lunedì 12 maggio 2014

I paradossi della discontinuità di Stato

Ilva, Ministero parte civile nel processo contro Riva

MILANO – Il ministero dello Sviluppo Economico ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo milanese a carico di Fabio Riva, di altre due persone e della società Riva Fire, la holding che controlla l’Ilva di Taranto, con al centro una presunta truffa allo Stato da cento milioni di euro.
Un’istanza di costituzione come parte civile è stata presentata anche da Simest, società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti. Le difese si sono opposte alle richieste e i giudici delle terza sezione penale di Milano (presidente del collegio Flores Tanga) decideranno nella prossima udienza fissata per il 19 maggio. Tra gli imputati c'era anche il patron dell’Ilva Emilio Riva, padre di Fabio e che è morto nei giorni scorsi.
Stando all’inchiesta dei pm Stefano Civardi e Mauro Clerici (uno dei tanti filoni aperti a Milano sulla famiglia Riva e sulle loro società), sarebbe stata creata una società ad hoc, l’ Ilva Sa, per aggirare la normativa (la 'legge Ossolà) sull' erogazione di contributi pubblici per le aziende che esportano all’estero.
Tra gli imputati, oltre a Riva Fire che risponde in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, ci sono anche Agostino Alberti, consigliere delegato della società svizzera Ilva Sa, e Alfredo Lomonaco, presidente della finanziaria elvetica Eufintrade.
I due furono arrestati lo scorso 22 gennaio, giorno in cui venne emesso anche un mandato di arresto europeo per Fabio Riva (anche accusato di associazione per delinquere), che si trova in libertà vigilata a Londra per via dell’inchiesta di Taranto. (GdM)

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