Riva: rinvio al 7 luglio inizio processo su frode fiscale 52 mln
L'accusa nei confronti degli imputati e' di aver violato l'articolo 3 della legge 74/2000, che punisce (da 18 mesi a 6 anni) chi, al fine di evadere le imposte sui redditi, sulla base di una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie e avvalendosi di mezzi fraudolenti idonei a ostacolarne l'accertamento, indica elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo o elementi passivi fittizi. In questo caso, l'accusa e' di aver "creato" elementi passivi fittizi per poter poi pagare meno tasse. Nel dettaglio, per l'accusa, "al fine di evadere le imposte sui redditi, sulla base di una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie e avvalendosi di mezzi fraudolenti idonei a ostacolarne l'accertamento (consistenti nella contabilizzazione di un'operazione apparentemente aleatoria ma in realta' artatamente programmata per realizzare 'sicure' perdite 'fittizie' in Italia)", gli imputati "ponevano in essere una complessa operazione di finanza strutturata, all'unico scopo di consentire alla consolidata Ilva spa l'abbattimento del reddito (modello UNICO 2008), mediante l'utilizzazione di elementi passivi fittizi per 158.979.433 euro e conseguentemente per la consolidante Riva Fire spa (modello CNM 2008), una pari riduzione della base imponibile e un'evasione di imposta Ires pari a 52.463.213 euro", come riportato nel capo di imputazione. Per la procura di Milano, sarebbe quindi stata "organizzata e pianificata un'articolata serie di contratti, tutti economicamente collegati tra loro, cui partecipavano i seguenti soggetti economici: la societa' consolidata Ilva spa di Milano, la tedesca Ilva FinanzBeteiligungen Gmbh (acquistata solo l'8 maggio 2007, pochi giorni prima del closing dell'operazione) e la portoghese Taggia X Consultadoria economica e partecipacoes, Unipessoal Lda di Madeira (partecipata dal gruppo Deutsche, ma di fatto sottoposta all'influenza dominante della Ilva), che prevedeva nel contempo sia la strutturazione di derivati, sia l'esistenza di investimenti finanziari, all'esito dei quali (i contratti prevedevano una scadenza contestuale a fine esercizio), si realizzata l'effetto di dislocare utili del gruppo Riva sulla societa' portoghese e contabilizzare altrettante perdite nei bilanci della italiana Ilva di Milano". In pratica, secondo la procura di Milano, non si intaccavano gli utili del gruppo, ma utili fatti in Italia venivano spostati all'estero, per sfruttare un regime fiscale piu' favorevole, si creavano cosi' perdite in Italia per pagare meno tasse nel nostro Paese. Il risparmio fiscale per il gruppo, grazie a queste operazioni datate 2007 per essere dichiarate nel 2008, sarebbe stato appunto di poco piu' di 52 milioni di euro. (Borsaitaliana)Ilva, frode da 100 milioni il Ministero arriva tardi. Il giudice: no parte civile
Il ministero dello Sviluppo economico è parte civile, solo per quanto riguarda le persone fisiche, nel processo milanese a carico di Fabio Riva, di altre due persone e della società Riva Fire, la holding che controlla l'Ilva di Taranto, con al centro una presunta truffa allo Stato da cento milioni di euro.Lo ha stabilito il giudice della terza sezione penale del Tribunale di Milano, che ha accolto la richiesta dei legali del ministero. Respinta, invece, l’istanza di costituzione come parte civile di Simest, società controllata dalla Cassa depositi e prestiti, e del ministero dello Sviluppo economico per quanto riguarda le società in quanto “le domande sono state presentate in maniera tardiva”. No anche alla citazione della società Riva Fire come responsabile civile.
Secondo l’accusa, sarebbe stata creata una società ad hoc, l’Ilva Sa, per aggirare la normativa sull'erogazione di contributi pubblici per le aziende che esportano all’estero. (GdM)
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