè anticipa la patologia, quando è ancora in fase di displasia, in buona sostanza quando la mucosa è solo alterata».
È un esame che può eseguire chiunque, come un controllo periodico?
«È proponibile a tutte le persone sopra i quarant’anni, fumatori ed esposti ad inquinamento, magari lavorativo. Non esiste in realtà un’efficace prevenzione, però se illuminando la mucosa diventa verde e appaiono delle macchie nere, si è in fase iniziale di cancro. È chiaro che questo ci permette di intervenire in tempo, prima che la neoplasia diventi evidente, però la gente dovrebbe essere diligente nei casi in cui ci siano fattori di rischio».
Il cancro ai polmoni appare più frequente sul nostro territorio. Si fuma troppo o si respirano veleni?
«Oggi, dal punto di vista epidemiologico qualcosa sta cambiando: prima era una malattia che aggrediva solo gli uomini oggi sta diventando una patologia frequente nelle donne. La prevalenza media in Italia è di 43 casi nuovi di carcionoma broncogeno ogni centomila abitanti. Il valore aumenta di dieci volte nelle persone anziane. Da noi è un po’ più alta. Circa un 10% in più. È stato riconosciuto dall’Org anizzazione mondiale della sanità che Brindisi e Taranto presentano un eccesso di cancro al polmone sebbene siano sul mare ed abbiamo perciò quale fattore di depurazione il vento».
Colpisce più le donne per quale motivo?
«Il cancro ai bronchi si osserva molto di più nelle donne, a mio avviso, perchè le donne fumano molto. Ma è anche un dato epidemiologico nuovo da caratterizzare. Altro elemento di curiosità, di cui sarebbe necessario indagare le cause, è che abbiamo riscontrato, in più di un caso, moglie e marito ammalati di cancro. A breve distanza l’uno dall’altro. Non si può non pensare che ci sia una fonte comune».
VALERIA CORDELLA ARCANGELI (La Gazzetta del mezzogiorno)
1 commento:
Sono sconcertato... hanno creato benesere e portato lavoro in questa terra. Ma il prezzo da pagare è troppo alto. Meritiamo tanto per essere stati controcorrente agli eventi naturali?
Posta un commento