Lo studio dell'Ifc-Cnr nell'Amiata, nel viterbese, a Taranto e
Gela ha identificato la presenza di sostanze, anche cancerogene, nei
soggetti indagati. I risultati presentati domani in un convegno e
pubblicati on line su Epidemiologia & Prevenzione.
Sorveglianza epidemiologica in aree con
inquinamento ambientale da arsenico di origine naturale o antropica:
risultati e prospettive

Durante la giornata organizzata dall’Istituto di Fisiologia Clinica
del CNR verranno presentati i risultati del progetto SEpiAs CCM 2010,
che ha valutato l’esposizione ad arsenico mediante indicatori di dose
assorbita e marcatori biologici di effetto precoce sulla salute.
Il progetto SEpiAs CCM 2010 riguarda l’Amiata e il Viterbese, due
aree caratterizzate dalla presenza di inquinamento da arsenico di
prevalente origine naturale, e Taranto e Gela, due aree con inquinamento
da arsenico di origine industriale. Scarica il
programma della giornata.
Il supplemento con i risultati del Progetto SEpiAS sarà disponibile
on-line a partire dal giorno 9 maggio 2014 e sarà allegato al numero 3-4
di Epidemiologia & Prevenzione 2014.
Lo studio dell'Ifc-Cnr nell'Amiata, nel viterbese, a Taranto e Gela
ha identificato la presenza di sostanze, anche cancerogene, nei soggetti
indagati. I risultati presentati domani in un convegno e pubblicati on
line su Epidemiologia & Prevenzione
Viene presentata domani 9 maggio, presso la sede centrale del
Consiglio nazionale delle ricerche (piazzale Aldo Moro 7 - Roma, ore
10,00-16,30), la pubblicazione scientifica che raccoglie i risultati del
Progetto ‘Sepias - Sorveglianza epidemiologica in aree interessate da
inquinamento ambientale da arsenico di origine naturale o antropica'. Lo
studio del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie del
Ministero della salute è coordinato dall'Istituto di fisiologia clinica
del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr), di cui è responsabile
Fabrizio Bianchi, ed è pubblicato sulla rivista 'Epidemiologia &
Prevenzione' in un supplemento disponibile on line da domani.
La ricerca ha riguardato 282 residenti in aree del Monte Amiata, nel
viterbese, a Taranto e Gela. "Nelle urine dei soggetti controllati
abbiamo misurato il contenuto di diverse specie organiche e inorganiche
di arsenico, alcune delle quali sono riconosciute cancerogene certe per
l'uomo", spiega Fabrizio Bianchi. "Sono stati misurati inoltre parametri
di rischio cardiovascolare mediante ecodoppler carotideo e cardiaco e,
nel sangue, numerosi biomarcatori di suscettibilità genetica, di danno
al DNA, di effetto precoce". Ad ogni partecipante è stato sottoposto un
questionario.
Dallo studio emergono numerose informazioni di carattere scientifico e
sanitario. "Le quattro aree risultano caratterizzate diversamente per
distribuzione e tipologia di arsenico assorbito dai partecipanti al
biomonitoraggio e anche per alcune caratteristiche genetiche", prosegue
Bianchi. "Per quanto riguarda l'arsenico inorganico sono stati osservati
valori medi di concentrazione elevati, sulla base di quelli di
riferimento nazionali e internazionali per il biomonitoraggio umano, in
un soggetto su quattro sul totale, ma con rilevanti differenze: 40%
Gela, 30% Taranto, 15% viterbese, 12% Amiata. Questi dati, da usare con
cautela in considerazione dei piccoli campioni, non sono marcatori di
malattia ma testimoniano l'avvenuta esposizione".
Sono emerse alcune associazioni statisticamente significative tra
concentrazione di arsenico e fattori di rischio indagati col
questionario. "Principalmente con l'uso di acqua di acquedotto e di
pozzo, ma anche con esposizioni occupazionali e con consumo di alimenti
quali pesci, molluschi o cereali, che dovranno essere indagati con studi
specifici", continua il ricercatore Ifc-Cnr. "La preoccupazione per i
rischi ambientali per la salute appare peraltro acutissima, specie nelle
due aree industriali. A Taranto e Gela circa il 60% del campione
giudica la situazione grave e irreversibile e oltre l'80% ritiene certo o
molto probabile che in aree inquinate ci si possa ammalare di tumore o
avere un figlio con malformazioni congenite".
Diversificato il livello di fiducia negli enti locali: "Nel 40% dei
casi nell'Amiata e nel 27 a Viterbo, ma solo nel 6% a Taranto e nel 16 a
Gela", conclude Bianchi. "Lo studio ha fornito indicazioni importanti
per la definizione di sistemi di sorveglianza nelle aree studiate che
includano interventi di prevenzione sulle fonti inquinanti conosciute e
la valutazione della suscettibilità individuale all'arsenico. Si
suggerisce la prosecuzione del monitoraggio periodico a iniziare dai
soggetti con i valori più elevati, per i quali si propone un protocollo
di presa in carico, assieme a un'informazione costante e attenta da
parte delle autorità, avvalendosi dei ricercatori e degli operatori
della sanità pubblica".
Fabrizio Bianchi, Ifc-Cnr, tel. 050/315.21.00-1, e-mail: fabriepi@ifc.cnr.it
(CNR)
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