martedì 24 febbraio 2009

«Sostanze terribili per la salute»

DANILO MIGONI, BIOLOGO DELL’UNIVERSITÀ DEL SALENTO, AVVERTE SUI RISCHI CAUSATI DAI TERRENI CONTAMINATI
«Possono essere ingerite attraverso l’acqua o gli alimenti. Con effetti anche mortali»

«Il rischio che i metalli pesanti siano passati dal terreno alle piante o che abbiamo contaminato la falda è molto alto. Ed è un rischio gravissimo per la salute umana. Sicuramente i valori riscontrati dall’Arpa non sono compatibili con un uso agricolo del terreno o un uso potabile e irriguo dell’acqua». Danilo Migoni è un biologo del Dipartimento di scienze e tecnologie biologiche ambientali (Disteba) dell’Università del Salento. Da anni si occupa di contaminazione da metalli pesanti dei terreni e della falda profonda, assieme all’équipe del Laboratorio di chimica inorganica, guidata dal professor Paolo Francesco Fanizzi.
Ed i rilievi effettuati dall’Arpa nella cisterna dell’opificio di Taurisano, conferma il biologo, sono tutt’altro che tranquillizzanti.
«Le concentrazioni sono di gran lunga superiori ai limiti imposti. E’ poi importante capire se c’è stato un riversamento di metalli sul terreno». Passando dal terreno alla pianta, e dalla pianta al corpo umano, il metallo può produrre effetti devastanti. Spiega Migoni: «Il piombo attacca il sistema nervoso, sia centrale che periferico, ed interferisce con la sintesi dell’emoglobina, causando problemi di anemia ed altre alterazioni. Il cromo esavalente è un vero killer: è altamente reattivo e solubile e quindi assimilabile dalle piante e dall’organismo umano. Ed è cancerogeno: può modificare il dna umano, è corrosivo ed ulcerante. In laboratorio lo maneggiamo con la massima cura perché è considerato tra le sostanze più pericolose».
Non è più innocuo nella forma trivalente, «perché a contatto ad esempio con il cloro usato per la potabilizzazione dell’acqua tende a trasformarsi in cromo esavalente». Nemico dell’organismo umano anche il mercurio. «Crea danni gravi al sistema nervoso - avverte lo studioso - mentre il cadmio ha una struttura atomica che lo porta a sostituirsi nelle nostre strutture biologiche a metalli importanti per l’organismo, ad esempio lo zinco, compromettendo la funzionalità di molti enzimi e mandando in tilt cuore, reni, polmoni, prostata».
Il problema è ora valutare se e da quanto tempo dalla vasca di stoccaggio corrosa si ha un riversamento di cromo esavalente. «Il rischio di accumulo in falda per colamento attraverso gli strati del terreno è molto elevato», avvisa Migoni. Una falda già indebolita da più di un acciacco quella del Salento, come hanno evidenziato gli studi effettuati dagli stessi ricercatori del Disteba. «Ci sono problemi di fecalizzazione, ossia di inquinamento da pozzi neri, e poi di salinizzazione, in primis. Per fortuna la falda ha una grande capacità di rigenerarsi grazie all’enorme massa di acqua sotterranea. Però alla lunga i problemi cominciano a vedersi. L’inquinamento da metalli pesanti potrebbe significare la fine dell’utilizzo dell’acqua per uso potabile ed irriguo, con conseguenze devastanti per il territorio».
Come si interviene quando un terreno risulta inquinato? «Dipende dalle dimensioni dell’area interessata. Se è limitata si può prelevare l’intera porzione di terreno e smaltirlo in una discarica ad hoc per fanghi e terreni contaminati. Ne esiste una nei pressi di Taranto. Oppure si può intervenire con la fitorimediazione: si coltivano piante brave ad assorbire i metalli, ad esempio il girasole ed alcuni tipi di felici, che poi si inceneriscono e si smaltiscono a loro volta in discarica».
E’ in cantiere un progetto della Provincia per il monitoraggio ambientale dell’intera provincia, affidato ai ricercatori del Disteba. «Credo che i problemi di inquinamento siano sempre più frequenti - dice Migoni - ed avere il territorio sotto controllo è una garanzia irrinunciabile per la gente che lo abita». [d.p. La Gazzetta del Mezzogiorno 18.02.2009]

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