Due righe da Michele Tursi pubblicate sul Corriere del Giorno del 21 febbraio...
"C'era una volta la legge regionale antidiossina. Anzi, c'è ancora. Ma solo sulla carta. Nella sostanza il provvedimento è stato chirurgicamente svuotato dei contenuti che avrebbero inciso in maniera radicale sull'abbattimento delle immissioni di diossina in atmosfera ad opera degli impianti Ilva. Ciò vale soprattutto per il limite di 0,4 nanogrammi che l'azienda siderurgica avrebbe dovuto raggiungere entro la fine del 2010. Quel limite e quel valore restano ancora in piedi, ma l'intesa raggiunta ieri a Roma pone le basi per metterli in discussione attraverso un'azione “bilama”: l'impegno dell'Ilva a presentare entro il 30 dicembre di quest'anno, al ministero dell'Ambiente, uno studio di fattibilità sull'adeguamento dello stabilimento; la ricognizione affidata ad Ispra e Arpa sull'applicabilità delle migliori tecnologie disponibili per il conseguimento del limite di 0,4 nanogrammi al 31 dicembre 2010. La storia si ripete. Nel 2001 toccò all'allora presidente Fitto diluire la forza dirompente delle ordinanze dell'ex sindaco Di Bello, istituendo quel tavolo istituzionale da cui sono nati quattro atti di intesa che poco o nulla hanno inciso sull'abbattimento delle sostanze inquinanti. Oggi scende in campo il Governo per stoppare Vendola il quale ingoia un boccone amaro. Lo immaginiamo stoicamente impegnato a bere la cicuta. Ma anche questa volta, le speranze di dare un volto umano al mostro, si sono infrante contro il rigore della ragion di Stato"
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