martedì 14 agosto 2012

Violenze e intimidazioni

Ilva, Taranto spaccata in due. «amici» e «nemici» del gip 

Due fronti sempre più contrapposti. Dentro e fuori la fabbrica. Nel sindacato. Nella città. Nello stesso management dell’Ilva.
Sì, nel giorno in cui il governo Monti rompe gli indugi e si schiera apertamente contro gli ultimi provvedimenti della dottoressa Patrizia Todisco (il giudice per le indagini preliminari del Tribunale che ha sequestrato l’area a caldo del siderurgico jonico), a far notizia sono due immagini diametralmente opposte. Due immagini che fotografano nitidamente quel che sta accadendo a Taranto alla vigilia di un Ferragosto che si annuncia a dir poco infuocato: da un lato quella degli operai e delegati di Fim e Uilm che in mattinata, dalle 10 alle 12, sono usciti dalla fabbrica per bloccare il traffico sulla statale 100 e per ribadire il loro dissenso nei confronti della magistratura e della dottoressa Todisco; dall’altra quella del migliaio di persone (operai e pensionati dell’Ilva, ambientalisti, aderenti al movimento 5 Stelle, Cobas, frange di Sel, di Rifondazione comunista e semplici cittadini) che alle 4 e mezzo del pomeriggio si sono radunati in piazza della Vittoria per urlare a squarciagola che «Patrizia Todisco non è sola» e che «per l’Ilva e per Taranto è arrivato il momento della verità».

Sì, nel giorno in cui da Roma arriva la conferma che venerdì saranno qui a Taranto i ministri Corrado Passera (Sviluppo economico) e Corrado Clini (Ambiente), queste due immagini raccontano tantissimo. Innanzitutto ci confermano che il fronte sindacale si è letteralmente frantumato e che la Fiom, cui ieri l’azienda ha negato di riunire i lavoratori in assemblea, non ha più alcuna intenzione di seguire Fim e Uilm «in iniziative che sono dichiaratamente contro la magistratura».

Surreale, a questo proposito, la situazione che si è determinata a mezzogiorno davanti ai cancelli della Direzione Ilva, dove il presidente Bruno Ferrante aveva convocato i vertici sindacali di Fim, Fiom e Uilm per un incontro preliminare a quelli che si sono poi svolti nel primo pomeriggio a Bari.
Ebbene, nonostante la convocazione, i cancelli sono rimasti sbarrati ai rappresentanti sindacali sino alle 12.30. Motivo? Perché nel piazzale interno, situato di fronte ai cancelli, qualcuno (incaricato chissà da chi?) aveva pensato di sistemare delle pale meccaniche. A che scopo? In segno di protesta nei confronti dei custodi giudiziari nominati dalla dottoressa Todisco, i quali sin dal primo mattino si erano recati in fabbrica per prendere visione di tutta la documentazione archiviata proprio negli uffici di Direzione.


Un’iniziativa, quest’ultima, che spiega anche i contrasti, ormai evidenti, all’interno dello stesso management, dove più di un dirigente non condivide la «linea morbida» dell’ex prefetto di Milano Ferrante.

Durissime, in questo senso, le dichiarazioni che in tarda mattinata ha rilasciato alla Gazzetta il segretario provinciale e regionale della Fiom-Cgil, Donato Stefanelli. «Queste persone - ha detto riferendosi a chi ha sistemato le pale meccaniche sul piazzale - devono essere trattate come tutti quegli operai che in questi anni di fronte a una minima infrazione sono stati colpiti da duri provvedimenti disciplinari. La legge sia uguale per tutti. Se in azienda ci sono soggetti che fanno riferimento al vecchio regime, è bene che comprendano che l’impunità è finita, che il rispetto delle regole c’è anche per loro».
Ma altrettanto dure, anzi persino più dure, sono le parole che Stefanelli ha pronunciato all’indirizzo dei vertici di Fim e Uilm, sindacati, soprattutto la Uilm, che negli ultimi anni sono diventati largamente maggioritari in Ilva: «Non spetta a noi commentare gli atti della magistratura. Non spetta a noi dire se sono coerenti o quant’altro. Non spetta a noi occuparcene. Lo facciano gli organi competenti: il Csm, il governo, chi lo deve fare. Perché noi rifuggiano dall’utilizzare i lavoratori come testa d’ariete contro la magistratura. Ed è il motivo per il quale ci siamo dissociati da questa iniziativa irresponsabile che stamattina (ieri mattina per chi legge, ndr) Fim e Uilm hanno organizzato. Perchè non ci dimentichiamo che queste cose le ha fatte l’Ilva di ieri. Non ci dimentichiamo del famoso 30 di marzo, quando l’Ilva schierò per le strade di Taranto i lavoratori contro la magistratura nel giorno dell’incidente probatorio. Oggi (ieri) loro hanno fatto la stessa cosa. È un atteggiamento irresponsabile e servile».
Per la Fiom, al contrario, è innanzitutto l’Ilva che deve dire che cosa intende fare. «Noi - ha detto ancora Stefanelli - abbiamo chiesto a Ferrante di presentarci un “Piano di interventi e di risanamento”. E su questo vogliamo che sia aperto un tavolo negoziale. Perché i lavoratori ed il sindacato non possono diventare soggetti passivi. Perché se Ferrante interloquisce con la magistratura o con il governo, noi non possiamo diventare spettatori. Abbiamo il diritto di essere protagonisti, perché gli interventi che l’Ilva dovrà eseguire non sono fini a se stessi, ma riguardano le condizioni di lavoro degli operai dell’Ilva».
Parole, quelle di Stefanelli, che segnano un solco nei rapporti con Fim e Uilm, i cui vertici, però, non si smuovono di un millimetro. E infatti, per oggi alle 10, i rispettivi segretari provinciali, Mimmo Panarelli e Antonio Talò, hanno deciso di organizzare un altro sciopero di due ore con conseguente blocco stradale.

Quella di oggi, con tutta probabilità, sarà la prova generale di quel che accadrà venerdì, quando, in occasione dell’arrivo a Taranto dei ministri Passera e Clini, a manifestare saranno anche i cittadini che ieri si sono riuniti in piazza della Vittoria.
La loro è un’iniziativa per tanti versi spontanea, ma che con il trascorrere delle ore sta assumendo i caratteri di una vera e propria nuova formazione politica, con tanto di portavoce: il 42enne operaio Ilva Cataldo Ranieri. Per venerdì hanno giurato che si faranno sentire e che «assedieranno i ministri ovunque essi si riuniscano».
Il loro programma è chiarissimo. Innanzitutto sostengono l’azione della magistratura e poi hanno una spasmodica e giustificata voglia di «verità» in una città che per troppi anni ha seppellito nel silenzio generale decine di morti ammazzati dall’inquinamento. Ed è anche per questo che ieri hanno invocato l’arrivo a Taranto del ministro della Salute, Renato Balduzzi. Ma è anche per questo che in tanti qui a Taranto temono che quello di venerdì 17 agosto sarà un giorno «caldissimo».

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