Il DPCM 14 marzo 2014 riporta non solo il Piano delle attività per lo stabilimento ILVA, ma anche la conclusione dei procedimenti di riesame e modifiche dell'AIA e raccomandazioni per la predisposizione del Piano industriale.
In Gazzetta il DPCM 14 marzo 2014 che riporta (in allegato) il Piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria previsto dal Decreto legge 4 giugno 2013, n. 61 (Decreto sul commissariamento dell'Ilva di Taranto), convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 89.
Si riporta nel Decreto l'esito dei procedimenti di riesame e modifiche dell'AIA del 26/10/2012 e si dispone che "le modalità di costruzione e di gestione delle discariche, nonché le modalità di gestione e smaltimento dei rifiuti del ciclo produttivo dell'ILVA S.p.A. saranno quindi individuate conformemente a quanto previsto dall'art. 12 del decreto legge 31 agosto 2013, n. 101, convertito con legge 30 ottobre 2013, n. 125. Il riesame per la parte inerente alla gestione delle acque e' da ritenersi concluso, mentre per le restanti aree ed attività dello stabilimento non considerate, non essendo presenti in merito le necessarie indicazioni nella proposta di piano del Comitato di esperti del 21/11/2013, l' ILVA dovrà presentare entro 12 mesi dall'entrata in vigore del decreto (entrato in vigore il giorno della pubblicazione - art.4) che approva il piano ambientale, una proposta organica di miglioramento ambientale. Tale proposta dovrà tenere conto anche delle modifiche di cui ai procedimenti ID 90/472 e ID 90/599 che sono da ritenersi conclusi.
L'Art. 3 contiene specifiche raccomandazioni per la predisposizione del Piano industriale: il Commissario straordinario dovrà considerare innovazioni tecnologiche tese all'eliminazione o comunque alla sostanziale riduzione della fase di produzione del coke tramite: uso di materia prima ferrosa costituita da ferro preridotto acquisito dall'esterno o anche della Direct Reduction, che comporta il trattamento del minerale di ferro con gas naturale; tecnologia di Smelting Reduction (Corex - Finex).
Inoltre, dovrà indicare la tempistica per la definizione dei progetti definitivi per gli interventi riportati nel piano ambientale nonché la puntuale previsione della ripartenza degli impianti; il riavvio di impianti non in esercizio o per i quali è prevista una fermata, dovrà essere valutato dall'Autorità competente sulla base di apposita richiesta da parte dell'Azienda.
Riferimenti normativi:
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 14 marzo 2014
Approvazione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria, a norma dell'articolo 1, commi 5 e 7, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 89.
(GU Serie Generale n.105 del 8-5-2014)
Il Piano ambientale Ilva: «Si elimini o riduca il carbon coke»
Eliminare o ridurre sostanzialmente la produzione del coke e l'uso dello stesso nell'attività dell'Ilva di Taranto. É una delle "raccomandazioni" per il piano industriale indirizzate al commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, e contenuta all'articolo 3 del Dpcm, firmato dal premier Matteo Renzi e controfirmato dal ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, col quale si approva il piano delle misure ambientali dell'Ilva.L'eliminazione o la riduzione, si legge nel Dpcm, dovrá avvenire attraverso "uso di materia prima ferrosa costituita da ferro preridotto acquisito dall'esterno o anche della Direct Reduction che comporta il trattamento di minerale di ferro con gas naturale" o attraverso "tecnologia di Smelting Reduction (Corex-Finex)". Dopo la registrazione della Corte dei Conti avvenuta il 29 aprile, proprio nel giorno in cui si é tenuto il penultimo vertice sull'Ilva a Palazzo Chigi, ma di cui si é appreso solo lunedí scorso, il Dpcm é ora sulla "Gazzetta Ufficiale" e quindi entrano in vigore tutte le misure del piano ambientale. Adesso, in base alla legge, il commissario Bondi puó presentare ufficialmente il piano industriale. Quest'ultimo, in veritá, é giá pronto nelle sue linee guida, tant'é che l'Ilva ne sta discutendo col Governo. La prossima settimana - come ha detto ieri a Taranto il sub commissario Ilva, Edo Ronchi - Bondi dovrebbe avere un primo incontro con la famiglia Riva, proprietaria dell'azienda, cui spetta dire se partecipa o meno all'aumento di capitale che serve all'azienda per effettuare i lavori previsti e superare la crisi finanziaria. Intanto, per giovedì sera, è già in calendario l'incontro con i sindacati metalmeccanici
La verifica di un'alternativa al prelievo di acque dal Mar Piccolo di Taranto
Venendo alle misure specifiche, nel piano ambientale si legge che "entro 12 mesi dall'entrata in vigore del decreto" l'Ilva «dovrà presentare uno studio per verificare l'impatto che il prelievo del Mar Piccolo determina sull'ecosistema marino e l'opportunitá o meno che tale prelievo venga effettuato fuori rada». Si tratta di migliaia di litri che ogni giorno sono prelevati con delle idrovore dal mare interno della città, indirizzati al raffreddamento degli impianti e poi reimmessi in mare. Inoltre, per il parco minerale «entro un mese Ilva dovrá presentare il progetto definitivo al fine di ottenere le autorizzazioni necessarie. I lavori saranno conclusi entro 28 mesi dall'entrata in vigore del decreto». Anche per il parco fossile, recita il piano, lavori da concludersi entro 28 mesi. Per i parchi piú piccoli, Omo e Agglomerato nord e sud, la scadenza é invece entro 20 mesi dal Dpcm e per i parchi calcare entro il 3 agosto 2016. Per la copertura dei nastri trasportatori, il piano fissa poi questi tempi: 35 per cento entro un mese dall'entrata in vigore del dpcm, 55 per cento entro dieci mesi, 75 per cento entro 19 mesi, 100 per cento entro 28 mesi. Gli interventi per l'altoforno 2 dovranno essere conclusi entro 4 mesi, mentre per il riavvio dell'altoforno 1, fermo dai primi di dicembre 2012, «il riavvio dovrá essere valutato dalla competente autoritá sulla base di apposita richiesta di Ilva nell'ambito della verifica sull'adempimento delle prescrizioni».
Gli interventi
I lavori sulle batterie coke 3, 4, 5 e 6, tutte ora ferme, dovranno essere completati entro quattro mesi ma «il riavvio dell'impianto dovrá essere valutato dalla competente autorità». Per l'area Gestione rottami ferrosi e svuotamento paiole, entro 10 mesi sará installato un sistema a cappe mobili. I lavori per il trattamento delle scorie di acciaieria saranno conclusi entro il 3 agosto 2016. Per la copertura degli edifici dove vengono manovrati materiali che sollevano polveri, il piano dice che 5 vanno coperti entro 2 mesi, altri 5 entro 8 mesi e 9 entro 15 mesi. La procedura di fermata dell'altoforno 5 dovrá avvenire entro 6 mesi dal decreto, mentre per "la riduzione delle emissioni fuggitive dagli impianti di trattamenti dei gas di cokeria Ilva", entro 10 mesi dovranno esser conclusi gli interventi. Si dispone, inoltre, che l'installazione "di nuovi filtri a tessuto" in funzione anti-inquinamento sia completata entro 6 mesi, che divengono 9 per quello a servizio dei convertitori dell'acciaieria 1. "Per gli scarichi idrici degli impianti - é scritto nel piano - Ilva dovrá disporre entro 10 mesi dal decreto uno studio di fattibilitá e un piano degli interventi finalizzati a raggiungere i limiti per le sostanze pericolose agli scarichi di processo e per l'applicazione delle Bat del 28 febbraio prima della loro immissione nella rete fognaria". Gli interventi devono concludersi entro il 3 agosto 2016. Infine, entro 9 mesi l'azienda "dovrá predisporre un programma di efficientamento energetico atto ad esercire lo stabilimento secondo i principi delle Bat" mentre entro un mese dall'entrata in vigore del Dpcm deve essere aggiornato il piano di emergenza interno in relazione ai rischi di incidente rilevante e poi aggiornato con cadenza triennale.
La spesa
Il costo degli interventi dell'Autorizzazione integrata ambientale é pari a 1,800 miliardi cui si aggiungono 635 milioni per la sicurezza e la salute dei lavoratori e 1,750 miliardi per gli investimenti tecnologici. Tre miliardi di spesa, sui 4,100 complessivi dei piani ambientale e industriale, saranno concentrati nel triennio 2014-2016 e tra questi ci sono i costi dell'Aia. (Sole24h)
La moral suasion necessaria per Ilva
Non si uccide così neanche un cavallo. L'Ilva ha due problemi. C'è la questione finanziaria. E c'è il nodo della proprietà. La prima rischia di trasformarsi in avvitamento. La seconda dipende dalla volontà dei Riva di essere - o no - nella partita.Il Governo - questo Governo - adesso è alla prova più difficile: deve esercitare sulle banche una moral suasion robusta per il prestito ponte anti asfissia finanziaria; dovrà "osservare con partecipata attenzione" il dialogo sul piano industriale fra Bondi e i Riva; allo stesso tempo, nel rispetto di una procedura di commissariamento che perimetra molti aspetti della vicenda, non può non interloquire con Arcelor Mittal, iniziando a capire meglio l'entità del suo interesse, se è indirizzato alla maggioranza della società o a una partecipazione amichevole di minoranza, se è votato a tutti gli impianti dell'Ilva o se pensa a una riduzione della capacità produttiva.
Vedremo di che pasta sono fatti, di fronte alla peggiore crisi industriale e al peggior guazzabuglio politico-giudiziario della storia repubblicana, i ministri Guidi e Galletti e il sottosegretario Del Rio. I problemi si affastellano. I caratteri si scontrano. Il tempo stringe. Lo scenario peggiore - con i Riva che si chiamano fuori, un azionista straniero che alla fine non mette i soldi sul tavolo, gli istituti di credito che a loro volta non vogliono fare operazioni di sistema senza un azionista vero - sarebbe una jattura. Per il Paese, che ha bisogno dell'acciaio dell'Ilva. Per undicimila lavoratori. Per tutta la città di Taranto, su cui incomberebbe il fantasma di Bagnoli, dove l'assenza di una impresa privata ha creato le condizioni per un disastro ambientale non curabile. (Sole24h)
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