Ilva, intesa sui debiti con le ditte appaltatrici
Un’intesa è stata trovata. Le ditte dell’indotto potranno rifiatare. Le banche pagheranno le fatture che Ilva riconoscerà. Il vertice di ieri mattina in Prefettura a Taranto è stato dunque positivo. «Le banche - dice Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto - s’impegnano, attraverso la mediazione di Interfidi, a creare nuova finanza, nuove linee di credito, a condizione che l’Ilva certifichi l’esigibilità del credito e accetti la canalizzazione. È un accordo che ci soddisfa».La crisi di liquidità dell’Ilva ha generato una situazione insostenibile «con un monte crediti pari a 46 milioni di euro che riguarda le imprese pugliesi e tarantine», ha aggiunto Cesareo.Al vertice, che si è concluso poco dopo mezzogiorno, hanno partecipato non solo banche, Confindustria, Prefetto e Ilva, ma anche Interfidi provinciale, Camera di Commercio e Comune di Taranto. Era stato proprio Cesareo, nelle scorse settimane, ad andare in pressing per tentare un punto d’incontro con le banche, visto l’allarme lanciato dalle ditte dell’indotto, alcune sono impegnate in cantieri Aia, che, a causa della paralisi economica della fabbrica, erano entrate in una spirale d’incertezza e preoccupazione.
Un indotto che a Taranto e provincia, conta circa 6 mila dipendenti. Cesareo aveva parlato di una «situazione esplosiva», poiché i pagamenti da parte di Ilva sono in ritardo di almeno quattro mesi e dunque in arretrato sono anche le retribuzioni dei lavoratori. La crisi dell’Ilva non riguarda solo l’indotto. Se da un lato sono stati assicurati i pagamenti ai lavoratori diretti per il mese di maggio, l’arrivo dei bonifici è previsto il 12 giugno, dall’altro nei reparti si vive un clima di ansia e precarietà.
Il presidente degli industriali ionici, 24 ore prima del vertice in Prefettura, ha partecipato all’assemblea nazionale di Confindustria che si è svolta a Roma. In una riunione privata, ha detto chiaramente ai soci, che «se crolla l’Ilva, crolla l’intera industria manifatturiera italiana». Per questo ha chiesto al presidente Squinzi «la massima attenzione per il Caso-Ilva e per Taranto». E mentre ieri mattina in Prefettura veniva siglata un’intesa per far rifiatare le imprese, un gruppo di lavoratori della Itas srl, ditta dell’indotto che conta una sessantina di operai, ha protestato davanti alla direzione Ilva a causa del mancato stipendio. Il loro obiettivo era fermare l’emorragia dell’arretrato.
Ecco perché ieri mattina hanno deciso di organizzare un sit-in. «La situazione qui è complessa - spiega Francesco Rizzo, coordinatore provinciale Usb, che all’interno della ditta, rappresenta almeno la metà dei dipendenti - La Itas srl è totalmente inaffidabile». E per confermare questa affermazione divulga il contenuto dell’incontro avuto con l’Ilva a margine della protesta. Un incontro chiarificatore. «L’Ilva stamattina ci ha riferito che dal 1° aprile al 28 maggio, ha versato alla Itas srl, 540 mila euro - spiega Rizzo - La ditta ora vuole solo pagare lo stipendio di marzo e non aprile, ma questo vuol dire che 4 lavoratori, ad esempio, avranno una busta paga con “zero” euro, e oltre una ventina solo 500 euro».
Da qui la richiesta dell’Usb, che ha accolto il grido di allarme degli operai. «Ora noi chiediamo alla Itas - conclude Rizzo - a fronte del denaro ricevuto dall’Ilva, che venga corrisposto anche lo stipendio di aprile, per far rifiatare i lavoratori. Intanto stiamo già preparando la lettera di diffida e le ingiunzioni al pagamento immediato. Ad Ilva invece chiediamo, di bloccare il prossimo pagamento alla Itas srl, che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni, almeno fino a che non saranno saldati gli arretrati ai dipendenti». (GdM)
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