Necessari forti investimenti sugli stili di vita dei cittadini: igienisti a confronto
"L’allungamento della vita media, ma anche la prevalenza delle malattie croniche degenerative su quelle infettive, rende chiara l’esigenza di puntare oggi su forti investimenti che riguardino gli stili di vita dei cittadini. Altrettanto importanti sono poi gli screening precoci che riguardino gruppi a rischio e i cosiddetti screening 'evidence based'. In altre parole, oggi più che mai è cruciale che le politiche sanitarie siano orientate alla prevenzione". La professoressa Maria Triassi, direttore del Dipartimento di Salute Pubblica della Federico II, ha introdotto così le due giornate della Società Italiana di Igiene e Medicina Preventiva (S.It.I). Organizzato a Capri proprio dal Collegio degli Operatori della S.It.I. e dal dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università di Napoli Federico II, l’appuntamento è servito a determinare le linee programmatiche necessarie ad adeguare la sanità pubblica al momento storico del paese. I lavori sono stati inaugurati dal presidente nazionale della S.It.I. Michele Conversano. «Uno dei temi cruciali che è stato affrontato a Capri è quello che riguarda il rapporto salute e ambiente - afferma Conversano -. Negli anni passati, a seguito di referendum, si sono separate le competenze in tema ambientale da quelle sulla salute. In quell’occasione, evidentemente, non si pensò troppo agli effetti che una decisione del genere avrebbe potuto produrre; la Campania la Puglia sono due casi lampanti. Noi abbiamo sempre continuato a lavorare su questo stretto legame, abbiamo denunciato ciò che stava accadendo, ma siamo stati poco o nulla. Chi prendeva le decisioni non ha mai ascoltato la parte sanitaria, salvo poi chiamarci in causa quando è scoppiata l’emergenza. Per il futuro sarebbe auspicabile una stretta collaborazione tra le Agenzie di protezione ambientale e i Dipartimenti di prevenzione, servirebbe un flusso costante e bidirezionale di dati; e ovviamente un impegno ancora maggiore per screening oncologici e sistemi di sorveglianza cardiovascolare e respiratoria». "Le politiche ambientali italiane - ha affermato il professor Carlo Signorelli, ordinario di Igiene all'Università di Parma - sono state fallimentari negli ultimi 20 anni: ideologie, pregiudizi, azioni non coordinate tra ambiente, sanità e imprese. E i risultati sono noti a tutti: oltre ai casi eclatanti abbiamo infrastrutture idriche obsolete, molte falde acquifere inquinate, 15mila discariche illegali, obiettivi nella gestione dei rifiuti largamente disattesi. E non a caso l'ultimo rapporto OCSE-ambiente del 2013 boccia l'Italia sottolineando come manchino le sinergie tra obiettivi economici, ambientali e sociali". «L’incontro – aggiunge la Triassi – ha sviluppato un dibattito scientifico e culturale tra gli igienisti a livello nazionale su alcuni importanti focus della sanità del nostro tempo». In particolare si è discusso del nuovo piano nazionale della Prevenzione e dei relativi piani attuativi regionali. Argomento che è stato trattato nel corso di una tavola rotonda in cui si sono confrontati docenti universitari e operatori dei dipartimenti di prevenzione delle direzioni ospedaliere e dei distretti sanitari. E ancora, si è discusso di ambiente e salute. Sono state, infine, analizzate e proposte nuove metodologie per la costruzione di modelli epidemiologici per la valutazione del rischio ambientale, portando come esempi pratici i casi “Terra dei Fuochi” e “Ilva di Taranto”. L’analisi degli esperti si è concentrata anche su piano di formazione per gli igienisti, sull’adeguamento dei controlli ambientali e della la rete di garanzie per la sicurezza alimentare.(Positanonews)
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