Poveri livornesi!
Già a suo tempo si dovettero beccare la Deep Sea Carrier, la nave dei veleni, respinta dalla protesta compatta dei tarantini.
Poi è stata la volta dell'Ilva e della concomitante chiusura di Piombino.
E adesso anche l'ennesimo "cetriolo di stato", il rigassificatore, respinto dai tarantini con incredibile forza quattro anni fa, langue sulla loro costa tra l'odio dei cittadini e il disinteresse delle banche.
Ci sono luoghi che sono votati al sacrificio di stato.
Ma c'è l'unione e la solidarietà che diffonderà consapevolezza e forza di reazione!
Livornesi, siamo con voi!!!
Spesi 900 milioni, ma il rigassificatore non serve
Nessun istituto privato sembra aver
creduto fino ad adesso nella costruzione del rigassificatore di Livorno.
Infatti, a parte Unicredit, che all’inizio ha concesso un prestito da
185 milioni di dollari per l’acquisto della nave gasiera, in questi anni
nessuna banca ha voluto partecipare al finanziamento del progetto.
Ecco perché a giugno 2009 Iren, che allora
si chiamava Iride e che detiene il 47% di Olt, la proprietaria del
rigassificatore, decide di rivolgersi a un istituto pubblico, la Banca
Europea degli investimenti, a cui chiede 240 milioni di dollari.
Peccato che da lì in poi tutto quello che
poteva andare storto è andato pure peggio. Il mercato del gas è
continuato a rimanere al di sotto del 30% delle aspettative. I tempi di
realizzazione dell’impianto si sono più o meno raddoppiati, così come
anche i costi, che hanno raggiunto i 900 milioni di euro, quando ad oggi
sul mercato un impianto simile costa circa 300 milioni di dollari.
Ciò nonostante a dicembre 2011, dopo due
anni e mezzo di travaglio, la Bei finalmente dà il via libera al
prestito. Cosa l’ha convinta? Semplice, l’intervento di un altro
istituto pubblico, la Sace, di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti,
che decide di garantire per l’80% dell’importo.
Secondo l’amministratore delegato di Olt,
Valter Pallano, i privati sono interessati, ma stanno aspettando di
capire come si evolverà il quadro regolatorio: ovvero, prima di
intervenire, vogliono sapere se l’investimento verrà ripagato attraverso
un contributo che pagheremo noi attraverso le nostre bollette e non con
la vendita del gas sul mercato.
In sostanza, che venga scritto nero su
bianco che Olt oggi ha diritto agli incentivi pubblici, anche se
all’inizio ci aveva rinunciato per poter operare sul libero mercato
senza i lacci dell’Autorità dell’energia e del gas. (Corsera)
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