venerdì 9 ottobre 2015

Sto kaggio!

La bravura dei venditori di favole e dei giornalisti che le rimpallano con l'arte sublime del copiaincolla!
Qui pare che Tempa Rossa sia il futuro di tutto il Paese... nel secolo delle energie rinnovabili e della crisi del petrolio c'è proprio da sentirsi all'avanguardia!
Ma soprattutto, stoccare a due passi da industrie a rischio di incidente rilevante, immensi quantitativi di petrolio, non pare niente di che. E' solo stoccaggio.
Ma poi, dimenticare che quello stoccaggio serve a caricare le petroliere, le navi più inquinanti e pericolose del mondo (dopo quelle che portano metano liquido); dimenticare quante petroliere entreranno in Mar Grande, una rada chiusa con un equilibrio ambientale già manomesso; dimenticare i rischi di perdite di petrolio o addirittura di collisioni e affondamenti che si aggiungono ai rischi che la città già corre ogni giorno, tra industrie e arsenali militari: dimenticare tutto questo per parlare di semplice stoccaggio a noi pare proprio una gran bella presa per... il fondo del barile!
Bravi, bravi!

I camion si inerpicano piano sui tornanti di montagna che portano a mille metri di altezza, destinazione il giacimento petrolifero di Tempa Rossa, che tra due anni entrerà in funzione. Tra betoniere, mezzi meccanici e prefabbricati svettano, lucide, le sagome degli impianti del centro olio, cuore produttivo del giacimento. Mille operai sono impegnati nella fase di cantiere e aziende pugliesi come Aleandri e Tecnomec di Bari, Marraffa di Taranto e Iba di Brindisi partecipano alla costruzione di alcune opere. Spesi già 800-900 milioni sui 2 miliardi di investimento. Un centinaio saranno invece gli addetti che il centro occuperà quando tutte le infrastrutture saranno realizzate.La tabella di marcia sconta un anno di ritardo perchè si sono dovuti effettuare interventi ulteriori per mettere in sicurezza il terreno. «Ma ormai siamo in dirittura d'arrivo - spiega Roberto Pasolini, il manager di Total Italia che, insieme a Massimo Dapoto, responsabile della comunicazione, e ad altri due tecnici, accompagna i giornalisti di Taranto nella visita a Tempa Rossa. La francese Total è infatti l'azienda che insieme all'anglo-olandese Shell e alla giapponese Mitsui detiene i diritti di estrazione di questo giacimento della Basilicata, sul quale si è cominciato a lavorare 20 anni fa. Taranto, con la raffineria dell'Eni, sarà, via oleodotto, l’approdo del greggio di Tempa Rossa che in riva allo Jonio verrà temporaneamente stoccato prima del carico sulle petroliere.

«A dicembre 2017 - spiega Pasolini - saremo pronti e partiremo con i volumi previsti, ovvero 50mila barili al giorno. Stimiamo una capacità di estrazione da Tempa Rossa per 40-50 anni». Attualmente i pozzi perforati sono sei, i lavori hanno richiesto circa due anni, e si devono terminare solo le opere che porteranno in superficie il greggio, «tirandolo» dal cuore della roccia. Restano da scavare altri due pozzi. Al centro olio, invece, avverrà il trattamento del prodotto. Ovvero si metterà il greggio (la qualità che qui sarà estratta è simile all'Ural, che viene dal Mar Nero) nelle condizioni di sicurezza per essere trasportato sino a Taranto e si provvederà a separarlo da altri componenti come zolfo, metano e gpl. Il gpl verrà lavorato a Corleto Perticara, lo zolfo utilizzato da un'azienda di Taranto per finalità agricole.


Corleto, 50 anni di petrolio giacimento da dicembre 2017

Ma se in Basilicata il cantiere di Tempa Rossa marcia, a Taranto deve ancora partire. E a Taranto, dove nella raffineria Eni, partner logistico dell'operazione, devono essere costruiti due serbatoi di stoccaggio e ampliato il pontile petroli per l'attracco delle navi, tutto è fermo perchè il Comune non rilascia l'autorizzazione alla costruzione delle opere. Il Comune ha anche fatto ricorso al Tar di Lecce ma ha perso il primo grado di giudizio, mentre un mese fa dall'Eni di Taranto è partita una lettera, destinatario Palazzo di Città, dove si paventano azioni legali della società petrolifera, con richiesta di risarcimento danni, se non dovesse giungere il via libera chiesto e sollecitato, visto che Tempa Rossa, definito progetto strategico dal Governo, ha già le autorizzazioni centrali. Il Comune dice no perchè teme un aumento dell'inquinamento in una realtà già duramente provata dalla vicenda Ilva. «Ma è stato chiarito - dice Pasolini - che l'arrivo del petrolio di Tempa Rossa a Taranto non provocherà danni ambientali. Taranto sarà solo un luogo di stoccaggio, non ci saranno lavorazioni, né aumenterà la capacità produttiva della raffineria. La Valutazione di impatto ambientale, oltretutto, ci è stata rilasciata a condizione che l'investimento fosse a impatto zero e l'Eni ha anche migliorato il progetto riducendo le sue emissioni. Ora tra noi e loro il saldo è di 28 tonnellate in meno, su base annua, dei composti volatili del greggio». Questa garanzia non è bastata al Comune, che per ora tiene fermo il no. Tuttavia lo sblocco di Tempa Rossa anche per la parte tarantina sarebbe imminente. Sarebbe infatti in arrivo l'autorizzazione unica del Mise (lo stesso provvedimento usato per il gasdotto Tap nel Salento) per far partire gli altri cantieri. Shell l'attende entro fine anno, considerato che la parte tarantina (300 milioni di opere) richiede due anni di lavori e i primi barili saranno estratti in Basilicata appunto a fine 2017. (GdM)

Petrolio: autorizzazione unica entro 2015 per Tempa Rossa

Total E&P Italia ha messo in campo una task force per completare i lavori di preparazione e sviluppo del giacimento petrolifero Tempa Rossa in Basilicata, nell’alta valle del Sauro, con l’obiettivo di avviare la produzione a dicembre 2017.
Lo ha confermato il direttore commerciale e comunicazione Total E&P Italia, Roberto Pasolini, parlando con i giornalisti nel corso di una visita ai lavori di realizzazione del Centro Olio di Corleto Perticara (Potenza).
"Abbiamo messo in preventivo di consegnare l’opera – ha spiegato Pasolini - nel dicembre del 2017 e, considerando che per gli interventi che riguardano Taranto ci vorranno un paio d’anni, contiamo di avere l’autorizzazione unica dal Ministero dello Sviluppo economico entro la fine del 2015". Il Tar recentemente ha annullato la delibera del consiglio comunale di Taranto che aveva escluso le opera funzionali a Tempa rossa, ovvero l’estensione per 350 metri del pontile Eni e la realizzazione di due grossi serbatoi di stoccaggio di 180mila metri cubi necessari per la commercializzazione di quanto prodotto dal giacimento lucano.
Total E&P Italia, operatore per lo sviluppo del giacimento Tempa Rossa, scoperto nel 1989, è titolare del 50% della Concessione Gorgoglione insieme a Shell (25%) e Mitsui (25%). Il progetto di sviluppo prevede la messa in produzione di 8 pozzi (6 già perforati, di cui 5 a Corleto Perticara e uno nel comune di Gorgoglione, e altri 2 da perforare una volta ottenute le autorizzazioni).
A regime l’impianto, tra i più evoluti nel settore petrolifero, avrà una capacità produttiva giornaliera di circa 50.000 barili di petrolio, 230.000 mc di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo. "Nei prossimi mesi - ha spiegato ancora Pasolini – l'attività proseguirà con il completamento di tale fase di lavoro preliminare e nel corso del 2016 saranno allestite le piste di lavoro e avviate le attività di posa delle condotte. Tutte le attività sono in corso nel rispetto degli standard progettuali autorizzati, delle prescrizioni ambientali e stanno procedendo alacremente". (GdM)

Total rilancia sulla Basilicata

Si lavora. E si lavora alacremente a Tempa Rossa, nella Valle del Sauro tra Corleto Perticara e Guardia Perticara. Siamo in Basilicata, a 1.050 metri sul livello del mare, nel secondo giacimento petrolifero lucano, dove opera Total E&P Italia (al 50%, in joint venture con Shell e Mitsui, entrambi al 25%) per la messa in produzione di 50mila barili di petrolio al giorno.
Non c'è aria di smobilitazione. Tutt'altro. E a conferma, la compagnia francese aprirà anche oggi il cantiere ai giornalisti per fare il punto sulle attività. C'è un grande fermento di uomini (un migliaio) e di mezzi nell'area che si estende su una superficie di circa 242mila metri quadrati (pari a 33 campi di calcio) dove è in costruzione uno dei più moderni siti industriali con alti standard di sicurezza e compatibilità ambientale.
Dopo l'annuncio fatto agli investitori a Londra sul taglio di investimenti in Norvegia e Australia e sul rinvio dello sviluppo del giacimento lucano, è proprio dalla Basilicata che la compagnia rilancia. « Total E&P Italia conferma che l'obiettivo del progetto di sviluppo del giacimento petrolifero Tempa Rossa in Basilicata rimane l'avviamento della produzione a dicembre 2017». Lo ribadisce dal cantiere lucano, il responsabile della sede di Potenza, l'ingegner Giuseppe Cobianchi. «Nulla è cambiato nella strategia di Total E&P Italia. Tutti gli impegni sono confermati».
Anche se è innegabile che ci sia stato uno slittamento del progetto, tanto che il 5 agosto la società ha presentato istanza di rimodulazione del programma dei lavori della concessione di coltivazione denominata «Gorgoglione».
Definito e approvato dal Cipe quale opera strategica a livello nazionale e segnalato dal ministero dello Sviluppo economico tra i principali progetti privati di sviluppo industriale in corso in Italia, con un investimento di 1,6 miliardi di euro, il progetto Tempa Rossa doveva partire nel 2016. Ma sulla sua messa in produzione pesano ritardi connessi a due fasi importanti, a monte e a valle del progetto.
Da una parte, ci sono «i significativi fenomeni franosi del 2014». «È un cantiere complesso – spiega Cobianchi -, in questa zona abbiamo riscontrato e dovuto risolvere importanti problematiche di natura idrogeologica, con frane che hanno imposto la necessità di consolidare prima di poter costruire. Ma tutte le attività stanno procedendo alacremente. Total ha messo in campo una speciale task force con l'obiettivo di completare i lavori di preparazione del sito nel 2015 e di consegnare le infrastrutture petrolifere nel 2017».
Dall'altra parte c'è lo stop a valle, a Taranto, a causa dell'opposizione dei territori. Attraverso l'oleodotto Val d'Agri, infatti, il petrolio estratto a Tempa Rossa, arriverà alla Raffineria Eni di Taranto, parte terminale del progetto, che sarà interessata da interventi di adeguamento delle strutture logistiche, esclusivamente dedicate a stoccaggio, movimentazione del greggio e carico su nave. Il greggio lucano non sarà infatti raffinato a Taranto, ma solo stoccato per poi essere trasportato su petroliere in altre destinazioni.
«È una parte importante del progetto di esportazione – sottolinea Cobianchi -, ma anche a Taranto si sta lavorando in parallelo per completare il programma, cercando di superare le diffidenze, soprattutto degli ambientalisti, in tempi compatibili con l'avvio previsto». «L'inizio della produzione del secondo giacimento lucano - ha ribadito la compagnia francese - è infatti allineato con il completamento dei lavori presso la Raffineria di Taranto, per i quali sono da completarsi i procedimenti autorizzativi in corso».
In realtà, è questo il vero collo di bottiglia per l'avvio della produzione di Tempa Rossa. Tra pareri favorevoli e contrari, lunghi iter burocratici e non ultima la questione della campagna referendaria contro lo Sblocca Italia, le compagnie petrolifere ora guardano al procedimento in corso presso il Mise per ottenere l'Autorizzazione unica e quindi l'ok definitivo al progetto di adeguamento delle strutture della Raffineria tarantina per lo stoccaggio e la movimentazione del greggio proveniente dal giacimento lucano.
Nessuno stop, invece, arriva dalla Basilicata, dove nonostante la Regione sia stata capofila nella campagna referendaria, il governatore lucano Marcello Pittella ha assicurato che gli accordi siglati dalla Regione con la Total nel 2006 per la messa in produzione di 50mila barili di petrolio al giorno, saranno rispettati. Anche se ha stoppato, per il momento, la realizzazione di pozzi di ricerca e sviluppo importanti per delineare i margini del giacimento e individuarne il suo reale valore.
Intanto, la parola ora passa alla vicina Puglia. E saranno trattative decisive quelle in corso perché, completata la fase dei lavori di movimento terra, si entrerà nel vivo delle attività con il picco di forza lavoro e il maggior coinvolgimento di imprese. Il rischio: avere gli impianti finiti e pronti a produrre, ma con l'impossibilità di farlo per il blocco tarantino. (Sole24h)
 

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