Ilva, Taranto spaccata in due. «amici» e «nemici» del gip
Due fronti sempre più contrapposti. Dentro e fuori la fabbrica. Nel sindacato. Nella città. Nello stesso management dell’Ilva.
Sì,
nel giorno in cui il governo Monti rompe gli indugi e si schiera
apertamente contro gli ultimi provvedimenti della dottoressa Patrizia
Todisco (il giudice per le indagini preliminari del Tribunale che ha
sequestrato l’area a caldo del siderurgico jonico), a far notizia sono
due immagini diametralmente opposte. Due immagini che fotografano
nitidamente quel che sta accadendo a Taranto alla vigilia di un
Ferragosto che si annuncia a dir poco infuocato: da un lato quella degli
operai e delegati di Fim e Uilm che in mattinata, dalle 10 alle 12,
sono usciti dalla fabbrica per bloccare il traffico sulla statale 100 e
per ribadire il loro dissenso nei confronti della magistratura e della
dottoressa Todisco; dall’altra quella del migliaio di persone (operai e
pensionati dell’Ilva, ambientalisti, aderenti al movimento 5 Stelle,
Cobas, frange di Sel, di Rifondazione comunista e semplici cittadini)
che alle 4 e mezzo del pomeriggio si sono radunati in piazza della
Vittoria per urlare a squarciagola che «Patrizia Todisco non è sola» e
che «per l’Ilva e per Taranto è arrivato il momento della verità».
Sì,
nel giorno in cui da Roma arriva la conferma che venerdì saranno qui a
Taranto i ministri Corrado Passera (Sviluppo economico) e Corrado Clini
(Ambiente), queste due immagini raccontano tantissimo. Innanzitutto ci
confermano che il fronte sindacale si è letteralmente frantumato e che
la Fiom, cui ieri l’azienda ha negato di riunire i lavoratori in
assemblea, non ha più alcuna intenzione di seguire Fim e Uilm «in
iniziative che sono dichiaratamente contro la magistratura».
Surreale,
a questo proposito, la situazione che si è determinata a mezzogiorno
davanti ai cancelli della Direzione Ilva, dove il presidente Bruno
Ferrante aveva convocato i vertici sindacali di Fim, Fiom e Uilm per un
incontro preliminare a quelli che si sono poi svolti nel primo
pomeriggio a Bari.
Ebbene, nonostante la convocazione, i
cancelli sono rimasti sbarrati ai rappresentanti sindacali sino alle
12.30. Motivo? Perché nel piazzale interno, situato di fronte ai
cancelli, qualcuno (incaricato chissà da chi?) aveva pensato di
sistemare delle pale meccaniche. A che scopo? In segno di protesta nei
confronti dei custodi giudiziari nominati dalla dottoressa Todisco, i
quali sin dal primo mattino si erano recati in fabbrica per prendere
visione di tutta la documentazione archiviata proprio negli uffici di
Direzione.
Un’iniziativa, quest’ultima, che spiega anche i
contrasti, ormai evidenti, all’interno dello stesso management, dove più
di un dirigente non condivide la «linea morbida» dell’ex prefetto di
Milano Ferrante.
Durissime, in questo senso, le dichiarazioni
che in tarda mattinata ha rilasciato alla Gazzetta il segretario
provinciale e regionale della Fiom-Cgil, Donato Stefanelli. «Queste
persone - ha detto riferendosi a chi ha sistemato le pale meccaniche sul
piazzale - devono essere trattate come tutti quegli operai che in
questi anni di fronte a una minima infrazione sono stati colpiti da duri
provvedimenti disciplinari. La legge sia uguale per tutti. Se in
azienda ci sono soggetti che fanno riferimento al vecchio regime, è bene
che comprendano che l’impunità è finita, che il rispetto delle regole
c’è anche per loro».
Ma altrettanto dure, anzi persino più dure,
sono le parole che Stefanelli ha pronunciato all’indirizzo dei vertici
di Fim e Uilm, sindacati, soprattutto la Uilm, che negli ultimi anni
sono diventati largamente maggioritari in Ilva: «Non spetta a noi
commentare gli atti della magistratura. Non spetta a noi dire se sono
coerenti o quant’altro. Non spetta a noi occuparcene. Lo facciano gli
organi competenti: il Csm, il governo, chi lo deve fare. Perché noi
rifuggiano dall’utilizzare i lavoratori come testa d’ariete contro la
magistratura. Ed è il motivo per il quale ci siamo dissociati da questa
iniziativa irresponsabile che stamattina (ieri mattina per chi legge,
ndr) Fim e Uilm hanno organizzato. Perchè non ci dimentichiamo che
queste cose le ha fatte l’Ilva di ieri. Non ci dimentichiamo del famoso
30 di marzo, quando l’Ilva schierò per le strade di Taranto i lavoratori
contro la magistratura nel giorno dell’incidente probatorio. Oggi
(ieri) loro hanno fatto la stessa cosa. È un atteggiamento
irresponsabile e servile».
Per la Fiom, al contrario, è
innanzitutto l’Ilva che deve dire che cosa intende fare. «Noi - ha detto
ancora Stefanelli - abbiamo chiesto a Ferrante di presentarci un “Piano
di interventi e di risanamento”. E su questo vogliamo che sia aperto un
tavolo negoziale. Perché i lavoratori ed il sindacato non possono
diventare soggetti passivi. Perché se Ferrante interloquisce con la
magistratura o con il governo, noi non possiamo diventare spettatori.
Abbiamo il diritto di essere protagonisti, perché gli interventi che
l’Ilva dovrà eseguire non sono fini a se stessi, ma riguardano le
condizioni di lavoro degli operai dell’Ilva».
Parole, quelle di
Stefanelli, che segnano un solco nei rapporti con Fim e Uilm, i cui
vertici, però, non si smuovono di un millimetro. E infatti, per oggi
alle 10, i rispettivi segretari provinciali, Mimmo Panarelli e Antonio
Talò, hanno deciso di organizzare un altro sciopero di due ore con
conseguente blocco stradale.
Quella di oggi, con tutta
probabilità, sarà la prova generale di quel che accadrà venerdì, quando,
in occasione dell’arrivo a Taranto dei ministri Passera e Clini, a
manifestare saranno anche i cittadini che ieri si sono riuniti in piazza
della Vittoria.
La loro è un’iniziativa per tanti versi
spontanea, ma che con il trascorrere delle ore sta assumendo i caratteri
di una vera e propria nuova formazione politica, con tanto di
portavoce: il 42enne operaio Ilva Cataldo Ranieri. Per venerdì hanno
giurato che si faranno sentire e che «assedieranno i ministri ovunque
essi si riuniscano».
Il loro programma è chiarissimo.
Innanzitutto sostengono l’azione della magistratura e poi hanno una
spasmodica e giustificata voglia di «verità» in una città che per troppi
anni ha seppellito nel silenzio generale decine di morti ammazzati
dall’inquinamento. Ed è anche per questo che ieri hanno invocato
l’arrivo a Taranto del ministro della Salute, Renato Balduzzi. Ma è
anche per questo che in tanti qui a Taranto temono che quello di venerdì
17 agosto sarà un giorno «caldissimo».
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