giovedì 26 febbraio 2009

Nucleare: no grazie!

DA PARTE DI ALFONSO NAVARRA - COORDINAMENTO FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO
Coordinamento FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO, c/o Campagna OSM/DPN, Via M. Pichi, 1 - 20143 Milano
sito web: ilnuclearenonlopaghiamo.wordpress.com/
email: locosm@tin.it

Il movimento no-war da Stoccarda ha lanciato un appello, ripreso dal Forum Sociale Mondiale di Belem, per invitare ad un controvertice, dal 2 al 5 aprile 2009, in occasione del 60° anniversario della NATO.
E' importante - ritengo - menzionare questa montante campagna intenazionale disarmista: "NATO, 60 anni bastano" nel momento in cui i media diffondono la notizia dell'accordo italo-francese per la collaborazione sull'atomo "civile", che è stato siglato proprio oggi (24 febbraio 2009) da Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy.
Questo collegamento va fatto per, schematicamente, mettere in chiaro che:
- il nucleare "civile" è trainato da quello militare;
- la tecnocrazia ufficiale agita la carota della "Quarta generazione" di reattori per propinarci invece il bastone della "Terza" (avanzata), che è in realtà la "Seconda" un po' migliorata (e ricavata dalla tecnologia militare dei sommergibili nucleari);
- il nucleare militare in Europa trova la sua giustificazione nella NATO e nelle sue strategie ufficiali;
- esiste una autonoma lobby europea dell'atomo che ha oggi nella Francia, il Paese della "Force de Frappe", la sua locomotiva (cui il vagone italiano si sta di fatto attaccando). Ma un altro veicolo trainante è costituito dalla Germania, quale potenza atomica "in pectore" (insieme al Giappone).
A suo tempo, come Comitato Promotore della Legge di Iniziativa Popolare sui trattati e sulle basi militari, approvammo un documento che focalizzava la "questione atomica" all'interno della nostra campagna.
Adesso possiamo considerare maturato il momento di proporre il disarmo atomico, inserito come mobilitazione in un contesto internazionale, sia come fuoriuscita dalla NATO sia, in piena coerenza, come denuclearizzazione non solo militare ma anche civile.
Quest'ultimo aspetto - la denuclearizzazione civile - può oggi farsi forza, nel suo rivolgersi all'opinione pubblica, del tentativo portato avanti dalla nuova Amministrazione USA, di affrontare la gravissima crisi economica in atto puntando sullo sviluppo delle energie rinnovabili: 150 miliardi di dollari di investimenti dovrebbero produrre due milioni e mezzo di posti di lavoro nel piano già approvato dal Congresso.
E’ evidente che oggi la lobby nuclearista europea, con la sua diramazione italiana, espressione di un vero e proprio comitato di affari, tenta di imporsi forzosamente con l’aiuto del Governo italiano; ma è altrettanto evidente che in questo modo l’Italia si porrà controcorrente rispetto al "tentativo obamiano" di salvare il capitalismo nella sua pretesa versione "sostenibile". Il problema, per i governanti, non è solo e tanto quello di rientrare nei parametri di Kyoto, bensì di promuovere e gestire una - forse impossibile - riconversione capitalistica "verde", impedendo che il capitalismo del parassitismo militare e della speculazione finanziaria trascini tutto il mondo in una irrimediabile e catastrofica crisi di civiltà.
Ma anche per noi, antimilitaristi, disarmisti, ecopacifisti, si prospetta la responsabilità di impedire che la crisi (o il collasso?) del capitale, che forse, come scrive ed argomenta Paolo Cacciari sul settimanale "Carta", ha in questo drammatico ingripparsi raggiunto il suo estremo limite, non degeneri nella "barbarie" ed apra invece la possibilità ad "un altro mondo possibile".
Il Governo Berlusconi dà per scontata l’approvazione della legge Scajola, che per ora è all’esame del parlamento, ma dimentica che i cittadini italiani hanno deciso con un referendum che l’Italia doveva restare fuori dal nucleare e ancora oggi l’opinione pubblica, come dimostrano gli ultimi sondaggi, per una buona metà non è favorevole, soprattutto tra i giovani.
Quindi il Governo ha venduto anzi tempo la pelle dell'orso, non ha fatto i conti con l’oste dei movimenti e dell'opinione pubblica, ha preso impegni che probabilmente non riuscirà a mantenere perché la gente comune si opporrà con ogni mezzo possibile su questa scelta, a partire dalle lotte territoriali che sicuramente si scateneranno nelle località che verranno individuate come siti delle centrali (o di scorie, o di quant'altro collegato al ciclo nucleare).
Immagino che nostro sforzo sarà di fare pienamente parte di questo movimento di resistenza popolare.
Nel file allegato si affronta, concentrando le informazioni essenziali, i termini dell'intesa Berlusconi-Sarkozy, la si inquadra nella road map, si spera resistibile, per il "ritorno" del nucleare in Italia; sviluppa alcune considerazioni e riflessioni sulla lobby europea dell'atomo, che è oggi trainata dallo Stato francese proprio perchè il nucleare civile trova la sua spinta e la sua giustificazione di fondo nelle esigenze della potenza militare.
Nucleare Berlusconi Sarkozy

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