venerdì 2 ottobre 2015

L'Unicum?

Porto, l’Authority a Taranto. Cambio di rotta: non più la sede a Bari. La conferma dal ministro Delrio 

Autorità di sistema portuale unica, con sede a Taranto e comitati di gestione aperti anche ai sindaci delle città portuali. È la linea dettata dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio: nell’incontro con i parlamentari del Partito Democratico è stato illustrato il testo finale della riforma che sarà discussa prossimamente al Consiglio dei ministri.
L’orientamento finale, e non era cosa scontata, pende dalla parte jonica. L’ipotesi della doppia Autorità, con Manfredonia accorpata a Bari e Brindisi a Taranto, perde invece quota. A meno di clamorosi dietrofront, ce ne sarà solo una e sarà a Taranto. Sul totonomi per la scelta del presidente c’è da aspettare. Quella sarà un’altra posta in gioco molto alta ma intanto Taranto porta a casa un risultato pesante.
Pesante perché se inizialmente non c’erano molti dubbi sull’opzione tarantina, nell’ultimo periodo si è scatenata una ridda di voci pro Bari. A sciogliere incertezze e perplessità, però, sarà un criterio oggettivo. È contenuto nel Regolamento dell’Unione europea 1315/2013 che istituisce la nuova mappa delle Reti Transeuropee di trasporto (Reti TEN-T).
Per l’Italia, il Regolamento indica 14 porti “core”: Genova, La Spezia, Livorno, Napoli, Gioia Tauro, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia, Trieste, Palermo, Cagliari, Augusta. Ebbene, tra i criteri definiti dalla Commissione dell’Unione europea, uno in particolare affermava la necessità di registrare un traffico complessivo (prendendo a base la media del triennio più recente dei dati Eurostat) maggiore dell’1% del totale Ue attraverso “una formula di interpolazione che prevede la somma della movimentazione di infuse liquide e solide più merci varie e il successivo confronto con i valori medi di riferimento”.
Soglia di traffico che non tutti i 14 porti superavano e per questo furono aggiunti altri criteri per inglobare Napoli, Palermo, Ancona e Bari. Più semplice ancora fare riferimento ai numeri. Nella classifica nazionale che comprende il triennio di riferimento 2011/2013, Genova la fa da padrone con un quoziente di 2,38. Subito dopo ci sono Trieste (2,18), Cagliari (1,88), Gioia Tauro (1,87) e al quinto posto Taranto con 1,72 frutto della somma del quoziente rinfuse 1,04 e merci varie 0,68. Bari risulta addirittura all’ultimo posto con 0,28 di quoziente finale.
Questa mappa dovrebbe consegnare a Taranto la base della prossima Authority anche se, attualmente, quei numeri non ci sono più per i motivi ben noti (leggasi Ilva). D’altra parte, però, c’è un investimento corposo dello Stato in diverse aree del porto tarantino e restano comunque i numeri del traffico merci, seppur ridimensionato, della grande industria.
Secondo capitolo, non meno importante. Nel testo originale si prevede che il “Comitato di gestione sarà composto, oltre che dal presidente, da ulteriori membri nominati uno ciascuno dalle Regioni interessate e, ove presenti, dalle città Metropolitane”.
Le ultime indiscrezioni, invece, aprono i comitati ai sindaci delle città portuali. Questo significherebbe che nella stanza dei bottoni entrerebbe anche il primo cittadino di Taranto e non solo quello della città Metropolitana. Una scelta più democratica che consentirebbe a tutti i sindaci delle città pugliesi con un’Autorità portuale (e quindi anche Brindisi) di partecipare.
Il quadro delineato, certamente, non farà piacere a tutti. Anzi. È prevedibile una reazione da chi dava per scontato come minimo la doppia opzione Taranto e Bari. Quando saranno ufficializzati i dettagli di questa riforma, sarà poi il momento di giocarsi le carte per la presidenza dell’Authority. Ma, quella, è una partita ancora da giocare.(Quot)

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