giovedì 15 maggio 2014

Le "perle" di Perli e il formicaio Ilva

Ilva, Vendola scrive Renzi e attacca Bondi: "Diffamati dai legali del siderurgico"

Accuse gravissime, diffamatorie nei confronti della Regione e di quanto ha fatto in questi anni per tutelare la salute dei cittadini. E il commissario del governo che dimentica forse quale sia il suo ruolo. E' durissima la lettera che il governatore Nichi Vendola ha inviato al premier Matteo Renzi per contestare l'atteggiamento del commissario Bondi e informare su quanto affermato nelle carte dagli avvocati del siderurgico ingaggiati nel braccio di ferro tra azienda, magistratura e istituzioni. I legali nelle loro difese hanno sostengono - spiega Vendola a Renzi, ricordando come gli avvocati siamo poi gli stessi dei Riva da sempre -  che le disposizioni imposte dalle norme servirebbero ad "alimentare ingiustificatamente il business ambientale per assicurare all'Arpa un introito legato alle attività analitiche".
"Caro Presidente - si legge - ho appena appreso una circostanza che mi pare gravissima e che mi preme sottoporTi per le Tue prudenti valutazioni. La Regione e l'Arpa Puglia sono impegnare, come puoi immaginare, in numerosi giudizi promossi da ILVA spa in relazione alle attività di risanamento ambientale che le istituzioni locali da anni -con esiti alterni- tentano di imporre all'azienda in una prospettiva di superamento dei rilevanti impatti ambientali e sanitari dello stabilimento tarantino. Va detto, per inciso, che la conflittualità dell'azienda non è venuta meno con l'insediamento della struttura commissariale designata dal Governo, ed anzi si sono recentemente aperti nuovi fronti di contenzioso (in relazione, in particolare, al delicato tema del comparto rifiuti dello stabilimento) che vedono l'ILVA -nella persona del Commissario Bondi- ricorrere avverso i doverosi provvedimenti assunti dal Comune di Statte in relazione ai siti di smaltimento inclusi nel perimetro aziendale; la Regione ha ovviamente assunto la determinazione di intervenire nel processo al fianco dell'Ente locale ed ha già investito di tale azione le proprie strutture legali.
Ma ciò che mi preme riferirTi è che in un giudizio amministrativo risalente al 2009, di prossima conclusione, ILVA ha prodotto difese che contengono affermazioni gravemente diffamatorie, se non calunniose, nei confronti di Regione ed Arpa, travalicando i limiti della normale dialettica processuale. In termini assolutamente inequivoci, l'azienda, a mezzo dell'avv. Perli, afferma che gli adempimenti tecnico scientifici prescritti da Arpa e Regione nel quadro di un procedimento di liberalizzazione di aree contaminate, sarebbero stati disposti non già in un'ottica di protezione ambientale e sanitaria, bensì in base ad un fine sviato, cioè quello  di "alimentare ingiustificatamente il business ambientale" per assicurare ad ARPA un introito legato all'esecuzione di attività analitiche.

Ora, ciò che suscita perplessità nel comportamento -anche processuale- dell'Azienda commissariata è non solo e non tanto la decisione di tenere fermi sia il team difensivo di fiducia della famiglia Riva (peraltro imputato di gravissime condotte antigiuridiche nell'ambito del processo pendente dinanzi al GIP di Taranto) che la linea processuale stabilita dalla proprietà aziendale, ma la decisione del Commissario governativo di accentuare  i toni conflittuali e polemici tra azienda e Istituzioni locali, dimenticando forse quale siano lo scopo e la fonte di legittimazione della gestione commissariale.
Ti prego pertanto di voler assumere ogni iniziativa in Tuo potere per ricondurre l'attività del Commissario ad una linea di interlocuzione e rispetto verso le Istituzioni pubbliche regionali, ferma restando la determinazione dell'Ente da me rappresentato di attivare ogni possibile rimedio a propria tutela".


Ma Vendola non è l'unico a scrivere al premier. Anche il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, si rivolge al premier. Preoccupa la crisi finanziaria. "Le notizie che giungono sulla situazione di crisi finanziaria della gestione commissariale dell'Ilva e delle conseguenze che essa può comportare sul nostro territorio sono fonte di grande preoccupazione sia sul piano dell'ambientalizzazione dello stabilimento che per i livelli occupazionali. Bisogna scongiurare ciò, per cui è necessario che da parte del governo nazionale vengano adottate misure urgenti che evitino che la crisi dell'Ilva precipiti". "Scenari di forti incertezze - aggiunge il primo cittadino - restano sul tappeto: segnalazione di consistenti ritardi nei pagamenti ai fornitori; richiesta di un utilizzo più esteso alla cassa integrazione e le ricorrenti le voci di possibili difficoltà già nei prossimi mesi per far fronte ai pagamenti degli stipendi dei dipendenti". Ma c'è "un altro dato - osserva Stefano - di grandissima rilevanza che potrebbe risentire, già da subito, di questo stato di sofferenza finanziaria dell'Ilva ed è l'attuazione del Piano di risanamento ambientale. La mancanza di risorse finanziarie per attuarlo comporterebbe l'interruzione dell'attività produttiva che è autorizzata, come è noto dall'Aia, a condizione che vengano attuate le misure ambientali prescritte". E' quindi "alto il rischio che nel volgere di poche settimane l'Ilva - conclude il sindaco - possa entrare in una situazione di vera e propria crisi, con gravissime ripercussioni sul piano occupazionale ed ambientale. Individui il governo, sotto la sua guida, le forme più appropriate quanto immediate".


"Stiamo lavorando per aiutare la situazione di Alitalia e Ilva, siamo impegnati molto nella difesa dei presidi industriali italiani". Questo ha assicurato nel frattempo il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Delrio. La vicenda del siderurgico tarantino è dunque all'attenzione del governo, mentre fa discutere anche il fuorionda del deputato di Sel Giorgio Airaudo. Durante la registrazione del programma Taxi Populi, Airaudo si lascia sfuggire alcune confidenze sul presidente del suo partito Vendola e sul premier Renzi. "Nella telefonata Vendola-Archinà - confida l'ex segretario nazionale della Fiom alla conduttrice Natascha Lusenti - c’è un elemento tipico di Nichi e anche tipico della sua omosessualità: la captatio benevolentiae". 

 
La situazione a Taranto è difficile, nonostante arrivino alcuni segnali positivi. L'azienda fa sapere - replicando alle osservazioni di alcune associazioni ambientaliste - che "le prime scadenze del piano ambientale sono già state rispettate" e che "a oggi sono stati emessi ordini per 580 milioni di euro e numerosi cantieri sono in attività". Scenario che però non tranquillizza sul futuro anche lavorativo. 


"Chiediamo al prefetto, che a Taranto rappresenta il governo, e al presidente del Consiglio di intervenire con urgenza per l'Ilva", dice il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, che stasera presiederà un'assemblea con le imprese appaltatrici del siderurgico e domattina terrà una conferenza stampa. "Il Governo e il Parlamento hanno varato diverse leggi dell'Ilva, adesso assicurino all'azienda le risorse di cui necessita per fare i lavori di ambientalizzazione e pagare i debiti. Penso che sia giusto - osserva Cesareo - che si intervenga per anticipare la possibilità che la legge colloca invece in terza ipotesi, ovvero l'uso dei soldi che sono stati sequestrati ai Riva dalla magistratura di Milano. La situazione delle imprese appaltatrici dell'Ilva di Taranto è drammatica". "Ad oggi - dice Cesareo - le imprese avanzano quattro mesi di fatture non pagate per lavori svolti. La situazione è insistenibile. Ci chiediamo cosa succederà se dovessimo lavorare per altri due tre mesi e non essere pagati ancora dall'Ilva. Se l'azienda dovesse fallire, falliremmo anche noi". Il mancato pagamento da parte dell'Ilva, oltre a riflettersi sulle imprese, si sta infatti automaticamente ripercuotendo sui dipendenti di queste ultime che sono in credito di diversi stipendi.(RepBa)

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