mercoledì 7 ottobre 2015

Non solo per telefonare

Monitorare l’inquinamento dell’Ilva con uno smartphone

Da qualche giorno una squadra di volontari sta usando anche a Taranto il dispositivo che si collega alla fotocamera degli iPhone per analizzare l’aria, nell’ambito di un progetto finanziato dalla Commissione europea


Lo monti sull’iPhone, lo punti al cielo e puoi subito vestire i  panni di un guardiano dell’ambiente. Contro il mostro Ilva di Taranto. Da ottobre anche in questa città sono arrivati infatti i dispositivi di monitoraggio aria Ispex, del progetto europeo iLight 2015 (lanciato dall’università olandese di Leiden) e già utilizzati a Roma, Milano e (da pochi giorni) Bari.
La partenza del progetto a Taranto è però quella più potenzialmente gravida di conseguenze, dato che la situazione dell’Ilva non ha pari in Italia (e ne ha pochissimi in Europa).
La maggiore fabbrica siderurgica d’Europa, commissariata dal 2013, funziona solo grazie a successive deroghe, concesse su decreto, al rispetto delle norme ambientali.
Finora a fare pressioni sull’Ilva, anche contro le disposizioni del Governo, sono stati i magistrati e le associazioni ambientaliste. Adesso per la prima volta è possibile passare a un monitoraggio distribuito in crowd in cui i cittadini – a cominciare da un pugno di volontari – può analizzare l’inquinamento dell’aria producendo dati complementari a quelli ufficiali, che vengono dalle centraline Arpa e della stessa Ilva.
Ispex è un accessorio che si monta sugli iPhone (purtroppo solo i modelli dal 4 al 5) e ne sfrutta la fotocamera. Rileva la presenza di particolato in aria e ne manda i dati a un’app.
A Taranto a gestire il progetto è l’associazione Peacelink:al momento abbiamo distribuito quattro Ispex a volontari e ne attendiamo altri dieci”, spiega a Wired.it Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink. I dati poi finiscono aggregati con gli altri del progetto, europei, a formare un database globale comparativo“. “Noi però - aggiunge Marescotti - abbiamo lanciato il progetto Ispex Taranto per utilizzare questi dati anche per capire la situazione reale dell’inquinamento della città e confermare ulteriormente i danni causati dall’Ilva”.
Ispex analizza l’aria che abbiamo sopra la nostra testa a centinaia di metri: troppo in alto per essere monitorata dalle centraline dell’Arpa e dell’Ilva. Le quali per altro sono mal posizionati, secondo noi”, afferma Marescotti: “Per esempio, la centralina Arpa della periferia di Taranto, lontana dall’Ilva, è posizionata nel traffico. Invece quella delle zone più vicine all’Ilva è lontana dal traffico. I risultati medi sono quindi falsati”.
Per complementare (o compensare) i dati che arrivano dalle centraline ufficiali, Peacelink utilizza da tempo un proprio rilevatore, l’Ecochem Pass 2000, il quale pure, però, riesce ad analizzare solo l’aria bassa. “L’Ecochem rileva gli idrocarburi cancerogeni dell’aria che respiriamo. Il problema è che a volte le emissioni inquinanti prodotte dall’Ilva si trovano in alto nell’atmosfera, come nuvole rosse. Che scendono solo in un secondo momento, lentamente, sfuggendo così ai nostri controlli”.
I dati Ispex saranno quindi un utile complemento per monitorare la situazione. Stiamo anche cercando di suddividerli in base all’orario e alla direzione del vento. L’inquinamento aumenta infatti quando il vento soffia dalla parte dell’Ilva verso la città e in certe ore della giornata, quando la produzione siderurgica aumenta”, ci racconta.
Il monitoraggio crowd è quindi una prima occasione in cui la cittadinanza può avere un ruolo attivo anche nell’ultimo miglio della lotta ambientale, cioè l’analisi dei dati.
Va inteso anche come un ulteriore tassello di un quadro molto complesso. “Con l’ultimo decreto Salva Ilva, il Governo ha concesso altro tempo per rispettare obblighi di adeguamento ambientale che altrimenti la fabbrica avrebbe già violato da tempo”. Come la copertura dei parchi minerari che con il vento spargono metalli pesanti in città. Oppure il convogliamento delle emissioni (come avviene in tutte le fabbriche moderne), “precondizione per poter applicare filtri davvero efficaci”, spiega Marescotti.
Tuttavia, a parte la proroga governativa che di per sé potrebbe essere tacciata di anticostituzionalità, ci sono due aspetti critici sin da subito: “l’Ilva non ha nemmeno cominciato i lavori di copertura dei parchi, quindi non potrà rispettare nemmeno la scadenza prorogata ad agosto 2016. Inoltre le ispezioni richieste dai magistrati hanno rilevato diverse violazioni in corso. Con gli attuali problemi economici c’è anche da dubitare che l’Ilva riuscirà a fare tutte le bonifiche richieste dal Governo: da due anni non presenta un bilancio. Il problema non è solo locale ma globale: perdura la crisi dell’acciaio per via della sovra produzione cinese”.
Altri tasselli in gioco sono il maxi processo Ambiente Svenduto, contro i precedenti proprietari Ilva, che partirà il 20 ottobre. Ma anche la nuova inchiesta appena avviata dalla magistratura per le responsabilità degli attuali commissari.
Marescotti tiene in particolare a un’ulteriore pedina da posizionare: “un osservatorio che confermi l’eccesso di mortalità nell’area tarantina. Ci stiamo lavorando con alcuni ricercatori dell’università di Taranto e chiedendo la collaborazione del Comune e dell’Asl. Lo studio epidemiologico già disponibile ha dati troppo vecchi. Il nuovo osservatorio, che partirà entro 15 giorni, analizzerà i nuovi dati. Le centraline e i dispositivi come Ispex sono importanti. Ma la centralina più importante è il corpo umano. E se scopriamo che a Taranto si ammala più del normale, potremo inchiodare la fabbrica e le istituzioni alle proprie responsabilità gravissime”. (Wired)

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