sabato 4 agosto 2012

A ognuno il suo

Ilva, il procuratore: "La politica non deve
scaricare le responsabilità sui giudici"

Il procuratore di Taranto, Franco Sebastio: "La magistratura non può graduare gli interventi. Come mai i Riva ricevono premi per la tutela ambientale che riescono ad assicurare in Francia e Germania e da queste parti no? Dovrebbero fare dei lavori. A ottobre, la riunificazione dei procedimenti penali per la morte di 30 operai"

TARANTO  -  "Sono mesi che non dormiamo la notte per questa storia" racconta Franco Sebastio, procuratore della Repubblica a Taranto. La storia è quella dell'Ilva e si trascina dietro un vero e proprio incubo: quello che da un giorno all'altro per il sequestro dell'area "a caldo" dell'impianto siderurgico, migliaia di operai  -  tra i 5mila e i 20mila  -  possano ritrovarsi con le braccia incrociate perché resterebbero senza lavoro. Il capo dei requirenti, scuote la testa: "Io lo ripeto da anni, fino alla noia".
Ripetere, che cosa?
"Cari amministratori pubblici, non dovete scaricare questi problemi sull'autorità giudiziaria".
Perché?
"La risposta è semplice: la magistratura non può graduare i suoi interventi".
Si muove come un caterpillar?
"Facciamo quello che possiamo, ma sempre nei limitati confini dei codici. Non per questo siamo dei robot o degli animali. Capisco bene l'ansia di tanta gente, però siamo in un vicolo cieco".
Come si dice in questi casi, la giustizia deve fare il suo corso?
"Noi i processi li facciamo nelle aule di giustizia, non sulla base di questa o quella dichiarazione. E meno che mai di pressioni, di qualsiasi genere. E' come se a Palermo chi si occupa di criminalità organizzata avesse il timore di prendere qualunque decisione perché potrebbe infastidire
Tizio o Caio. Intendiamoci: adesso non fatemi passare come quello che vuole paragonare il "caso Ilva" a un affare di mafia".
Un brutto affare comunque, sì: qualora dovesse essere spenta la cosiddetta area a caldo, a quanto pare tutta la fabbrica andrebbe a farsi benedire.
"A Genova, tra il 2001 e il 2005, i Riva avevano lo stesso grattacapo, chiamiamolo in questo modo: pure in Liguria c'era stato il sequestro preventivo dell'area a caldo. Come è andata a finire? Hanno trasformato tutti i procedimenti, "a freddo". Perché a Taranto non potrebbe succedere la stessa cosa? Come mai sempre i Riva, ricevono premi per la tutela ambientale che riescono ad assicurare negli stabilimenti che hanno in Francia e Germania e, da queste parti, no?".
Già, perché?
"Lo sottolineava non più tardi di qualche giorno fa il procuratore generale di Lecce, Vignola: quelli di Taranto, non sono morti di serie B. Ha ragione e del resto sarebbe difficile dargli torto".
E' possibile insomma percorrere un'altra strada, per il più grande gruppo siderurgico italiano?
"Se facessero alcuni lavori... Sarebbe sufficiente seguire le indicazioni che sono state date dal gip".
Nel frattempo davanti ai giudici del riesame, depositate un faldone di intercettazioni: telefoniche o ambientali?
"Telefoniche. Ma non aggiungo una parola di più".
D'accordo, tuttavia ci sarà una ragione del perché avete tirato fuori, perfino un po' a sorpresa, nuove "carte".
"Esiste un pericolo d'inquinamento della prova e, dal nostro punto di vista, lo dimostriamo con la presentazione di questi documenti. Ed è la ragione per cui agli indagati non dovrebbe essere revocata la misura cautelare (ai domiciliari, ndr)".
Al Riesame l'ultima parola.
"Devono stabilire il da farsi entro il 9 di questo mese".
Avanti tutta.
"A ottobre, credo, riunificheremo due procedimenti penali legati a trenta operai dell'Ilva che sono morti. Abbiamo inquisito, per questi decessi, tutti i soggetti che negli ultimi trent'anni hanno avuto compiti direttivi all'interno dell'azienda".
Procuratore Sebastio, subisce intimidazioni perché a testa bassa combatte contro un colosso dell'industria italiana?
"Io continuo ad avere il mio nome sull'elenco telefonico". (LaRepubblica)

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