Ilva, arriva lo stop alla produzione
Ordinanza a sorpresa del gip|Leggi
Sì al risanamento «senza prevedere alcuna facoltà d'uso»
Ferrante dà mandato per impugnare provvedimento
TARANTO - L'Ilva dovrà risanare gli impianti dell'area a caldo sequestrati per disastro ambientale ma «senza prevedere alcuna facoltà d'uso» degli stessi «a fini produttivi». Lo ha disposto il gip di Taranto Patrizia Todisco in un provvedimento notificato ieri all'Ilva nel quale si specifica anche il ruolo dei custodi giudiziari. In adempimento di quanto disposto dallo stesso Tribunale del Riesame», si sollecita l'adozione, da parte dei custodi giudiziari, di «tutte le misure tecniche necessarie a scongiurare il protrarsi delle situazioni di pericolo e ad eliminare le stesse». Lo ribadisce il gip di Taranto nel provvedimento notificato ieri ai legali dell'Ilva dai carabinieri del Noe di Lecce. Custodi e amministratori dovranno trasmettere al gip relazioni settimanali sull'attività svolta. NUOVA IMPUGNAZIONE - Il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, ha dato mandato di «impugnare immediatamente» dinanzi al Riesame il provvedimento del gip di Taranto notificato ieri. Lo rende noto l'azienda con un comunicato. Ferrante ha «convocato il consiglio di amministrazione della società per le determinazioni conseguenti».
IL PROVVEDIMENTO - In quattro pagine il gip Patrizia Todisco ha, in sostanza, ribadito le prescrizioni contenute nell’ordinanza del 25 luglio in cui dispone, di fatto, l’interruzione delle fonti inquinanti. «Considerato che il Tribunale del Riesame – si legge nel nuovo decreto - ha confermato il sequestro preventivo delle aree e degli impianti indicati nel decreto emesso il 25.07.2012 da questo g.i.p., misura che - va ribadito - è, e non può che essere, funzionale alla tutela delle esigenze preventivo-cautelari indicate dalla legge (art. 321 comma lc.p.: "Quando vi è pericolo che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze di esso ovvero agevolare la commissione di altri reati ... "), conferma che implica necessariamente il riconoscimento, da parte del medesimo Tribunale, della sussistenza dei presupposti legittimanti il sequestro preventivo (jumus commissi delicti e periculum in mora) e, in particolare, della grave ed attualissima situazione di emergenza ambientale e sanitaria in cui versa il territorio di Taranto, imputabile alle emissioni inquinanti (convogliate, diffuse e fuggitive) dello stabilimento ILVA s.p.a. e, segnatamente, di quegli impianti ed aree del siderurgico sottoposti a vincolo cautelare (peraltro, lo stesso Tribunale del riesame, senza prevedere alcuna facoltà d'uso degli impianti a fini produttivi, ha ribadito prioritariamente la necessità di garantire la "sicurezza degli impianti" e di adottare "tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo ..,")». E ancora: «In adempimento di quanto imposto dal vincolo cautelare sulle aree e gli impianti (Area Parchi, Area Cokerie, Area Agglomerato, Area Altiforni, Area Acciaierie, Area GRF) dello stabilimento ILVA s.p.a., confermato dal Tribunale del riesame con deliberazione del 7.08.2012 e, segnatamente, in adempimento di quanto disposto dallo stesso Tribunale del riesame – conclude il decreto notificato ieri - si sollecita l'adozione, da parte dei custodi ed amministratori tutti - dottor Bruno Ferrante, ing. Barbara Valenzano, ing. Emanuela Laterza e ing. Claudio Lofrumento -, di tutte le misure tecniche necessarie a scongiurare il protrarsi delle situazioni di pericolo e ad eliminare le stesse, situazioni in ragione delle quali il sequestro preventivo è stato disposto e confermato». Il giudice, infine, obbliga i curatori a presentare rapporti settimanali sullo stato di attuazione delle disposizioni di legge.
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