I Riva: «faremo da soli per quel che ci compete» |
«Faremo
da soli, per quel che ci compete». È la frase che il presidente
dell’Ilva Bruno Ferrante ha trasmesso ai sindacati come reazione della
famiglia Riva alla sentenza del Tribunale del riesame. Da Milano non
erano filtrate indiscrezioni sul faccia a faccia tra Ferrante e i Riva.
Ieri, il presidente ha incontrato i segretari delle organizzazioni
sindacali, Fiom Cgil (Stefanelli), Fim Cisl (Panarelli) e Uilm (Talò)
nella direzione dello stabilimento siderurgico. Durante il colloquio è
spuntata una frase che indicherebbe, stando alla lettura di Ferrante e
dei sindacati, la volontà dei proprietari dello stabilimento siderurgico
di non ricorrere ad aiuti finanziari esterni per la parte di
investimenti che toccherà fare all’azienda in termini di
ambientalizzazione degli impianti. Certo bisognerebbe capire, ma al
momento non è possibile, se «per quel che ci compete» è frase riferibile
almeno alla volontà del patron dell’Ilva Emilio Riva - che rimane agli
arresti domiciliari - e se dentro la «competenza» c’è l’intenzione di
eseguire le prescrizioni stabilite nell’ordinanza di sequestro dell’area
a caldo dello stabilimento siderurgico da parte della magistratura. Nel vertice sindacale, il presidente Ferrante e i segretari sindacali hanno discusso dell’utilizzo degli impianti, che restano sotto sequestro e sottoposti al vincolo dell’azione dei custodi giudiziari. L’ex prefetto ha insistito sulla necessità di leggere le motivazioni della decisione presa dal Tribunale del riesame per chiarire meglio le prospettive aziendali. La produzione all’Ilva continua. «Bisognerà capire - spiega il segretario generale della Uilm Antonio Talò - cosa contengono le motivazioni del Tribunale del riesame per definire il futuro assetto degli impianti dell’area a caldo. Se e come dovranno marciare e se ci saranno conseguenze occupazionali». Per ora non si parla di cassa integrazione: «Non è all’ordine del giorno» spiega Talò. Ma più di qualcuno pensa a un processo irreversibile. L’Ilva a un bivio: o cambia radicalmente, con lo smantellamento dell’area a caldo così com’è e un profondo cambiamento negli impianti e nella produzione, oppure sarà lenta e progressiva l’agonia, la chiusura prevista dall’ordinanza dal gip sotto altre forme per decisa volontà aziendale: stop con progressivo spegnimento; o «effetto Belleli», come fu la lenta fine del colosso delle piattaforme petrolifere. Ma questo certamente senza più i Riva e con un dramma occupazionale di cui nelle scorse settimane si è visto il prologo. «L’Ilva deve passare dalle parole ai fatti. È per la città è il momento di riflettere» chiosa Talò della Uilm. «Riflettano tutti soprattutto i “liberi e pensanti”» dichiara il sindacalista alludendo all’associazione di cittadini che ha contestato il sindacato in piazza. E che oggi tornerà a manifestare ai Tamburi. (Fulvio Colucci - GdM) |
venerdì 10 agosto 2012
Meglio di no!
Argomenti
Bruno Ferrante,
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