Gentile Ministro,
siamo profondamente preoccupati per la riunione tecnica di Roma in cui gli "esperti" governativi hanno operato in schiera per tentare di smontare la legge regionale antidiossina. Menti raffinate hanno sostenuto che per l'Ilva di Taranto non vi può essere una diminuzione delle emissioni paragonabile a quella di altri stabilimenti siderurgici europei. Questo spettacolo non ci piace.
Ci consenta di esprimere una profonda sofferenza per coloro che, pur "esperti", non vivono a Taranto, forse non hanno malati in famiglia e comunque non condividono le nostre ansie di cambiamento.
La scienza dei suoi "esperti" non è stata usata per garantirci un progresso ma per negarcelo. E' tristissimo e doloroso constatarlo. E tuttavia ci auguriamo che uno spiraglio rimanga aperto, che prevalga la coscienza umana sul cinismo del profitto.
Non vogliamo essere condannati alla nostra diossina quotidiana. In nessun'altra città europea forzerebbero la popolazione a tal punto.
Nell'articolo 1 della Costituzione c'è scritto: la sovranità appartiene al popolo.
Gentile Ministro, non intendiamo soccombere. Abbiamo deciso di esercitare tutto il nostro potere di cittadini sovrani per difendere il nostro futuro. Ci sta a cuore il futuro delle nuove generazioni. La nostra iniziativa non conosce distinzioni di credo politico né di ceto sociale. La città è unita in un elementare spirito di legittima difesa.
Taranto ha diritto di godere degli standard di protezione europei in virtù del più elementare diritto moderno: il diritto all'eguaglianza.
Vogliamo essere finalmente una città europea dove la salute dei bambini sia considerata sacra e inviolabile.
Gli operai dell'Ilva non ucciderebbero i loro bambini pur di lavorare. Ne siamo sicuri. Hanno coscienza, senso di responsabilità e reclamano come noi una città che non sia disumana, in cui la diossina sia combattuta e non succhiata fin dai primi giorni di vita.
Le avevamo scritto in passato con fiducia e invitandola a competere con la Regione Puglia non sul piano della polemica politica ma sul piano del miglioramento concreto dell'ambiente e della salute.
Non ci piace schierarci e dividere, preferiamo unirci e saremmo orgogliosi se lei fosse dalla nostra parte.
Se la sua scelta sarà positiva la nostra lo sarà ancora di più. Ma in questo momento siamo fortemente preoccupati.
Non potete ignorarci. Noi esistiamo. Noi respiriamo. Noi abbiamo degli affetti. Noi abbiamo cura dei nostri figli. Noi accudiamo i nostri malati, assistiamo i nostri anziani. Noi abbiamo senso di responsabilità e vogliamo dare un significato alla nostra vita e anche alla nostra sofferenza.
Noi siamo essere umani.
E come tali ci rivolgiamo a lei perché mantenga aperto lo spiraglio costruttivo del dialogo. Taranto la osserva.
prof. Alessandro Marescotti, Presidente di PeaceLink
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