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Ilva, Monti scende in campo, i ministri si mobilitano. Passera: "Chiusura sarebbe un danno irreparabile"
UNA QUESTIONE POLITICA - Il caso Ilva scuote anche gli ambienti della politica. Dopo l'appello di Bersani e Alfano, scende in campo il premier Mario Monti. O meglio, il presidente del Consiglio intende verificare con il servizio giuridico di Palazzo Chigi se vi siano spazi legali per un intervento del governo che possa evitare la chiusura dello stabilimento.
Monti, dopo aver parlato con Passera, Clini e la Severino, ha chiesto ai ministri di recarsi sul posto il 17 agosto e di riferire sulla situazione.
MINISTRI IN CAMPO - Intanto, proprio il ministro dell'Ambiente Corrado Clini dichiara che "nuova disposizione del gip di Taranto è in aperto contrasto con ciò che il Ministero dell’Ambiente ha avviato e non tiene conto del lavoro svolto e del ruolo del ministro". Clini in precedenza aveva lanciato l'allarme: "Se chiudiamo l'Ilva l'Italia ci perde, mentre alla finestra mi pare già di vedere i tanti competitori europei, per non parlare dei cinesi, che ne trarrebbero di sicuro un grande vantaggio".
Il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, dal canto suo, ritiene che sia "assolutamente necessario evitare la chiusura e lo spegnimento degli impianti, cosa che causerebbe danni irreparabili". Passaera assicura che il Governo sta seguendo "costantemente e con la massima attenzione" gli sviluppi della situazione. Per il ministro "risanamento ambientale, produzione sostenibile e lavoro devono essere gli elementi portanti di una strategia unitaria".
Interviene anche il ministro della Giustizia Paola Severino. Il Guardasigilli chiederà l’acquisizione dei due provvedimenti con i quali il gip di Taranto Patrizia Todisco ha confermato il sequestro degli impianti e ha revocato la nomina di Bruno Ferrante dall’incarico di curatore dello stabilimento.
LO STUDIO - Nel frattempo, un'indagine coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità rivela come il tasso di mortalità per tumore nella zona di Taranto è superiore alla media del 15%, in particolare per il tumore al polmone (+30%). Secondo il rapporto, gli studi "hanno evidenziato un quadro di inquinamento ambientale diffuso, ma anche il contributo rilevante del polo industriale cittadino, in particolare il complesso dell’acciaieria, ai livelli ambientali di inquinanti di interesse sanitario”.
REVOCATA CUSTODIA GIUDIZIALE A FERRANTE - Prim’ancora che il Riesame depositasse le motivazioni del provvedimento con cui ha confermato il sequestro dell’Ilva per disastro ambientale e incaricato i custodi di garantire la sicurezza degli impianti e togliere le situazioni di pericolo, il gip Todisco prima ha ribadito che la fabbrica si deve fermare per risanare gli impianti e che non c'è alcuna facoltà d’uso degli impianti a fini produttivi, quindi, con un ulteriore provvedimento, ha tolto Bruno Ferrante, presidente dell’Ilva, dalla custodia giudiziale.
FERRANTE: NON VOGLIO LICENZIARE, MA... - "Non voglio neppure pronunciare la parola" licenziamenti, "ma se ci bloccano la produzione la prospettiva si complica non solo per i quasi 12mila dipendenti diretti, ma anche per tutto l’indotto", dice Bruno Ferrante, in un’intervista alla Stampa.
ALFANO, BERSANI E CASINI - "E’ indispensabile che il governo con tutti gli strumenti formali e informali che ha, faccia chiarezza sulla situazione dell’Ilva di Taranto. Bisogna essere consapevoli che la confusione attorno al più grande stabilimento siderurgico d’Europa farà presto il giro del mondo". E’ quanto dichiara il segretario del Pd, Pierluigi Bersani.
Il segratario del Pdl Angelino Alfano chiede "al presidente Monti di prendere direttamente e personalmente in mano il dossier Ilva, per almeno due ragioni fondamentali. La prima: la politica industriale la fa il governo, non la magistratura e, con tutto il rispetto, non può essere un atto giudiziario a dire la parola definitiva sull’industria dell’acciaio in Italia. La seconda: vogliamo o no attrarre investitori anche internazionali? Se l’obiettivo è quello di spaventarli, ci stiamo riuscendo”.
Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, sottolinea: "L’ordinanza del gip di Taranto rischia di segnare il punto di non ritorno di una vicenda drammatica che coinvolge migliaia di lavoratori e le loro famiglie e arriva dopo anni di incuria e di noncuranza in primo luogo da parte delle autorità locali preposte alla funzione di vigilanza e di controllo della salute dei cittadini". (Quotidiano.net)
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