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Ilva: polveri sotto il tappeto
Scorrono ore fondamentali per il siderurgico tarantino che durante l’ultima settimana è stato oggetto di attenzioni da parte del mercato e della politica. L’acciaieria che continua a macinare perdite operative per svariati milioni, che continua a sguazzare nell’enorme mare assistenziale della c.i.g. straordinaria divenuta ormai ordinaria, che continua a mantenere i contratti di solidarietà per i propri dipendenti grazie agli accordi con le sigle sindacali, che continua a lasciare montagne di debiti nel limbo della vecchia Ilva S.p.A. – lavorando, è doveroso dirlo, puntualmente con i fornitori mediante l’attuale “amministrazione straordinaria”-, che continua ad inquinare indisturbatamente più di prima – ma questo lo testimoniano solo le associazioni ambientaliste, che per fortuna vigilano, e i singoli cittadini che continuano a respirare un po’ di ossigeno misto a tanto altro -, la settimana scorsa è stata ufficialmente tagliata fuori dalla importante commessa del consorzio Tap per la costruzione del gasdotto che bucherà le coste brindisine. Una commessa di tubi per 300 milioni di Euro nella quale l’Ilva sperava per tentare di risollevare le proprie sorti, e sulla quale non potrà contare perché, semplicemente, il consorzio Tap non ha fiducia dell’Ilva. Non è un problema di capacità produttiva, che l’Ilva volendo supera abbondantemente; non è una valutazione economica, in quanto il prezzo del prodotto finito poteva anche essere competitivo; non è una valutazione qualitativa, in quanto i tubi prodotti da Ilva con un po’ di sforzo potrebbero essere anche considerati di qualità media – per così dire, accettabile; è una valutazione complessiva, nella quale le ragioni del prezzo e della qualità sono state annesse alle ragioni di credibilità ed instabilità del siderurgico. Insomma, l’Ilva sarebbe inaffidabile agli occhi del Mercato. E del resto non si può dare torto ad un committente che sa bene qual è la situazione degli impianti che possono finanche uccidere e conseguentemente essere a piena ragione bloccati dalla magistratura che vuole vederci chiaro, e un blocco porta a ritardi nella consegna. Oltre a Tap, tutti gli operatori del settore sanno bene che ormai quell’enorme impianto è un ferro vecchio – ironia della sorte, un ferro vecchio che produce ferro nuovo. Lo sanno tutti, ma in molti fanno finta di non saperlo. Ne è prova il continuo e rinnovato interesse-post ferie del Governo e di Confindustria “in association with” Federacciai. Il Governo, dal lato suo, giorno 23 settembre scorso ha tenuto un tavolo istituzionale dal tema “Taranto”, perché pare si presenti ora l’urgenza di mettere mano ad una situazione che dalle mani è sfuggita.L’intervento per Taranto, come richiesto anche dal sindaco Ippazio Stefàno, dovrebbe articolarsi su tre macro tronchi: rilancio dell’Ilva, riqualificazione della città vecchia e rilancio dell’Arsenale Militare in un’ottica più moderna. Per quanto concerne l’Ilva i piani non sono stati resi noti se non in grandi, grandissime linee (nel tavolo istituzionale del 19 ottobre p.v. convocato simbolicamente a Taranto al quale presenzieranno, ancora, il Governo come coordinatore nella persona del sottosegretario alla presidenza e gli enti locali interessati) ma una cosa è già certa: si partirà dalla bonifica delle aree esterne all’Ilva. Delle aree interessate al momento non si conosce l’estensione. Certo è che i bambini del quartiere Tamburi – quartiere al quale, ricordo, l’Ilva è cronologicamente seguita – non possono giocare per le strade, giusta l’ordinanza del sindaco Stefàno. Non sappiamo se le bonifiche seguiranno anche nelle aree immediatamente successive ai Tamburi, dove comunque è tutto sanitariamente compromesso, e via via fino ai successivi 20 chilometri di raggio dove vige divieto di pascolo e coltivazione perché i terreni sono contaminati da 50 anni di diossina e metalli. Insomma, sappiamo che si parla di aree esterne, ma non quanto esterne. E io mi chiedo, insieme a migliaia di altre persone, a cosa serva bonificare il terreno se nel frattempo la fonte inquinante resta attiva, come e più di prima. Voi fareste pulizie di fine stagione sapendo che un altro dispettoso passa dietro di voi a sporcare più di prima? A me sembra tanto un nascondere “le polveri” sotto al tappeto. In questo quadro generale di assoluta incertezza calata dall’alto c’è però chi, oltre al Governo, pensa che Taranto si possa salvare con l’Ilva. E’ Confindustria che ha voluto svolgere – anche in questo caso simbolicamente – il consiglio generale proprio a Taranto.
Il presidente Squinzi ha detto che bisogna creare le condizioni per il recupero e rilancio del Mezzogiorno (sembra quasi di essere davanti ad una nuova Questione Meridionale), che bisogna ridurre il divario Nord-Sud – e in questo contesto si inserisce anche il Governo con promesse su agevolazioni fiscali e sgravi previdenziali per chi investe – e che il siderurgico tarantino va rilanciato in quanto vitale per l’economia della città, della Puglia e addirittura dell’Italia intera. Qui, siccome nemmeno Squinzi credeva a quello che lui stesso diceva, è subentrato Gozzi – presidente Federacciai – che ovviamente ha ricordato l’importanza del siderurgico ribadendo che non si può prescindere dal know-how degli specialisti del settore. Inoltre, per mettere il fiocco sul pacco, sono stati sviscerati dati pre-crisi sull’importanza dell’acciaio prodotto da Ilva Taranto: 40% della produzione totale Italiana, 67% del consumo effettivo della manifattura italiana, da suddividere nei più disparati settori con in testa automotive, tubi, apparecchi meccanici e prodotti vari in metallo. Sembra che tutti vogliano adesso investire nell'acciaieria tarantina e più in generale nell’area industriale jonica. Nessuno, da quel che dicono, sembra avere cattive intenzioni come quelle dei tiranni sfruttatori degli ultimi 20 anni. Si aprono forse nuovi orizzonti per il futuro della città? Possiamo contare davvero su un futuro ad economia pressoché mono settoriale? Dobbiamo davvero dimenticare altri tipi di sviluppo e rinascita? Restiamo in attesa dei prossimi briefing, in primis quello del 19 Ottobre p.v., e seguiremo gli sviluppi. (Tarantosette)
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