Ilva, iniziato e subito rinviato il maxiprocesso a Taranto. Pm: a noi compete lotta ai reati
All’ex assessore regionale e attuale parlamentare di Sel Nicola Fratoianni, imputato per favoreggiamento, il decreto che dispone il giudizio è stato notificato soltanto lo scorso 30 settembre dalla Guardia di Finanza e così, alla luce degli almeno 20 giorni prima tra la notifica e l’avvio del processo dettati dal codice di procedura penale, il vero avvio del processo «Ambiente svenduto» sull’inquinamento provocato dall’Ilva, slitta al 1° dicembre.
Rinvio annunciato e per alcuni versi salutare.
L’aula «Alessandrini» del Palazzo di Giustizia è troppo piccola (e anche
non impiantisticamente dotata, non essendoci più le luci e i microfoni
che la trasmissione «Un giorno in Pretura» assicurò per il processo
Scazzi) per contenere 47 imputati, oltre cento avvocati, un migliaio di
parti civili, una quarantina tra giornalisti fotografi e operatori e il
pubblico prevedibile in occasione delle udienze-clou. Così, la prossima
volta, con le notifiche regolari, l’aula magna dell’ex scuola
addestramento reclute dell’Aeronautica militare farà da adeguato
palcoscenico ad un dibattimento destinato a scrivere (o a riscrivere, a
seconda dei punti di osservazione) la gestione privata (1995-2013) della
più grande acciaieria d’Europa.
Certo, Fratoianni con la sua presenza in aula avrebbe
potuto sanare il difetto di notifica, ma il suo legale, prima nei giorni
scorsi fuori udienza e ieri direttamente al microfono, ha invece tenuto
a far rilevare l’irregolarità, rendendo l’appuntamento di ieri utile
unicamente per capire quanto dura l’appello di tutte le parti (61
minuti, con una lettura anche molto spedita) e consentire a chi parte
non lo è ancora - come duecento residenti al rione Tamburi, due
associazioni di consumatori e l’Asl di Taranto - di depositare richiesta
di costituzione.
«Abbiamo ritenuto - spiega il direttore generale
dell’Asl Stefano Rossi alla Gazzetta - di affidare un mandato
all’avvocato Stefano De Francesco perché, al di là di quello che sarà
l’esito del processo, è opportuno che l’Asl capisca cosa è successo in
questi anni a Taranto, portando anche il suo contributo tramite i dati
raccolti dal dipartimento di prevenzione. Si tratta di un processo che
riguarda la salute dei tarantini, l’Asl non poteva non esserci e, voglio
sottolinearlo, senza badare al risarcimento che eventualmente sarà
stabilito».
La riapertura del fronte parti civili sarà al centro
della prossima udienza perché, oltre alle nuove richieste, ieri
Legambiente tramite gli avvocati Eligio Curci e Ludovica Coda, e a
seguire con l’annuncio fatto dai ministeri dell’Ambiente e della Salute
con l’avvocato dello Stato Antonio Tarentini e la Regione Puglia con
l’avvocato Salvatore D’Aluiso, intendono chiamare nuovamente in causa le
tre società (Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici) imputate ai sensi
della legge 231 che disciplina la responsabilità amministrativa delle
imprese. In sede di udienza preliminare era stata presentata da più
parti richiesta di costituzione di parte civile contro le tre società ma
il giudice Vilma Gilli l’aveva rigettata, uniformandosi alla
giurisprudenza che ritiene inammissibile la richiesta di costituzione di
parte civile perché nella legge 231/2001 tale evenienza non è proprio
prevista, e non per distrazione o per dimenticanza, ma per scelta.
Silenzio, però, letto in maniera diversa dalle parti in causa che
richiamano un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea del 9
febbraio 2011 secondo la quale la legge 231 del 2001 non impedisce alla
vittima di un reato di chiedere il risarcimento dei danni direttamente
causati da tale reato, nell’ambito del processo penale, alla persona
giuridica autrice di un illecito amministrativo.
Una battaglia non irrilevante perché ballano miliardi di
euro, gli oltre 30 chiesti da tutte le parti civili sia alle persone
fisiche che alle società in giudizio. Il 1° dicembre sarà la Corte
d’Assise (presidente Michele Petrangelo, giudice a latere Fulvia
Misserini e sei giudici popolari) a dover entrare nel merito, esaminando
sia le nuove richieste delle parti civili che la prevedibile
opposizione delle difese degli imputati. La Corte d’Assise dovrà anche
valutare la richiesta di patteggiamento che gli avvocati dell’Ilva
Angelo Loreto e Filippo Sgubbi riproporranno dopo che in udienza
preliminare la Procura negò il consenso, mettendo il giudice Gilli nelle
condizioni di passare oltre.
Nel collegio difensivo va segnalata la formalizzazione
della nomina del professor Franco Coppi a legale di Fabio Riva, l’unico
imputato ad essere detenuto. Coppi ha già assistito la famiglia Riva in
occasione del maxi-sequestro da oltre 8 miliardi di euro disposto dal
giudice Patrizia Todisco nel 2013, curando gli interessi di Riva Fire e
ottenendo il 20 dicembre dello stesso anno l’annullamento senza rinvio
da parte della Corte di Cassazione. (GdM)
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