giovedì 22 maggio 2014

L'ilva non si può chudere. Taranto si

Federacciai boccia la gestione Bondi all'Ilva. E lancia l'allarme: «L'azienda sta per fallire»

Dopo un anno di gestione commissariale di Ilva, il bilancio di Federacciai sulla cura Bondi è nettamente negativo. «Bastava avere l'umiltà di comprendere una verità semplice - ha detto il presidente Antonio Gozzi davanti alla platea degli associati -: senza una proprietà e una governance normale nessuna impresa è capace di generare le risorse necessarie per gli interventi ambientali e per il rilancio produttivo».
Per Gozzi, Bondi è un «commissario che conosce poco la siderurgia». Federacciai lancia l'allarme: Ilva sta per fallire. In un anno la produzione è crollata, l'azienda «perde tra i 60 e i 70 milioni al mese, la sua condotta commerciale ha distrutto capitale circolante per oltre un miliardo e provocato gravi perturbazioni sul mercato». Secondo il giudizio di Gozzi «invece di proporre improbabili piani industriali su alcuni presupposti economicamente discutibili come quello del preridotto», Bondi «avrebbe dovuto occuparsi di ricostruire rapidamente la normalità della gestione aziendale, cercando di mettere insieme una compagine societaria credibile e capace, a cui affidare la stesura del piano industriale e il reperimento delle risorse finanziarie». Per Federacciai ora occorre voltare pagina. «La ricostruzione di un'ipotesi credibile sia dal punto di vista industriale che finanziario», coinvolgendo la famiglia Riva, «richiederà tempo e nella transizione ci sarà bisogno dello Stato per accompagnare il processo - ha concluso Gozzi -. Le prossime settimane saranno cruciali».
Un appello al mondo della siderurgia, perché contribuisca ad alimentare una nuova fase per Ilva. Il viceministro Claudio De Vincenti ha difeso, ieri durante l'assemblea di Federacciai, la scelta commissariale del Governo Letta per gli impianti di Taranto. Sottolineando però, in parallelo, la necessità di aprire, d'accordo con le sollecitazioni del presidente dei siderurgici Antonio Gozzi, una nuova fase. «Con il Governo Letta siamo partiti da un presupposto - ha detto il viceministro -: impedire che Ilva chiudesse, a tutela dell'acciaio italiano. Se oggi possiamo ragionare su un futuro, su una nuova compagine azionaria, è perché Ilva è stata salvata un anno fa». Per De Vincenti ora bisogna affrontare un piano industriale che garantisca competitività e «lavorare al futuro di Ilva. È essenziale il rapporto con il mondo della siderurgia italiano - ha detto il viceministro -. È giusto, a questo punto, chiedere a voi imprenditori di entrare in campo e di giocare questa partita fino in fondo». (Sole24h)

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