Ilva perde 50 milioni al mese. L'azienda: pareggio in due anni Perdite per decine di milioni di euro ogni mese che non si arrestano.
Una oscillazione che si attesta attorno ai 40-50 milioni di euro al mese. La situazione dell’Ilva di Taranto è tutt’altro che rosea.Gli interventi sono finora incapaci di invertire la rotta e anche gli stipendi dei prossimi mesi sarebbero a rischio, benché l’azienda - la scorsa settimana - abbia per ora accantonato l’ipotesi di non retribuire puntualmente i circa 12mila dipendenti dello stabilimento tarantino.
Le cifre circolate in questi ultimi mesi parlano di 150 milioni di euro di perdite nel trimestre estivo, fino a settembre.
Ma le perdite che si stanno accumulando in questi mesi non avrebbero colto di sorpresa la gestione commissariale. Così come la riduzione della produzione. Il piano dei commissari straordinari per Ilva in amministrazione straordinario prevede infatti il ritorno in pareggio entro due anni. (Quot)
Acciaio precario
Il Segretario Generale della
Fim-Cisl Taranto-Brindisi, Cosimo Panarelli torna a parlare della crisi
dell’Ilva: “Le notizie poco confortanti che si susseguono mandano in
confusione i dipendenti dello stabilimento e delle ditte dell’appalto,
questi ultimi anello debole del sistema siderurgico. Si teme per la
tenuta occupazionale”
“Questo silenzio assordante che viviamo
da diversi mesi non aiuta. Ci chiediamo come mai alcuni provvedimenti
(tipo la costituzione della New Company), propedeutici al superamento
dell’Amministrazione Straordinaria, tardano a realizzarsi. Nel frattempo
le notizie poco confortanti che si susseguono mandano in confusione i
dipendenti dello stabilimento e delle ditte dell’appalto, questi ultimi
anello debole del sistema siderurgico. Si teme per la tenuta
occupazionale”. E’ quanto dichiara il Segretario Generale della Fim-Cisl
Taranto-Brindisi, Cosimo Panarelli in merito alla crisi del colosso
siderurgico jonico. “Questa situazione di stallo venutasi a creare -
spiega - non solo rallenta il processo di ambientalizzazione (con
l’adeguamento rispetto alle prescrizioni fissate dall’AIA), ma di fatto
sta determinando una forte e preoccupante perdita di competitività sul
mercato nazionale ed internazionale. Ad oggi, oltre ai ritardi
nell’attuazione dell’AIA, si registra un ulteriore calo della produzione
di acciaio, passata dalle iniziali 17 mila tonnellate giornaliere
previste, alle attuali 13 mila tonnellate giornaliere. Di contro –
secondo i dati di Federacciai – assistiamo ad un forte incremento in
Italia di importazione dell’acciaio, di oltre il 36 percento, di cui 32
percento import extra Ue e 4,2 percento import Ue. Questo dato
allarmante compromette la credibilità dello stabilimento ionico,
allontanando i clienti di riferimento”.
Il sindacalista chiede al Governo
centrale “di dare seguito concretamente agli impegni assunti, affinché
le parole dei mesi passati trovino attuazione. Ulteriori ritardi
potrebbero rivelarsi deleteri circa il futuro produttivo dello
stabilimento siderurgico tarantino, autentico traino per l’economia del
territorio oltre alla nota strategicità ricoperta per l’intera filiera
del manifatturiero. Prima si torna a vendere il proprio prodotto, prima
si potrà rendere appetibile lo stabilimento, aprendo quindi le porte ad
un acquirente”.
“Il clima d’incertezza presente tra le
aziende dell’appalto è ancora vivo, rispetto ai mesi precedenti
dell’anno. Dopo una flebile boccata d’ossigeno, oggi, ritornano le
difficoltà legate ai ritardi accumulati nei pagamenti dei lavori
effettuati. Una situazione che stenta a decollare e per la quale ogni
palliativo è ormai superfluo. Occorre – conclude Panarelli - una
soluzione definitiva utile a portare maggiore serenità tra quanti
operano nel settore. Per queste ragioni è più che mai necessario
ricercare con la massima urgenza soluzione utili a mantenere in vita
l’intero apparato industriale ionico. Appello che rivolgeremo anche al
Governatore della Puglia, Michele Emiliano, durante l’incontro di questo
pomeriggio in Regione”. (Cosmopolismedia)
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