«L’incontro - spiega l’assessore all’Ecologia, Michele Losappio - segue vari incontri importanti, come quello di Roma di mercoledì scorso, al quale parteciparono assieme a me anche il Presidente della Provincia di Taranto, Giovanni Florido, ed il sindaco, Ippazio Stefano, e quello di venerdì, a palazzo Chigi, in cui c’erano il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola e Gianni Letta, ma non c’erano i rappresentanti delle istituzioni tarantine giacché Letta non le aveva invitate».
Ma quello di lunedì sembra l’incontro più «fattivo».
«Sì, ma non voglio essere troppo ottimista. Meglio fare un passo alla volta», dice Losappio che aggiunge: «Nella prima mattinata siamo stati molto vicini alla rottura dell trattativa perché uno dei dirigenti del Ministero dell’Ambiente, il direttore generale Bruno Agricola, ha dichiarato che, a suo giudizio la legge pugliese è incostituzionale, così ponendo un problema che neanche Letta aveva posto». «Questo fatto - dice Losappio - è abbastanza grave. Non spetta a chi deve occuparsi di compatibilità ambientale, decidere se una legge è nei limiti o no della Costituzione. E, ovviamente, questo ha determinato un irrigidimento della Regione Puglia. Anche perché Ilva ha anticipato queste dichiarazioni del Ministero schierandosi sulla incostituzionalità della legge».
Fortunatamente, il piccolo «tsunami» non ha compromesso la trattativa e i tecnici della Regione e dell’Arpa (cioè Assennato e l’ingegner Antonicelli) hanno ripreso il filo del ragionamento che era stato sviluppato venerdì da Letta e Vendola. Tanto che sembra sia rimasto da risolvere soltanto la questione relativa alla data in cui l’Ilva, ottemperando le richieste della Regione, inquinerà meno.
«Sì, si parla della prima scadenza della legge, cioè 31 marzo - spiega Michele Losappio -. Per quella data l’Ilva dovrebbe abbassare le emissioni di diossina a una quantità di 2,5 nanogrammi o, comunque, entro i 3,8 nanogrammi. L’Ilva però dice per il 31 marzo non ce la fa e chiede uno slittamento di qualche mese. Ebbene, la Regione Puglia è disponibile. Tenendo conto che, già oggi, la legge prevede due mesi di slittamento, si passerebbe al 31 di maggio. Maggio non va bene? E allora, se l’Ilva dice giugno o metà luglio, a noi va bene. Perché pur di eliminare quanto più è possibile le diossine aspettiamo un mese».
Resta confermato il fatto che verrà usato un procedimento ad urea per abbattere i cancerogeni?
«Sì - conferma l’assessore pugliese - Si tratta di un impianto che è come un silos, in cui si mette urea che si porta all’altoforno con dei nastri. Questa sostanza assorbe come una spugna queste sostanze pericolose (diossine e furani). Se ce la fanno per giugno o luglio va bene, basta che ce la facciano».
E se l’Ilva dovesse dire che riesce ad abbassare gli inquinanti per dicembre?
«È impensabile! Anche perché questo è un impianto molto semplice e l’Ilva l’ha già comprato. Loro stessi dicono che in sette mesi sarebbero pronti. Noi diciamo di farlo in 4 mesi perché quelle diossine avvelenano la gente e noi abbiamo il dovere di tutelare i tarantini. Quindi, vediamo che date ci propongono ma, sia chiaro, stiamo parlando di tempi praticabili. Non è che devono mettere su una navicella della Nasa, devono mettere un silos e il costo è di circa 1 milione di euro».
Proprio sul «quando», oggi (martedì 17 febbraio) riprenderà la discussione al «tavolo tecnico» ma, poi, la legge prevede anche un secondo, ulteriore, abbattimento dei cancerogeni, anche di questo si è parlato oggi?
«La legge prevede un secondo “step” - afferma Losappio - per portare questa quantità a 0,4 nanogrammi, così come è ora in tutta europa nelle acciaierie tipo Ilva. Per questo livello non basta il processo urea. Quindi l’Ilva deve aggiungere a questo un secondo procedimento tecnico che porti il suo stabilimento al livello tedesco, canadese, portoghese. La tecnologia che userà la sceglierà in piena libertà ma la legge dice che tutto questo deve avvenire entro il 31 dicembre 2010. E su questa scadenza noi non siamo disponibili a modifiche. Lo dico chiaramente perché è un tempo che noi consideriamo congruo, tenendo presente che negli altri Paesi Ue è già stato fatto».
Ieri avete parlato anche del 2010 o no?
«No, oggi non ne abbiamo parlato ma nelle riunioni precedenti sì. Questo è un argomento che viene ripreso spesso, molto spesso».
MARISA INGROSSO (La Gazzetta del Mezzogiorno)
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