mercoledì 7 ottobre 2015

il solito "pittimismo"!

Appello al governo sul caso Ilva

Il Governo riprenda subito la gestione del caso Ilva perché la situazione è drammatica. È il nuovo appello lanciato da Confindustria Taranto con una lettera al premier Matteo Renzi. Sulla stessa linea anche i sindacati metalmeccanici e il governatore della Puglia, Michele Emiliano. Nel giro di poche settimane la situazione dell’azienda si è ulteriormente deteriorata e anche se gli stipendi di settembre, in scadenza tra qualche giorno, non appaiono per ora a rischio, altri elementi si sono invece aggravati e delineano un quadro complesso.
Da alcuni giorni la produzione è stata ridotta a seguito della crisi di mercato: ora è assestata su 14.500 tonnellate quotidiane. Quest’anno l’Ilva stima di chiudere con 4,8 milioni di tonnellate, 600mila in meno rispetto ai 5,4 milioni previsti due mesi fa. Ma quasi la metà rispetto al potenziale produttivo. Questo inciderà sul peggioramento dei conti che già scontavano sul piano previsionale un’Ebitda negativo per 280-310 milioni di euro, mentre le perdite mensili sono ora calcolate tra i 40 e i 50 milioni di euro. In quanto alla newco con la partecipazione del nuovo fondo di turnaround, non ci sono tempi certi. Era stata annunciata per settembre con l’obiettivo di traghettare l’azienda verso una nuova fase.
Un punto interrogativo è anche il rientro in Italia dalla Svizzera del miliardo e 200 milioni sequestrato ai Riva, soldi destinati ai lavori ambientali del siderurgico. Mentre l’indotto di Taranto, oltre a denunciare mancati pagamenti per 150 milioni di euro, adesso solleva altri due problemi.
«Gli aiuti che la legge dello scorso marzo ha previsto per le imprese creditrici dell’Ilva non hanno funzionato – dichiara Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto –. Si è previsto l’accesso al credito tramite il Fondo di garanzia, la sospensione della quota capitale dei mutui e dei finanziamenti per gli anni dal 2015 al 2017 e la moratoria sino a dicembre delle cartelle esattoriali e dei tributi erariali, ma in realtà questi strumenti possono essere usati solo da una minima parte di aziende. Tutte le altre hanno un rating così sofferente a causa della crisi Ilva da essere fuori gioco». «Pensiamo che il Governo – aggiunge Cesareo - debba fare una specie di check up alla legge di marzo e vedere con attenzione tutto quello che non sta funzionando. Non si può più tardare».
«L’Ilva si sta spegnendo» sottolinea il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ieri ha incontrato i sindacati e condiviso la loro richiesta di incontro urgente col Governo e i commissari. Emiliano fa riferimento a due aspetti: quello tecnico-giudirico, dove il mancato completamento del risanamento ambientale provocherebbe inevitabilmente un nuovo intervento della Magistratura, e quello economico-produttivo, segnato dalle perdite e dal venir meno del mercato a causa della crisi generale. «Spero che il miliardo e 200 milioni sequestrato ai Riva arrivi presto – dice Emiliano –, ma lasciare il destino dell’Ilva ad una decisione della Svizzera fa venire i brividi. E in ogni caso questi soldi nulla hanno a che vedere con le perdite». «Serve che la fabbrica sia seguita da esperti dell’acciaio con una visione globale », insiste ancora Emiliano, riprendendo così la denuncia fatta lo scorso 24 settembre a Taranto dal Consiglio generale di Confindustria che ha esplicitamente chiesto che l’Ilva sia affidata a chi di mestiere produce l’acciaio.
«La perdita di competitività dell’Ilva è deleteria – interviene Cosimo Panarelli, segretario della Fim Cisl Taranto –. Si mettono a rischio occupazione, risanamento ambientale e rilancio industriale».

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